Carcinosarcoma uterino: cure e qualità della vita

Gentili Dottori, avrei bisogno di un consiglio per mia madre di 75 anni operata lo scorso mese di laparoisterectomia totale extrafasciale con anniessectomia bilaterale, estesa viscerolisi.

La biopsia è la seguente: carcinosarcoma con componente epiteliale scarsamente differenziato con aspetti a cellule chiare (adenocarcinoma endometriale scarsamente differenziato - G3), e componente stromale omologa (sarcoma indifferenziato) infiltrante oltre la metà delle strutture miometriali (mm 6/8); osservati emboli vasali. Ovaia e tuba scleroatrofici, angoli tubarica liberi ma l'angolo tubarico destro è circondato da proliferazione neoplastica quasi esclusivamente epiteliale (adenocarcinoma).

Le altre strutture risultano esenti da interessamento neoplastico e il lavaggio peritoneale risulta negativo. Attualmente mia madre non sta ancora molto bene: è diabetica e la ferita chirurgica è ancora diastasata in più punti e continua a sierare. Inoltre mia madre è monorene e tra i valori ematici risultano alterati il potassio (6.1 mEq/l) azotemia (45 mg/dl) l'acido urico (6,2). L'esito CEA è 2.3 e il ca 125 è 16.

Attualmente ha delle parestesie alla mano e alla gamba e piede destro che le creano difficoltà a deambulare e deve effettuare una RM dell'encefalo. L'oncologa che ha seguito mia madre sin dal periodo precedente l'intervento le ha consigliato di incominciare immediatamente con cicli di radio e poi a seguire sia chemio che ormonoterapia (siamo in attesa di conoscere i recettori ormonali).

L'oncologa però è andata in ferie e la sua sostituta ha detto a mia madre che deve subito cominciare con la chemio con l'utilizzo di antracicline liposomiali. Ha inoltre consigliato che tutta la terapia venga effettuata a mia madre da ricoverata in quanto sarà molto dura per lei in considerazione delle sue condizioni di salute.

Questa proposta ci ha spiazzati anche perchè avevamo ben capito che i tipi di tumore che hanno colpito mia madre sono veramente aggressivi e rari e che però proprio per questo motivo ci sono pochi dati sul tipo di terapia da intraprendere. Voglio però far presente che mia madre, ben consapevole della gravità del suo male, chiede che l'ultimo periodo della sua vita sia vissuto nei limiti di una buona qualità della vita e rifiuta qualsiasi accanimento terapeutico inutile.

La nuova dottoressa però continua ad insistere sul fatto che la prassi vuole che la chemio sia la prima strada da intraprendere e va fatta subito e vuole che noi convinciamo mia madre a intraprendere questa strada e non la radio. Insomma noi ci troviamo in mezzo a due pareri discordanti e non sappiamo più cosa potrebbe essere il meglio per nostra madre.

Inoltre anche il ns medico di famiglia, che la conosce bene, è ancora in ferie e non ci può consigliare. Ecco perchè mi rivolgo a voi per chiedervi: conoscete delle ricerche che ci possano aiutare a capire qual è la terapia che meglio si adatta a mia madre e alla sua richiesta di una migliore qualità della vita? Consigli?
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Dr. Mauro Presti Ginecologo, Oncologo, Dietologo 96 8
Buongiorno.
Per quanto riguarda la valutazione dell'estensione di malattia si presume che la paziente abbia eseguito una Tac/Rmn addome completo+torace preoperatoria e che questa risulti negativa per localizzazioni a distanza della malattia.
Come prima cosa dobbiamo dire che la malattia in questione richiede sicuramente un trattamento postoperatorio.
Se è vero che in molti paesi si utilizzano la chemioterapia e la radioterapia indifferentemente, in Europa ormai molti centri ad alta specialita' impiegano solo il trattamento chemioterapico, dato l'alto rischio di recidiva a distanza della patologia segnalata.
Quale trattamento chemioterapico? Per il carcinosarcoma e il carcinoma endometriale localmente avanzato con focale invasione vascolare il trattamento piu' attuale con i minori effetti collaterali sembra essere l'associazione Carboplatino + Taxolo.
Per sua madre si pone pero' il problema dell'unico rene residuo e del diabete.
La persistenza di problemi alla sutura chirurgica controindica,almeno temporaneamente, la doxorubicina liposomiale, che impedirebbe la guarigione locale ed ha peraltro parecchi effetti collaterali.
Occorrera' pertanto impiegare i due farmaci segnalati monitorando attentamente la situazione del diabete e la funzionalita' renale e modulando i dosaggi in relazione a questa.
Certamente la paziente deve essere informata dei rischi che il trattamento chemioterapico comporta e del fatto che comunque il mancato trattamento la espone ad un rischio di recidiva nei prossimi anni.

Dr. MAURO PRESTI
Specialista in Ginecologia, Ostetricia ed Oncologia Medica
Master in Nutrizione Umana

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Utente
Utente
Gentile dott.Presti la ringrazio di cuore per la sua risposta esaustiva e che mi ha aiutato a chiarirmi le idee. Tra l'altro la dott.ssa aveva proprio parlato della doxorobucina e proprio dopodomani deve essere sottoposta a visita cardiologica per valutare se è in grado anche da un punto di vista cardiologico di reggere una terapia chemioterapica. Sinceramente mi sto mi sto anche chiedendo se non è il caso anche di valutare una consulenza urologica prima di intraprendere qualsiasi terapia. Mia madre continua a stare male soprattutto a causa delle parestesie agli arti che non la lasciano più dormire la notte....chissà se questi sintomi possono essere legati all'anestesia generale... Grazie ancora dottore e spero, se non mi è chiara qualche informazione sulla terapia, di poter contare ancora sulla sua cortese disponibilità.
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Utente
Utente
Gentili dottori, n seguito alla visita cardiologica e consulenza diabetologica di giovedì scorso, la oncologa ci ha detto che a suo avviso mia madre non deve essere sottoposta a nessun tipo di chemio perchè non la reggerebbe. Purtroppo ha detto che anche i recettori ormonali sono negativi. In attesa di una una RMN all'encefalo e del rientro dalle ferie della sua oncologa e del nostro medico di famiglia (entrambi rientrano nella prima settimana di settembre) ci potreste aiutare a capire quli strade potrebbero essere intraprese e la validità per questo tipo di tumore? Brachiterapia? Radioterapia esterna? Quanto può essere eventualmente utile per questo tipo di tumore? Noi viviamo in Sardegna e mia madre è seguita dal Businco di Cagliari. Ci sono cure alternative o nuove tecniche che potrebbe intraprendere anche fuori dalla nostra regione? Preciso che l'oncologa non ha precisato se secondo lei la notivazione della impossibilità alla chemio è legata anche a problemi del cuore o al fatto che è monorene e presenta ancora valori sballati (il potassio è sempre su 5.8).Ha solo detto che secondo lei è ormai il diabete ad impedirle di sottoporsi a chemio. Grazie a chiunque ci risponderà: in questo momento non sapiamo più cosa dobbiamo fare o se dobbiamo rassegnarci agli eventi.....
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Dr. Mauro Presti Ginecologo, Oncologo, Dietologo 96 8
Non mi è possibile sindacare sull'opinione della collega oncologa sul fatto che non sia possibile eseguire alcuna chemioterapia.
Mi fido del suo parere.
In ogni caso la chemioterapia andava eseguita con molte cautele.
Per il carcinosarcoma uterino la radioterapia esterna rappresenta un'opzione ancora valida, almeno per la riduzione del rischio di recidiva locale.
La consiglio pertanto di contattare un centro di radioterapia dotato di acceleratore lineare per sottoporre la signora almeno a questo trattamento.
Se la malattia dovesse ripresentarsi in futuro, si valutera' la possibilita' di eseguire un trattamento chemioterapico di salvataggio in base alla situazione generale della paziente.
Cordiali saluti
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Utente
Utente
Grazie Dottor Presti per la sua cortese risposta. In effetti ciò che lei ha scritto coincide con quanto prospettatoci dall'oncologa che ritiene di dover lasciare l'opzione chemio solo in vista di una futura metastasi. Ho comunque ancora un dubbio. Il fatto che non le sono stati tolti i linfonodi può in qualche modo accelerare la comparsa di metastasi? Quando ho chiesto al chirurgo del perchè non le sono stati tolti mi ha detto che poichè la TAC non riferiva nessuna anomalia la linfoadenectomia non è stata necessaria. Purtroppo mia madre è risultata affetta da sindrome aderenziale pelvica e immagino che questo abbia ostacolato la linfoadenectomia. La radioterapia può essere di aiuto in questo caso? Cercherò un centro per la terapia con l'acceleratore lineare che immagino non ci sia in Sardegna. Grazie ancora Dottore per l'aiuto!
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