Edema perifocale condilo

Buongiorno
ho 66 anni, da circa due mesi ho inziato ad avvertire dei forti dolori al ginocchio, senza gonfiore e non ricordo di aver avuto dei traumi.
Consultato l'ortopedico, mi ha consigliato di fare la radiografia, l'ecografia e la RM con il seguente referto:
Artrosi e condropatia di II-III grado femoro-tibiale interna e femoro rotulea.
Piccola area di osteocondrite "instabile" nella regione antero-infero-mediale de condilo femorale interno con vasto edema perifocale estesa a tutto il condilo.
Modesta meniscosi mediale e laterale.
Ipertrofia del corpo di Hoffa.
Modesto versamento articolare.
Sinovite anteriore e nel pivot centrale.
In base a questo referto il medico mi ha consigliato la seguente cura iniziata da 5 giorni:
trattamento con magnetoterapia per tre mesi acquistando un apparecchio portatile per poterlo utilizzare più volte(quante?) nel corso della giornata.
Una fiala da 100 mg di Clasteon una volta la settimana per tre mesi.
Usare le stampelle.
Egregio Dottore, mi rivolgo a Lei per avere anche un suo parere e consiglio, ritiene che con questa terapia i tempi di miglioraento e speriamo di guarigione siano molto lunghi?
Devo fare anche della fisioterapia?
Circa 8 anni fa ho avuto dei problemi di algodistrofia all'anca.
In attesa di un suo gradito riscontro porgo cordiali saluti.
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Dr. Luciano Mazzucco Ortopedico, Anestesista 110 2
Il focolaio osteocondritico al condilo mediale del ginoccho forse dovrebbe essere controllato per via artroscopica per saggiarne la consistenza e l'effettiva dimensione. Sono anche possibili, sempre in artroscopia, trattamenti localizzati sul focolaio (perforazioni) per facilitare il recupero del circolo nel focolaio stesso e stimolare la guarigione. Posso concordare sull'uso della magnetoterapia (che dubito possa essere risulutivo), sul Clasteon e sulla riduzione del carico, ma i tempi saranno sicuramente lunghi. E' ovvio che dovrà fare un altra visita ortopedica, in base alla quale sia valutato il tutto e si decida se percorrere questa possibilità.

Dott. Luciano Mazzucco
Specialista Ortopedia e Traumatologia
Firenze

[#2]
dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
Gent. Dr. Mazzucco ringrazio per la sua cortese risposta e Le sarei grato se mi fornisse qualche informazione sull' artroscopia.
E' un intervento chirurgico?
Per non perdere altro tempo mi consiglia di interrompere la cura e seguire il suo consiglio?
Con questa terapia la percentuale di guarigione è più alta?
Chiedo scusa se Le faccio queste domande ma i due ortopedici che mi hanno visitato non me ne hanno parlato probabilmente non ne sono a conocenza mentre mi hanno consigliato la camera iperbarica, cosa che poi è stata esclusa per via del glaucoma.
Seguirò il suo consiglio e consulterò un terzo ortopedico.
Ringrazio tutti Voi che, nonostante gli impegni per l'assistenza diretta con i vostri pazienti, riuscite a dedicare gran parte del vostro tempo libero per rispondere alle numerose domande che le persone che soffrono Vi pongono e non hanno il piacere di conoscerVi personalmente e stringerVi la mano.
Grazie per la Vostra disponibilità e cortesia.
L'occasione è gradita anche per augurare a Voi,alle Vostre famiglie e a tutti coloro che attraverso questo sito chiedono un vostro parere, Buon Natale e Felice Anno.

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Dr. Luciano Mazzucco Ortopedico, Anestesista 110 2
Gentile amico le allego di seguito il modulo informativo sull'artroscopia in uso nel mio ospedale. Resta il fatto che questo suggerimento le è stato dato in linea generale, senza aver potuto prendere visione delle sue radiografie.
La saluto


AZIENDA SANITARIA DI FIRENZE - Osp.S.Maria Annunziata
U.O. ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA

Scheda informativa, per il CONSENSO INFORMATO dei pazienti che devono sottoporsi a

Intervento di artroscopia del ginocchio

Il metodo artroscopico permette di entrare, tramite alcuni piccoli fori nella pelle, nella articolazione del ginocchio, con una piccola sonda rigida a fibre ottiche dotata di telecamera e con vari strumenti chirurgici appositamente creati per questa applicazione. Il ginocchio, durante l’intervento, viene continuamente lavato con una soluzione acquosa sterile permettendo l’osservazione delle strutture interne come se ci si trovasse dentro un acquario. Gli strumenti chirurgici artroscopici permettono di eseguire varie manovre per trattare le lesioni che si possono trovare dentro il ginocchio a carico delle varie strutture, quali:
lesioni meniscali acute e croniche, sia di origine traumatica sia degenerativa
lesioni della cartilagine articolare del femore e della tibia (osteocondrite);
lesioni dei ligamenti interni del ginocchio (ligamenti crociati)
corpi mobili intra-articolari
processi infiammatori della membrana sinoviale e “pliche” sinoviali patologiche
cisti meniscali e parameniscali
sindromi da iperpressione rotulea
fratture del piatto tibiale e delle spine tibiali.

L’intervento è eseguito in anestesia periferica (blocco del nervo femorale alla radice
seguire anche le fasi dell’ intervento tramite lo stesso monitor a colori utilizzato dal chirurgo per eseguire l’intervento. Il chirurgo pratica tre piccoli fori, intorno alla rotula, per l’introduzione degli strumenti. Uno di questi fori serve per l’immissione dell’acqua sterile di lavaggio (circa 10 litri). Un altro foro serve per la sonda con telecamera e l’ultimo per l’ingresso degli strumenti chirurgici.
Di norma l’intervento è eseguito in regime di Day Hospital, per cui il paziente, in linea generale, può lasciare l’Ospedale nello stesso giorno, con un bendaggio compressivo e con l’ausilio di un paio di stampelle. A casa dovrà usare una borsa del ghiaccio per 4-5 volte al giorno (10 minuti) per ridurre la possibilità di sanguinamento. Dopo circa 7 gg. si possono togliere i punti dei piccoli accessi artroscopici.

Procedure alternative
L’esplorazione e la riparazione delle lesioni interne del ginocchio, fino ad alcuni anni fa, era eseguita praticando un accesso all’articolazione tramite incisione cutanea di circa 6-8 cm, al lato della rotula (= procedura artrotomica). L’ampia incisione e l’apertura della capsula articolare tuttavia imponeva un assoluto riposo del ginocchio per circa 15 gg, anche con apparecchio gessato, per cui il recupero della funzione era ovviamente più lungo, senza contare il residuo estetico della cicatrice. Per tali motivi la procedura artrotomica è stata superata dalla metodica artroscopica, ed è utilizzata in pochissimi casi.

Effetti indesiderati e complicazioni.
Alcune conseguenze “normali” dell’intervento artroscopico possono essere il rigonfiamento dell’ articolazione per versamento articolare ed il dolore alla flessione del ginocchio. Si tratta di disturbi di rapida risoluzione, che tendono a scomparire con la terapia e la riabilitazione nel giro di 7-10 gg. Talvolta, soggetti reumatico-artrosici, affetti da patologia degenerativa, possono presentare tali disturbi per un periodo più lungo, essendo aspetti della malattia di base e non più dell’intervento artroscopico.
La necessità di dover esplorare in modo completo tutta l’articolazione comporta il dover forzare l’ “apertura del ginocchio”, sollecitandolo in esterno od in interno; questo può comportare un certo grado di dolorabilità laterale sui ligamenti collaterali, interni od esterni, nel postoperatorio, come se il ginocchio avesse subito una “distorsione”, anche se in questo caso si tratta di uno stiramento ligamentoso necessario.
Va inoltre segnalato che durante una artroscopia, per la complessità delle lesioni riscontrare, può verificarsi la necessità di passare dalla procedura artroscopica ad una artrotomia, ad esempio, per asportare grossi corpi liberi cartilaginei articolari (che non potrebbero passare dai piccoli fori) o recuperare un frammento metallico dovuto alla rottura di uno strumento artroscopico (possibilità dovuta al fatto che si tratta di strumenti molto sottili e delicati).
Altre complicazioni, pur molto rare, da segnalare sono:
trombosi venosa profonda con rischio successivo di embolia polmonare
la riduzione del movimento degli arti ed il trauma chirurgico potrebbero, in soggetti predisposti, indurre una stasi venosa periferica con distacco di coaguli che, entrati nel circolo sanguigno, possono giungere al polmone e creare una occlusione vascolare con problemi respiratori, anche importanti. Questa complicazione viene prevenuta con l’uso di farmaci anticoagulanti (eparina) e soprattutto evitando l’immobilizzazione a letto, con la prescrizione di camminare già nel giorno stesso dell’intervento;
infezione locale del ginocchio
Qualunque atto chirurgico può essere complicato da una infezione, sia per germi presenti sulla pelle, resistenti alla disinfezione, sia per arrivo di germi da altre sedi dell’organismo già infettate;
lesione della cartilagine femoro-tibiale
Lo spazio di manovra dentro l’articolazione del ginocchio è molto esiguo, per cui l’entrata e l'uscita degli strumenti, come pure le manovre chirurgiche possono provocare delle piccole lesioni della cartilagine articolare, in aggiunta a quelle già presenti per fenomeni degenerativi. Si tratta comunque di evenienze rare e che non danno esiti importanti.
lesione vascolare con raccolta ematica intrarticolare
Tutta la zona del ginocchio, intorno alla rotula, è irrorata da un sistema di vasi arteriosi (arterie genicolate) che possono essere lese nell’esecuzione degli accessi degli strumenti dentro l’articolazione. Questo può provocare, come diretta conseguenza, la raccolta di una discreta quantità di sangue nel ginocchio, con anche notevole gonfiore. Il problema è comunque limitato dal fatto che una volta che l’articolazione è riempita il sanguinamento cessa. Da non confondere tuttavia con il già menzionato idrartro post-intervento dovuto molto più semplicemente alla irritazione della capsula sinoviale del ginocchio per le manovre chirurgiche, che provoca una abbondante secrezione di liquido sinoviale, misto a sangue, e che, non venendo adeguatamente riassorbita, può raccogliersi per vari giorni nel ginocchio. E’ infatti quasi normale trovare al controllo ambulatoriale dopo 7 gg questo versamento articolare che tuttavia, una volta aspirato, nella maggioranza dei casi, non si dovrebbe ripresentare.
Pur trattandosi, nel complesso, di complicanze molto rare, tuttavia il paziente ne deve essere a conoscenza, esprimendo al chirurgo artroscopista, prima dell’intervento, l’ accettazione consapevole di queste possibilità, come degli altri rischi generici, comuni a tutti gli interventi chirurgici, legati al fatto che si eseguono delle manovre chirurgiche sugli arti e si utilizzano farmaci anestetici locali (con rischi di manifestazioni allergiche).

Dott Luciano Mazzucco
[#4]
dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
Egr. Dr. Mazzucco
ringrazio infinitamente per la sua sollecita e chiara risposta.
Buon lavoro.