Lesione paracardiaca destra
Gentili dottori,
mi rivolgo alla vostra cortese attenzione per avere maggiore chiarezza in merito alla situazione di mia cognata, alla quale è stata recentemente riscontrata una lesione paracardiaca destra, il cui rilievo è avvenuto in via occasionale durante l'iter pre-operatorio per la rimozione di un fibroma uterino.
Gli esami di routine antecedenti il ricovero, tra cui una RX torace, hanno evidenziato la sopracitata lesione, cui hanno seguito ulteriori accertamenti, con gli esiti sotto riportati:
1) "TAC (con e senza mezzo di contrasto)": si rileva una tumefazione paramediastinica dx, solida, ovolare, di dimensioni pari a 38 X 35 X 29 mm circa. La tumefazione ha profili regolari e netti, ed entra in contatto con l'auricola dx e con la vena cava superiore in corrispondenza del suo tratto pre-cardiaco. Soprattutto sulla vena cava la tumefazione esercita una modesta impronta, anche se è quasi sempre riconoscibile un clivaggio adiposo tra essa e le formazioni contigue.
A ridosso dell'arco dell'aorta sono visibili alcuni linfonodi, il più voluminoso di dimensioni pari a 16 X 8 mm.
Altri linfonodi di dimensioni ai limiti superiori della norma sono visibili in sede pre e sotto-carenale.
Alla base polmonare sx, in sede mantellare, è visibile una piccola nodularità parenchimale non calcifica da rivalutare a distanza di tempo.
Non versamento pleuro-pericardico.
2) "PET": si rileva lesione ad elevato metabolismo glucidico (SUV 4,5) al mediastino a dx, in corrispondenza, alle immagini TC, di addensamento ovalare con ipodensità centrale e margini regolari, di dimensioni massime fino a 3,8 cm circa.
3) Si prescrivono altri accertamenti (tra questi: dosaggio sierico marcatori per patologia mediastinica, quantiferon, EGA, biopsia).
Alla luce di quanto esposto volevo domandare, sulla base delle risultanze già acquisite (ed in mancanza dell'esame istologico):
1) se il quadro diagnostico risulti maggiormente compatibile (ancorchè in termini probabilistici con riferimento a situazioni analoghe, ferma restando la tipicità di ciascun caso di specie) con una neoplasia del tessuto linfoide (linfoma) oppure con un carcinoma polmonare;
2) se il quadro acquisito possa suggerire (in termini di propensione diagnostica) la quasi-certezza di una neoplasia oppure un diverso processo infiammatorio;
3) se la posizione della lesione risulti più o meno favorevole ad un intervento di tipo chirurgico.
La paziente ha 44 anni (esami del sangue nella norma), è fumatrice da circa 25 anni, non presenta sintomi tipici di una patologia polmonare, ad esclusione di tosse persistente. E' stata interessata (durante lo scorso inverno) da una broncopolmonite a decorso particolarmente lungo.
Grazie per la gentile attenzione.
mi rivolgo alla vostra cortese attenzione per avere maggiore chiarezza in merito alla situazione di mia cognata, alla quale è stata recentemente riscontrata una lesione paracardiaca destra, il cui rilievo è avvenuto in via occasionale durante l'iter pre-operatorio per la rimozione di un fibroma uterino.
Gli esami di routine antecedenti il ricovero, tra cui una RX torace, hanno evidenziato la sopracitata lesione, cui hanno seguito ulteriori accertamenti, con gli esiti sotto riportati:
1) "TAC (con e senza mezzo di contrasto)": si rileva una tumefazione paramediastinica dx, solida, ovolare, di dimensioni pari a 38 X 35 X 29 mm circa. La tumefazione ha profili regolari e netti, ed entra in contatto con l'auricola dx e con la vena cava superiore in corrispondenza del suo tratto pre-cardiaco. Soprattutto sulla vena cava la tumefazione esercita una modesta impronta, anche se è quasi sempre riconoscibile un clivaggio adiposo tra essa e le formazioni contigue.
A ridosso dell'arco dell'aorta sono visibili alcuni linfonodi, il più voluminoso di dimensioni pari a 16 X 8 mm.
Altri linfonodi di dimensioni ai limiti superiori della norma sono visibili in sede pre e sotto-carenale.
Alla base polmonare sx, in sede mantellare, è visibile una piccola nodularità parenchimale non calcifica da rivalutare a distanza di tempo.
Non versamento pleuro-pericardico.
2) "PET": si rileva lesione ad elevato metabolismo glucidico (SUV 4,5) al mediastino a dx, in corrispondenza, alle immagini TC, di addensamento ovalare con ipodensità centrale e margini regolari, di dimensioni massime fino a 3,8 cm circa.
3) Si prescrivono altri accertamenti (tra questi: dosaggio sierico marcatori per patologia mediastinica, quantiferon, EGA, biopsia).
Alla luce di quanto esposto volevo domandare, sulla base delle risultanze già acquisite (ed in mancanza dell'esame istologico):
1) se il quadro diagnostico risulti maggiormente compatibile (ancorchè in termini probabilistici con riferimento a situazioni analoghe, ferma restando la tipicità di ciascun caso di specie) con una neoplasia del tessuto linfoide (linfoma) oppure con un carcinoma polmonare;
2) se il quadro acquisito possa suggerire (in termini di propensione diagnostica) la quasi-certezza di una neoplasia oppure un diverso processo infiammatorio;
3) se la posizione della lesione risulti più o meno favorevole ad un intervento di tipo chirurgico.
La paziente ha 44 anni (esami del sangue nella norma), è fumatrice da circa 25 anni, non presenta sintomi tipici di una patologia polmonare, ad esclusione di tosse persistente. E' stata interessata (durante lo scorso inverno) da una broncopolmonite a decorso particolarmente lungo.
Grazie per la gentile attenzione.
[#1]
Gentile Utente,
rispondo alle sue domande considerando che ha ben compreso come questo sia semplicemente un orientamento personale. 1) il quadro orienta per un carcinoma polmonare (ma è evidentemente necessario l'esame clinico, la particolareggiata analisi del racconto...); 2) lo status linfonodale consente di escludere ragionevolmente una lesione benigna (cisti pleuropericardica) per quanto talune forme possano dimostrarsi PET+ (l'esame istologico è dirimente); 3) se, per ammissione radiologica, v'è clivaggio, si può intervenire chirurgicamente.
rispondo alle sue domande considerando che ha ben compreso come questo sia semplicemente un orientamento personale. 1) il quadro orienta per un carcinoma polmonare (ma è evidentemente necessario l'esame clinico, la particolareggiata analisi del racconto...); 2) lo status linfonodale consente di escludere ragionevolmente una lesione benigna (cisti pleuropericardica) per quanto talune forme possano dimostrarsi PET+ (l'esame istologico è dirimente); 3) se, per ammissione radiologica, v'è clivaggio, si può intervenire chirurgicamente.
Dr. Ottorino Perrone
[#2]
Ex utente
Egregio dottore,
sebbene non ancora nella disponibilità dell'esito relativo all'esame istologico (non prima di 15 giorni dall'intervento), il chirurgo che ha condotto la biopsia ha affermato trattarsi di un timoma, il quale è stato completamente resecato (in artroscopia) (senza procedere alla rimozione del timo) ed (al momento) hanno escluso qualsiasi terapia ulteriore.
Seppure siamo tutti sollevati dalla diagnosi, sicuramente meno critica rispetto a quella che si erano prospettati i medici prima dell'intervento, volevo domandare se la scelta di non prescrivere alcuna terapia adiuvante risulta essere comune in casi analoghi oppure si distacca dall'iter tradizionale.
Volevo (inoltre) domandare (non avendo competenze in materia) se in tal caso (resezione completa) possiamo ragionevolmente considerare la guarigione della paziente, oppure rimane comunque necessario un certo decorso temporale prima di potersi pronunciare in questi termini.
Grazie per l'attenzione.
Cordialmente.
sebbene non ancora nella disponibilità dell'esito relativo all'esame istologico (non prima di 15 giorni dall'intervento), il chirurgo che ha condotto la biopsia ha affermato trattarsi di un timoma, il quale è stato completamente resecato (in artroscopia) (senza procedere alla rimozione del timo) ed (al momento) hanno escluso qualsiasi terapia ulteriore.
Seppure siamo tutti sollevati dalla diagnosi, sicuramente meno critica rispetto a quella che si erano prospettati i medici prima dell'intervento, volevo domandare se la scelta di non prescrivere alcuna terapia adiuvante risulta essere comune in casi analoghi oppure si distacca dall'iter tradizionale.
Volevo (inoltre) domandare (non avendo competenze in materia) se in tal caso (resezione completa) possiamo ragionevolmente considerare la guarigione della paziente, oppure rimane comunque necessario un certo decorso temporale prima di potersi pronunciare in questi termini.
Grazie per l'attenzione.
Cordialmente.
[#3]
Gentile Utente,
sono davvero sollevato anch'io. Ciò che domanda è funzione della diagnosi (va chiarito se trattasi di timoma o carcinoma timico) e della stadiazione patologica (la stadiazione TNM). Intervento eseguito in toracoscopia, immagino...una volta ottenuto l'esame istologico definitivo sul campionamento operatorio potrà dissolvere i suoi dubbi. Personalmente credo sarà perdiodicamente rivalutata. Posso anticiparle che in stadi precoci (I-II) di timoma la scelta di non sottoporre ad ulteriore trattamento adiuvante (radio o chemioterapico) i pazienti è comune (si osservi, senza lasciarsi ricadere nel dubbio, che sono soggetti nei quali è stata eseguita una timectomia radicale...)
sono davvero sollevato anch'io. Ciò che domanda è funzione della diagnosi (va chiarito se trattasi di timoma o carcinoma timico) e della stadiazione patologica (la stadiazione TNM). Intervento eseguito in toracoscopia, immagino...una volta ottenuto l'esame istologico definitivo sul campionamento operatorio potrà dissolvere i suoi dubbi. Personalmente credo sarà perdiodicamente rivalutata. Posso anticiparle che in stadi precoci (I-II) di timoma la scelta di non sottoporre ad ulteriore trattamento adiuvante (radio o chemioterapico) i pazienti è comune (si osservi, senza lasciarsi ricadere nel dubbio, che sono soggetti nei quali è stata eseguita una timectomia radicale...)
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 16.9k visite dal 07/11/2012.
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