Volevo un parere, se possibile, quanto più obiettivo sulla gestione terapeutica attuale
Sono un ragazzo di 28 anni e soffro da oltre 10 anni di disturbi somatoformi legati a un’ansia cronica, a una depressione ricorrente e, con ogni probabilità, a un disturbo ossessivo-compulsivo atipico, mai formalmente diagnosticato come tale.
In cartella trovo spesso scritto personalità ipersuggestionabile e fragile, ma mai una definizione nosografica chiara.
Assumo benzodiazepine (delorazepam) a dosaggi blandi da molti anni.
Nell’ultimo periodo, complice un carico di stress e alcune scelte lavorative sbagliate, ho sperimentato quello che per me è stato uno dei sintomi più devastanti mai provati: una depersonalizzazione e derealizzazione cronica, presente 24 ore su 24 da circa 6 mesi.
Il tutto è iniziato a dicembre, in un momento di forte stress lavorativo, dopo un episodio che credo abbia avuto un impatto traumatico su di me: sono stato etichettato come omosessuale da alcuni colleghi a causa dei miei modi gentili e sensibili con i pazienti.
Questo ha generato una sorta di paranoia, come se non potessi più fidarmi di nessuno.
Da lì, un crollo verticale nello stato dissociativo.
In passato avevo già sperimentato episodi di depersonalizzazione legati ad attacchi di panico, ma erano transitori.
Ora, invece, il sintomo è cronico e costante.
Due anni fa avevo iniziato una terapia con escitalopram per un DAP esploso poco prima della laurea, ma non sono mai riuscito a portarla avanti in modo coerente, con continue oscillazioni posologiche.
Negli ultimi mesi ho tentato diverse strategie terapeutiche, tutte fallite: sostituzione dell’escitalopram con mirtazapina, introduzione di una fenotiazina per il sonno, passaggio al trazodone, augmentation con risperidone 0, 5 mg (che ha peggiorato nettamente il quadro), fino all’attuale terapia: quetiapina 50 mg, escitalopram 10 mg, delorazepam 1 mg.
I due atipici provati (risperidone e quetiapina) hanno entrambi portato a un netto peggioramento soggettivo, pur con meccanismi diversi.
In particolare, la quetiapina sembra non agire minimamente sui pensieri intrusivi di tipo esistenziale che alimentano il loop dissociativo e depressivo.
Al contrario, genera una quiete somatica già presente con le BDZ, ma che si accompagna a un senso di alterazione percettiva ancora più marcata.
La mia domanda è: in un quadro come il mio, chiaramente radicato in un nucleo nevrotico-ossessivo, ha senso proseguire con questa impostazione?
O sarebbe più corretto esplorare una struttura farmacologica più centrata sull’azione antidepressiva (non esclusivamente serotoninergica) e valutare eventualmente uno switch dell’escitalopram, anche in considerazione degli effetti collaterali sessuali che mi impediscono di aumentarne la dose?
Grazie a chiunque vorrà offrirmi un confronto
In cartella trovo spesso scritto personalità ipersuggestionabile e fragile, ma mai una definizione nosografica chiara.
Assumo benzodiazepine (delorazepam) a dosaggi blandi da molti anni.
Nell’ultimo periodo, complice un carico di stress e alcune scelte lavorative sbagliate, ho sperimentato quello che per me è stato uno dei sintomi più devastanti mai provati: una depersonalizzazione e derealizzazione cronica, presente 24 ore su 24 da circa 6 mesi.
Il tutto è iniziato a dicembre, in un momento di forte stress lavorativo, dopo un episodio che credo abbia avuto un impatto traumatico su di me: sono stato etichettato come omosessuale da alcuni colleghi a causa dei miei modi gentili e sensibili con i pazienti.
Questo ha generato una sorta di paranoia, come se non potessi più fidarmi di nessuno.
Da lì, un crollo verticale nello stato dissociativo.
In passato avevo già sperimentato episodi di depersonalizzazione legati ad attacchi di panico, ma erano transitori.
Ora, invece, il sintomo è cronico e costante.
Due anni fa avevo iniziato una terapia con escitalopram per un DAP esploso poco prima della laurea, ma non sono mai riuscito a portarla avanti in modo coerente, con continue oscillazioni posologiche.
Negli ultimi mesi ho tentato diverse strategie terapeutiche, tutte fallite: sostituzione dell’escitalopram con mirtazapina, introduzione di una fenotiazina per il sonno, passaggio al trazodone, augmentation con risperidone 0, 5 mg (che ha peggiorato nettamente il quadro), fino all’attuale terapia: quetiapina 50 mg, escitalopram 10 mg, delorazepam 1 mg.
I due atipici provati (risperidone e quetiapina) hanno entrambi portato a un netto peggioramento soggettivo, pur con meccanismi diversi.
In particolare, la quetiapina sembra non agire minimamente sui pensieri intrusivi di tipo esistenziale che alimentano il loop dissociativo e depressivo.
Al contrario, genera una quiete somatica già presente con le BDZ, ma che si accompagna a un senso di alterazione percettiva ancora più marcata.
La mia domanda è: in un quadro come il mio, chiaramente radicato in un nucleo nevrotico-ossessivo, ha senso proseguire con questa impostazione?
O sarebbe più corretto esplorare una struttura farmacologica più centrata sull’azione antidepressiva (non esclusivamente serotoninergica) e valutare eventualmente uno switch dell’escitalopram, anche in considerazione degli effetti collaterali sessuali che mi impediscono di aumentarne la dose?
Grazie a chiunque vorrà offrirmi un confronto
Attualmente può specificare meglio la diagnosi di trattamento?
Dice diverse cose rispetto ad essa ma mi pare di capire che sono delle sue ipotesi personali.
Dice diverse cose rispetto ad essa ma mi pare di capire che sono delle sue ipotesi personali.
https://wa.me/390698234174
https://t.me/FSRuggiero_psichiatra
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Utente
Purtroppo una diagnosi chiara non è mai stata fatta. Si è sempre parlato di una struttura di personalità fragile con traumi irrisolti (ho avuto delle carenze affettive importanti causa separazione) dove la personalità si è radicata in una struttura iper performante e poco dedita al sentire. Sicuramente ho avuto sintomi da disturbo ossessivo compulsivo (ripetere parole articolate per essere sicuro di non stare sul punto di impazzire ad esempio), ho sofferto di attacchi di panico e agorafobia.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 227 visite dal 02/07/2025.
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