Iperattivita'

HO un bambino di te anni e mezzo (compira' quattro anni a luglio) che frequenta il primo anno di asilo. Nel mese di febbraio le insegnanti ci comunicavano che il bambino era troppo vivace che se ne avessero avuto un altro come lui in classe non avrebbero potuto lavorare e consigliavano di parlarne con il Pediatra. Il pediatra vista l'eta' del bambino minizzava il problema ed anzi ci diceva che le maestre da quando avevano scoperto questa sindrome la attribuivano molto facilmente a dei bambini un po' più irrequieti ma consigliava di fargli comunque fare una visita da un neuropsichiatra infantile quantomeno per non farci considerare superficiali dalle maestre ed entrare con loro in conflitto. Pochi giorni fa una lettera della scuola ci invita ad un incontro unitamente al dirigente scolastico, alle indsgnanti, ad una coordinatrice disagio ed a una insegnate di sostegno.Su consiglio del pediatra all'incontro andremo ma io voglio sapere se la scuola in qualla riunione puo' in qualche modo imporre per mio figlio, dei test di valutazione, una terapia o l'insegnante di sostegno in classe per un qualcosa che ancora non è stato accertato (la visita dal neropsichiatra infantile la faremo nei mesi prossimi visto i tempi delle USL)da uno specialista.
Distinti saluti
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Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
Gentile Utente,

nessuno può imporre quanto pensa lei o sottoporre un minore a terapie ed esami senza il consenso dei genitori, ma mi sembra che le sia stato richiesto solamente la disponibiltà ad un incontro,

Cordiali Saluti

Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta

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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signora, capisco la vostra preoccupazione. Se volete dare qualche notizia in più sullo sviluppo e sul comportamento del bimbo forse potremmo dare un parere.
In effetti le scuole a volte si trovano in difficoltà di fronte a bambini con comportamenti oppositivi, ribelli o sempicemente iperattivi, anche se a tre anni e mezzo, al primo anno di scuola materna, un simile schieramento istituzionale per un incontro sul bambino sembra eccessivo. Potete leggere questo articolo per orientarvi: https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/
Consiglierei di dare alla scuola tutta la collaborazione possibile, come dice il vostro pediatra, chiarendo però che qualsiasi diagnosi, e tanto più indicazione di intervento, deve farla lo specialista. A scuola non possono essere fatti test o interventi tecnici senza l'autorizzazione dei genitori. E' insolito prescrivere l'insegnante di sostegno alla scuola materna per problemi solo comportamentali, se lo sviluppo globale del bambino è nella norma. In ogni caso questo può essere fatto solo dopo accertamento di handicap in base alla legge 104/92, come potete leggere su quest'altro articolo: http://neuropsic.altervista.org/drupal/?q=node/84.
Cordialmente

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

La sindrome a cui probabilmente fa riferimento è una di quelle su cui gli insegnanti probabilmente sono stati informati in maniera più sistematica. L'iperattività solo uno dei sintomi di tale sindrome (che si indica con la sigla ADHD) e tale sindrome non è un problema che si realizza solo a scuola. Quindi, la segnalazione da ambiente scolastico, per quanto possa essere utile a evidenziare problemi di vario tipo, non può essere fatta equivalere ad un indirizzo diagnostico. In altre parole, "la maestra" può far presente alcuni problemi, poi il pediatra può accertare se e in che senso siano di pertinenza medica, oppure direttamente lo specialista può fare una sua valutazione. Valutazione che non sarà indirizzata verso la sindrome "sospettata" da parte degli operatori scolastici, altrimenti si crea un canale anomalo di diagnosi.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#4]
dopo
Utente
Utente
E' passato un po' di tempo ma ci è servito per effettuare alcune valutazioni. Abbiamo consultato prima una neurpsichiatra infantile la quale dopo due incontri ci invitava ad essere piu' presenti con il bambino ma escludeva altre situazioni e contestava i metodi educativi delle insegnanti (bambini mai usciti in giardini, il pomeriggio obbligati a dormire, vcedono molti cartoni animati). Le insegnanti all'inizio del nuovo anno scolastico ribadivano il comportamento del bambino e ci invitavano a contattare altro specialista. Abbiamo acconsentito e dopo 5 incontri con una nuova neuropsichiatra infantile e come genitori a 5 incontri con una psicoterapeuta non si diagnosticava nessuna sintomatomatologia sul bambino (le insegnanti speravano in una da ADHD). Siamo in attesa della relazione della neuropsichiatra infantile ma le insegnanti continuano a battere per avere in classe una c.d. assistente per mio figlio. Il consiglio della psicoterapeuta è quello di cambiare scuola!! Io vorrei provare a fargli cambiare classe! Abbbiamo richiesto un colloquio con il dirigente scolastico anche lui psicologo e speriamo bene.
Ci siamo molro stressati e vorremmo altri consigli.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

La richiesta di assistenza non deve "imporre" una diagnosi. Purtroppo si creano automatismi per cui, per la necessità di avere un'assistenza di deve passare attraverso una diagnosi ufficiale.
La suddetta diagnosi quando c'è prevede precisi criteri di diagnosi e un trattamento.
Se di assistenza scolastica c'è bisogno, potrebbe essere utile che il medico relazionasse le caratteristiche del problema in rapporto ai bisogni scolastici, ammesso che ritenga che ci possa essere un tipo di assistenza specifica.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Questo è risultato della valutazione neuropsichiatrica di ______.


Azienda ospedaliera universitaria Unità Operativa Neuropsichiatrìa Infantile
POLICLINICO TOR VERGATA
Responsabile
Roma, 15/02/2011 Relazione Cllnica
Nome e Cognome: Luogo e Data di Nascita: Roma, __-__2006

---------- giunge alla nostra osservazione per effettuare una valutazione diagnostica presso la nostra U.O.C, di Neuropsichiatria Infantile. Attualmente frequenta il secondo anno di asilo con buona socializzazione con i pari. Le maestre lamentano disattenzione ed iperattività che i genitori non riferiscono in ambito familiare e nel gioco.
Valutazione psicodiagnostica
La valutazione è stata effettuata nel periodo compreso tra il mese di Novembre 2010 e Dicembre
2010, in regime di Day Hospital.
Il nostro lavoro ha compreso il seguente protocollo:
Valutazione normativa:
o Leiter-R (Scala di Intelligenza non verbale per Bambini ed Adulti): Valore di QI breve pari a 111i, Ragionamento fluido pari a 110. Tali valori indicano un livello cognitivo nella norma.
Valutazione degli apprendimenti:
o TFL (valutazione della produzione e della comprensione lessicale): Produzione: 50° centile; Comprensione: tra il 25° ed il 50° centile. Tali valori si collocano nella norma.
Osservazione cllnica:
Durante l'osservazione di gioco non strutturato emerge uno sviluppo del bambino adeguato per l'età. Manuel usa in modo simbolico ed adeguato i giochi, mostra una buona tolleranza alle frustrazioni, i requisiti per una teoria della mente altrui, osserva l'alternanza dei turni di gioco e presenta spiccata capacità di problem solving.
Risulta improvvisamente evasivo nelle risposte ed evitante nel contatto visivo arrivando ad allontanarsi dal gioco che sta facendo se gli si chiede della scuola, delle maestre, dei compagni ecc.
Conclusioni
------------------, nato a Roma il __.__2006, è stato ricoverato in regime di Day Hospital presso la
Neuropsichiatria Infantile del Policlinico di "Tor Vergata" di Roma.
Dalla valutazione effettuata e dalle informazioni raccolte con i genitori, emerge una lieve
iperattività, che allo stato attuale non inficia il funzionamento globale adattivo di -------, sia in
ambito scolastico che familiare.
Si rimane a disposizione della famiglia per effettuare un follow up a distanza e per ogni ulterirore
chiarimento.
Si rilascia per gli usi consentiti dalla legge e su richiesta della famiglia.
Il Medico
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
La relazione è abbastanza chiara: parla di un bambino con normali capacità intellettive e psicologiche generali, che però a nominargli la scuola diventa molto imbarazzato e riluttante a rispondere.
Reazione abbastanza particolare, forse è il caso di sentire altri genitori o i servizi di zona riguardo alla gestione e al funzionamento di quell'asilo. E' pubblico o privato? L'indicazione di cambiare asilo veniva da qualcuno che lo conosce?
Il bambino ci va volentieri, non fa storie?
Il npi dell'usl conosce quell'asilo? Mi sembra che dava un giudizio negativo, che dagli esempi fatti sembrerebbe condivisibile.
Ora siamo al penultimo anno, se non sbaglio. Cambiare scuola può essere sicuramente stressante per il bambino. Però anche rimanerci se l'ìesperienza è negativa.
Per un'eventuale decisione è bene valutare se il bambino ci sta volentieri e se le pressioni ambientali sono solo sui genitori, o hanno anche un risvolto su di lui che potrebbe essere un po' traumatico, nel colpevolizzarlo, rimproverarlo eccessivamente, additarlo come disturbatore ed altro...
Cordialmente