Disagio psicologico e effetti collaterali dei farmaci

Gent.mi Dottori,
mi sono rivolta di recente a uno psichiatra/psicoterapeuta a causa di una sensazione di malessere psicologico che ormai mi accompagna da diversi anni. Ho deciso di tentare questo tipo di terapia perchè in precedenza (due anni fa, quando mi era stata diagnosticata una lieve depressione con marcata componente ansiosa) avevo assunto sotto controllo di un altro psichiatra Citalopram per 12 mesi, senza risultati apprezzabili. Dopo l'entusiasmo iniziale, passati i primi due mesi di terapia farmacologica avevo ricominciato a sentirmi come prima, e avevo anzi la sensazione che le cose che mi creavano ansia fossero rimaste uguali a prima, ma che io avessi creato una sorta di distanza da esse, che mi impediva quasi totalmente di affrontarle, ma non di esserne spaventata. La sospensione del farmaco non mi ha dato alcun problema, anzi ne ero in un certo senso sollevata, visti i problemi fisici che avevo avuto negli ultimi sei mesi di terapia, imputabili secondo me proprio al Citalopram (considerevole aumento ponderale nonostante l'attività fisica regolare; trigliceridi alle stelle - 688!; inoltre, essendo ipotiroidea, il valore del tsh, che per anni era rimasto stabile, ha cominciato a 'sballarsi', ed è difficile ora ristabilizzarlo; di conseguenza ho sospeso la pillola, che dovrei assumere anche per l'ovaio micropolicistico. Insomma, a livello fisico ho avvertito un cambiamento in senso negativo, di cui continuo a sentire in parte le conseguenze).
Ora lo psichiatra/psicoterapeuta a cui mi sono rivolta per iniziare una terapia di tipo psicologico ritiene piuttosto che io, trovandomi in un periodo di grande stress lavorativo (tra l'altro causa di grande ansia), che si concluderà tra qualche mese, non abbia al momento le energie necessarie per intraprendere un percorso di terapia, e che dunque dovrei cominciare ora ad assumere Venlafaxina, e successivamente iniziare eventualmente la psicoterapia. Io naturalmente mi affido al giudizio del medico, ma è inevitabile per me basarmi anche sulla mia esperienza, e sulle mie sensazioni; sono infatti uscita dallo studio piuttosto preoccupata, perchè decidere di fare quel passo mi era costato molto, e ora mi sembra di trovarmi nella situazione di prima, ma con in più la paura degli effetti collaterali del farmaco, e con la sensazione di avere un disagio che ancora una volta sentirò comprimersi sempre più a fondo dentro di me. Nonostante ciò, intendo sforzarmi di dare più fiducia al medico che alle mie sensazioni, visto che mi rendo conto di trovarmi, a causa del mio malessere, in uno stato di incertezza mentale.
Vorrei però chiederVi, non avendo avuto una risposta chiara al riguardo,
se i problemi fisici che ho avuto con il Citalopram secondo Voi potrebbero ripresentarsi anche con questo farmaco.
Scusandomi della lunghezza della mail, Vi porgo cordiali saluti, ringraziandoVi infinitamente per eventuali risposte.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Innanzitutto non si capisce perché la cura sia andata avanti 12 mesi se dopo 1-2 non c'erano risultati apprezzabili. Di solito si aumenta dose o si cambia medicina. Questa venlafaxina è una scelta diversa, è importante che sia utilizzata ad una certa dose altrimetni finisce per essere molto simile al citalopram.
La diagnosi va posta meglio, una marcata componente ansiosa di una depressione di per sé lieve fa pensare al fatto che potrebbe essere un disturbo d'ansia, con associata lieve depressione secondariamente. Bisogna chiarire questo punto.
Lei ha una malattia del sistema endocrino, quindi più che al citalopram verrebbe in mente quel tipo di problema. Se i valori sono tornati a posto in maniera chiara senza altre cause possibili tra prima e dopo il farmaco, è corretto cambiarlo (a parte il fatto che non sembrava funzionare). Non è comnuque comune come effetto da citalopram, mentre l'aumento ponderale, anche se il citalopram dovrebbe mediamente non essere molto problematico, può verificarsi. Il nuovo farmaco vas provato per verificarne la tollerabilità, neanche questo si prevede che come effetti tipici abbia quelli che ha menzionato, però la tollerabilità va verificata e la prima valutazione va fatta a 1 mese, 2, non avrebbe ovviamente senso mantenere una cura inefficace per mesi e mesi.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Attivo dal 2009 al 2011
Ex utente
Gent.mo Dottore,
La ringrazio della rapida ed esauriente risposta.
Si era concordato fin dall'inizio con lo psichiatra precedente che la cura con Citalopram sarebbe durata 12 mesi. A causa della scarsa fiducia in me stessa e nelle mie sensazioni, solo a posteriori mi sono resa conto che la terapia non aveva dato buoni risultati. Nei primi mesi infatti continuavo a riporre fiducia negli effetti del farmaco e non potevo dire in fondo di sentirmi peggio di prima, poi dal settimo mese ho cominciato a fare presente al medico gli effetti collaterali, per cui si è deciso di dimezzare la dose, in previsione della sospensione. Come ho tentato di spiegare nella richiesta di consulto (mi scuso per la poca chiarezza!), le mie ansie risultavano essere attutite, come compresse; di conseguenza dicevo al medico che mi sentivo 'meglio' e che ad esempio avevo iniziato nuove attività (come iscrivermi in palestra), ma al fare cose nuove, che mi tenevano impegnata e distratta, non si accompagnava l'affrontare o il risolvere -nemmeno in parte- quelle situazioni ansiogene che mi avevano portato a chiedere aiuto.
Alla fine dei 12 mesi mi sono resa definitivamente conto che non avevo raggiunto i risultati che avrei voluto (tra cui anche combattere la paura di guidare e altre 'banalità' simili).
Per questo motivo, dopo un gran rimuginamento di pensieri sfiduciati, ora, dopo un anno dalla sospensione del Citalopram, trovandomi di nuovo nella situazione di partenza, avrei voluto tentare la strada della psicoterapia, che però è stata rimandata. Ora dunque spero che il nuovo farmaco avrà effetti diversi dal precedente; a quanto capisco è una cosa che deve essere verificata una volta iniziata la cura.
Vorrei specificare che il valore del TSH non si è ancora stabilizzato nonostante gli 'aggiustamenti' nella cura sostitutiva con eutirox (il TSH all'ultimo esame risultava inibito; da ricontrollare tra 4 mesi dopo lieve diminuzione della dose di tiroxina).
Mille grazie di nuovo per la risposta.
Cordialmente.
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"Si era concordato fin dall'inizio con lo psichiatra precedente che la cura con Citalopram sarebbe durata 12 mesi. "

Questo mi suona assurdo. Le cure con qualsiasi antidepressivo danno i risultati in 1-2 mesi, almeno parziali. Per questo si fanno le visite di controllo, e se la cura non va si cambia. Gli studi sui farmaci sono fatti con dei termini di tempo chiari. I risultati consistono fondamentalmente nell'attenuazione dei sintomi all'inizio, e dopo un mese la persona riferisce come sta.

Questo anche con venlafaxina.

[#4]
dopo
Attivo dal 2009 al 2011
Ex utente
Gent.mo Dottore,
una visita di controllo era stata fatta dopo 1 mese dall'inizio dell'assunzione di Citalopram, poi di nuovo dopo 6 mesi, e infine subito dopo la sospensione. Con l'accordo che avrei potuto consultare telefonicamente il medico in caso di necessità anche al di fuori delle visite.
La questione dei 12 mesi è stata 'concordata' nel senso che alla prima visita il medico ha ritenuto che la terapia dovesse essere continuata per quel periodo, se ben tollerata, e non oltre. Dal momento che solo a terapia inoltrata mi sono resa conto che il farmaco non mi stava sostanzialmente aiutando, se non per qualche superficiale beneficio, al settimo mese il medico ha deciso di dimezzare la dose (da 20 mg a 10 mg); dose che sarebbe poi stata gradatamente ridotta, nell'ultimo mese e mezzo, fino all'interruzione dell'assunzione.
Da parte mia, non sapendo in quale modo, con quali tempi e con quale risposta il Citalopram funziona sul paziente, non mi sono sentita di chiedere la graduale interruzione se non quando ho cominciato ad avvertire gli effetti collaterali (che ho imputato al farmaco poichè non ne avevo sofferto in precedenza, per lo meno non nella stessa misura); per il resto, vista la mia condizione psicologica, mettevo in dubbio ciò che sentivo dentro di me e cercavo di convincermi che il farmaco mi stesse facendo sentire meglio. Solo a terapia terminata ho dovuto rendermi conto che mi trovavo al punto di partenza, e che nel frattempo nulla era cambiato. Del resto, non mi è sembrato di avvertire alcun cambiamento nè quando ho dimezzato la dose nè quando ho interrotto l'assunzione.
Di nuovo, grazie del consulto.
[#5]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Appunto, non vedo l'utilità di andare avanti mesi se non c'è risposta dopo i primi 1-2. La terapia è opportuno che duri 12 mesi se ben tollerata, e se ovviamente efficace, anche parzialmente. Se inefficace, e su un disturbo d'ansia, ci si regola in base alla risposta.

Comunque, adesso ha una nuova cura. La diagnosi va precisata in maniera da capire su cosa, in che sequenza e in che tempi (che comunque non sono mai così lunghi se non per particolari disturbi, ma comunque con iniziali miglioramenti) attendersi una eventuale risposta. Inoltre, le dosi sono importanti, perché un farmaco sottodosato non produce in genere miglioramenti.
[#6]
dopo
Attivo dal 2009 al 2011
Ex utente
Gent.mo Dottore,
specifico che la dose prevista è di 1 cp 150 mg al dì (da raggiungere dopo 3 settimane di aumento graduale, con passaggio da 37,5 mg a 75 mg fino ad arrivare a 150).

La ringrazio delle risposte incoraggianti e del tempo che mi ha dedicato.

[#7]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

A quella dose infatti il farmaco ha la sua funzione caratteristica che lo rende diverso dal citalopram.
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