Gelosia ossessiva

Gentile dottore, ho bisogno del suo aiuto. Sono sposata con 3 figli. Ho 49 anni e da 20 (dico 20) sono innamorata di un mio collega. I primi 5 anni in silenzio (lo sapevo solo io), i successivi 15 lo sapevamo entrambi. La nostra è stata soprattutto una storia fatta di tante parole e "pochi fatti" perchè io, nonostante ne fossi (e ne sono ancora) innamorata ho sempre avuto grossi problemi legati soprattutto ai sensi di colpa nei confronti della mia famiglia. La cosa non mi ha fatto sicuramente sentire meno in colpa, anzi. Da pochi mesi finalmente ho deciso di mettere fine a questo strazio che mi ha portato solo tristezza e pochissime gioie. Il problema è che ora che lui ha intrapreso una nuova storia io sto veramente male, ma di un male che di sta distruggendo. La cosa ovviamente è complicata dal fatto che ci vediamo sul posto di lavoro. Ci parliamo, perchè la nostra, di comune accordo, doveva rimanere una bella amicizia. Belle parole, come si fa a rimanere amica di una persona che ami e che, dato che lo conosci benissimo, anche se non lo dice, ti accorgi che è innamorato e soprattutto soddisfatto di questa che storia che sicuramente rientra appieno nei canoni normali di una storia a due (con tutti gli annessi e connessi). Ricapitolando, se sono stata io a volerla in un certo modo e soprattutto a volerla concludere, come posso fare per "non morire" di gelosia?. Ripeto, sto veramente male. La ringrazio per la sua pazienza
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Psichiatra attivo dal 2010 al 2010
Psichiatra
La ringrazio per il suo appellativo di sapiente. Personalmente da Cattolico Osservante, credo soltanto nella sapienza di Dio. Personalmente, per quella che è la mia conoscenza professionale, le dico che la gelosia non costituisce affatto un modo di amare.Ci si ama in due e la gelosia costituisce invece una volontà di possesso dell'altro, l'estrinsecazione di un desiderio egocentrico: "Tu sarai mio/mia e soltanto mia/mio". Chi ama, oltre ad un trasporto erotico vuole il bene, non il possesso della persona amata, vede l'interruzione di una storia come un aspetto normale di una relazione amorosa e non come un affronto al proprio Io. Inoltre, spesso la gelosia, se esasperata od addirittura patologica, può costituire elemento di una personalità paranoidea, se non nei casi gravi di vera e propria "Paranoia". Pertanto il mio consiglio è quello d'iniziare un setting con uno Psicoterapeuta, che saprà aiutarla nelle sue difficoltà espresse e condurla per quel giusto cammino di osservazione profonda dei contenuti incosci del suo sè
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

in queste situazioni c'è innanzitutto da considerare il fattore tempo, visto che la rottura c'è da pochi mesi, quindi esiste un tempo fisiologico di "riprogrammazione" del proprio assetto emotivo, della salienza (cioè l'importanza e la priorità) dei propri riferimenti emotivi. Lei ha espresso una intenzione, un progetto rispetto alla fine di una relazione sulla base di una valutazione di ciò che poteva attendersi e di ciò che voleva. Detto questo, se questo le crea comunque una sofferenza che non le è utile a elaborare questa "uscita" o la mantiene in una posizione ambivalente anche se in assenza di prospettive concrete, può chiedere aiuto e consiglio ad uno specialista, psicologo o psichiatra. Innanzitutto è bene stabilire se vi sia una precisa alterazione della sua libertà di agire e sentire, oppure no. I contenuti rilevanti ai fini della diagnosi sono consci, si vedono o si deducono dai comportamenti. L'inconscio non è materia biologica, né mi sembra che la questione suggerisca significati particolarmente profondi, visto che più che una contraddizione lei esprime una situazione di difficoltà forse temporanea di adattamento.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini