Dopo 2 anni con sereupin ogni tanto l'ansia ritorna

Salve,
sono ormai 2 anni in cura con sereupin (da giugno sono passato da 1 a mezza pastiglia). Inoltre è da aprile che ho iniziato anche un consulto con uno psicologo. Ora devo ammettere che sto molto meglio(rispetto a 2 anni fa), infatti in questo periodo daccordo col mio medico dovrei passare ad un quarto di pastiglia e poi smettere.
Anche se però sto molto meglio ogni tanto mi colpisce qualche nottata in cui non riesco a prendere sonno e preso dalla disperazione e dalla paura di dover affrontare la giornata lavorativa senza aver dormito mi prendo 4 gocce di EN, con le quali riesco ad addormentarmi. Il giorno dopo che mi capita questo però sto sempre un po' rintronato, nervoso e purtroppo abbattuto, perchè credo di aver vinto l'ansia ma purtroppo ogni tanto invece ritorna. Ma perchè capita questo? E poi perchè mi succede sempre quando il giorno dopo devo andare a lavoro e mai se sono in ferie? Secondo voi è giusto iniziare a togliere il sereupin in questo stato? Nelle ultime 2 settimane ho dovuto prendere le gocce per ben 3 volte, cosa che era un po' che non mi capitava! Di solito mi capitava la notte insonne ogni 3-4 settimane circa! Ma guarirò mai da sto problema, o è una cosa normale che capita a tutti e ci devo convivere e farmene una ragione? E poi ieri per esempio non avevo nessun motivo di agitarmi, sembrava andasse tutto bene e invece mi infilo nel letto e mi inervosisco... Per favore ditemi che andrà sempre meglio perchè se penso di dover continuare a vivere così vado in paranoia!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

benché due anni sia un periodo mediamente utile a migliorare anche per il futuro un disturbo d'ansia, possono essere necessari periodi più lunghi. Il problema non sta tanto sul fatto di avere ansia residua (l'ansia come sintomo generico non è pensabile che si debba abolire dall'esperienza affettiva), ma alcuni sintomi ansiosi, tipo questo "e preso dalla disperazione e dalla paura di dover affrontare la giornata lavorativa senza aver dormito...".
Attualmente sta assumendo una dose sub-efficace in fase acuta (cioè mezza compressa). La psicoterapia può, se la tecnica è quella adeguata, aiutare alla gestione dell'ansia residua, intesa non come difficoltà ad addomentarsi ma come preoccupazione per il non dormire, terrore al pensiero di non riuscire a controllarsi, bisogno di ricorrere più o meno "simbolicamente" all'assunzione di un medicinale come l'en.
Oppure, la strategia migliore potrebbe essere semplicemente quella di prolungare il trattamento a dose piena. In ogni caso la psicoterapia non serve a "rimpiazzare" l'azinoe del medicinale, a volte gli è equivalente ma questo è un altro discorso. Puntare sull'una mentre si toglie la medicina ha poco senso.
Questo lo deciderà il medico.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Volevo rispondere al dottor Pacini che comunque ringrazio molto per la sua chiara risposta.
La psicoterapia non ho deciso di inserirla mentre toglievo il medicinale, ma perchè mi è stata consigliata per capire se dopo che toglievo il medicinale avevo realmente risolto il problema oppure la guarigione era solo apparente...
Inoltre volevo chiedere se usare l'EN così sporadicamente come lo uso io (cioè al bisogno e non più di 4 gocce) può causare qualche problema?
E se smetto ora come previsto col curante il sereupin in cui mi pare di capire che qualche residuo di ansia ci sia ancora può essere dannoso o comunque arriverò, magari più lentamente, a stare sempre meglio?

Grazie tante ancora!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"capire se dopo che toglievo il medicinale avevo realmente risolto il problema oppure la guarigione era solo apparente... "

Appunto, in qualche modo in chiave sostitutiva. Il ragionamento è che psicoterapia e farmacoterapia non sono né in antitesi né si sostituiscono a vicenda, per quel che se ne sa si agevolano a vicenda (parlo di SSRI e cognitivo comportamentale).

Pertanto, una farmacoterapia che è tenuta sotto la dose media efficace per lo scopo di "toglierla il prima possibile" può semplicemente ostacolare il buon funzionamento della psicoterapia, senza che la psicoterapia abbia la funzione di sostituire il lavoro fatto dalla farmacoterapia. Varebbe un po' il reciproco, se la psicoterapia funziona non si deve pensare che introducendo un medicinale e sospendendo la psicoterapia i risultati saranno più o meno gli stessi.

La pazienza e guida clinica nel programmare cure che sono comunque concepite per durare un paio d'anni, mediamente (non al massimo), è la posizione più costruttiva.
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dopo
Utente
Utente
Grazie ancora per la risposta, in effetti aimè è stata colpa mia che ho fatto pressione per iniziare la sospensione visto che mi sentivo meglio. Il mio medico non era molto daccordo ma visto la mia insistenza ha deciso di iniziare la sospensione (purtroppo non vedevo l'ora di liberarmi del farmaco). Ma ora che faccio, proseguo con la sospensione oppure no?
Inoltre non mi ha risposto riguardi l'uso di EN...

Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

qui non è il luogo per indicare cosa fare, quindi né rispetto al programma né rispetto a come comportarsi con il singolo farmaco (EN). Per questo è necessario un rapporto con un medico reale, che Lei al momento ha.

Sospendere perché ci si sente bene è una comprensibile ragione per pensare di sospendere, non un indicatore del fatto che non si abbia più bisogno della cura. Vale il contrario, avere ancora parte dei sintomi di solito fa prevedere un peggioramento raido dopo la sospensione.
Le insistenze del paziente non sono un criterio clinico ma possono diventare un criterio in decisioni "relative" come questa, poiché altrimenti finisce che il medico deve insistere lui per uno scopo che interessa a Lei e che non è scontato in un senso o nell'altro, è questione di verificare ed eventualmente proseguire con un ripristino della cura (non "tornare indietro", proseguire ripristinando la cura, altrimenti sembra come una sconfitta o qualcosa del genere).
Deciderà comunque il medico che la segue.
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