Psicofarmaci ad un adolescente di 15 anni

Siamo i genitori di un ragazzo di 15 anni adottato sette anni fa in Brasile,
aveva otto anni quando è arrivato in Italia e purtroppo ha subito un abbandono alla nascita, poi è stato adottato da una famiglia brasiliana, ma a 4 anni è morto il padre adottivo di incidente stradale e la mamma adottiva si è messa con altri uomini, ha avuto 2 figli e lui lo ha abbandonato a 6 anni. Con noi ha instaurato subito un forte legame affettivo, pur avendo ogni tanto episodi di rabbia sopprattuto con la mamma. A scuola ha sempre avuto uno scarsissimo rendimento. Da circa 3 anni è stato seguito dalla Nuropsichiatria infantile e un anno e mezzo fa, a seguito di 2 episodi violenti con il padre gli è stato somministrato il Depakin Chrono da 1500 mg/giorno. Il risultato è stato che è ingrassato di 20 kg. e nell'insieme non ha avuto un grosso beneficio. Con l'inizio dell'anno scolastico avendo iniziato la scuola superiore, quindi cambio radicale di compagni e professori (suoi punti di riferimento) ha cominciato ad essere nervoso e agitato arrivando al grave episodio di un tentativo di strozzare la mamma.
A seguito di questo episodio è stato ricoverato in ospedale (in pediatria) e ci hanno quindi consigliato un ricovero presso una Comunità di recupero psicoterapeutico a circa 70 km. da dove abitiamo.
I primi tre mesi li ha vissuti sempre con il desiderio e la speranza di tornare presto a casa ed era abbastanza tranquillo. Da un mese avendo capito che il percorso è lungo e il rientro in famiglia è lontano, ha cominciato ad agitarsi e hanno cominciato a somministrarle i seguenti farmaci:
COLAZIONE: DEPAKIN CHRONO 500 mg 1cp - RISPERDAL SOL 1mg 1,5 ml -
LARGACTIL 25mg 1cp - EN 1mg 1cp - DISIPAL 50mg 1cp
PRANZO: DEPAKIN CHRONO 500mg 1cp
CENA DEPAKIN CHRONO 500mg 1cp - RISPERDAL SOL 1mg 1,5ml - LARGACTIL 25mg 1cp -
EN 1mg 1cp - DISIPAL 50mg 1 cp
Il risultato è che, è sempre addormentato, domenica è venuto a casa e non è riuscito ad andare in bici perchè cadeva, ha uno stato di perenne torpore. Siamo disperati anche perchè ci angoscia pensare l'impatto che possono avere tutti questi medicinali su un ficico ancora in crescita, sulla tiroide, sul fegato ecc.. e oltretutto è ulteriormente ingrassato.
Ci domandiamo anche: se lui vive male il fatto di stare in comunità è producente o contropoducente contunuare a restare?
Poi il fatto del suo passato non incide su una sua paura di un nuovo abbandono e quindi in un peggioramento?
Ringraziamo in anticipo tutti quelli che ci possono dare un consiglio.
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
è stata formulata una diagnosi?

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
A nostro figlio è stato diagnosticato un disturbo berdeline della personalità.
Grazie per la risposta
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

I farmaci comprendono sia farmaci contro le fasi di eccitamento o gli episodi di aggressività isolati, sia farmaci antipsicotici, solitamente utilizzati per frenare l'agitazione e l'aggressività ma specificamente indicati per chi ha deliri o allucinazioni.

La diagnosi va formulata in maniera più precisa, poiché disturbo di personalità è una diagnosi poco stabile nel tempo e che non ne esclude altre.

Se la cura non funziona sui sintomi chiave o se è mal tollerata ne esistono altre analoghe, con minore rischio statistico di aumento di peso.
Per quano riguarda lo stato fisico, si effettuano solitamente esami per stabilirlo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
E' una storia purtroppo non infrequente nelle adozioni... nell'adolescenza si acuiscono problemi già visibili prima e spesso questo è un esito possibile.
Trovo strano che vengano usati farmaci in comunità: dovrebbero essere comunità terapeutiche e basarsi su altre risorse ambientali per affrontare le difficoltà, immagino agiti aggressivi, come quelli in famiglia, ...
L'alternativa potrebbe essere quella della terapia familiare, però, nella mia esperienza, a volte funziona poco con le famiglie adottive. Comporta di mettere in luce eventuali disfunzioni familiari e difficoltà di comunicazione e di gestione dei conflitti nella famiglia attuale, rinunciando ad attribuire tutte le cause alle vicende pregresse: cosa che spesso nelle famiglie adottive si rivela impossibile. Per qualche motive le famiglie 'naturali' in cui simili situazioni di scompenso si verificano, sono più disposte -anche se non è facile nè indolore - a revisionare il proprio modo di funzionare e a fare cambiamenti nei loro equilibri, che permettono un'evoluzione positiva dello scompenso.
Forse potrebbe non essere impossibile nel vostro caso, concordandolo con la comunità, fare contemporaneamente un simile intervento di esplorazione familiare - presso l'usl se disponibile o privatamente.
Cordialmente

Dr. Gianmaria Benedetti

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