Cos'è?

Gentili Medici di Medicitalia vi scrivo per una situazione che non riguarda me, ma il mio fidanzato, 33 anni.
Stiamo insieme da un anno e qualche mese e sin da subito l’ho visto stare male a causa di attacchi di ansia somatizzata, mal di testa, stomaco, forte malessere generale, per i quali è stata esclusa qualsiasi causa fisica attraverso visite specialistiche.
Lui stesso racconta di soffrire sin da bambino di disturbi ansiosi che si traducevano in paure, incubi e difficoltà nei rapporti personali. Ciò si verifica tutt’ora: ha molti amici, ma ogni qualvolta il rapporto si trasforma da superficiale a profondo, si sente divorato dall’ansia, dal panico, si sente inadeguato e si blocca a tal punto che scappa, come se non ce la facesse ad assumersi le responsabilità che un rapporto non superficiale richiede.

Da circa un mese e mezzo è in cura da un Neurologo che gli ha inizialmente prescritto 1cp di Deniban al mattino e gocce di ansiolitico mattina e sera (Diazepam?). I suoi disturbi fisici sono scomparsi, sin da subito si è sentito meglio, ma si sono verificati una serie di effetti collaterali, forte calo libido e difficoltà di erezione, che stanno accentuando le sue ansie, il suo senso di inadeguatezza, il suo sentirsi bloccato.. ora anche nel nostro rapporto.
Ora la situazione è questa: siamo passati a ½ cp di Deniban con ricomparsa di qualche episodio di malessere, persistere dei problemi di natura sessuale non si sa se a questo punto legati al solo Deniban, senso di ansia ed inadeguatezza nel nostro rapporto.. lui dice di amarmi molto e di volere stare con me, ma dice di aver paura che questa situazione lo porti a lasciarmi o porti me a lasciare lui come gli è già successo in passato in entrambi i casi.. e nel frattempo è un po’ più distaccato..

Sono molto preoccupata per lui, lo vedo stare male e piangere spesso, sono preoccupata per noi, non voglio perderlo, sono anche preoccupata per me, non so cosa fare, sono molto confusa e insicura, consideravo questo un rapporto solido.. e vi chiedo.. cosa posso fare io per lui e per me stessa? A quale specialista ci si può rivolgere? Va bene il neurologo o sarebbe meglio psicologo.. psichiatra? Che tipo di percorso è necessario affrontare e soprattutto.. si esce da questa situazione nella quale mi sento del tutto impotente? Grazie mille per l’attenzione!
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Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
I disturbi della sessualità che Lei riferisce potrebbero facilmente essere imputabili al deniban. Quest'ultimo, infatti ha un principio attivo (amisulpride) che può provocare un aumento delle concentrazioni plasmatiche di prolattina, un ormone che può essere facilmente alla base di disturbi dell'erezione.
Per quanto riguarda eventuali indicazioni terapeutiche, il fatto che il Suo compagno riferisca di soffrire di questi disturbi da lunga data potrebbe porre indicazione per una visita (senza nulla togliere al collega neurologo) più specificatamente orientata in senso non solo farmacologico. Ovvero è possibile che nello sviluppo il Suo compagno abbia assunto dei tratti di personalità di tipo ansioso, magari sulla base di personali esperienze di vita. Questo tipo di vissuti potrebbero trarre giovamento dalla associazione di una terapia farmacologica ad un trattamento psicoterapico. In questo caso l'indicazione di rivolgersi, senza preclusioni di stigma, ad uno psicoterapeuta che sia o meno psichiatra (quest'ultimo anche solo per la parte farmacologica), potrebbe risultare utile al miglioramento delle proprie condizioni.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli

Dott. Gabriele Tonelli
Psicoterapeuta,Master in Psicopatologia e Scienze Forensi,Segr.Redazione PsychiatryOnline It,Medico di Categoria. C.T.U.

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la celere risposta Dr. Tonelli, un'ulteriore quesito.. potrebbe trattarsi di distimia? Lo chiedo perchè mi sento da parte del mio compagno parlare spesso di senso di inadeguatezza e di colpa.
Grazie ancora per l'attenzione.
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Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
Distimia è una definizione che viene applicata ad una condizione di depressione cronica (a durata maggiore di due anni), ma con sintomatologia più lieve e minore compromissione sociale rispetto agli episodi depressivi maggiori. Sostanzialmente nella distimia il soggetto dovrebbe presentare un umore depresso per la maggior parte del tempo quasi tutti i giorni per almeno due anni. Ulteriori sintomi presenti sono quelli propri anche della depressione: anedonia (stanchezza), perdita/aumento dell'appetito, riduzione/aumento del sonno, bassa autostima, dfficoltà a prendere decisioni, sentimenti di disperazione. Sintomi simili, ma più sfumati, sono riscontrabili anche nelle depressioni sottosoglia ovvero nelle cosidette personalità depressive.
Con tutto ciò non so se tali definizioni possano descrivere anche le condizioni del Suo compagno, ma in presenza di tali dubbi, rafforzerei l'invito ad un consulto psichiatrico/psicoterapeutico soprattutto al fine di una diagnosi differenziale, così da orientarsi verso le scelte terapeutiche più opportune.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli
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Utente
Utente
Gentile Dr.Tonelli, ci muoveremo sicuramente per un consulto psichiatrico/psicoterapeutico.
Grazie ancora per la sua disponobilità e gentilezza.

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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
i problemi che riferisce il suo fidanzato nel mantenimento delle relazioni personali e affettive, nei sensi di inadeguatezza e nelle difficoltà ad affrontare responsabilità dovrebbero essere approfonditi in un percorso di tipo psicoterapeutico. Forse potrebbere essere utile rivolgersi ad un terapeuta in grado di integrare l'approccio farmacologico aquello psicologico.
cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dr. Martiadis, abbiamo deciso di muoverci anche in quella direzione, la ringrazio infinitamente per la disponibilità.
Cordiali Saluti
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dopo
Utente
Utente
Gentili Medici,
ieri il mio compagno si è recato alla visita dal Neurologo il quale gli ha completamente tolto il Deniban, diminuito le quantità di ansiolitico da assumere, consigliato di rivolgersi anche ad uno psicoterapeuta. Cosa per cui, anche su vostra indicazione, ci siamo già attivati.
A questo punto vi chiedo: data la quasi totale mancanza di libido (ha assunto 1 cp di Deniban per 1 mese e 1/2 cp per due settimane), che sta causando forti insicurezze a lui ed onestamente anche a me, dopo quanto tempo dalla sospensione del farmaco si possono osservare miglioramenti in tal senso ed un ritorno alla normalità?
Grazie per l'attenzione.
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Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
L'emivita del farmaco, per quanto può essere imputabile a quest'ultimo si conclude nell'arco di 18/24 ore. Per cui una sua totale eliminazione dall'organismo dovrebbe raggiungersi nell'arco di qualche giorno, considerando anche che esso viene escreto per via renale.
Per quanto riguarda l'eventuale aumento della prolattinemia, supponendo che questa sia la causa delle difficoltà manifestate dal Suo compagno, non ho dati certi. Posso presumere che nell'arco di una quindicina di giorni le cose dovrebbero essere tornate alla normalità.
Qualora però la situazione dovesse permanere invariata potrebbe essere utile un approfondimento diagnostico per ricercare altre possibili cause del disturbo.
Tenendo presente anche che nei disturbi dell'umore e (seppure meno) in quelli d'ansia si può registrare (a livello sintomatico) un calo della libido non su base puramente farmacologica.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli
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dopo
Utente
Utente
Grazie ancora Dottore, seguiremo sicuramemte i suoi consigli.
Cordiali Saluti
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