Depressione per paura della morte

Salve, mi chiamo, vi scrivo per un consiglio sulla situazione di mia madre. Cinque anni fa ha avuto un linfoma non hokgin, è stata molto male ma più che altro è stata molto male psicologicamente, dato che la malattia l'ha presa malissimo. Però si è guarita senza troppi problemi, e anche la piccola depressione che aveva è passata dopo qualche mese. Dopo 5 anni però ha avuto un'influenza (l'influenza di quest'anno, che è stata particolarmente resistente) e lei si è spaventata perchè nessun medico le ha saputo dire che era solo una semplice influenza intestinale, mentre lei chissà cosa credeva di avere. E' stata per almeno 2 mesi senza sapere cosa avesse, e in questi 2 mesi le è tornata la depressione, più forte di prima. Ormai sono passati 8 mesi dall'influenza, ovviamente l'nfluenza è passata ma la depressione no. Oltre alla depressione, credo che il vero problema di mia madre sia la paura della morte. Si controlla ogni ora i battiti (anche se ha fatto tutti i controlli possibili per il cuore), Ogni piccola cosa che ha la esaspera fino all'inverosimile e crede di avere chissà cosa. Aveva problemi al colon, si è fatta la colonscopia enon è risultato niente. Secondo lei aveva battiti troppo alti (85-90, ma lei prende le xanax), ha fatto l'olter e non è risultato niente. Ma non si riesce a tranquillizzare in alcun modo. Oltre le xanax le hanno dato da una settimana un antidepressivo, lo zoloft. Ha paura degli effetti collaterali, ha paua che questo zoloft le abbassi i battiti (adesso ne ha 65 fissi più o meno, ma ha paura perchè in seguito dovrà prendere una pasticca intera,ora solo mezza, e pensa che raddoppiando la pasticca si dimezzino i battiti).
Non sappiamo cosa fare, lei in fondo non crede neanche di essere depressa, anzi non crede per niente alla psicologia nè alla psichiatria. Non crede per esempio che si possa avere un mal di pancia a causa del nervoso. Piange sempre, è disperata e non sappiamo cosa fare. Non va da uno psichiatra privato, va in un centro di igene mentale della mia città, che a mio parere cura le persone in modo molto blando, con pochi appuntamenti mensili (1-2).. ma io non sono medico quindi è solo un mio parere. Cosa potremmo fare noi familiari? Seecondo voi è giusto darle un antidepressivo? Stiamo sbagliando qualcosa? Noi cerchiamo di tranquillizzarla ma parlare con lei è inutile, non ragiona secondo una logica, la paura non la fa ragionare. quindi se le diciamo che 65 battiti sono nella norma, lei con ci crede. Ma non crede neanche ai medici. Grazie di aver letto tutto
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Dai pochi dati e vista l'impossibilità di conoscere sua madre dal vivo le posso dire che le difficoltà dei Centri di Salute Mentale dovute ai tagli al welfare sono enormi, ma l'onestà e la professionalità di chi ci lavora sono l'unica garanzia di cui lei ha bisogno.

L'efficacia dello Zoloft d'altra parte sarà valutabile solo dopo dieci-quindici giorni da quando avrà assunto la dose "standard" di una compressa al giorno. Durante questo periodo i sintomi ansiosi (come da lei descritti) non cambieranno e potranno ovviamente riferirsi anche alla terapia in atto.

Un appuntamento dopo tre settimane-un mese è, sulla base di quanto da lei detto, quello corretto per valutare l'efficacia del farmaco e valutare eventuali alternative.

La psicoterapia necessita di tempi ancora maggiori ma non ho capito se vi fa già ricorso.

La sua ansia di figlio, quella che emerge dal testo è la sua preoccupazione e il suo desiderio di una risoluzione rapida, non è gestibile online nè da uno psichiatra pubblico o privato che sia.

Occore pazienza, amore e attendere che i pochi mezzi efficaci per aiutare sua madre abbiano il tempo necessario per dimostrarsi validi o essere cambiati, secondo un protocollo che, sulla base dei dati limitati dal mezzo che stiamo usando, sembra essere il migliore possibile.

Il significato della vita e delle relazioni familiari, messe evidentemente in gioco in questo modo tanto doloroso, anche potrebbero migliorare, trasformandosi con eventuale ricorso a psicoterapia familiare.

La cosa più importante è sapere che non ci sono rischi oncologici reali e trovare insieme un senso a tutto ciò, ricordando con Vasco Rossi e Darwin, che questa vita un senso non ce l'ha, ma glielo diamo noi.

Dr. Manlio Converti