Lavoro e stigma sociale

Gentilissimo dottore, frequento un centro salute mentale in cui mi è stata diagnosticata una schizofrenia paranoidea. Avrei la possibilità di frequentare una ditta e iniziare un percorso lavorativo ma non ho molte energie e ho difficoltà di apprendimento.
Secondo lei dovrei "sforzarmi" o è meglio rinunciare?
Inoltre risento molto dello "stigma sociale" e trovo difficoltà nell'uscire in strada.
Anche in questo caso sarebbe meglio avere più "coraggio" e uscire?
La ringrazio e la saluto cordialmente
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
di quale ambito lavorativo e di quale qualifica si tratta ?

non esce proprio di casa, o ci esce raramente ? In quali occasioni ha più difficoltà e in quali occasioni ha meno difficoltà ad uscire ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 24 4
Gentile utente,
ogni attività lavorativa che può svolgere può essere fonte di evoluzione e di apprendimento di migliori capacità sociali e personali, ovviamente fino al limite in cui diventi uno stress non gestibile. Non esiste quindi una regola precisa su ciò che è utile fare o non fare, ciò deve essere valutato secondo quanto lei si sente di fare ed in accordo con il suo psichiatra.
Cordialità,

Dr. Roberto Di Rubbo

[#3]
dopo
Utente
Utente
L'ambito lavorativo è tecnico-ingegneristico, sono laureato in ingegneria.
Esco raramente di mattina. Di sera ho molta difficoltà e non esco mai. Quando vengo invitato da amici non ho invece alcuna difficoltà. Se devo fare delle commissioni mi faccio forza ed esco anche da solo.
Cordiali saluti e ringrazio per le risposte
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Sono d'acordo con il mio collega che Le ha risposto prima: l'attività lavorativa può essere fonte di apprendimento di migliori capacità sociali (dunque, può essere molto utile per superare il vissuto di stigma; a maggior ragione se si tratta della Sua propria professione), ma ovviamente fino al limite in cui diventi uno stress non gestibile (e dunque, aggiungo che sarebbe ottimale l'inserimento lavorativo "protetto", nel senso che il datore di lavoro sia al corrente della Sua problematica (non della diagnosi, ma nei termini generali) e possa moderare le iniziali richieste di prestazione e gli eventuali altri problemi relazionali, collaborando con il Suo psichiatra. La Sua motivazione è molto importante, ma, non meno importante è loro aiuto nel mantenere la Sua motivazione).

Voglio dirLe che non solo Lei, ma una persona media, passato un certo intervallo di tempo dopo gli studi, senza impiego e ad unaa certa età, può sentire di avere minori capacità di apprendimento (che migliorano, impegandosi in un lavoro).

Per quanto riguarda "non avere molte energie", potrebbe essere legato anche questo alla disabitudine alla vita più attiva, alla demoralizzazione; ma potrebbe essere anche la questione della terapia farmacologica, che forse andrebbe ottimizzata.