PROBLEMI DI "CONVIVENZA" CON UN BORDER LINE

UN saluto a tutti i dottori dello staff.... premetto che mi è praticamente impossibile riassumere la mia situazione in poche righe, dato che è molto complessa....

Il nocciolo della mia richiesta di aiuto risiede in questo: da 7 anni vivo in funzione della mia ex fidanzata, che è border line....ufficialmente siamo stati fidanzati solo un anno, ma di fatto, me ne occupo in tutto e per tutto....lei ha una grave forma di disturbo border, credo che sia stato causato dalla separazione dei genitori quando era ancora piccola, e poi dal menefreghismo degli stessi, a livello giudiziario e non solo si è sempre sentita fare a "scarica barile"... (ora vive col padre perche con la mamma aveva un rapporto piu conflittuale)

da quando ci siamo conosciuti, poi, i genitori,, entrambi, hanno cercato di scaricarmi le responsabilità della loro figlia il piu possibile, lavandosene quasi completamente le mani (idem il fratello piu grande di lei)...

forse io stesso ero predisposto ad essere un ottimo "codipendente" di un border line, data la mia debolezza di carattere.... fatto sta che ormai da 7 anni, cari dottori, non ho piu una mia vita, lei mi ha eletto a "psicologo, badante, tassista (dato che non guida) e infermireie di fiducia,...sono arrivato a dover chiedere il permesso se voglio andarmi a fare una pizza con degli amici o un'altra ragazza, e vi rendete conto voi stessi che cosi non posso continuare, sono arrivato alla frutta....

Da 2 o 3 mesi (forse dovevo farlo prima) sto andando io stesso da uno psicologo, che mi ha consigliato fin da subito di interrompere ogni tipo di rapporto e frequentazione con questa persona.... però forse tutti (psicologo compreso) perdono di vista come un border line riesca a tenere in pugno chi gli sta intorno (e si lascia soggiogare come il sottoscritto).... se la lascio a casa una sera, è capace di imbottirsi di psicofarmaci per farti sentire in colpa....(se dovessi contare tutti i "cocktails" che si è fatta e le volte che l'ho accompagnata all'ospedale, perderei il conto).... altre volte si è resa protagonista di atteggiamenti non già auto bensi etero aggressivi (schiaffi, calci, dati in piena crisi isterica), una volta ricordo che mentreguidavo si stava aggrappando al volante della mia macchina e per miracolo non ho fatto un incidente....

insomma, è una persona che non puo stare da sola....e dato che chi se ne dovrebbe occupare in primis (familiari) non lo fa, io non posso continuare a farlo a vita.... a questo punto, vorrei chiedervi se esistono mezzi legali per un ricovero coatto a lunga durata, presso centri specializzati (beati i manicomi quando esistevano), perche è diventata una persona estremamente pericolosa per sè e per gli altri.

Forse posso sembrarv duro e cattivo, ma sono solo una persona esausta
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Non esistono ricoveri come richiede.

Ha la libertà di non frequentare più questa persona senza doversi sentire in colpa.

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dopo
Utente
Utente
dottore, La ringrazio per la risposta, diciamo che sto facendo un lavoro con lo psicologo per uscire da questo stato di "codipendenza" che deriva dal fatto che mi accollo responsabilità che non sono le mie....

tuttavia mi perdoni lo sfogo, ma non riesco a concepire come in un Paese che voglia definirsi civile come l'Italia, chi ha problemi mentali di qualsiasi genere, non sia in grado di ricevere un aiuto qualificato..... se una persona non è in grado di stare da sola perché altrimenti si fa del male, un familiare/amico/parente è tenuto a dover lasciare il lavoro per tenerla sotto controllo? oppure deve sempre pregare Gesù Cristo che, tornando la sera, la trovi viva e vegeta come l'ha lasciata la mattina?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Esistono altri modi di accoglienza ma certamente non la costrizione.

Altrimenti sarebbe stato inutile chiudere i manicomi.
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dopo
Utente
Utente
buongiorno, dott Ruggiero, e mi perdoni la mancat tempestività nel ringraziarLa ulteriormente per l'attenzione che mi sta dedicando....Ho visto solo ora la notifica della Sua risposta.

Che dire, se per manicomi vogliamo intendere quelli del film "qualcuno volò sul nido del cuculo" ovvero centri di "esclusione sociale" dove internare chi abbia problemi di mente per non dare più fastidio al prossimo, sono d'accordo con Lei sull'utilità della loro chiusura....

però, nella mia esperienza di amico stretto di una persona border line, non posso dirmi molto soddisfatto di come sia gestita la cura di persone con problemi psichici da parte della sanità pubblica.... non so quale santo mi ha aiutato nel convincere questa ragazza a riprendere una terapia, e nonostante avesse un ricco "curriculum" di tentati suicidi alle spalle, oltre che di manifestazioni di aggressività eterologa, i tempi di attesa per la prima chiamata sono stati di svariati mesi, e la ricorrenza con cui viene chiamat per le sedute dallo psicologo della mutua è di una volta ogni due o 3 settimane.....troppo poco, per un caso così complesso come il suo....

e purtroppo non tutti abbiamo la disponibilità economica per poterci permettere uno psicologo privato...

Sul fatto della costrizione, ci sarebbe da scrivere pagine di inchiostro.... sono ben convinto della libertà inviolabile di ogni individuo, sempre che però questa libertà non vada a intralciare la vita o la libertà altrui.... forse saranno i miei studi giuridici a farmi parlare cosi, ma credo fortemente in cio che dico....

Da un punto di vista medico/psichiatrico, Lei saprà di gran lunga meglio di me, che una buona percentuale di soggetti border line non riconosce la propria malattia, e rifiuta ogni tipo di cura, condizionando però ancor di più le persone che stanno intorno, che sono combattute tra il desiderio (inviolabile anche questo) di voler e dover vivere la propria vita, e il senso di responsabilità verso queste persone, che "non controllate" rischiano continuamente di mettersi o mettere il prossimo nei guai...

Non mi fraintenda dottore, non voglio aprire un dibattito o un contraddittorio con Lei, dal punto di vista etico, perché su quello siamo sulla stessa lunghezza d'onda, ma da un punto di vista pratico, non riesco a vedere soluzioni degne di questo nome.

Cordialità.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Ci sono delle questioni che però fanno parte di altri aspetti.

Il primo è che lei vuole prendersi carico di una situazione che non dovrebbe formalmente appartenerle.

Il secondo è che gli strumenti adottabili per questa persona esistono e devono essere presi in considerazione dai familiari e dalla paziente stessa.

Non esiste luogo di obbligatorietà delle cure se non i manicomi che sono stati chiusi oltre 40 anni fa.