Forte ansia ed incapacità

Cari Dottori,
ho 57 anni e da tutta la vita soffro di ansia generalizzata molto intensa con un sottofondo depressivo a volte più evidente.
Mi meraviglio molto nel leggere le tante richieste fatte da persone che si definiscono depresse e/o ansiose:sono scritti ben articolati, lucidi e talvolta piuttosto lunghi...
Io, invece, pur aveno delle capacità che mi derivano dai miei studi e dall'esperienza fatta nel campo della scrittura,in questo momento sto facendo una fatica immensa a concentrarmi per rivolgervi la mia domanda, vorrei avere una bacchetta magica che lo facesse per me.
Non ho energia sufficiente per farmi venire i pensieri, le parole, tanto meno emozioni o un po' di ironia.
E' come se mi sentissi la testa vuota, e completamente stupida...
Allora mi chiedo se sto forse peggio di tutti quelli che scrivono, e che fanno cure anche abbastanza pesanti, nonostante conduca una vita quasi normale.
Ho provato vari antidepressivi suggeritimi negli anni dagli psichiatri da me conultati, ma gli effetti collaterali sono devastanti e mi inducono a smettere dopo qualche giorno, rimpiangendo il mio stato ansioso preceente, da sempre alleviato con benzodiazepine di cui, per fortuna, continuo a sentire l'effetto.
Mi è stato consigliato di provare con l'efexor, ma la paura degli effetti collaterali è tanta...
Forse sono condannata a convivere con l'ansia e a continuare a curarla con i sedativi per tutta la vita, anche perchè devo ire che, dopo l'assunzione di un ansiolitico non solo mi si calma l'ansia ma migliora notevolmente il tono ell'umore.
Potrebbe questa indicazione riuscire a farvi capire di che tipo di patologia soffro?
Aggiungo che ogni fatto ella vita è per me fonte di preoccupazione, e se bello, di super eccitazione, come se tra me e la realtà non vi fossero diaframmi o cuscinetti di protezione.
Quello che maggiormante mi infastidisce è che l'ansia mi toglie la facoltà di pensare ed azzera le mie performance, cosa che mi distrugge dal punto di vista lavorativo e sociale.
Grazie se mi vorrete aiutare
S.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

anche il suo consulto è molto ben articolato e chiaro. Ma la sua percezione non è tale, perché c'è una eccessiva attenzione, in chiave negativa (dubbio, autocritica, paura) alle cose ancor prima di farle. La stessa cosa si applica alle cure: nelle prime due settimane l'effetto può benissimo essere peggiorativo su alcuni sintomi, ma soprattutto è un ribaltamento dell'aspettativa di miglioramento immediato (mi aspetto di stare subito almeno un pochino meglio, invece sto peggio). Questo non accade con le benzodiazepine e quindi ci si lega più facilmente.
Il percorso corretto è però quello indicatole dagli psichiatri. Una cura base che ci mette un po' a funzionare e non le bendodiazepine come farmaco continuativo.
Riprenda con uno degli psichiatri il discorso e completi un ciclo di trattamento. Dopo un mese circa di solito si vedono risultati e ci si rincuora.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile Signora,
non posso che concordare con il collega Pacini e confermarle che una volta individuato il disturbo, la terapia possibile si può avvalere di diversi e numerosi farmaci con profilo di tollerabilità molto diverso. I farmaci di ultima generazione, tra cui anche l'efexor da lei nominato, presentano un profilo di tollerabilità di gran lunga più favorevole rispetto ai vecchi farmaci con la medesima azione. E' chiaro che la sensibilità personale può variare di molto da un individuo all'altro. Tuttavia è anche vero che può influire molto l'aspettativa personale, per cui in genere ai miei pazienti che manifestano uno spiccato timore per qualsiasi tipo di effetto avverso, consiglio di non leggere il "bugiardino" dove sono riportati anche effetti molto rari o rarissimi, altrimenti rischiano di "sentirseli" tutti o quasi; piuttosto preferisco che mi esprimano i loro dubbi e che chiariamo insieme quello che può essere un effetto avverso o una esacerbazione di sintomi ansiosi già presenti e così via. Non perda l'occasione di trovare il trattamento più adeguato alla sua situazione. Si fidi dei consigli dello specialista che la segue e abbia la pazienza di attendere le poche settimane che occorrono per le prime manifestazioni degli effetti terapeutici.
cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Utente
Utente
Grazie per le risposte.
in effetti è vero che quello che mi impedisce di vivere più serenamente è una ipervigilanza ( quello che penso dico faccio sarà giusto? mi condanneranno per questo? penseranno che sono cattiva, o stupida? ecc.. cosa accadrà tra cinque minuti? se faccio questo...se succede quello...) insomma un modo di vivere francamente insopportabile.
Senza contare il senso di fretta e di impazienza per cui vorrei che una cosa fosse finita prima d'iniziarla!
La mia affezione agli ansioltici è legata anche al fatto che, quando li assumo, non solo scompaiono tutte queste domande e torture della mia mente, ma miglioro tutte le mie performnces: in particolare riesco a dedicarmi alla scrittura che amo molto, alla lettura, ad una amichevole e spontanea conversazione con gli amici, insomma mi sembra di dare il meglio di me.
E' possibile ottenere tali effetti con gli antidepressivi?
L'efexor, agendo sulla noradrenalina, non potrebbe renedermi più ansiosa?
Spero esista la cura anche per me, e sono disponibile a cercarla, ma non posso correre il rischio di stare così male i primi giorni, da desiderare solo di morire...
Possibile non si rieca ad individuare, a-priori- un farmaco d'elezione per casi che presentano sfumature diverse?
per esempio, nel mio caso, io sento chè è proprio l'ansia che mi causa la depressione.
Nei periodi, per fortuna rari, nei quali mi sveglio depressa, demotivata, "morta dentro" anche l'ansiolitico non ha su di me nessun effetto, tanto da farmi rimpiangere i momenti di ansia acuta, che con le benzodiazepine si sciolgono facendomi gustre la normalità!
Vi ringrazio di cuore se vorrete illuminarmi ancora...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
A giudicare quale farmaco può essere migliore c'è apposta lo psichiatra, da cui però vedo che non è andata. Non è chiaro cosa stia aspettando, non vedo l'utilità di queste riflessioni senza intervenire. Si tratta di domande non importanti oppure si pone problemi che ingigantisce a priori (stare "così male" i primi giorni che significa ? Così come ? Come ha paura di stare ? Questo è l'espressione di una paura non un ragionamento, siamo di nuovo al fatto che adesso è ansiosa, questo lo sappiamo già. L'antidepressivo non è una droga, è un farmaco curativo. Se lei stesse bene prendendo gli ansiolitici non saremmo in questa situazione, quindi non deve convincere noi che gli ansiolitici sono "buoni" e utili, ci sta dicendo lei che non sta bene nonostante l'uso di questi farmaci.
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Utente
Utente
gentile Dott. pacini, io agli psichiatri ci sono stata parecchie volte, ma, o sarò sfortunata nella scelta, o non so per quale motivo, ma la mia ipersensibilità agli antidepresivi ha fatto sì che io stessi malissimo sia con il seropram, che con il cipralex, per non parlate dei triciclici!
Stare malissimo signica obiettivamente, paralisi completa di tutte le attività, costante desiderio di suicidio e confusione mentale:uno stato che potrei sopportare soltanto se ricoverata in una clinica.
Quello che chiederei ad uno psichiatra è una minore tendenza all'omologazione ed una maggior attenzione alla specificità del caso, considerato che oggi i farmaci antidepressivi agiscono selettivamente.
Il fatto che in ma prevalga lansia e sia questa la fonte del mio disagio, non puo' di per sè escludere alcune molecole a favore di altre?
LEfexor mi è stato consigliato tempo fa da uno psichiatra di Roma, città nella quale non risiedo,per cui non ho mantenuto i contatti. Però vorrei fare anche questo tentativo.
Come vede mi fido molto di voi specialisti,e, una volta tanto. la mia non è ansia, ma preoccupazione realistica sugli effetti del farmaco (non leggo nemmeno i bugiardini, parlo per esperienza personale)
Molto tempo fa, a Pisa, mi consigliarono il Buspirone, ma vedo che non esiste più in commercio.
Ringraziandola le esprimo i segni della mia stima e le ribadisco che mi sono sentita capita quando ha colto l'eccesso di autocritica (io lo chiamo il mio "tribunale interno"
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Utente
Utente
Chiedo scusa per gli errori di scrittura...è che sono anche un po' cecata!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Se la risposta agli antidepressivi è stata quella, non è cosa strana ma una possibile ipotesi, frequente come spiegazione, è che si tratti di una depressione bipolare, anche se non c'erano elementi clinici chiari nel passato. Questo condiziona la risposta agli antidepressivi in un senso sfavorevole, e orienta a basare la terapia su altri schemi.
Riguardo a "Quello che chiederei ad uno psichiatra è una minore tendenza all'omologazione ed una maggior attenzione alla specificità del caso" le cose non stanno così perché se si curano le persone in maniera personalizzata dall'inizio, non esiste alcun parametro in base a cui decidere. Si tenta di definire categorie per poter operare in maniera prevedibile. Per questo la maggior parte degli elementi personali, una volta utilizzati per raggiungere la diagnosi, non sono incorporati nelle decisioni terapeutiche. Poi che abbia avuto sfortuna tecnicamente può darsi, e c'è anche il lato umano che conta, ma che consiste se mai nello spender tempo per spiegare alla persona i meccanismi della sua malattia ed evitare che si tormenti o si colpevolizzi inutilmente.
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Utente
Utente
Quello che maggiormente mi preoccupa e mi mette a disagio è una sorta di inibizione del pensiero, di cui mi rendo conto quando, dopo l'assunzione di benzodiazepine, la mia mente va veloce e leggera come una barca a vela tra i flutti delle onde delle emozioni.
In quei momenti mi sento me stessa e sono capace di parlare in maniera convincente, di "sentire" quello che veramente desidero, di scrivere di getto delle cose anche piacevoli poi da rileggere....
Senza il mio ansiolitico, sono un'altra persona: costantemente autocritica ed inibita.
la notte di meno, ma durante tutto il giorno è così, tanto da dover ricorrere a frazioni di compresse anche4 o 5 volte al di' soprattutto prima di un colloquio, di un lavoro, di una situazione in cui vorrei dare il meglio di me stessa.
Il mio vero problema è l'ansia, e non la depressione (secondaria ad essa).

In ogni caso non ho mai avuto una attacco di panico...il mio panico è costante e non acuto, se , da profana, posso dire in questo modo...

Mi risulta che abbiano tolto il buspirone dal commercio.
Possibile che non esista una cura specifica per la sola ansia?
Grazie se avrete ancora la pazienza di rispondermi
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Il suo vero problema non lo decide lei, deve farlo inquadrare da un medico. Per chiunque il vero problema è l'ansia, è uno dei pochi tipi di sintomo psichiatrico che le persone sanno riferire e identificare, ma non significa che sia il bersaglio giusto.
L'ansia si può risolvere utilizzando farmaci non ansiolitici. Tutti i farmaci per i disturbi d'ansia non sono farmaci ansiolitici ma antidepressivi, quindi non c'è questa corrispondenza lineare.
Gli ansiolitici in autogestione sono privi di utilità nel tempo, infatti lei li usa ma non sta bene. hanno una loro tossicità e potenziale d'abuso, quindi non sono consigliabili come terapia a lungo termine.

Lasci perdere quest'idea di dover identificare lei il tipo di farmaco che serve. Deleteria.
I risultati comprendono ovviamente anche la riduzione dell'ansia, ma lo strumento per ottenerli non lo può scegliere lei.
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