Quetiapina e dipendenza da alcol

Gentili dottori,
Mi riferisco in particolare al dott.
Pacini in quanto questo consulto è collegato al precedente in cui ho instaurato un proficuo colloquio con lui e in quanto tratto una tematica su cui lui è un esperto.
Non so perchè il sito non mi ha permesso di continuare il precedente consulto.

Come detto precedentemente soffro di un disturbo dell'umore con componente ossessiva e mancanza di motivazione (so che non è una diagnosi ma la mia psichiatra mi ha detto questo).
Dopo vari aggiustamenti da gennaio la mia cura è stata nortriptilina 30 mg e olanzapina 7.5 mg.
È andata meglio sia sul fronte umore che sul fronte ossessioni soprattutto con l'arrivo dell'estate che mi ha visto impegnato in vari impegni sociali e ha fatto sì che conoscessi la mia nuova ragazza di cui sono molto innamorato.
A fronte di ciò la dottoressa ha eliminato la nortriptilina e ha abbassato la dose di olanzapina a 2.5 mg, ovviamente gradualmente.
Durante l'estate, un po' per cercare di colmare il vuoto lasciato dall'assenza di cannabis, un po' per l'euforia delle tante notizie positive, un po' per la mia tendenza a ricercare le sostanze, ho cominciato gradualmente a bere di più e ogni sera, spesso in compagnia ma anche da solo.
Sono andato avanti considerandolo un piacere dal momento che non mi dava problemi di carattere psichiatrico a differenza della cannabis.
Da settembre sia la mia ragazza che i miei amici più stretti sono partiti per studiare nei rispettivi poli universitari.
Da qui un crescente aumento delle ossessioni, dello stato abulico, della tristezza, della noia e delle dipendenze.
Sono arrivato a bere una bottiglia di vino rosso la sera e due bottiglie di birra da 33 cl e gradazione 9 gradi il pomeriggio, e sono arrivato a fumare un pacco di sigarette al giorno.
A fronte dei cambiamenti dell'umore la dottoressa ha sostituito olanzapina con quetiapina che ho gradualmente aumentato e ora assumo al dosaggio di 25 mg il pomeriggio e 37.5 mg la sera e mi ha detto di aggiornarci costantemente.
Io le ho parlato apertamente dell'abuso di alcol (non parlo di dipendenza perchè non mi è stata diagnosticata ancora, forse perchè la mia psichiatra è spesso reticente nel fornire diagnosi) e di quanto questo abuso possa influire sulla mia attuale condizione fisica, e ho anche espresso la volontà di essere supportato, anche farmacologicamente se necessario, per smettere.
La dottoressa ha sminuito il tema alcol dicendo di tentare di smettere e che, al massimo, modulava la dose di quetiapina in base all'andamento del mio disturbo.
Mi ha inoltre detto di parlare del tema dipendenze con lo psicologo, con quest'ultimo parlo sempre di ciò e lui sostiene sia più una manifestazione del doc.
Volevo chiederle, gentile dott.
Pacini, cosa pensa in merito alla considerazione che la mia psichiatra pone in merito all'abuso di alcol?
Non sarebbe necessario intervenire secondo lei?
La ringrazio e le porgo cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Con quei dosaggi è ipotizzabile un sostanziale "nulla" terapeutico, considerando oltretutto che la loro azione avviene su un terreno alcolico costante.
Se Lei cerca un effetto alcolico, lo gradisce e ne trae una qualche utilità, pur con aspetti negativi che forse sperimenta, o comunque sono insiti nell'esposizione cronica, si parlerebbe di abuso. La dipendenza è quando Lei non riesce a controllare l'assunzione come vorrebbe, né a impedirla nonostante non ne tragga più beneficio e anzi ne possa avere consapevolmente dei danni.
In entrambi i casi la cura va adeguata.
Non vedo cosa c'entri il doc a meno che non beva consapevolmente per controllarsi le ossessioni.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Pacini, la ringrazio per la risposta. Le spiego meglio il mio rapporto con l'alcol. Quando decidevo di smettere con la cannabis lo facevo e basta, certo poi magari avvenivano le consuete ricadute, ma nell'immediato smettevo. Ora penso spesso di smettere con l'alcol ma non ci riesco. La mattina mi sveglio triste e pieno di ossessione ma, una volta che trascorre una mezz'oretta e che prendo pienamente coscienza di me, l'umore e il pensiero sembra stabilizzarsi. Poi con l'imbrunire comincio a stare male e riccorro all'uso di alcol. Ogni mattina mi prometto di smettere ma poi torno sempre a bere. Noto svariati effetti negativi (seppure rispetto alla cannabis l'impatto negativo psicologico sembra essere più ridotto, e ciò mi ha portato a continuare) : fra questi vi è perdita di memoria nel periodo in cui sono sotto effetto, anche se sono semplicemente brillo o molto brillo, La mattina ho continua sete, a volte dormo 10 ore o più, scarsissima motivazione. Lo psicologo sostiene che sono neccessari delle analisi del sangue per valutare la mia condizione fisica ed eventuali parametri epatici. So che non è un medico infatti chiederò alla psichiatra appena la sento, secondo lei delle analisi sarebbero opportune? Infine le volevo chiedere se pensa sia da rivedere il dosaggio della quetiapina o se secondo lei andrebbe adottata una strategia terapeutica differente? L'aumento delle ossessioni può essere imputato all'abuso alcolico?
La ringrazio per la solita e pronta disponibilità e le porgo cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
P.S. la dottoressa ha detto di provare con una sospensione graduale, ma io le ho risposto che con me questo tipo di pratica è fallimentare in quanto non riesco a controllare l'uso e se dovessi assumerne meno mi salirebbe solo la frustrazione e l'irritazione per non aver ottenuto l'effetto desiderato. Avevo già provato con la cannabis con risultati pessimi. È d'accordo con la dottoressa o in generale pensa che lo scalaggio di una sostanza non sia la pratica elettiva?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Sospensione graduale dell'alcolico ? Se ha una dipendenza non si riesce, proprio questo il problema.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
Appunto, con me infatti questa tattica è stata fallimentare. La mia psichiatra nel suo campo (disturbi dell'alimentazione) è stimata in tutta la regione,ma probabilmente in tema dipendenze ha meno dimestichezza di altri specialisti che si occupano di questo come Lei. Mi consiglia di sentire il parere di un altro esperto? Alla luce del fatto che la mia psichiatra conosce bene la mia anamnesi e mi cura da tempo ma, parallelamente, dimostra meno dimestichezza di altri nell'ambito dipendenze. Inoltre Lei prima aveva mosso qualche perplessità in merito alla terapia. Ovviamenti non chiedo suggerimenti nè tantomeno prescrizioni, ma in linea generale secondo Lei sarebbe da rivedere il dosaggio di quetiapina o adottare una strategia terapeutica differente che consista nel cambio di classe farmacologica?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Se non riesce a controllare l'uso di alcol, va verificato in termini diagnostici questo, cioè in pratica: dipendenza o no ? - Dopo di che la cura va impostata mettendo come priorità la risoluzione di questo aspetta, senza il quale anche le altre cure tendono a non funzionare bene (o comunque non sono spesso neanche garantite perché le sperimentazioni vengono fatte su non bevitori).

Dr.Matteo Pacini
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