Riduzione della terapia

A seguito di un paio di attacchi di panico avuti nell'estate dell'anno scorso, ad ottobre 2008 ho iniziato una cura con Cipralex 10 mg da prendere la sera e compresse di Compendium da 1,5 mg mattina e sera.
A marzo 2009 lo specialista mi ha cambiato le compresse di compendium in gocce e cercato di ridurre la Cipralex, ma non ci sono riuscita perchè stavo di nuovo male.
Da maggio ho iniziato di mia volontà a ridurre a poco a poco le gocce partendo da 20 fino ad arrivare a 8 e ho ridotto di pochissimo la Cipralex togliendo la punta.
Da qualche giorno non sto più bene.... sento sempre freddo nonostante i 35 gradi, ho palpitazioni e stanotte ho avuto un senso di soffocamento che stava sfociando in attacco di panico che per fortuna non è arrivato.
Poichè ho due noduli alla tiroide a inizio mese ho effettuato la visita di controllo e l'endocrinologo ha riscontrato che il dosaggio di 75 mg è eccessivo rispetto al mio peso perchè ho i valori di TSH e TH3 fuori norma, però mi ha consigliato di eliminare la pillola la domenica e ripetere le analisi a settembre.
Ora mi chiedo: questi disturbi potrebbero dipendere dalla riduzione della terapia per la depressione o da eccesso di Eutirox??
Leggendo il bugiardino di entrambi i farmaci sembrerebbe che dipenda da entrambi.
Io voglio liberarmi dalla terapia perchè desidero una gravidanza, ma come si fa uscire dall'assuefazione??
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Ha autogestito la cura con risultati prevedibili. Le cure per un disturbo di panico non devono durare così poco, altrimenti è naturale che vi siano immediate ricadute.
L'adeguatezza di una terapia tiroidea si misura con gli esami ormonali (quella è la ragione per la riduzione della dose. Certo, alcuni sintomi possono dipendere da un eccesso di eutirox (se i valori sono sopra il limite massimo della fascia di normalità), ma lei ha comunque una diagnosi di disturbo di panico per cui è in cura, quindi non confonda le due cose.
Non esiste la necessità assoluta di sospendere la cura perché in futuro si desidera avere una gravidanza, altrimenti le donne non potrebbero mai curarsi per nessuna malattia.
Il suo concetto di dipendenza è paradossale, lei scorda che ha un disturbo e che, se vuole tenerlo sotto controllo e portarlo a estinzione, va curato. Sull'ansiolitico è corretto affermare che l'assunzione continuata non ha scopo e induce semplicemente assuefazione e inutile legame psicologico, l'altro farmaco è semplicemente il farmaco da cui dipende la risoluzione dei sintomi, almeno finché la malattia biologicamente non si spenge.
Contatti il suo psichiatra e si faccia guidare da lui come faceva in precedenza, o chieda un secondo parere. L'unica critica tecnica è la riduzione della cura dopo un periodo così breve, forse però indotta da sue insistenze in questo senso.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2008 al 2012
Ex utente
Gent.mo Dr. Pacini, la ringrazio per la celere risposta.
Concordo con lei in tutto ciò che dice, ma vorrei capire meglio come poter gestire una eventuale gravidanza con la terapia che sto seguendo in quanto il mio ginecologo ritiene che questi farmaci sono dannosi per il feto.
Poichè ho 36 anni e sono sposata da due anni non vorrei più aspettare, ma nello stesso tempo ho paura di essere "intossicata" da questi farmaci con conseguenze sul bambino.
Lei cosa mi consiglia?
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

il numero verde 800883300 riferisce le ultime notizie sulla tossicità dei farmaci in gravidanza. Lo chiami e poi ne informi il ginecologo.
Per quel che riguarda il pensiero che avendoli presi rimanga una qualche traccia tossica sul feto dopo averli smessi, è infondata.
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