Scatti di rabbia bambino 6 anni

Buongiorno, ho un bambino di 6 anni che ultimamente soffre di crisi di rabbia che manifesta con urla, pianto.
I motivi sono diversi, dal semplice voler fare quello che vuole.
Caratterialmente è un bambino che vuole sempre prevalere, vuole sempre essere al di sopra degli altri e non ammette sconfitta, piuttosto trova delle scuse.
A scuola le insegnanti lo descrivono come un bambino molto tranquillo, rispettoso delle regole, educato e sensibile, tutto il contrario di come si comporta a casa con noi.
Anche quando va a calcio i mister lo descrivono allo stesso modo.
Con noi invece assume un comportamento di difesa, non ascolta e fa sempre i capricci per tutto, soprattutto per il mangiare (infatti è un bambino al limite del peso per la sua età, perché non mangia molto).
Abbiamo provato con le ricompense, dandogli degli stimoli, usando parole che lo motivassero e offrendogli anche aiuto, ma non ha funzionato come ovviamente non funziona neanche metterlo in punizione o sgridarlo, ha sempre una risposta per tutto e piange davvero tanto, senza poi riuscire a spiegare perche.
Io mi chiedo solamente perche a scuola riesce a gestirsi mentre a casa con noi no?
Risulta addirittura maleducato, anche quando usciamo in quanto non gli interessa delle persone che ha intorno a sè.

Pensate sia il caso di una valutazione da uno specialista oppure potrebbe essere una fase dettata dall’età?
Fino a qualche mese fa era un bambino tranquillo, obbediente
Grazie mille, cordiali saluti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
i consulti che ci vengono richiesti prevedono una buona dose di serietà anche da parte dell'utente.
Sulla sua scheda lei dichiara peso, altezza e data di nascita poco verosimili.
Può confermarli o rettificarli, per favore?

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Buonasera, ho rettificato i miei dati sulla scheda.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile signora,
lei riferisce che il bambino viene definito sia a scuola che nell'ambiente sportivo "molto tranquillo, rispettoso delle regole, educato e sensibile".
Da lei, madre, viene invece descritto così: "è un bambino che vuole sempre prevalere, vuole sempre essere al di sopra degli altri e non ammette sconfitta, piuttosto trova delle scuse", e ancora: "Con noi invece assume un comportamento di difesa, non ascolta e fa sempre i capricci per tutto, soprattutto per il mangiare".
A casa il bambino deve "difendersi"? E da cosa?
Inoltre qui potremmo aver colto un nodo del problema: l'insistenza perché un bambino mangi per forza è uno dei fattori che possono scatenare le peggiori reazioni.
Spero non siano riferite al "problema" cibo anche le frasi seguenti: "Abbiamo provato con le ricompense, dandogli degli stimoli, usando parole che lo motivassero e offrendogli anche aiuto, ma non ha funzionato come ovviamente non funziona neanche metterlo in punizione o sgridarlo".
Se si è creata la fissazione genitoriale di imporre al bambino per forza una certa quantità di cibo, l'opposizione di suo figlio è in parte spiegata.
Purtroppo quando il genitore, peggio ancora anche altri familiari, entrano nell'idea perversa di voler per forza rimpinzare il bambino contro la sua volontà, si innesca un meccanismo che non è facile smontare, certo non con un consulto a distanza.
Il bambino viene ritenuto "colpevole" di essere sottopeso (anche se è nei limiti, com'è il caso di suo figlio), e si butta su di lui una responsabilità non sua, infatti lei scrive: "Io mi chiedo solamente perché a scuola riesce a gestirsi mentre a casa con noi no?"
E' lui che deve riuscire a gestirsi, o piuttosto voi che dovete smettere di esasperarlo?
Potreste provare, almeno riguardo i pasti, a seguire queste semplici regole: non più di cinque pasti al giorno (colazione - spuntino a scuola - pranzo - merenda - cena); niente extra, specie poco prima dei pasti principali, e niente cibo spazzatura (no patatine fritte, merendine confezionate, etc.).
Nei pasti in comune, poche o nessuna distrazione: niente televisore acceso, meno ancora telefonini, niente discussioni accese o liti.
Sì alla serenità, alle voci pacate; cibi sani, vari e appetitosi, PORZIONI PICCOLE (le porzioni eccessive scoraggiano il bambino: se ne vuole di più sarà lui a chiedere); NESSUNA ATTENZIONE a come si comporta col cibo (non lo guardate, non fate commenti, non chiedete neppure se gli piace).
Se non finisce la sua porzione entro un tempo ragionevole (a sei anni il tempo massimo di ciascun pasto è di circa quaranta minuti), chiedetegli se ha finito e provate a togliergli il piatto. Non permettetegli di alzarsi da tavola prima degli altri, se non nel caso debba andare al gabinetto.
In ogni caso non prolungate il pasto oltre i sessanta minuti, togliendogli dolcemente il piatto e annunciando che se vuole può riaverlo a merenda, o a cena, insomma al pasto successivo.
Il bambino così rieducato acquisisce serenità e ritrova l'appetito.
In genere chi non riesce ad attuare questo semplice metodo è il genitore, più spesso la madre, ma talvolta il padre o la nonna, per una forma di dominio sul bambino mascherata da sollecitudine per la sua salute.
Immagino che già mentre leggeva lei abbia pensato che queste semplici regole sono impossibili. Così appaiono specialmente a quei genitori che a loro volta presentano disturbi del comportamento alimentare.
Pensi al bene del bambino, alla sua crescita serena, al suo buon rapporto con lei e gli altri familiari, e cerchi di attuare il meglio per lui.
Se non dovesse riuscirci cerchi l'aiuto della pediatra o del Consultorio Familiare.
Auguri. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com