Separata da due anni non so se fare un passo indietro

Salve, desideravo sottoporre alla vostra attenzione la mia situazione.
Separata da più di due anni da un marito con il quale ho sempre avuto un rapporto di sintonia, amore, fiducia e rispetto ma con il quale era venuta a mancare totalmente la sfera della sessualità (a causa mia) per via di una serie di vicissitudini e difficoltà familiari che ci avevano allontanato.
Abbiamo un figlio di 12 anni e il nostro rapporto é continuato, in questi due anni, ad essere di affetto, rispetto, sostegno reciproco e frequentazione, anche da separati (non passa giorno senza che ci sentiamo più volte e non solo per questioni inerenti la gestione del figlio).
Ho contemporaneamente iniziato una relazione con un altro uomo che all’inizio prometteva bene ma che nel tempo ha portato alla luce differenze caratteriali profonde e di stile di vita.
Anche in questo caso ho avuto la fortuna di incontrare un uomo che mi stima e ama ma con profonde difficoltà a fidarsi, a rispettare gli spazi di vita di persona pensando che in coppia tutto debba essere coppia altrimenti non é sintomo di amore.
Questo modo di vedere le relazioni é molto lontano dal mio e nel tempo le continue liti e i suoi sospetti e accuse di non essere una persona adatta a vivere bene le relazioni di coppia mi hanno emotivamente allontanata.
La sfera sessuale va benissimo, quella relazionale, appunto, meno.
Inoltre ho difficoltà ad accettarmi come donna separata, a pensare di non essere più la moglie di mio marito (non per gelosia ma per senso di famiglia e anche per come io mi vedo e sento nel mondo dopo aver costruito e mandato avanti una relazione nella quale credevo profondamente.
Ho pure difficoltà a dichiarare di esssre separata se conosco una persona che non lo sa, o a guardare la mia mano pensando che non ha più la fede.
Se penso al mio futuro, inoltre, non immagino la possibilità di un nuovo matrimonio, di un’altra persona a casa, di un altro assetto familiare perché quello l’ho già costruito e non mi sento distaccata a tal punto.
Tutto questo mi mette dei profondi dubbi e mi chiedo costantemente se forse non farei meglio a ripensarci e se le motivazioni che mi hanno spinto a prendere questa decisione non siano state quelle errate.
Ho bisogno di un aiuto.
Grazie mille.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile signora,
il suo dubbio, se non affrontato con l'opportuna serietà, rischia di alterare la vita di quattro (forse cinque) persone, e di far compiere a lei qualche passo non sufficientemente meditato, che a quanto pare non sarebbe nemmeno il primo.
Le sto suggerendo di procedere a qualche incontro con un* psicolog* espert* nelle relazioni, perché online troppi elementi rimangono oscuri e troppi suoi desideri-bisogni-resistenze appaiono dolorosamente contraddittori.
Lei parla di una sfera della sessualità compromessa col suo ex marito, e invece perfettamente realizzata con un nuovo partner.
Parla di incomprensioni nella sfera delle abitudini e della relazione personale con questo secondo uomo, mentre col suo ex su questo piano l'intesa era buona: possibile?
E le "vicissitudini e difficoltà familiari che [vi] avevano allontanato", fino ad uccidere la sessualità, fino a costringere lei alla separazione, dove sono finite? Dimenticate, in nome di una sua visione del matrimonio che però due anni fa si era eclissata?
Al momento di separarsi lei era già innamorata del nuovo partner, o si è presa il tempo di riflettere, parlando a cuore aperto con quello che era suo marito, e andando in terapia di coppia?
Suo marito non ha dato alcun segnale di voler contrastare, all'epoca, la vostra separazione? L'ha accettata, come se tra di voi non ci fosse nessuna speranza di ricominciare, e soprattutto nessun attaccamento?
Lei è certa che lui non abbia al momento una vita più appagante di quella che è stata la vostra vita coniugale, con una partner, o anche con svariate frequentazioni?
Le pongo queste domande perché rifletta sulla necessità di consultarsi con qualcuno che possa, da una posizione non coinvolta emotivamente, e da esperto, farle valutare bene cosa desidera, cosa può davvero realizzare, come soprattutto può evitare altri scossoni emotivi ad un figlio di dodici anni, e non solo a lui.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Sicuramente ho in progetto (prenderò contatti prossima settimana con la mia asl) di iniziare un percorso. Aggiungo alcune informazioni aggiuntive rispetto alle lecite domande poste. Con il mio ex marito si era tentata anche una terapia di coppia per cercare di risolvere rancori e nodi pregressi che ci avevano portato ad un allontanamento progressivo, sia mentale che fisico. Piano piano non era venuta a mancare solo la sessualità ma anche la tenerezza di un abbraccio o di un bacio. C’era quasi imbarazzo nel dolore di qualcosa che stava prendendo una strada imprevista e inaspettata per entrambi. I problemi economici, la scarsa maturità di entrambi nell’affrontare le difficoltà familiari e di coppia. La separazione sicuramente é stata una profonda e dolorosa riflessione. La decisione é stata presa anche perché non credevamo fosse corretto dare questo esempio e modello di relazione di coppia a nostro figlio. La nuova relazione é inziata subito dopo. Il mio ex marito ha avuto molte relazioni brevi in questo periodo. Sottolineo che so che tutto non dipende solo dalle mie decisioni ma vorrei intanto fare chiarezza con me stessa e per me. Al di là di quello che potrebbero decidere di fare le altre persone coinvolte. Mio figlio non sa ancora del mio compagno. Ho cercato di mantenere il tutto separato per ovvie ragioni di preservarlo dalla mia confusione e/o dalle mie decisioni poco chiare.
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
apprezzo la sua volontà di cercare una consulenza professionale per farsi aiutare a chiarire i suoi reali desideri e gli obiettivi attingibili. Apprezzo il fatto che si sia separata anche per non dare al figlio l'immagine di due genitori freddi e rancorosi. Infine apprezzo che abbia tenuta celata a suo figlio la sua seconda relazione, dando prova di delicatezza e di maturità... verso il figlio, non forse verso il nuovo partner.
Grazie dei suoi chiarimenti, che mi permettono di mostrare anche ad altri che ci leggono alcuni schemi ricorrenti nei rapporti di coppia.
Immagino vi siate sposati nella illusione comune che l'amore possa insegnare, guidare e risolvere tutto, e con un'immagine del partner offuscata da quella idealizzazione che quando crolla rende ancora più ciechi, nella critica negativa, di quanto lo si era con la vista abbacinata dall'illusione.
La realtà ha bussato alla porta, trovandovi impreparati: "I problemi economici, la scarsa maturità di entrambi nell’affrontare le difficoltà familiari e di coppia", lei scrive, "ci avevano portato ad un allontanamento progressivo, sia mentale che fisico. Piano piano non era venuta a mancare solo la sessualità ma anche la tenerezza di un abbraccio o di un bacio".
Lei rileva acutamente: "C’era quasi imbarazzo nel dolore di qualcosa che stava prendendo una strada imprevista e inaspettata per entrambi".
Questo "imbarazzo" in genere segnala la chiusura della comunicazione tra i partner. Non so se sia stata di tutti e due la decisione di cercare la terapia di coppia, ma spero che sia lei che il suo ex marito abbiate affrontato con sincera buona volontà questa occasione per "cercare di risolvere rancori e nodi pregressi".
Più volte abbiamo sottolineato, anche da queste pagine, che la terapia di coppia è utile ai partner per riaprire i canali della comunicazione, e se ci sono figli è indispensabile, per ricostruire a loro vantaggio il fatto che la relazione da cui sono nati ha avuto un senso, non solo negativo.
La terapia di coppia non ha lo scopo di forzare i due a restare insieme: vuole farli arrivare a comprendersi. A volte la comunicazione così ripristinata apre una conoscenza reciproca mai esistita, fuori dalla visione illusoria di cui dicevo sopra, ma anche dalla cecità indotta dal rancore e dalla delusione.
Su questa base i due possono con serenità stabilire se vogliono iniziare tra di loro un legame rinnovato, o separarsi. Anche la separazione può essere un percorso di conoscenza di sé e dell'altro, che non esclude dopo qualche tempo il ripristino del legame su basi nuove.
A questo punto chiedo a lei, cara utente: la terapia di coppia è riuscita a realizzare questa riapertura dei canali della comunicazione, e vi ha fornito una più corretta visuale reciproca? Sapere questo è importante per le decisioni che lei vorrà prendere.
Le dico questo perché a due anni dalla vostra separazione lei descrive il suo ex in questi termini: "un marito con il quale ho sempre avuto un rapporto di sintonia, amore, fiducia e rispetto ma con il quale era venuta a mancare totalmente la sfera della sessualità (a causa mia) per via di una serie di vicissitudini e difficoltà familiari che ci avevano allontanato".
Come si conciliano sintonia, amore e rispetto con il rancore che ha fatto venir meno, oltre alla sessualità, perfino la tenerezza di un abbraccio?
Le faccio notare questo perché lei non s'illuda ancora, forse a motivo del fatto che la sua attuale relazione, iniziata troppo presto, le ha fatto conoscere altri aspetti indesiderabili del rapporto di coppia.
Ma di nuovo lei sembra parlare il linguaggio dell'illusione: "Anche in questo caso ho avuto la fortuna di incontrare un uomo che mi stima e ama", e subito dopo aggiunge: "ma con profonde difficoltà a fidarsi".
Chi stima, si fida, signora. Lei invece prosegue: "le continue liti e i suoi sospetti e accuse di non essere una persona adatta a vivere bene le relazioni di coppia mi hanno emotivamente allontanata".
Noi qui non sappiamo nulla del nuovo partner, né la sua età, né le precedenti vicende sentimentali, né soprattutto le aspirazioni con le quali ha iniziato la relazione con lei.
Sappiamo però da lei che ci scrive che questa è iniziata subito dopo la sua separazione: quale tempo vi siete dati per conoscervi, per definire i reciproci bisogni e desideri, al di là dell'immediato compenso sentimental/sessuale sempre desiderato in seguito ad una separazione?
Sappiamo che a due anni dal suo inizio lei non ne ha parlato ancora a suo figlio, e non sembra intenzionata a farlo.
Sappiamo che questa relazione le sembra non rispettare i suoi spazi di vita, mentre invece sente il suo ex marito diverse volte al giorno "non solo per questioni inerenti la gestione del figlio".
Sappiamo che scrive: "Se penso al mio futuro, inoltre, non immagino la possibilità di un nuovo matrimonio, di un’altra persona a casa, di un altro assetto familiare perché quello l’ho già costruito e non mi sento distaccata a tal punto"...
Su questa base possiamo dire che non c'erano i presupposti per la costruzione di un nuovo rapporto con la stessa volontà di costruire che hanno connotato il suo matrimonio, e questo può provocare sofferenza, in lei che si sente stretta, ma anche nel partner che si sente accolto a metà.
Da qui forse una rivalutazione del precedente legame non del tutto limpida, non ancora immune da illusioni.
Ripeto che ha fatto benissimo a cercare un percorso professionale per capire davvero chi è lei e a cosa aspira.
Le faccio molti auguri. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio, dottoressa, non solamente per la disponibilità nel non centellinare le sue parole ma prodigandosi nell’affrontare le varie questioni, ma anche per aver perfettamente centrato alcuni punti che io per prima avevo già identificato in me stessa come forti tasti dolenti , in primis quello dell’illusione delle relazioni. Ovviamente, come spesso accade da copione , subentra la figura di un padre accogliente che mandava avanti la famiglia, lesinando a volte esternazioni calorose, ma pur presenti, ma non mancando mai in sicurezza e affidabilità del padre famiglia . Morto presto, con me ancora troppo giovane, seppur già giovane donna di 26 anni. In questa mancanza, quasi una voragine con tanti irrisolti, si é inserito in un lutto mai a sufficienza elaborato (sono una donna energica e pratica che preferisce il
Fare allo Stare) il mio ex marito investito della responsabilità di risolutore di problemi ai quali non sapendo a sua volta porre rimedio (o a volte essendone per immaturità causa, insieme alla mia che glie ne davo questa onerosa investitura) ha fatto carico me del fardello enorme di sostituirmi a lui, di fare da deus ex machina per mandare avanti famiglia e figlio (per un buon periodo per tutta la parte economica di sostentamento familiare) facendo crollare il mio castello immaginario di quel padre che troppo presto mi era mancato e che provvedeva a tutto con nostra estrema fiducia. Questa delusione ha causato il mio allontanamento, il mio vederlo piccolo non riuscendo allora anche a vedere le mie di piccolezze. La terapia é durata poco, interrotta dalle difficoltà economiche, da un covid che ci ha visti comunque uniti, come nucleo familiare, e anche abbastanza felici di passare insieme quel momento difficile, per poi veder tornare nuovamente i problemi di affinità fisica, di mancanza di attrazione (siamo stati 10 anni quasi totalmente senza avere rapporti). Ad ogni seduta, poi, venivano fuori dettagli che lui non prendeva bene e spesso si chiudeva anche lì in un dialogo che non sentiva di voler affrontare sentendosi ferito dalle mie parole su quanto mi avesse deluso. Riconosco che in lui non é mancata mai la volontà, la famiglia é sempre stata la sua priorità e tutt’ora lo é. Ma a volte non si hanno gli strumenti giusti, da entrambe le parti. Il mio attuale compagno porta con sé, a sua volta, il suo fardello esperienziale. La comunicazione con lui é sicuramente più profonda per quanto, in maniera direttamente proporzionale, più causa di liti e scontri (col mio ex non litigavamo mai perché non si andava nemmeno così a fondo nelle cose sperando in tempi migliori, in una risoluzione salvifica e magica). So che spesso deve sentirsi estraneo a questa mia vita, che a volte lui definisce parallela. Io, dal mio, mi sento sempre sotto giudizio, sotto accusa, investita anche della sua paura che un domani possa fare come già accaduto con il mio ex marito. Non voglio sbagliare ma nemmeno ferire nessuno. Sto ferma in attesa di chiarimi. Credo che debba darmi occasione di elaborare i lutti (di mio padre e del mio matrimonio) mai elaborati fuori dal senso di colpa che mi porto sia per il passato che per l’oggi. Cerco solo di fare e dare il meglio che posso in un vortice di chi mi ricorda quanto sia poco brava a gratificare aspettative ed esigenze nonostante i miei sforzi. Grazie davvero del suo tempo.
[#5]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Cara utente,
sono lieta di averla aiutata a cominciare lo scavo dentro di sé che le permetterà di guardarsi dentro senza sensi di colpa, sentimenti di insufficienza e autoaccuse fuorvianti, e quindi di ricostruire la sua vita.
Cerchi al più presto un* psicolog*.
Auguri infiniti.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com