Cambiare vita risolve l’ insoddisfazione?

sono una ragazza di 28 anni, sono avvocato, da una vita insoddisfatta e sensibile al fallimento; ho sempre voluto studiare medicina, ma, all'epoca, circa 10 anni fa, non superai i test e, terrorizzata dal non farcela e dal perdere tempo, ripiegai su giurisprudenza, percorso portato a termine nei tempi, così come l'abilitazione alla professione.
Tuttavia, non c'è mai stato un solo giorno della mia vita in cui non abbia pensato di aver sbagliato percorso, tanto da arrivare ad odiarlo, sentendomi inferiore ed inutile verso chi, invece, ci è riuscito.
E' già da qualche anno che covo in me l'idea di poter iniziare medicina, ma sono scoraggiata dalla difficoltà del percorso e ovviamente dai costi e da tutta una serie di altri fattori (dovrei farla lavorando per mantenermi), ma soprattutto mi chiedo: questa cosa risolverebbe i miei problemi?
Non ho interessi, non mi definisco stupida ma ogni volta cerco di trovare uno svago che mi interessi all'infuori del lavoro, ma non c'è nulla che mi ispiri.
Questo stato di insoddisfazione si attenua quando sono in una relazione sentimentale, ma a quanto pare non riesco ad averne una stabile.
Ho già fatto anni di terapia (fallimentare da questo punto di vista) e non so più a cosa appigliarmi.
Mi sono convinta che il motivo della mia insoddisfazione è questo, ma è realmente così?
O si può vivere bene pur facendo un lavoro che non si ama?
finché ero fidanzata (guardacaso, con un medico) avevo un po’ fatto pace con questo aspetto, ma ora che mi ritrovo sola e senza niente e nessuno, vorrei davvero capire cosa fare della mia vita, sono completamente bloccata e non capisco come sbrogliare questa matassa
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
vediamo tre punti focali della sua email.
1. "Ho già fatto anni di terapia (fallimentare da questo punto di vista) e non so più a cosa appigliarmi".
Sappiamo troppo poco per poter capire i motivi di questo fallimento. Alcune persone sono inidonee alla psicoterapia, altre lo sono transitoriamente; oppure non si crea l'alleanza con quell* specific* curante, o infine si è intrapresa una psicoterapia inadatta ai propri bisogni. Lei non ci dice quale psicoterapia aveva fatto, e se integrata o meno.
2. "Mi sono convinta che il motivo della mia insoddisfazione è questo, ma è realmente così?".
Questo lo può verificare un percorso psicologico che individui i suoi reali bisogni/desideri, e insieme la attivi tramite "esercizi" che permettano di definire la natura di questi bisogni/desideri a partire dalle sue relazioni, momentaneamente "narcotizzanti" ma poi sempre interrotte.
3. "Si può vivere bene pur facendo un lavoro che non si ama?".
La risposta è complessa. Viene in mente il proverbio: "Vinci la lotteria e sei felice per un anno; fai il lavoro che ami e sei felice per tutta la vita".
Ma il problema è che alcune persone si sentono contente in qualunque lavoro, e altre in nessuno. Allora come sempre si tratta di una dimensione relazionale: non Medicina al posto di Giurisprudenza, ma una sua diversa accettazione di sé e della sua vita.
Esistono dei test attitudinali che le permetterebbero di capire se è davvero portata agli studi e poi alla pratica professionale del medico.
Esistono anche modi per sperimentarlo sul campo: i corsi della Croce Rossa o delle altre associazioni, e poi l'attività, in corsia e in Ponto Soccorso, di infermiera volontaria.
Infine è di rilievo che non avendo passato il test di Medicina lei non si sia rivolta ad altre branche mediche, dalla Biologia alle Scienze infermieristiche alla Fisioterapia etc., ma ad un campo totalmente estraneo.
Con il/la psicolog* avrete certo analizzato i motivi di questo salto ad un ambito così lontano.
Infine, espletati i test e le esplorazioni nell'ambito lavorativo, se l'esito sarà una marcata propensione alla Medicina, nulla le vieta di iscriversi a questa facoltà. E' giovane e ce la può fare.
Ci tenga al corrente, se le fa piacere.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

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Risposta utile1
Utente
Utente
innanzitutto grazie; poi, cosa intende quando dice che alcune persone sono "inidonee alla psicoterapia"? se fossi una di queste, cosa dovrei fare per stare meglio?
poi mi chiedo, che tipo di terapia sarebbe più utile per questa problematica, da trattare insieme alle altre? (sono sicura di non essere depressa, poiché lo sono stata in passato ed era diverso, tuttavia soffro di bassa autostima, dismorfofobia, dipendenza affettiva, anedonia).
Sul terzo punto, non ho scelto una facoltà affine proprio perché in quel momento la vedevo talmente come un ripiego e una sconfitta, che ho voluto convincermi che, cambiando completamente, me ne sarei dimenticata: in altre parole, facendo, ad esempio, l'infermiera, sarei stata ogni giorno a contatto con ciò che avrei voluto essere, guardandolo da fuori; idem facendo la volontaria, ecc., quindi questo mio radicale cambio di rotta è stato, io credo, più un meccanismo di difesa
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