Ambiente ostile nel luogo di lavoro

Buongiorno; a tutti mi chiamo Daniela è sono una giovane donna di 39 anni, ho deciso di rivolgermi a voi per un consulto in quanto ho un problema sul lavoro che mi affligge molto.

dal 2023 mi sono trasferita dalla Calabria in Toscana per svolgere il mio lavoro seppur in maniera precaria in quanto nella mia regione non vi era possibilità di nessun sbocco professionale.
nel 2023 mi sono trasferita con l'aiuto della mia famiglia che ha dovuto sostenermi a livello finanziario almeno per il primo periodo fuori casa.

appena arrivata sul posto di lavoro ho subito avvertito una certa ostilità da parte delle colleghe (Tutte donne) per via del mio aspetto fisico e del mio modo di vestire garbato, sono iniziati dispetti di ogni genere soprattutto da parte di una collega molto anziana che tutt'oggi continua a farmi giochini per danneggiarmi dietro le spalle.
nell'estate 2023 la vecchia direttrice, che mi aveva selezionata e voluta nell'ufficio, ha cambiato sede di lavoro e al suo posto è subentrata una collega che fin a quel momento aveva svolto un ruolo da responsabile d'aria, da li L'inferno e l'ostilità nei mie riguardi, fino a Dicembre 2023 quando decide di sospendermi il contratto senza un valido motivo e tenere altre due colleghe anche loro precarie, io in preda alla disperazione riesco a trovare un altro lavoro poco retribuito per sostenermi nella nuova città fin a quando a febbraio 2024 vengo richiamata dalla direttrice, dicendomi hanno sbloccato i fondi ti va di rientrare io con molta titubanza accetto ma solo per la retribuzione che è parecchio alta.
Dal mio rientro ci sono state altri episodi assurdi e giochini per cacciarmi nuovamente fuori, tutti andati male per fortuna.
come contratto sono inquadrata come consulente e collaboratore esterno con P.
IVA e guadagno ad oggi uno stipendio parecchio alto il problema e che la direttrice nonostante il tempo passato e il mio impegno al 100% dimostrato con risultati superiori agli altri dipendenti continua ad odiarmi arriva in ufficio saluta tutte le colleghe tranne me sono io che mi avvicino sempre a salutarla perchè mi sembra corretto sia per il ruolo che riveste che per l'Età.
Mi umilio continuamente portando avanti un carico di lavoro massacrante, anche quando termino le ore e fatturo continuo a venire in ufficio per dimostrare il mio impegno e farmi accettare ma anche stamattina l'ennesima umiliazione arriva fa finta di non vedermi non mi saluta...sono disperata inoltre per farmi capire che la mia presenza non è gradita mi invia tramite whatsapp link di concorsi in altri enti scrivendo provaci a farne uno li ci sarebbe bisogno.
AHELP ME
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Buongiorno Daniela,
la sua narrazione racconta non solo di un cambiamento importante (il trasferimento, la lontananza dalla famiglia, l’investimento professionale), ma anche di un ambiente lavorativo in cui sembra mancare quella base minima di rispetto e riconoscimento che ogni persona dovrebbe poter dare per scontata, a maggior ragione quando si impegna con costanza, come nel suo caso.

Il bisogno di essere vista, riconosciuta, accolta, emerge chiaramente in ogni passaggio della sua storia. E, allo stesso tempo, colpisce la forza con cui ha cercato di restare in piedi, di ricostruirsi uno spazio, di non mollare anche quando sarebbe stato comprensibile farlo.

Vorrei proporle alcune domande, non per trovare risposte immediate, ma per aprire uno spazio in cui possa ascoltarsi con più gentilezza, e forse anche da prospettive nuove:

- in questo impegno continuo nel dimostrare a chi non sembra volerle riconoscere un posto, che cosa sta cercando, in profondità? Sta lottando per un posto di lavoro o anche per qualcosa di più profondo, come la legittimità di esserci, di valere?

- che effetto le fa sentirsi invisibile o esclusa da chi riveste un ruolo di potere? Quali parti di sé sente che vengono ferite? Sono ferite già conosciute, che parlano anche di altri momenti della sua vita?

- ha modo, in questa situazione, di distinguere cosa davvero dipende da lei e cosa invece è nelle mani dell’altro? E quanto del suo valore personale sente di aver legato, oggi, alla possibilità di essere finalmente riconosciuta in quell’ambiente?

- quanto costa, sul piano emotivo e psicofisico, questo continuo tentativo di farsi accettare?

- quali altre forme di riconoscimento e dignità professionale conosce, al di fuori di questo contesto specifico? Ha mai avuto esperienze, anche piccole nel passato, in cui ha sentito di potersi esprimere senza dover lottare così tanto?

È evidente che ciò che sta vivendo le sta chiedendo un prezzo alto, e che sta dando molto, forse più di quanto sarebbe giusto per qualsiasi persona. Ma in mezzo a questa fatica c’è qualcosa di molto vivo e determinato in lei, che le sta permettendo di non cedere, di restare fedele ai suoi valori e alla sua dignità. Questo merita ascolto e rispetto.

Spesso, quando una persona si trova in contesti in cui il riconoscimento viene negato o distorto, iniziare a guardare se stessa con uno sguardo diverso, meno giudicante, più compassionevole, può diventare già un primo punto di svolta.

Un caro saluto,
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com

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