Confusione rapporto terapeuta (siamo donne)
Buon pomeriggi.
Cercherò di esser il più breve possibile.
Ho intrapreso da circa 9 mesi un percorso terapeutico settimanale.
Dopo 2 sedute volevo concludere, ma lei mi disse sulla soglia della porta no, la prossima volta mi dirà le motivazione e si può concludere.
Le ho mandato mail la sera stessa molto lunga elencando i vari motivi della mia decisione.
Lei ha risposto molto e ha concluso che si era affezionata le ero rimarrà impressa, lì per lì non ci ho fatto caso, e l’avevo vista solo 3 volte, l’ho interpretata come una professionista che crede nel suo lavoro.
Un mesetto dopo per varie ragioni le chiesi se potevo avvicinarmi se poteva abbracciarmi e l’ha fatto.
Da allora ho notato che cercava sempre una scusa’ per toccarmi le mani mi chiedeva se poteva avvicinarsi per abbracciarmi (quando ero scossa) quindi visto che io sono poco fisica come persona non ci ho dato peso.
Ogni tanto mi sfogavo per mex e rispondeva se annullavo perché ero malata mi chiedeva come stavo, io lo interpretavo come un modo sue di lavorare.
Ho pensato a lei durante il sesso con un uomo (ma nessun pensiero sessuale) e anche nelle giornate ogni tanto mi tornava in mente quel che diceva in terapia. Mi ero scusata per averla disturbata di domenica che non lavorare ecc lei: che non è lavoro ma due persone che si relazionano.
Mi metteva a disagio e ho cercato di dirglielo io ho difficoltà nell’ esprimere i pensieri emozioni, e penso di essermi spiegata male parlando del nostro rapporto, mi dice ma non è un rapporto sessuale, ma ho notato imbarazzo un cambio nel comunicare quella cosa, come se aveva frainteso ma la sua risposta mi ha spiazzata.
Poi dicevo per cose che non sono proprio paziente terapeuta, come sto come va scrive, quando le chiedo un nuovo app ultimamente si dimentica’ già 3 volte che si annulla e devo riscriverle per chiedere app.
Come mai è una mia impressione o prende distanze?
Oppure non ha intenzione di proseguire la terapia?
Non capisco proprio per come sto cosa mi turba legge e risponde, le chiedo app visualizza e sparisce’ devo riscriverle una seconda volta,
Anche i contatti fisici che cerca sempre di toccarmi le mani e abbracciarmi complimenti sul mio sorriso, una foto mia li fa bah
Mi sento confusa e non ditemi parlane con lei ci ho provato ma ha frainteso pensando che alludessi a qualcosa di sessuale e il suo modo di parlare mi ha fatto capire che si metteva nella difensiva
Cercherò di esser il più breve possibile.
Ho intrapreso da circa 9 mesi un percorso terapeutico settimanale.
Dopo 2 sedute volevo concludere, ma lei mi disse sulla soglia della porta no, la prossima volta mi dirà le motivazione e si può concludere.
Le ho mandato mail la sera stessa molto lunga elencando i vari motivi della mia decisione.
Lei ha risposto molto e ha concluso che si era affezionata le ero rimarrà impressa, lì per lì non ci ho fatto caso, e l’avevo vista solo 3 volte, l’ho interpretata come una professionista che crede nel suo lavoro.
Un mesetto dopo per varie ragioni le chiesi se potevo avvicinarmi se poteva abbracciarmi e l’ha fatto.
Da allora ho notato che cercava sempre una scusa’ per toccarmi le mani mi chiedeva se poteva avvicinarsi per abbracciarmi (quando ero scossa) quindi visto che io sono poco fisica come persona non ci ho dato peso.
Ogni tanto mi sfogavo per mex e rispondeva se annullavo perché ero malata mi chiedeva come stavo, io lo interpretavo come un modo sue di lavorare.
Ho pensato a lei durante il sesso con un uomo (ma nessun pensiero sessuale) e anche nelle giornate ogni tanto mi tornava in mente quel che diceva in terapia. Mi ero scusata per averla disturbata di domenica che non lavorare ecc lei: che non è lavoro ma due persone che si relazionano.
Mi metteva a disagio e ho cercato di dirglielo io ho difficoltà nell’ esprimere i pensieri emozioni, e penso di essermi spiegata male parlando del nostro rapporto, mi dice ma non è un rapporto sessuale, ma ho notato imbarazzo un cambio nel comunicare quella cosa, come se aveva frainteso ma la sua risposta mi ha spiazzata.
Poi dicevo per cose che non sono proprio paziente terapeuta, come sto come va scrive, quando le chiedo un nuovo app ultimamente si dimentica’ già 3 volte che si annulla e devo riscriverle per chiedere app.
Come mai è una mia impressione o prende distanze?
Oppure non ha intenzione di proseguire la terapia?
Non capisco proprio per come sto cosa mi turba legge e risponde, le chiedo app visualizza e sparisce’ devo riscriverle una seconda volta,
Anche i contatti fisici che cerca sempre di toccarmi le mani e abbracciarmi complimenti sul mio sorriso, una foto mia li fa bah
Mi sento confusa e non ditemi parlane con lei ci ho provato ma ha frainteso pensando che alludessi a qualcosa di sessuale e il suo modo di parlare mi ha fatto capire che si metteva nella difensiva
Gentile utente,
la sua email risulta poco comprensibile, forse anche perché manca una precisa domanda a noi specialisti.
Tento di riassumere; mi dica se ho capito bene e dove sbaglio.
Dunque lei inizia un percorso psicologico (per quale disagio?) e vuole interromperlo dopo appena due sedute, ma la curante la invita a spiegare le motivazioni della chiusura in un'ultima seduta.
Lei la sera stessa le scrive, esternando tali motivazioni, e la curante replica con un lungo scritto in cui dice... cosa? Lei a noi scrive: "ha risposto molto e ha concluso che si era affezionata le ero rimarrà impressa, lì per lì non ci ho fatto caso, e l’avevo vista solo 3 volte, l’ho interpretata come una professionista che crede nel suo lavoro".
Non si tratta di "interpretare", ma di capire i motivi per i quali la curante le ha suggerito di procedere nel percorso; questi motivi devono essere di natura curativa per lei utente, e non di "affezione" da parte della psicologa. Rilegga bene l'email della curante.
Di seguito ci dice che prima lei, poi la curante, avete proposto un abbraccio consolatorio; che la curante le carezza le mani quando la sente turbata; che le scrive per sapere come sta se annulla una seduta per malattia.
Fin qui siamo nell'ambito di un rapporto terapeutico più o meno corporeo a seconda della "fisicità" di paziente e curante, e a seconda del metodo di quest'ultima.
Un po' più significativa potrebbe apparire la frase: "Ho pensato a lei durante il sesso con un uomo (ma nessun pensiero sessuale)". Tuttavia può capitare di pensare anche in un momento come quello al proprio curante, specie se in seduta si è trattato proprio il tema della sessualità della paziente.
Addirittura ovvia è poi la frase seguente: "anche nelle giornate ogni tanto mi tornava in mente quel che diceva in terapia". Se così non fosse, la terapia non avrebbe alcun effetto, non le pare?
Infine eccoci al punto oscuro. Lei scrive: "Mi metteva a disagio e ho cercato di dirglielo io ho difficoltà nell’ esprimere i pensieri emozioni, e penso di essermi spiegata male parlando del nostro rapporto, mi dice ma non è un rapporto sessuale, ma ho notato imbarazzo un cambio nel comunicare quella cosa, come se aveva frainteso ma la sua risposta mi ha spiazzata".
Intanto non si capisce cosa l'ha messa a disagio: la cortesia della curante nel risponderle di domenica, o l'aggiungere che non lo considerava un lavoro? E cosa esattamente ha cercato di dire alla curante: di non risponderle di domenica? Di non farle complimenti sul suo sorriso? Di non sfiorarle le mani? Oppure ha chiesto spiegazioni su queste cose, interpretandole come extra-professionali?
Se la curante è giovane potrebbe gestire ancora imperfettamente la propria attenzione terapeutica, la cura per cui ci "affezioniamo", per così dire, al caso umano che abbiamo di fronte.
Ma nel seguito delle frasi che ho riportato sopra, si ha l'impressione che lei possa aver dato un'interpretazione "sessuale" alle attenzioni della curante verso di lei, e che questa a motivo dell'equivoco si sia tirata indietro, o che sembri così a lei che ci scrive. Infatti lei interpreta come volontà di non proseguire la terapia le "dimenticanze" della curante nel fissarle gli appuntamenti.
Questo, se avviene davvero, è l'unico punto che appare di rilievo; ma in genere gli appuntamenti si fissano per molti mesi e si disdicono dalle due parti solo per fondate ragioni. Come mai lei deve sollecitare gli appuntamenti?
Io le suggerisco senz'altro di parlare con la sua psicologa, ma attenzione, prima lei deve chiarire a sé stessa due cose:
- che cosa vede davvero nel comportamento della curante;
- che cose desidera, o che cosa teme, nel vostro rapporto.
Rifletta, metta per scritto con calma le sue osservazioni su questi punti, e poi parli con la curante.
Buone cose.
la sua email risulta poco comprensibile, forse anche perché manca una precisa domanda a noi specialisti.
Tento di riassumere; mi dica se ho capito bene e dove sbaglio.
Dunque lei inizia un percorso psicologico (per quale disagio?) e vuole interromperlo dopo appena due sedute, ma la curante la invita a spiegare le motivazioni della chiusura in un'ultima seduta.
Lei la sera stessa le scrive, esternando tali motivazioni, e la curante replica con un lungo scritto in cui dice... cosa? Lei a noi scrive: "ha risposto molto e ha concluso che si era affezionata le ero rimarrà impressa, lì per lì non ci ho fatto caso, e l’avevo vista solo 3 volte, l’ho interpretata come una professionista che crede nel suo lavoro".
Non si tratta di "interpretare", ma di capire i motivi per i quali la curante le ha suggerito di procedere nel percorso; questi motivi devono essere di natura curativa per lei utente, e non di "affezione" da parte della psicologa. Rilegga bene l'email della curante.
Di seguito ci dice che prima lei, poi la curante, avete proposto un abbraccio consolatorio; che la curante le carezza le mani quando la sente turbata; che le scrive per sapere come sta se annulla una seduta per malattia.
Fin qui siamo nell'ambito di un rapporto terapeutico più o meno corporeo a seconda della "fisicità" di paziente e curante, e a seconda del metodo di quest'ultima.
Un po' più significativa potrebbe apparire la frase: "Ho pensato a lei durante il sesso con un uomo (ma nessun pensiero sessuale)". Tuttavia può capitare di pensare anche in un momento come quello al proprio curante, specie se in seduta si è trattato proprio il tema della sessualità della paziente.
Addirittura ovvia è poi la frase seguente: "anche nelle giornate ogni tanto mi tornava in mente quel che diceva in terapia". Se così non fosse, la terapia non avrebbe alcun effetto, non le pare?
Infine eccoci al punto oscuro. Lei scrive: "Mi metteva a disagio e ho cercato di dirglielo io ho difficoltà nell’ esprimere i pensieri emozioni, e penso di essermi spiegata male parlando del nostro rapporto, mi dice ma non è un rapporto sessuale, ma ho notato imbarazzo un cambio nel comunicare quella cosa, come se aveva frainteso ma la sua risposta mi ha spiazzata".
Intanto non si capisce cosa l'ha messa a disagio: la cortesia della curante nel risponderle di domenica, o l'aggiungere che non lo considerava un lavoro? E cosa esattamente ha cercato di dire alla curante: di non risponderle di domenica? Di non farle complimenti sul suo sorriso? Di non sfiorarle le mani? Oppure ha chiesto spiegazioni su queste cose, interpretandole come extra-professionali?
Se la curante è giovane potrebbe gestire ancora imperfettamente la propria attenzione terapeutica, la cura per cui ci "affezioniamo", per così dire, al caso umano che abbiamo di fronte.
Ma nel seguito delle frasi che ho riportato sopra, si ha l'impressione che lei possa aver dato un'interpretazione "sessuale" alle attenzioni della curante verso di lei, e che questa a motivo dell'equivoco si sia tirata indietro, o che sembri così a lei che ci scrive. Infatti lei interpreta come volontà di non proseguire la terapia le "dimenticanze" della curante nel fissarle gli appuntamenti.
Questo, se avviene davvero, è l'unico punto che appare di rilievo; ma in genere gli appuntamenti si fissano per molti mesi e si disdicono dalle due parti solo per fondate ragioni. Come mai lei deve sollecitare gli appuntamenti?
Io le suggerisco senz'altro di parlare con la sua psicologa, ma attenzione, prima lei deve chiarire a sé stessa due cose:
- che cosa vede davvero nel comportamento della curante;
- che cose desidera, o che cosa teme, nel vostro rapporto.
Rifletta, metta per scritto con calma le sue osservazioni su questi punti, e poi parli con la curante.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 275 visite dal 24/05/2025.
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