Il mio psicoterapeuta si è ammalato

Il mio psicoterapeuta, che mi ha seguito online per 4 anni di è ammalato, me l'ha detto qualche giorno fa, io avevo capito durante le ultime sedute che qualcosa non andava, ma so come funziona ie non ho chiesto, lui mi ha detto che non sa quando e se poté riprendere la sua attività e mi ha lasciata così, io piango da quel giorno, intanto per il dispiacere umano per questa persona e la sua famiglia e anche per me, che sono una bordeline e ho grandissima difficoltà a fidarmi delle persone, con questo terapeuta avevo fatto passi avanti incredibili e adesso non ce la faccio a ricominciare di nuovo tutto, sto pensando seriamente di uccidermi.
Perché mi abbandonano tutti, cosa ho fatto di male?
Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 214 20
Gentile utente,

come prima indicazione, devo darle quella di telefonare al 118, se sente l'impulso di suicidarsi o farsi del male.
In secondo luogo, mi spiace molto per questo e posso immaginare cosa prova.
Sente che il suo mondo è andato in frantumi. Adesso non deve ricomporre tutti i pezzi insieme, è sufficiente accogliere il dolore, darsi tempo, cominciare ad avvicinarsi poco alla volta al pensiero che la serenità e la sicurezza si potranno ritrovare in una nuova prospettiva, come anche in un nuovo percorso psicologico.
In questo momento in cui sente che forse sta perdendo il suo psicoterapeuta, si è attivata quella paura antica di essere abbandonata dagli altri.
Sì, perché essere lasciati, nel profondo, evoca quasi sempre un abbandono.
Tuttavia siamo fatti di molte parti, alcune più sane ed equilibrate che possono prendersi cura delle parti ferite e vulnerabili. Dentro di lei può rintracciare una parte capace di guardare a questa vicenda in un altro modo, un modo diverso dallo sguardo disperato che emerge in queste parole.

Alcune persone ci lasciano loro malgrado, perché non possono restare. Ciò accade in ogni relazione e dunque può accadere anche in quella tra paziente e psicoterapeuta, il quale è prima di tutto una persona, che in quanto tale purtroppo non è immune dalla malattia.
Questa circostanza forse per lei è così dolorosa anche perché ha fatto emergere la persona al di là del terapeuta, comportando una caduta dell'ideale, mostrandole che la persona a cui lei si stava affidando, da cui si stava lasciando guidare, è a sua volta vulnerabile, umana.
Dunque... in un mondo in cui non esistono gli eroi, gli invincibili, non resta che proseguire soli, con dolore e paura, brancolando a volte nel buio.
Ciò mi fa pensare come metafora a quella del guaritore ferito, colpito a sua volta da cio' che può ledere gli esseri umani.

Lei ha mostrato sensibilità piangendo per lui, avvicinandosi a lui e al suo dolore umanamente in questo senso.
Forse il vostro percorso è giunto al termine ora, ma d'altronde ogni percorso, ogni storia è destinata a finire, in un modo o in un altro, prima o dopo.
Questa fine può essere l'inizio di un nuovo percorso con un altro psicologo a cui lei si affiderà in un modo diverso, più maturo e consapevole, forse meno bisognoso, un modo che metta insieme il dolore di un legame spezzato, di un distacco, con il potere di un ricordo e un insegnamento. Lo psicologo che sceglierà, l'aiuterà eventualmente ad elaborare anche questa separazione, traendone qualcosa, un insegnamento che la arricchirà per sempre e farà parte del suo bagaglio esperienziale che porterà con sé ovunque, in qualunque altra relazione.

Non dimentichi i passi avanti che ha compiuto.
Coraggio!

Buona fortuna!

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

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Io non credo di potercela fare, anche semplicemente a vivere, chiamare il 118, sicuramente, ti danno 30 gocce di xanax o due tavor e tanti saluti. La verità è che non importa a nessuno. La ringrazio comunque
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 214 20
Gentile utente,

la chiamata al 118 va effettuata solo in caso di emergenza. Capisco che l'ospedale spesso possa essere un luogo in cui non ci si sente accolti, in cui le cure non passano attraverso la comprensione e l'incontro con il paziente.
In questo momento è come se guardasse il mondo attraverso delle lenti scure.
Adesso le sembra impossibile pensare di ricominciare da capo, di affidarsi ad un altro psicologo.
Tuttavia, se il suo psicoterapeuta ha interrotto il percorso, provi a contattare uno psicologo che le ispira un po' di fiducia. Non deve pensare di intraprendere un percorso psicologico lungo, ma solo di fare una seduta, di donare a sé stessa e all'altro (lo psicologo) la possibilità di poter essere smentita, sulla convinzione che a nessuno importa niente, sulla convinzione che non ce la farà ad andare avanti, su ogni altra convinzione sbagliata che adesso le appare inscalfibile e che sta avvelenando la sua vita.
Faccia solo una seduta, anche solo per donarsi uno spazio di parola nel quale esprimere questa disperazione, e poi deciderà in un secondo momento se continuare, cambiare professionista, darsi altro tempo per riflettere, sola. Non è vincolata a nessuno. Sicuramente però esiste un altro con cui può trovarsi bene.
Immagino che neanche con lo psicoterapeuta in questione, prima di intraprendere il suddetto percorso, aveva previsto che sarebbe restata 4 anni, trovandosi così bene e facendo passi avanti.
Però ha scommesso, su sé stessa, su di lui, e ha ottenuto qualcosa, è stata sorpresa.
Spero che vorrà riflettere su questo e darsi tale possibilità.

Psicologa e Assistente Sociale
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