Il loro condurre una nuova vita sentimentali

Buona sera,
mi chiamo Alessandra,sono una ragazza di 18 anni e mezzo.
Cercherò di essere breve.
Da un po' di tempo soffro di un disagio a cui non so dare un nome. so solo che vorrei uscirne presto per poter tornare la ragazza che ero un tempo.
mi sono chiusa letteralmente in me stessa,le amicizie si sono ridotte,e non le rinnovo,non le cambio,non ho lo stimolo a fare nuove conoscenze perchè non voglio conoscere nessuno finchè mi trovo in questo stato.non voglio farmi vedere così,dare quest'immagine negativa di me. non mi sento in pace con me stessa,mi sottopongo ad un eccessivo controllo mentale,stupido quanto inutile,me ne rendo conto,ma non riesco a farne a meno.Mi fisso su stupidaggini sicuramente perchè non ho cose migliori a cui pensare e così facendo mi isolo sempre di pià.
è una cosa che detesto,perchè mi rendo conto che si tratta di un atteggiamento inutile,infantile e patologico,non ho paura a chiamare le cose con il proprio nome,sono consapevole del mio stato e so che devo,voglio cambiare. non riesco più a vivermi,è come se guardassi il mondo da uno stupido oblò (che mi sono creata io)e so solo che ho una voglia pazzesca di uscire da questo stato di isolamento e disagio sociale.non credo di aver subito avvenimenti particolari che possano avermi sconvolta.ho affrontato la separazione dei miei e il loro condurre una nuova vita sentimentali con i rispettivi partner. non l'ho presa benissimo inizialmente ma non credo possa essere stata una delle cause scatenanti di questo disagio. quel che è certo è che da piccola e nei primi anni di adolescenza ero molto socievole,aperta agli altri,entusiasta,positiva,ottimista,allegra,affettuosa e VIVA . il contrario di come sono adesso. non che io abbia chissà quali pensieri negativi o sia veramente depressa,semplicemente detesto questa situazione di chiusura che vivo... sono emotiva,a volte basta un cambiamento del tempo atmosferico per rendermi triste e malinconica,ma ultimamente queste sono le "emozioni" che provo con piu frequenza. non ho più stimoli positivi... non ho più quella voglia di relazionarmi con gli altri che avevo prima.inoltre sfogo l'aggressività che provo per questa situazione su me stessa,non all'esterno:mi mangio le unghie,mi tormento le ciocche dei capelli,mangio dolci per "consolarmi",insomma mi faccio del male seppur non volendo.forse non voglio sfogare quest'aggressività all'esterno perchè non voglio dare immagini sbagliare di me,così mi ripiego su me stessa.non fumo,nè bevo o assumo sostanze di nessun tipo,sono piuttosto salutista,ci tengo ad essere sana nel corpo.è la mente che non mi sembra essere più viva e sana. a 18 anni non si può star così. dovrei essere piena di energia ed entusiasmi.dovrebbe essere un'età stupenda.non voglio vivere quest'età in questo modo,eppure non riesco a trovare stimoli positivi,non mi riconosco più. persino la mia immagine riflessa non mi soddisfa.mi vedo spenta.non mi accetto.non so più chi sono.ho perso per sempre quell'alessandra di un tempo?
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Dr. Willy Murgolo Psicologo, Psicoterapeuta 173 13
"non credo di aver subito avvenimenti particolari che possano avermi sconvolta.ho affrontato la separazione dei miei e il loro condurre una nuova vita sentimentali con i rispettivi partner. non l'ho presa benissimo inizialmente ma non credo possa essere stata una delle cause scatenanti di questo disagio. "

Gentile Signorina, la separazione dei genitori é sempre un'esperienza devastante, anche quando in superficie crediamo di averla superata in qualche modo. Cosa pensa a riguardo ? Se lo ritiene, potremo approfondire l'argomento.

Per ora Le invio i più cordiali saluti ed auguri che tutto possa risolversi al più presto.

Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia

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Dr.ssa Annalisa De Filippo Psicologo, Psicoterapeuta 113 4 18
Gent.le Utente,

dalle sue parole traspare un prima (infanzia e prima adolescenza) e un dopo (adesso; provi a riflettere sul passaggio, sugli avvenimenti...) e una forte motivazione al cambiamento, che è un passo fondamentale per riconquistare uno stato di benessere.

Come afferma "non sono in pace con me stessa" ritrovandosi in una situazione di chiusura, eccessivo controllo mentale, isolamento e disagio sociale.

Alla base può esservi la ricerca della propria identità ("non so più chi sono") e l'influenza dell'ambiente esterno: "non voglio farmi vedere cosi" "non voglio dare un'immagine sbagliata di me" potrebbero rappresentare l'importanze del giudizio altrui.

In tale percorso di crescita è importante considerare il contesto di vita (ad esempio accenna alla separazione dei suoi e ad una riduzione delle amicizie) e acquisire consapevolezza sul rapporto con se stessi ("non mi accetto") riscoprendo le proprie risorse e potenzialità e accettando i propri limiti, al fine di "far la pace con se stessi" migliorando cosi anche il rapporto con gli altri.

I miei più cari auguri.

Dr.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
www.centropianetapsicologia.com
www.psicologasestosangiovanni.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile Alessandra, anche quando si riesce a far fronte al dolore per la separazione dei propri genitori, alla sua età eventi come questo possono provocare la spiacevole sensazione di sentirsi sola nell'affrontare i propri problemi. E la sua è un età delicata.

Sembra come se lei si stia lasciando lentamente affondare in un buco, che le si sta chiudendo addosso sempre di più. Il suo umore abbattuto è probabilmente conseguenza di un atteggiamento rinunciatario da parte sua, qualunque ne sia stata la causa.

Ritengo che dovrebbe fare uno sforzo e vedere uno psicologo/psicoterapeuta, e lasciarsi aiutare. Se ancora studia può consultare inizialmente il centro ascolto della sua scuola/università, e farsi indirizzare, oppure parlarne prima con uno dei suoi genitori.

Ma non si lasci abbattere in questo modo, non ne vale la pena. Altrimenti i suoi compagni si godranno la vita, e lei si perderà tutto il divertimento.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Io non so se abbia veramente affrontato bene la seprazione dei miei genitori. è successa. io ricordo che avevo 14 anni e che non l'avevo presa bene anche perchè avevo già problemi miei adolescenziali. e mi smebrava troppo accettare anche questo.ho avuto la sensazione irrazionale che i miei mi avessero voltato le spalle. forse ciò che mi è andato veramente poco giù è stato il vedere mia madre con un altro uomo. e idem per mio padre. non ne ho parlato mai a nessuno. ma sono passati anni e i sentimenti non sono più forti come lo erano allora. quindi credo di aver passato tutto,di essermi abituata alla nuova situazione.anche perchè non sono certo l'unica a cui succede una cosa del genere. e mia madre è convinta che ormai mi sia passata,sia a me che a mia sorella. anche perchè come genitori effettivamente sono speciali i miei. non mi hanno mai fatto mancare nulla,sono due persone bellissime e mi vengono sempre incontro.si sono separati civilmente,hanno un rapporto fra di loro forse un po' freddo ma assolutamente civile e non litigioso.si fanno anche i regali ai compleanni e alle feste. nonostante ciò non posso fare a meno di ricordare le spiacevoli sensazioni che ho provato nel vedere i miei affianco di altre due persone,tempo fa.anche perchè non appena un mese dopo la separazione immediatamente sono sobentrate queste persone. provavo fastidio,quasi DISGUSTO. nn me lo sono mai spiegato. credo che per tutti gli anni successivi io abbia rimosso la cosa. a volte mi rendo conto di avere atteggiamenti di questo tipo. di rimozione. rimuovo le cose troppo dolorose e faccio come se nn fossero mai successe e mi butto nel presente e in situazioni nuove. mi ripeto che sono giovane ,ho la vita davanti e devo concentrarmi sulla mia vita adesso,sulle cose belle,sulle mie passioni,le amicizie ecc... ora che Voi mi avete fatto riflettere però forse mi rendo conto che certe cose dovevano essere affrontate. non accantonate. ma non saprei da dove iniziare.ho provato un giorno a parlare con una psicologa di un consultorio ma mi sentivo terribilmente a disagio e vulnerabile . e avevo la sensazione di essere giudicata.. spero che non sia grave la mia situazione..... da parte mia c'è tanta volontà di venirne fuori,Ve lo assicuro.
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Dr. Marco Focchi Psicologo, Psicoterapeuta 26 2
A volte, di fronte a disagi come quelli che lei descrive, la persona cerca eventi traumatici o scatenanti nella propria vita e ha l'impressione di non trovarne. Per un verso occorre dire che è logico, giacché si tratta di elementi inconsci. Per altro verso bisogna dire che non necessariamente si tratta di eventi, ma di una modalità di relazione fatta propria, per ragioni da esplorare, che influenza la totalità della vita.
Lei ha sentito timore e vulnerabilità nel tentativo di parlarne. A maggior ragione questo fa pensare sia necessario. Occorre un rapporto di fiducia, un transfert positivo in cui possa sentire di di lasciarsi andare senza barriere.

Con i migliori auguri

Dr. Marco Focchi
tel. 3493923017
www.marcofocchi.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Forse con la psicologa si è sentita giudicata perché, sotto sotto, lei stessa si giudica. Non è infrequente che i figli si sentano irrazionalmente responsabili per la separazione dei propri genitori. Magari questo non è ciò che è successo a lei, ma che motivo dovrebbe avere un professionista per giudicarla?

Se davvero ha tanta volontà di venirne fuori, affidandosi a un aiuto professionale procederà più spedita.

Però è una decisione che deve prendere lei.

Cordiali saluti
[#7]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
..Non ho molta fiducia nel fatto che raccontare a tu per tu le stesse cose che sto scrivendo a Voi possa a migliorare la situazione o aiutarmi maggiormente di quanto possiate farlo Voi..in fondo non mi sembra che cambi molto ...si tratta sempre di parlare di sè a persone competenti,con la differenza che raccontarle guardando negli occhi una persona mi fa sentire più a disagio e vulnerabile.è necessario affrontare queste sensazioni? e se poi non mi servisse a nulla ed io non concludessi effettivamente niente? mi troverò ancor più sola di prima a cuocermi nel mio brodo...e sinceramente questa prospettiva mi fa paura.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Purtroppo scrivere a distanza e parlarne di persona non è la stessa cosa.

La psicoterapia si basa sull'instaurarsi della cosiddetta relazione terapeutica, ovvero sull'affidarsi alla competenza del terapeuta da parte del paziente.

Questo non significa che lei debba sentirsi vulnerabile o che debba raccontargli (o raccontarle) tutti i dettagli della sua vita: solo quanto è necessario per poterla aiutare.

Comprendo la sua paura: affidarsi a qualcuno è pericoloso, perché quel qualcuno rischia di diventare importante per noi, e poi di tradirci, vero? Ma in questo caso il rischio è davvero inesistente, perché il lavoro del terapeuta consiste proprio nell'aiutare le persone gestendo la relazione in modo da non provocare dolore.

Non c'è la garanzia che funzionerà. Ma se non ci prova, è molto più probabile che non cambierà nulla. Sull'altro piatto della bilancia dovrebbe però mettere il fatto, comprovato dalla ricerca, che le persone che vanno in terapia stanno meglio dell'80% di quelle che non lo fanno.

Cordiali saluti