Psicoterapia e peggioramento

Gentili dottori,
cercherò di essere quanto più sintetica possibile. Soffro di attacchi di panico ed ansia anticipatoria da circa 5 anni. Inoltre, spesso mi sento "derealizzata" e "depersonalizzata" e ciò mi procura notevoli disagi.
Inizialmente, ho fatto una cura farmacologica con Sereupin (una compressa al giorno da 20mg) e 10 gocce di Xanax 3 volte al giorno. Sono stata bene per un bel po' di tempo. Ho deciso di ridurre gradualmente prima lo Xanax e poi il Sereupin e non ho riscontrato nessun problema. Senza farmaci sono stata bene per 3 mesi, poi ho avuto una ricaduta.
Ho ripreso la terapia con il Sereupin e dopo qualche mese mi sono decisa ad intraprendere anche una terapia cognitivo-comportamentale, perchè anche se l'ansia e gli attacchi di panico erano passati, mi sentivo come ubriaca.
Al primo incontro mi viene diagnosticata una "organizzazione fobico-DAP e presunti disturbi dissociati, con disorganizzazione dell'attaccamento e alterazioni spontanee continuative dello stato di coscienza" (??). La psichiatra mi ha tolto il Sereupin e prescritto una compressa di Efexor 75mg a R.P. al giorno e 10 gocce di Xanax solo in caso di ansia.
Quando ho cominciato queste terapie conducevo una vita abbastanza tranquilla e normale. Ero autonoma, una persona normale! Adesso, dopo 8 mesi di psicoterapia sono paradossalmente peggiorata. Ho sviluppato una forte agorafobia, non esco più di casa, non riesco a prendere mezzi pubblici, nè l'autostrada se non accompagnata da qualcuno di fiducia.
La psicoterapeuta ritiene normale questa situazione, ma per me è inconcepibile.
Sono sfiduciata e vorrei interrompere la psicoterapia, anche in seguito al fatto che la psichiatra ha opinioni diverse rispetto alla psicoterapeuta.
Non so più a chi credere. Spero che possiate togliermi alcuni dubbi:
1) E' possibile avere dei peggioramenti così intensi dopo 8 mesi di psicoterapia?
2) Qual è il vero ruolo dello psicoterapeuta?
3) E' possibile che abbia sbagliato io qualcosa nel corso della psicoterapia? Che abbia usato un approccio sbagliato? Eppure ci sto mettendo proprio tutta me stessa per uscirne.
Ho paura che possa cronicizzarsi questa patologia e di non uscirne mai più.

Ringrazio chiunque voglia chiarire i miei dubbi.
S.
[#1]
Dr. Carlo Conti Psicologo, Psicoterapeuta 122 5 1
Gentile Utente,
è possibile che intervengano dei peggioramenti in psicoterapia, ma è fondamentale che la terapia porti col tempo ad un miglioramento della condizione. La psicoterapia serve a modificare alcuni comportamenti che creano disagio.
Io le consiglio di modificare lo psicoterapeuta se vede che non arrivano dei miglioramenti, ma deve avere pazienza, deve considerare che non instauriamo sempre un alleanza con tutti gli psicoterapeuti. Le consiglio di discutere questa cosa, con gli specialisti che la seguono, prima di decidere. Nel caso decidesse di cambiare psicoterapeuta, ne scelga uno di diverso indirizzo, ad esempio un analista, visto che sta facendo una terapia cognitivo-comportamentale.

AUGURI
Dr. Carlo Conti
carloconti5@tiscali.it

SALUTI
Dr. Carlo Conti
www.spiritoepsiche.it

[#2]
Dr. Willy Murgolo Psicologo, Psicoterapeuta 173 13

Gentile Signora,
riporto qui di seguito ciò che Lei chiede:

1) E' possibile avere dei peggioramenti così intensi dopo 8 mesi di psicoterapia?
2) Qual è il vero ruolo dello psicoterapeuta?
3) E' possibile che abbia sbagliato io qualcosa nel corso della psicoterapia? Che abbia usato un approccio sbagliato? Eppure ci sto mettendo proprio tutta me stessa per uscirne.
Ho paura che possa cronicizzarsi questa patologia e di non uscirne mai più.

Per il punto <1> la risposta é sì, per una serie di motivi. Uno potrebbe essere che si é affidata ad un Terapeuta per Lei non adatto. Inoltre, mi pare di aver capito che la Psichiatra non si limita a prescriverLe farmaci, determinando forse un ingorgo di pareri che potrebbe determinare in Lei un senso di confusione.
Ancora, forse la terapia cognitivo-comportamentale potrebbe non essere indicata per Lei. Non da ultimo, l'assunzione di farmaci anche se di ultima generazione dovrebbe essere prescritta, modificata o sospesa solo dalla Sua Psichiatra che in questo momento é l'unica autorizzata a farlo. Eviti nel modo più assoluto il "fai da te".

Per quanto riguarda il punto <2>, Lei non specifica se il Suo terapeuta sia Psicologo o anche specializzato in Psicoterapia, oltre che cognitivo comportamentale, anche ad orientamento psicodinamico. Le dico questo perché Lei ha il diritto di chiedere qualsiasi delucidazione allo Specialista anche eventualmente ipotizzando un trattamento di diverso orientamento, il quale ha il dovere di informarLa esaustivamente.

Ciò premesso, il ruolo dello Psicoterapeuta sarà quello di accompagnarLa dall'alba al tramonto, dal disturbo alla guarigione di ciò che La affligge. Un compito non sempre in discesa dal momento che la mente nessuno può dire di copnoscerla pienamente. In ogni caso, ritengo che è il terapeuta che ha il potere di guarirLa, non la tecnica che applica. Quindi, una volta fatta la Sua scelta, si affidi con fiducia allo Specialista, Psicologo, Psicoterapeuta o Psichiatra che sia.

Per il punto <3> mi sento di tranquillizzarLa, in quanto se é sempre possibile che qualcuno sbagli, questi non é certamente il paziente.

Con i migliori auguri, Le invio cordiali saluti.


[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile signora, sarebbe opportuno che ci fornisse qualche chiarimento in più sulla successione temporale che c'è stata fra terapia farmacologica e psicoterapia. Infatti, non è detto che il peggioramento sia dovuto alla psicoterapia se, come mi pare d'aver capito, ci sono stati nel frattempo cambiamenti anche nei farmaci che stava assumendo.

La terapia cognitivo-comportamentale è indicata per il disturbo d'ansia, anche se non possiamo escludere a priori che nel suo caso non stia funzionando a dovere. In genere i miglioramenti dovrebbero vedersi ben prima di 8 mesi di trattamento.

Personalmente non sono affatto d'accordo con il parere che la sua situazione sia del tutto "normale".

La cosa che le suggerisco è una rivalutazione del suo caso, rifacendo il punto con la psichiatra e la psicoterapeuta (e mettendoli in comunicazione fra loro, se necessario) oppure cambiando l'una e/o l'altra.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentilissimi dottori,
Vi ringrazio immensamente per avermi risposto e dato il vostro parere.

In effetti, mi sono rivolta ad una equipe di medici, composta da uno psicoterapeuta (A) che dopo una seduta di un'ora ha dato la sua diagnosi e mi ha indirizzato a due diversi specialisti: una psichiatra, che mi ha cambiato il farmaco (sostituendo il Sereupin con l'Efexor) e una psicoterapeuta (B) con cui ho fatto la terapia con cadenza settimanale. Inoltre, ogni 3 mesi ho incontrato lo psicoterapeuta A per la valutazione della psicoterapia e dei progressi/regressi. Inizialmente, mi è stato detto che avrebbero comunicato tra di loro, lavorando appunto in equipe, ma dopo le ultime sedute mi sono resa conto che ciò in avveniva, in quanto c'erano evidenti discordanze tra i tre specialisti. Mentre la psicoterapeuta B mi diceva che era del tutto normale la mia agorafobia perchè la terapia era un po' come alzare un coperchio rimasto chiuso, facendomi spaventare quando ho visto cosa c'era dentro (cosa assolutamente non vera, non c'era motivo per spaventarmi), lo psicoterapeuta A mi ha chiaramente fatto intendere che era un passo indietro (e qui ho cominciato a dubitare che ci fosse una comunicazione tra di loro).
Quando poi, successivamente, ho chiesto chiarimenti allo psicoterapeuta A di questa discordanza, mi ha detto che "B non ha dato particolare peso alla problematica agorafobica perché l'ha considerata nella dinamica del cambiamento positivo".
Anche la psichiatra ha detto che stavo sbagliando certi atteggiamenti, che in effetti mi aveva consigliato B!!!
Insomma, mi hanno creato una confusione mentale non indifferente!

Ho cominciato la terapia farmacologica con l'Efexor e la psicoterapia contemporaneamente. I primi mesi non ho riscontrato particolari problemi, ma nemmeno miglioramenti. Con il proseguire della psicoterapia, però, ho cominciato ad evitare situazioni che prima svolgevo normalmente in autonomia. Riflettendo su questa cosa, mi sono accorta che, per seguire alla lettera i consigli della psicoterapeuta B, stavo evitando sempre più cose. Ad es. l'ultimo consiglio (anzi, vorrei sottolineare che me lo ha posto come una imposizione perchè ero troppo ansiosa) è stato quello di non cominciare a lavorare (sono biologa nutrizionista). Quando ho fatto presente questa cosa alla psichiatra è rimasta stupefatta, in quanto non era d'accordo con questa cosa e mi ha dato una spiegazione che non mi ha convinta, dicendomi che è stata una provocazione da parte della psicoterapeuta. Mah!

Ho chiesto anche alla psichiatra se fosse il farmaco il problema, ma lei mi ha detto che Efexor e Sereupin hanno lo stesso meccanismo d'azione, differiscono solo per il fatto che il primo ha meno effetti collaterali rispetto al sereupin.

A questo punto mi chiedo: come posso capire qual è la terapia più adatta a me? Onestamente, dopo quasi 9 mesi "sprecati" non vorrei che si potesse ripresentare una situazione del genere.

Potete consigliarmi qualcuno di fiducia che si trova a Salerno o provincia?

Grazie ancora del vostro aiuto.
S.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Volevo anche aggiungere che con la psicoterapeuta avevo instaurato un buon feeling. Avevo un'immensa fiducia in lei e la consideravo quasi come un'amica, a cui raccontare tutto ed aprirmi completamente.
[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile S.
Può consultare la lista degli iscritti a questo sito:
https://www.medicitalia.it/medici-specialisti-provincia/

oppure questa lista di specialisti in psicoterapia breve strategica:
http://www.centroditerapiastrategica.org/ita/affiliati%20prof%20ita.htm

Cordiali saluti
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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