Concentrazione, vocazione

Egregi Dottori,
sono uno studente iscritto all'ultimo anno della facoltà di giurisprudenza di una università romana, ho 24

anni, ho sostenuto 20 esami con la media del 28 e me ne mancano 7. Ho sempre avuto la borsa di studio sin

dal primo anno grazie ad un buon rapporto tra esami sostenuti, media e tempistica. Diplomato con 100/100,

studiare per me è sempre stata una passione, vale a dire sentivo una forza irrazionale che semplicemente mi

spingeva ad aprire un libro e a recepirne il contenuto. Non avevo bisogno di spiegazioni, lo facevo e

basta, era un fatto naturale, istintivo, tant'è che sin dall'asilo, tutti gli insegnanti mi hanno sempre

spinto ad andare all'università ed anche io ero convinto che fosse la scelta giusta.
Da circa un anno però, probabilmente anche a causa della crisi economica, mi sto rendendo conto di quanti

brillanti laureati non trovano lavoro o hanno un lavoro di qualità inferiore alle loro aspettative. Mi sto

sempre di più rendendo conto che imparare un mestiere tradizionale, oggi come oggi, forse è più

conveniente, in termini remunerativi ed occupazionali. Credo che anche chi non può studiare per motivi

economici, probabilmente se lo facesse sarebbe un magistrato, un avvocato, un ingegnere, un medico o

quant'altro (nel senso che ha le capacità intellettive di queste figure professionali) però per un limite

esterno non può. Io non posso per un limite interno: la mancanza di concentrazione dovuta ad una perdita di

interesse verso lo studio, nella convinzione, ripeto, che sia meglio imparare un mestiere tradizionale.
Il paragone sembra fin troppo evidente: è come se due persone (io e lo studio) si sposassero, però durante

la vita matrimoniale una delle due (io) si rende conto che l'altra non è la persona adatta.
Se mi si chiedesse: cosa vuoi fare? Io risponderei: il magistrato. Però l'incertezza che oggi giorno

accompagna una laurea è veramente elevatissima mentre nei tradizionali "mestieri" c'è poca concorrenza.
Ho sentito che all'ultimo concorso per la magistratura, dei 40.000 candidati solo 4000 sono stati ammessi

alla prova scritta, quindi molti di meno saranno ammessi alla prova orale e molti meno ancora saranno i

magistrati. Io credo che quelle poche centinaia che saranno nominati magistrati sono persone veramente

convinte di quello che fanno, che non hanno distrazioni come le mie, che ancora sentono quella voce

interiore che anche io avevo e che mi spingeva a studiare.Per questo, sento di dover abbandonare.
La perdita di vocazione è spiegabile da un punto di vista psicologico o patologico?
Voi come la pensate?
Grazie.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
la perdita di concentrazione può essere un sintomo depressivo, legato ad un abbassamento del tono dell'umore, a sua volta causato da una perdita motivazionale.

La motivazione sembra abbassarsi, nel Suo caso, per via di un'eccessiva concentrazione sulle probabilità negative: Lei ad esempio potrebbe diventare un ottimo magistrato, ma si concentra sul rischio di non riuscirci, quindi solo sulla probabilità negativa.

Se si concentra solo su un risvolto negativo è normale che la motivazione venga meno, l'umore si abbassa, tutto diventa faticoso, ecc.

Quindi se vuole ritrovare la giusta carica motivazionale dovrebbe concentrarsi su altri aspetti del percorso accademico.

Tutto ciò ammesso che il resto della Sua vita stia andando a gonfie vele, dove l'unico problema rimane l'Università.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Dr.ssa Giorgia Di Giacomo Psicologo, Psicoterapeuta 41 2 8
Gentile Utente,
è piuttosto valido interrogarsi realmente sulle prospettive future del proprio corso di studi nel momento in cui questi stanno per giungere ad una fine. Cerchi però di distinguere i dati cocreti derivanti da un'analisi socio-economica dalla sua vocazione. Sicuramente l'ansia arriva ed assale quando si inizia a percepire che lo studio non è più un bozzolo di sereno rifugio e l'idea di mettersi alla prova può anche creare stati di demotivazione. Le consiglio un incontro con uno psicologo in modo da poter contestualizzare la sua ansia e la conseguente depressione per riappropriarsi della sua autostima.

Cordialmente

Dr.ssa Giorgia Di Giacomo
Psicologa-Psicoterapeuta
giorgiadigiacomo@live.com
www.giorgiadigiacomo.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Egregio Dottor Bulla,
la perdita di motivazione è proprio il mio problema, avverto un conflitto tra la volontà di diventare magistrato e la reale possibilità di diventarlo. Nella mia vita va davvero tutto bene, sono fidanzato da anni con una ragazza e sono molto legato sia a lei che alla sua famiglia, non ho problemi economici, anzi i miei sono terrorizzati all'idea che debba lavorare!
Lei dice bene, dovrei concentrarmi su aspetti positivi, essere ottimista insomma, ma è possibile modificare un lato del proprio carattere? Io certi giorni mi convinco di essere ottimista ed effettivamente studio, ma il giorno dopo sono punto e a capo, non sarà che il pessimismo è un mio elemento strutturale? E' possibile cambiarlo? Ottimisti si nasce o si diventa?
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dopo
Utente
Utente
Egregia Dottoressa Di Giacomo,
mi spaventa l'idea di non avere un lavoro e come sicuramente saprà, di storie di laureati brillanti ma sottopagati ce ne sono molte. In facoltà conosco diversi ricercatori che percepiscono uno stipendio inversamente proporzionale alla loro alta cultura ed indubbiamente non vorrei mai vivere con 800 euro al mese per amore della cultura; i romani, che di praticità se ne intendevano dicevano: primum vivere, deinde philosophari.
Lei, ad esempio, si è mai chiesta:"e se non dovessi riuscire a diventare psicologa"?
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Dr.ssa Giorgia Di Giacomo Psicologo, Psicoterapeuta 41 2 8
Caro ragazzo,
"anzi i miei sono terrorizzati all'idea che debba lavorare!"...le rinnovo l'invito ad un consulto specialistico con uno psicologo proprio, ribadisco, per contestualizzare l'ansia.
Riguardo la sua domanda, un conto è "diventare", un conto è "esercitare".
Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Bongiorno Psicologo, Psicoterapeuta 17 2
Gentilissimo utente,
purtroppo di questi tempi è sempre più frequente incontrare giovani che perdono la passione per lo studio proprio quando ci si avvicina alla laurea.
Potrebbe esserle utile provare ad entrare un pò di più in contatto con questa paura e su quanto sia stata importante nella sua vita relazionale e nella costruzione della sua identità la sua passione per lo studio.
Quando tutti danno per scontato quello che succederà nella nostra vita, anche noi di solito ci crediamo. Spesso quando prendiamo consapevolezza di quanto in realtà sia incontrollabile il nostro futuro, possono subentra paura e ansia, che di solito si trasformano in demotivazione, insicurezza, depressione, ecc.
Un piccolo percorso "alla ricerca di sè" potrebbe esserle utile, qualsiasi mestiere sceglierà di fare nella sua vita.
auguri per queto difficile periodo della sua vita

Dr.ssa Laura Bongiorno
psicologa psicoterapeuta