Cibo e litigi

Gentili medici,
avrei bisogno di un piccolo consulto su una questione che ritengo abbastanza "inutile" ma che provoca continui dissapori in famiglia.
Con tanti problemi che ci sono in giro questo lo ritengo abbastanza secondario ma se avete un po' di tempo per rispondere sarei molto contento.

Il fatto è che nella mia famiglia c'è un'associazione tra cibo e rispetto dei componenti. Se si fa una torta, va divisa per 4 persone (componenti della famiglia), se si apre una confezione di gelato è meglio che si è presenti tutti.
L'altro giorno per esempio ho mangiato più di metà vaschetta di gelato e la risposta di mia madre è stata "bravo, tanto so che non hai rispetto per gli altri".

Un'altra volta, spinto dal caldo pomeridiano, ho aperto un piccolo melone e ne ho mangiato metà. Al loro rientro, DISASTRO, mi hanno guardato male perchè era la cena della sera assieme al prosciutto. Ed io inconsapevolmente, ho rovinato tutto. Come facevo a sapere i loro piani per la serata?
Un'altro pomeriggio ho mangiato della ricotta. Un altro danno. Infatti, secondo mia madre, la ricotta non è un cibo pomeridiano. Secondo lei dovrei mangiare un dessert o yogurt. Quello è pomeridiano!!


A tavola le porzioni sono sempre già fatte, uno non ha la libertà di scegliere ciò che vuole. In più ho l'impressione di essere sempre controllato a tavola riguardo alle quantità di cibo che prendo.
Poi mi da assolutamente fastidio quando a tavola scelgo qualcosa e mi sento dire "prendine ancora", "fai questo e quello".

Premetto che sono magro, non ho problemi di linea, anche se da quello che scrivo può sembrare che mangio tanto. Quindi i miei non si comportano così perchè non vogliono farmi ingrassare, è proprio una questione di RISPETTO.


Queste situazione da un lato mi fanno sorridere adesso che scrivo, però dall'altro mi fanno stare male perchè avrei voluto dei genitori diversi sotto questo punto di vista:
-mi sarebbe piaciuta una madre che ogni tanto, non dico sempre, mi faccia i piatti che a me piacciono tanto. Magari come sorpresa.
-mi sarebbe piaciuta una casa in cui quando apro il frigo, non ho la paura di scegliere e "indovinare" cosa non verrà mangiato la sera stessa. La scelta dovrebbe avvenire in base a cosa è più sano e basta.
-mi sarebbe piaciuta una tavola in cui ognuno pensa per se e guarda nel suo piatto, senza pensare tu ne hai presa di più, io di meno..
-mi sarebbe piaciuta una famiglia più flessibile. Se la sera manca un alimento, si cucina altro. Senza far pesare ai figli quello che hanno fatto.
-una famiglia che da più importanza ad altro....


Gli ho parlato ma loro continuano ad esporre i loro punti di vista e non ragionano mai su quello che gli dico.
Ora, avendo io 25 anni, so che la faccenda è veramente banale però mi fa venire il nervoso che in casa mia non possa aprire il frigo senza provare disagio quando devo scegliere cosa mangiare.
Una soluzione c'è sicuramente, quella di andarmene a vivere per conto mio. Un'altra?

Cordiali Saluti
Ale
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazzo esistono alcune regole (fittizie) nelle famiglie che vengono considerate come emblematiche di una certa educazione o di un certo rispetto ecc., il problema è quando su queste ci si irrigidisce a tal punto da creare una condizione di conflitto. Il disagio che lei riporta non è banale poichè, dall'esterno, il conflitto evidente è su cosa mangiare o non mangiare, in realtà cela una dinamica relazionale che prende il cibo come capro espiatorio di una ricerca di rispetto e regole condivise.

In occasioni del genere è davvero difficile far uscire un intero gruppo famigliare da una rigidità di regole create e mantenute con l'illusione di sostenere un equilibrio che, in realtà, lo peggiorano. Se lei avesse la possibilità di coinvolgere i suoi per una consulenza famigliare sarebbe una prima manovra importante, se non dovesse riuscirci allora provi a confrontarsi lei con uno psicologo , magari sistemico-strategico che potrebbe insegnarle modalità nuove di affrontare e gestira la situazione.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazzo, l'altra soluzione è farsene una ragione. I genitori sono una delle cose che non si possono scegliere, bisogna prendere quelli che ci arrivano. Quindi, se loro hanno di queste "stranezze", e lei se ne rende conto, ignori semplicemenre la cosa. Loro la rimproverano, e lei continui a mangiare ciò che le va. Specialmente se contribuisce al bilancio familiare, con un lavoro, ha il diritto di mangiare ciò che le piace di più.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Beh farmene una ragione e la cosa che faccio tutti i giorni. Continuo a mangiare ciò che voglio e puntualmente arrivano le loro osservazioni e le loro battute sarcastiche.
Non mi sembra che in questo modo risolvo i conflitti. Tra un po' andrò via di casa per lavoro e obiettivi ma non avrò di certo un bel ricordo di questa situazione.

Il fatto è che a volte compro alimenti con il mio stipendio, ma finisco sempre per essere tacciato di egoismo.
Es. Se compro una tavoletta di cioccolato, mi sento dire "mangiatela pure tutta te tanto sappiamo che sei egoista".
Per tagliare la testa al toro, ho comprato anche un mio frigo personale da camera, ma il problema è a monte...non so se mi sono spiegato.


E' giusto dare così importanza a porzioni, quantità ecc.
E' giusto collegare il cibo al rispetto per una persona?
Questo vorrei capire!
Quindi, con i genitori bisogna sempre farsene una ragione su tutto o cercare di farli ragionare su dove sbagliano?
Queste regole sulla divisione, sul fatto che a merenda bisogna scegliere determinati cibi, sul fatto che siamo una famiglia e le cose vanno divise esattamente in 4, chi le ha inventate?
In casa mia siamo arrivati a tagliare una vaschetta di gelato in 4 parti con un coltello e poi mio padre per fare il buon samaritano dice sempre "tieni questo che c'è ne di più..."

Io vorrei dire "ma chi se ne importa se è di più o di meno, se è finito o no una cosa".
Sto cominciando a odiare il cibo, invece di associarlo ai piaceri del mangiare.

Questa situazione non mi piace, non mi sa di famiglia normale.
Sono anni ormai che va avanti questa storia, finirebbe soltanto se mi comportassi come dicono loro, perchè secondo loro si vive così in società. Punto.







[#4]
dopo
Utente
Utente
Vorrei aggiungere una nota.

Mi sembra esagerato coinvolgere la famiglia in una consulenza famigliare, sia perchè considero banale la causa, sia perchè da parte loro non ci sarebbe interesse. Ma uno psicologo non si metterebbe a ridere per delle questioni del genere?

Venendo al punto, vi ho scritto anche sotto consiglio di mia madre. Lei è convinta che chiedendo un parere sul forum ottenga per l'ennesima volta la conferma che le SUE regole sono corrette perchè così si vive in società.

Lei ha la possibilità di leggere quello che scrivete per cui se riuscite a farle capire dove sbaglia può darsi il problema si risolverà da se...

Grazie ancora
[#5]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazzo allora provi a rileggere attentamente cosa le ho scritto sulla prima risposta e il significato che una famiglia attribuisce alla gestione delle regole. Se lei lo ritiene banale e non ha alcun tipo di disagio allora, come afferma il collega, se ne faccia una ragione.
Se ciò che accade le crea disagio allora il problema sta nell'intero sistema famigliare che cerca di mantenere delle regole relazionali attravero il cibo. Questa gestione rigida rappresenta simbolicamente un tentativo di gestire delle regole relazionali, "ognuno al suo posto" "ognuno deve fare il suo", "ad ognuno spetta la sua parte e non deve invadere l'altro" . Questo è il punto.
"La famiglia impone delle regole, anche inutili e prive di senso, i figli devono obbedire". Questa è anche un'altra idea radicata in alcuni genitori e si lotta fino allo stremo per sostenere certi ideali. La cosa che non si comprende , purtroppo, e che si perda la situazione di mano e si peggiorano i conflitti con il rischio di creare uno squilibrio piuttosto che mantenere un equilibrio.
saluti
[#6]
dopo
Utente
Utente
Leggendo l'ultima risposta che ho dato e avendo la possibilità di parlare con mia madre, cosa le direbbe?
[#7]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
parlatene insieme con un terapeuta famigliare se la questione crea litigi, disagi e conflitti.
saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
È evidente che finora non se n'è ancora fatta una ragione. Se così fosse, poco le importerebbe se ciò che pensano i suoi genitori, in merito a queste regole di suddivisione del cibo, sia giusto o sbagliato. "Farsi una ragione di qualcosa" vuol dire accettarlo, e mi pare che lei sia ancora lontano da quest'obiettivo.

Anche dire: "Tanto fra poco me ne andrò di casa", paradossalmente, non pone fine al problema. Perché continuerà a portarsi dietro il suo pensiero: "Io vorrei che i miei genitori fossero così e così".

Ma accettare il modo di essere dei nostri genitori NON vuol dire automaticamente pensare: "Ciò che fanno o dicono loro è giusto, quindi deve esserlo anche per me". Deve uscire dalla dicotomia giusto/sbagliato in assoluto, altrimenti sarà sempre in conflitto fra ciò che le dicono loro e ciò che le dice la sua testa. Il punto d'arrivo è: "Ciò che fanno/dicono loro sarà giusto per LORO, e ciò che voglio io è giusto per me. E se loro non sono d'accordo, è un problema loro. Pazienza".

Se non ci riesce da solo, non c'è niente di male a ricorrere allo psicologo.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Claudia Signa Psicologo 75 3
Gentile utente, la questione che lei riporta non è affatto banale.
Diversamente che dagli altri componenti della sua famiglia mi sembra di capire che lei sia colui che in qualche modo mette in evidenza un problema che gli altri attualmente non avvertono come tale.
In considerazione di questo non deve sentirsi in colpa, anzi è importante che ci sia qualcuno che metta in luce i problemi perchè altrimenti il rischio è che questi non vengano mai affrontati.
In altri casi può succedere che questi contrasti o dissapori si accumulano fino al punto in cui esplodono.
Non posso darle la spiegazione del comportamento dei suoi familiari, sicuramente le motivazioni derivano dalla loro storia passata, dal modo in cui sono cresciuti e per questo una terapia familiare è la più indicata.
La terapia familiare consente di collocare le origini di un comportamento all'interno di un sistema di relazioni presenti e passate attraverso il riferimento costante e dinamico con le generazioni passate. conoscere la propria storia d'appartenenza consente anche di capire le profonde ragioni di un comportamento e la possono aiutare a costruire le basi della sua vita futura dato che a quanto scrive ha intenzione di andare a vivere fuori di casa.
Un saluto