Approccio psicoterapeutico giusto?

Ho 25 anni e da 2 (sto per iniziare il terzo) sto facendo psicoterapia in modo continuativo. Dico continuativo perchè sempre con la stessa dottoressa c'è stato un tira e molla per diversi anni, la mia convinzione che la terapia non servisse a nulla mi portava a disertare le sedute tanto che la mia dottoressa è arrivata al punto di dirmi che in quella maniera non mi avrebbe potuta seguire.
Vengo e continuo a vivere in una situazione familiare non brillante, in cui la scarsa comunicazione fa da padrona a un quadro per niente bello. Mio padre soffre di disturbo bipolare (causa di frequentissimi ricoveri) che unito al suo carattere pessimo ha creato in famiglia tensioni in ogni tipo di legame per esempio anche fra me e mio fratello (per esempio se io e mio fratello litigavamo lui diceva che io odiavo mio fratello).
Io ho subito molestie sessuali dal 6 ai 9 anni da un parente dopo aver rivelato la cosa in casa (piu per vergogna e senso di colpa che altro) non è che si sia fatto molto se non tenermi lontana dalla persona che aveva compiuto quegli atti.
Durante gli anni sono sempre stata un pò "orsa", spavalda, non ho mai saputo chi fossi veramente perchè mi sono creata uno scudo in cui si sono stagnate sia emozioni belle che brutte. Ho una fortissima fobia della morte , ma spesso ho pensieri suicidi (alcool e autolesionismo negli ultimi anni mi hanno "aiutato" a morire un pò per giorno). In realtà non godo di nulla, o meglio tutti mi scivola addosso come acqua , mi sono laureata , lavoro anche se sporadicamente ma non riesco a essere contenta, ho sempre la sensazione di vuoto e ansia e tristezza dentro anche se apparentemente non sembra.
quello che mi passa per la mente spesso è l'opposto di quello che mostro.
Il rapporto con mio padre è conflittuale non riesco ad accettare la sua malattia e a prendere quello che dice per quello che è.. gli dò peso, mi ci arrabbio non cambiando però di un cm la sua idea.
La mia terapista adotta un approccio Rogersiano, spesso data la mia difficoltà nell'esprimere le emozioni ho difficoltà a parlare anche con lei e mostrare davvero le mie sofferenze.
Secondo voi questo approccio psicoterapeutico è adatto alle mie problematiche?
Voglio aggiungere anche che qualche miglioramente c'è stato ma ancora diciamo che provo disagio nei miei confronti, mi sento disgustosa (sia fisicamente che non) e in colpa.
Ho un ragazzo da 6 anni che dice di amarmi (io ancora mi chiedo come fa ad amare una come me) io ci sto bene insieme , i momenti passati con lui sono belli ma non riesco a dirgli nemmeno Ti amo....
Grazie e scusate se mi sono dilungata.
[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le sig.na,
l'approccio rogersiano non fa riferimento a delle "tecniche"
ma ad un "modo di essere in relazione con l'altro" che consenta di creare le condizioni favorevoli a riattivare un processo di crescita personale.

"spesso data la mia difficoltà nell'esprimere le emozioni ho difficoltà a parlare anche con lei e mostrare davvero le mie sofferenze"

E' importante, considerata l'alleanza terapeutica già instaurata, che lei si sentisse libera di comunicare alla sua terapeuta l'esistenza della sua difficoltà ad esprimere certe emozioni e sarà compito "entrare in relazione con" lei, non a caso questa difficoltà riguarda anche altre relazioni significative, quindi il contesto psicoterapeutico
può essere uno spazio "protetto" all'interno del quale sperimentare modalità relazionali più efficaci.

Solo a titolo di informazione:
"John Norcross, presidente della Task Force 29 (Relazioni Terapeutiche Empiricamente Supportate) dell’American Psychological Association, dichiara che:

[...] abbiamo concordato che le caratteristiche tradizionali della relazione terapeutica – ad esempio l’alleanza nella terapia individuale e la coesione nella terapia di gruppo – e le condizioni facilitanti rogersiane – empatia, considerazione positiva e genuinità – avrebbero costituito gli elementi centrali”; e che “la relazione terapeutica determina in maniera consistente e sostanziale il risultato terapeutico indipendentemente dal tipo di trattamento utilizzato."

tratto da
http://www.acp-italia.it/?act=Documenti&completo=si&id=5

Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
Attivo dal 2009 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta

Gentile Utente
Rispondo a questa sua affermazione:
Secondo voi questo approccio psicoterapeutico è adatto alle mie problematiche?

La psicoterapia è cosa seria,va intrepresa con una certa serietà,ogni modello ogni approccio ha i suoi vantaggi e i suoi limiti,,poichè ogni modello riesce a vedere una sola facciata della realtà può trascurarne altre.

Certamente esistono modelli clinici che rispondono meglio ad alcuni disagi ed altri meno!

Questi suoi dubbi credoche lei dovrebbe riferirLe alla sua terapeuta,anche questa fa parte della terapia!

Quelloche più conta e la buona relazione che si instaura tra paziente e terapeuta!


Saluti
[#3]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Grazie per le celeri risposte.
La mia psicoterapeuta sa di tutti i miei dubbi.
Mi ha anche invitato qualora ne avessi necessita a consultare un altro specialista che abbia un approccio diverso.
Io sinceramente non l'ho mai fatto, perchè alla fine sono molto legata a lei e cmq so che anche se non dico tutto lei ormai sa leggere dietro i miei silenzi; sa anche che c'è stato anche un periodo in cui io non facevo uscire la mia emotività e non parlavo come avrei voluto perchè avevo paura di farla soffrire. Per quanto riguarda i problemi della terapia alla fine c'è molto dialogo fra noi.
Questa mia difficoltà nell'esprimere i miei sentimenti e le mie emozioni non c'è solo con lei , però mi stupisco che io non riesco a sbloccarla (anche se piano piano qualcosa come dice lei traspare, i miei occhi non sono più freddi come prima).
Non lo so, anche il fatto che lei non mi abbia mai dato una diagnosi mi ha fatto sempre pensare..
Forse dovrei solo seguire il corso delle cose e lasciarmi e abbattere un pò di più i miei muri.


[#4]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Perchè alla fine io mi chiedo sempre ma cosa ho io?
e lei non mi risponde mai...
[#5]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
perché se lo facesse le trasmetterebbe il messaggio "tu non sei in grado di trovare le risposte e quindi devo dartele io"
Il ruolo del terapeuta è quello di facilitare un processo di cambiamento non sostituirsi alla persona privandola della
possibilità di realizzarlo.
Dalla sua replica emerge tutta la qualità della relazione terapeutica instaurata tra lei e la sua terapeuta e fondata sul rispetto e la fiducia.


"non parlavo come avrei voluto perchè avevo paura di farla soffrire."

Questo è un aspetto significativo che la invito a condividere con la sua terapeuta.

Cordialmente
[#6]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 121
Gentile ragazza, non necessariamente devono esserci risposte nette a quesiti del tipo: "ma cosa ho io"? perchè non sempre un disagio esistenziale è inquadrabile all'interno di una diagnosi ben precisa.
Probabilmente le risposte al suo quesito si esprimono attraverso i discorsi che vengono fuori nel setting terapeutico, attraverso restituzioni verbali (se ci sono) della sua terapeuta che dovrebbero metterla in condizioni di comprendere quali sono i suoi bisogni e il modo di gestirli.
Come affermano i colleghi la relazione terapeutica è importante ma una buona relazione non si esprime solo attraverso un buon dialogo e un senso di fiducia verso il terapeuta ma anche attraverso dei risultati in termini di attenuazione del disagio e aumento del benessere personale. Questa dovrà essere la considerazione che dovrà fare.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#7]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Ne abbiamo parlato più volte .. e lei su questo punto è stata chiara che mi sbaglio che non è così..
Questa idea mi era venuta perchè ogni tanto io parlavo anche di cose gravi con molta superficialità e vedevo lei leggermente commossa.
Poi mi ha spiegato il perchè ; almeno uno dei due deve entrare in conttatto con la realtà e la crudezza delle cose che racconto!
Alcune persone mi hanno suggerito di consultare uno specialista in DOC...ma non so quanto sia utile..
Dato il mio umore altamente instabile la mia terapeuta mi aveva consigliato non obbligato a rivolgermi a una collega psichiatra, perchè io è come se avessi bisogno di lei al momento della depressione o crisi d'ansia, nel momento in cui passa e come se somatizzassi e arrivo all'appuntamento già sedata.
Ho già affrontato un mese di terapia farmacologica con sertralia e depakin e tavor al bisogno; in questo caso fu la mia dottoressa a obbligarmi perchè gli episodi di autolesionismo erano troppi ma io non ero convinta e infatti dopo un mese ho smesso..
è come se avessi paura di star bene; della mia infanzia non ricordo che episodi spiacevoli; passato recente e remoto mi appaiono buoi con solo dei flash negativi..
[#8]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Nell'intervento precedente mi riferivo a cioè che aveva sottolineato la Dott.ssa Camplone :

"non parlavo come avrei voluto perchè avevo paura di farla soffrire."

Questo è un aspetto significativo che la invito a condividere con la sua terapeuta.
[#9]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 121
Gentile ragazza se ha ottenuto la prescrizione che riporta ci sarà stata una diagnosi e le avranno spiegato che autolesionismo, alcool, pensieri suicidi sono l'espressione di quella determinata "patologia" che , probabilmente, le hanno diagnosticato.
purtroppo le cure non continuative o interrotte arbitrariamente
(..) io non ero convinta e infatti dopo un mese ho smesso..(..)

non solo non sono di aiuto ma peggiorano il problema.


[#10]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Non mi hanno diagnosticato nessuna patologia.
e' vero anche che dopo la prima visita e la conseguente terapia datami non ci sono più tornata.
Perchè in realtà io c'ero andata perchè la mia dottoressa mi aveva obbligato dicendomi che lei non mi avrebbe più seguita se avessi continuato ad andare li in quelle condizioni.
[#11]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 121
sertralia , depakin e tavor vengono prescritti con un razionale ben preciso, la necessità di un intervento farmacologico è stato addirittua avvertito dalla sua terapeuta e lei non l ha portato a termine.
Se si vogliono ottenere risultati le cure vanno prese secondo prescrizione.

(..)è come se avessi pa
ura di star bene (..)

questa affermazione è parte del problema e non è lei che parla ma la sua "malattia" giusto per intenderci e va discussa con i suoi curanti.
[#12]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"è come se avessi paura di star bene"

come vede questo spiega come mai ha interrotto la terapia farmacologica, anche questa difficoltà andrebbe affrontata
in terapia.
Non si tratta di obbligarla, ma di restituirle la realtà e cioè "in quelle condizioni" non è possibile proseguire una psicoterapia.
Cordialmente
[#13]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Gentile Dott.ssa Camplone,
dalle sue risposte , e anche dal suo cv letto consultando il suo sito vedo quanto è vicina al modo di pensare della mia terapeuta.
"Restituirmi la realtà" è proprio quello che fa la mia terapeuta e io spesso ho scambiato questo modo di fare come se fossi io a causarle sofferenza.
Si potrebbe parlare nel mio caso di disturbo da stress post traumatico?
[#14]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Non è corretto fare valutazioni diagnostiche on line,
tuttavia può parlarne con la sua psicoterapeuta.
Intanto le riporto un passaggio significativo a relativo all'Approccio centrato sulla Persona che non è solo un modo di pensare, ma un modo di essere:

"Immaginiamo la "diagnosi" come una "mappa" che funzionerà se:
1) non mette distanza fra il terapeuta e il cliente;
2) non serve al terapeuta per controllare, ma per monitorizzare il processo;
3) non diventa un'attività formale che priva il terapeuta del calore, della spontaneità ed dell'accettazione incondizionata;
4) non lo induce a categorizzare, ma a comprendere con tutta la sensibilità possibile.
(...)
la "mappa" permette la differenziazione dei conflitti interni e una migliore organizzazione dei loro contenuti."
Anna Gagliardi

tratto da:
http://www.scriptpisa.it/rivista/script_riflessioni_11/carl_rogers_contemporaneo.php
[#15]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Forse il problema con la mia terapeuta è questo forte legame che invece di agevolare le cose a tratti le rallenta; questa forma di grande attaccamento mi induce paradossalmente a tenerla lontana..
Per questo spesso metto in dubbio il suo approccio legato alla mi situazione.
[#16]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Se questo è il suo vissuto non è con noi che deve parlarne ma con la sua psicoterapeuta, per capire quale nesso ha creato tra il suo attaccamento e l'approccio di riferimento.
Cordialmente
[#17]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Lei ha pienamente ragione e mi scuso per il dilungarsi della discussione.
Il problema nel problema è che ne abbiamo parlato tantissime volte.. ma la situazione dal mio punto di vista sembra uguale..
[#18]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Da due settimane ho ripreso la psicoterapia dopo la pausa estiva; quando sono entrata in studio a inizio settembre ho provato lo stesso imbarazzo della primissima seduta....
non riesco a capire perchè...
[#19]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
ne deve parlare con la sua terapeuta, è lei che la sta seguendo.
Da qui, come può comprendere, non è possibile decodificare il suo imbarazzo.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#20]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Io capisco che tramite un sito internet non si possa decodificare l'imbarazzo.
Infatti io non chiedo una diagnosi o cose del genere.
Mi chiedevo se le difficoltà che provo, ampiamente comunicate alla mia psicoterapeuta non siano indice del fatto che dovrei cambiare terapeuta.
[#21]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Gentile ragazza, la scelta di cambiare terapeuta è delicata e non sarebbe corretto suggerirgliela, perché soltanto l'interessato può sapere se riesce ad affidarvisi, oppure se il rapporto di fiducia è compromesso.

Deve tener presente una cosa importante: la difficoltà che sta sperimentando nella relazione con la terapeuta, potrebbe far parte del suo problema, non esserne una cosa staccata.

A mio avviso, da quel che ci ha detto, questa terapeuta potrebbe essere adatta a lei. Tuttavia, se vuole informarsi su cosa può aspettarsi da una psicoterapia, e sulle specificità di alcuni dei modelli terapeutici più diffusi, può leggere questi articoli:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#22]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Gentile Dott. Santonocito,
anche io credo che il problema che ho con la mia terapeuta faccia parte di un disagio più esteso, e quindi non sia staccato dal mio modo di vivere.
Solo che i continui dubbi che io ho sulla terapia e in particolar modo sulla mia terapista non sono indice del fatto che è probabile che debba cambiare, o addirittura che io non necessiti di una terapia?
E' un mese che non vedo la mia psicoterapeuta per via di impegni di lavoro e non mi sono nemmeno sforzata di incastrarla con tutto quello che ho da fare!
Sto riempiendo le mie giornate all'inverosimile per non pensare....e pensare che anche se sto fuori 12 ore non sono stanca la sera...
Arriva l'week end e l'unico mio pensiero è sballarmi..per non pensare..
però non vado dalla mia dottoressa.. non la chiamo.. non cerco di prenderci un appuntamento...
ecco tutto ciò mi porta a dire..ma è effettivamente di una terapia che ho bisogno se non sento la necessità di andarci?
Non sento la necessità di andarci perchè la mia dottoressa non è la persona giusta?
[#23]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Se nutre dubbi verso la psicoterapia in generale, probabilmente è perché sente che la terapia in corso non sta corrispondendo alle sue necessità. Ma che la psicoterapia sia utile e spesso risolutiva, questo lo testimoniano le molte persone che si rivolgono a noi e che riescono a venire a capo dei loro problemi. Anche "messe peggio" di lei.

Può essere che magari apprezzi la sua terapeuta come persona, ma che non si senta motivata ad andarci perché non vede e non sente un corrispettivo a fronte dell'impegno di andarci.

Essere legati al proprio terapeuta e rendersi conto che ci sta aiutando davvero, non sempre sono cose che coincidono.

Da ciò che dice sembrerebbe che la terapeuta in questione sia capace e onesta, ma sa, è una questione di pelle: se non si viene a creare quel "feeling" particolare fra paziente e terapeuta, non possono esserci le premesse per fare un buon lavoro.

La mia impressione, dal modo in cui ne parla, è che lei abbia già deciso che da questa terapeuta non voglia più andarci, e che non aspetti altro che la "benedizione" di un altro esperto (noi) per decretarlo. Allo stesso tempo, sa che ha bisogno d'aiuto, e quindi si chiede se qualcun'altro non possa essere più adatto alle sue esigenze.

Il mio suggerimento è di non abbandonare la sua terapeuta, o magari non subito, e di provare a fare qualche seduta con un altro terapeuta di orientamento diverso. In tal modo potrà rendersi conto delle differenze. Tenga presente che quando una terapia ha davvero successo, si devono vedere risultati abbastanza presto, altrimenti può essere difficile che accada la "magia" dopo molto tempo.

Cordiali saluti
[#24]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
"Ma che la psicoterapia sia utile e spesso risolutiva, questo lo testimoniano le molte persone che si rivolgono a noi e che riescono a venire a capo dei loro problemi. Anche "messe peggio" di lei."
Mai messo in dubbio questo fatto. Messe peggio di me ce ne sono tante di persone su questo ha ragione lei.

[#25]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Anzi forse inconsciamente ho messo in dubbio il fatto che non serve sa, ora che mi ci fa riflettere.
Mio padre soffre di disturbo depressivo bipolare , il fatto che lui abbia avuto mille ricoveri,mille terapie, addirittura elettroshok però non stia mai effettivamente bene (tutto cio da quando io son piccola) forse mi ha portato inconsciamente a non credere nella terapia....
[#26]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Possibile, ma in tal caso dovrebbe considerare che suo padre è una persona diversa e che il disturbo bipolare è una cosa diversa. Né peggio né meglio, diversa.

Cordiali saluti
[#27]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51

Gentile Utente,

Alle indicazioni che ha ricevuto può aggiungere la psicoterapia ad indirizzo analitico junghiano.

Cordiali saluti ed auguri.

Dott. Antonio Vita
62019 - Recanati (Mc)
antonio.vita@psicovita.it
sito web: www.psicovita.it



[#28]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Secondo lei Dott. Vita questo approccio ad indirizzo analitico junghiano quali benefini potrebbe portare che non mi sta portando il tipo di approccio che sto seguendo ora?
[#29]
Dr.ssa Sara Breschi Psicologo, Psicoterapeuta 49
Salve,
è difficile discutere di un orientamento psicoterapeutico in poche parole o utilizzando termini che finirebbero per confonderle le idee ancora di più.
Condivido ciò che ha detto precedentemente un mio collega: ciascun orientamento ha i suoi pregi e suoi difetti, credo che importante sia che si stabilizzi un legame tra paziente e terapeuta.

buona giornata

Dr.ssa Sara Breschi
Psicoterapeuta - Psicoanalista
Sito Web: www.sarabreschi.it

[#30]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Il problema (dato che a tratti sembra apparire come tale) è che il legame con la mia terapeuta c'è. Cioè io le voglio un bene dell'anima, quasi vorrei poter uscire dal muro che separa il paziente dal medico. Lei lo stesso ha dimostrato in mille maniera (soprattutto con la pazienza nel seguire i miei ondeggiamenti di umore e di comportamento) di tenere a me.
E' quindi probabile che io non abbia bisogno di una terapia a livello psicologico.
[#31]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51
Gentile Utente,

Poiché le è stato reso noto un gruppo di psicoterapie, mi sono sentito in dovere di aggiungere a queste anche la “psicoterapia ad indirizzo analitico junghiano”.

Può leggersi qualcosa su Jung che è già in MinForma, complesso di articoli e saggi di tutti gli specialisti di Medicitalia; tuttavia, per una presentazione più esaustiva della tecnica analitica junghiana e soprattutto dei principi scientifici che la sorreggono, mi riservo di tornarci sopra con un scritto più adatto alla materia che mi preme illustrare.

Infine, poiché lei sta bene e si sente bene con la sua psicoterapeuta non vedo perché debba cambiarla. Non vedo nemmeno la necessità di cercare in noi un assenso a quello che sta facendo e che deve continuare a fare. Molte incertezze generano altre incertezze. E questo può portare alla confusione. Non si faccia molti problemi e continui la sua terapia.

Con i più cordiali saluti.

[#32]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Gentili Dottori,
i dubbi in oggetto sono continuati nel tempo e quindi ho trovato forza e coraggio di andare a parlarle con un'altra dottoressa, seppur con un forte senso di colpa nei confronti della mia dottoressa alla quale non ho detto nulla.
Devo dire che quest'ultima nuova psicoterapeuta molto onestamente non ha cercato di demolire la mia psicoterapeuta mi ha però detto di non sottovalutare i miei dubbi.
Non ho ben capito il suo metodo, però di sicuro è molto più "attiva" della mia dottoressa nel senso che spesso durante quella chiaccherata insisteva sulle cose che dicevo fino quasi a portami a commuovermi (cosa che mi capita rarissimamente in terapia).
Non so cosa fare anche perchè l'idea di non andare più dalla mia dottoressa non mi fa stare tranquilla anche perchè abbiamo iniziato un percoso e vorrei finirlo. L'impressione che ho avuto da questo nuovo colloquio però , che non resta in attesa dei miei tempi ma cerca di forzarli, forse sarebbe per tutte le difficoltà che io ho a sbloccarmi emotivamente più congeniale..
Speriamo che quesa chiaccherata possa servire a sbloccare un pò la situazione con la mia attuale dottoressa e a lasciarmi più andare..
[#33]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
in psicoterapia ci sono approcci diversi e terapeuti diversi si tratta di una scelta reciproca e nessuno può sostituirsi a lei nel farla.
Tuttavia è importante che si sia data la possibilità di fare un'altro colloquio è segno di una maggiore fiducia nelle sue capacità di valutazione ed è proprio a queste ultime che farà riferimento se vorrà fare una scelta.
In bocca al lupo
[#34]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
Gentili dottori,
aggiungo in coda a questa discussione il mio commento per non aprire un altro consulto che sarebbe inutile.
L'ultimo commento qui sopra risale al marzo scorso è passata l'estate e sono finalmente tornata dalla mia terapeuta con i soliti buoni propositi e la consapevolezza che volevo uscire da questo stato di continua tristezza, angoscia e ansia.
Ho così deciso di tornare da una psichiatra che mi ha diagnosticato un disturbo di tipo alimentare (diagnosi che non capisco fino in fondo) prescrivendomi sertralina e tomapax.
Ho deciso dopo averlo comunicato alla psichiatra di iniziare solo con la sertralina , le controindicazioni del tompax mi hanno spaventata.
Devo dire che da circa un mese che assumo la setrarlina che sno più tranquilla, ho meno ansia e meno angoscia.
Dal momento però che ho iniziato ad assumere il farmaco non sono più tornata dalla mia psicologa..
Che correlazione sussiste fra queste due cose?
La vorrei richiamare ma non ce la faccio, mi sento in colpa per essere sparita di nuovo..
[#35]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51


Gent.ma Utente,

Non abbiamo, mai e nessuno di noi, affrontato questo discorso che riguarda Il suo corpo. Lei appare, nella descrizone a margine del sua sigla, come persona "fortemente sovrappeso".
Inutile farsi tante domande se non ci si pone davanti ad un fatto evidente: il peso del suo corpo.
Quindi ha fatto bene a pensarci lei facendo un controllo da un medico. E' stata un'iniziativa tardiva, ma saggia e ancora in tempo per cambiare aspetto a tutto il problema che l'angustia.

Però io le consiglierei di farsi vedere da un dietologo, o da un medico-nutrizionista, perché una cura che inizia con farmaci e psicofarmaci, per un peso sovrabbondante, non mi pare sia una cosa opportuna.

Provveda, se ritiene fondato questo mio pensiero.

Cordiali saluti e molti auguri.
[#36]
dopo
Attivo dal 2008 al 2013
Ex utente
In realtà la cura della psichiatra non era per il peso sovrabbondante, almeno credo, ma in un certo qual modo per creare quelle condizioni mentali, fondamentalmente ridurre l'ansia e la paura, per poter iniziare ad avere un rapporto più sano col cibo.

Due anni fa avevo avuto dei buoni risultati da una nutrizionista, ho perso molto peso.. poi, come ho già detto, sono ricaduta e ho perso di nuovo di vista me stessa..
Ora sono in ansia per il lavoro e il mio pensiero è solo rivolto a quello..
diciamo che non riesco a fronteggiare situazioni impegnative (es pensieri per il lavoro e dieta) nello stesso momento..
[#37]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51


Gentile Utente,

Mantenere un certo criterio e stile alimentare dipende anche dalla calma e dalla serenità che uno trova dentro di sé. Quindi ha fatto bene a sentire qualcuno del mestiere.

La sobrietà del mangiare dipende anche dalle pulsioni interne che possono spingere verso quello che la psicoanalisi classica chiamava "il principio del piacere". Soggiacendo a questo principio, spesso si va incontro a danni notevoli nel corpo e nella sfera emotiva e della sensibilità. Quindi le occorre intraprendere un percorso psicoterapeutico attraverso il quale potrà giungere a trovare un equilibrio interno, mentre l'ansia e l'angoscia si attenueranno e lasceranno libero l'animo al fine di affrontrare la vita e l'esistenza con tutta la calma e con tutta la determinazione che sono necessarie per passare a periodi migliori e a fasi di maggiore consapevolezza di sé.

Con tanti cari auguri.

Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.

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