Senso di vuoto

Salve,
sono una ragazza di 27 anni.Non ho mai avuto una vita semplice:da bambina sono stata trascurata dai miei genitori per via di una sorella nata non in buona salute, da adolescente ho dovuto ricoprire il ruolo di "consigliera" durante le crisi dei miei genitori e a volte anche di amica,loro,per ricambiare,mi hanno sempre sminuita e fatta sentire poco più di una nullità,non ho mai avuto molti amici,pochissime storie superficiali con ragazzi,almeno sino a quando non mi sono armata di coraggio e a 20 anni ho fatto i bagagli per trasferirmi lontano da tutto e da tutti.Nella nuova città ho costruito la mia nuova vita con le mie sole forze,facendo ogni tipo di lavoro sempre con dignità.Ho anche conosciuto un ragazzo, più giovane di me di 4 anni,che è stato il mio amore,la mia forza,il mio mondo.La nostra storia è durata 5 anni,lui mi ha lasciata poco meno di un anno fa,creando nel mio cuore una frattura non indifferente.La sofferenza provata è stata massacrante,mi sono sentita abbandonata e umiliata e quando lui qualche mese dopo è tornato da me per avere un'altra possibilità,non sono riuscita a gestire la cosa per mancanza di fiducia,motivo per il quale non ha funzionato.Una cara amica mi ha dato una mano per superare la situazione,ma essendo poiché la sua famiglia e la mia si conoscono bene,non conosce i problemi antecedenti al trasferimento.Nonostante sembrava mi stessi riprendendo,ultimamente sono di nuovo caduta nel baratro,sprofondando se possibile,più di prima.Il mio ex è tornato di nuovo,questa volta chiedendomi una frequentazione esclusiva,tuttavia con me è stato molto freddo,così ho deciso di lasciar perdere,anche perché mi sono accorta che per lui non provo più amore,ma solo affetto,ho perso il lavoro,un mestiere che mi piaceva e mi soddisfaceva ed ho serie difficoltà a trovarne un altro nonostante i miei sforzi,avevo cominciato ad occuparmi di me stessa assecondando la mia passione per il violino,iscrivendomi ad un corso,ma da un paio di settimane a questa parte mi sento demotivata,senza voglia di fare,senza il desiderio di conoscere altre persone e allontanando quelle che in qualche modo mi sono vicine.Passo intere giornate a letto,tanto che ormai ho perso la cognizione del tempo,i miei ritmi sonno-veglia,sono andati a farsi benedire,soffro di vertigini,non riesco a mangiare,ho crisi di pianto che mi portano dolore al petto e al dito indice della mano sinistra(questa cosa mi tormenta da sempre e nessuno è mai riuscito a spiegarmi il perché di questi dolori).Immagino che il primo consiglio che riceverò sarà quello di vedere un medico,ma avendo lavorato per anni in ospedale mi è difficile mettere piede lì dove mi conoscono tutti per richiedere una visita psicologica,anche perché so già che le mie ex colleghe comincerebbero a parlare e straparlare di questa cosa,poi temo che il medico potrebbe prescrivermi dei farmaci antidepressivi o simili.
Ringrazio anticipatamente per il tempo che mi verrà dedicato.
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
"Ringrazio anticipatamente il tempo che mi verrà dedicato"

Gentile ragazza, davvero si vuole accontentare di qualche attenzione virtuale, seppur in un sito di medici e psicologi?
Dalla storia che racconta lei ha sofferto molto, ma è riuscita a reagire e a vivere con dignità la sua vita, tuttavia a volte non è sempre possibile farcela da soli.

I sintomi che lei ci descrive sembrano abbastanza importanti:
"Passo intere giornate a letto,tanto che ormai ho perso la cognizione del tempo,i miei ritmi sonno-veglia,sono andati a farsi benedire,soffro di vertigini,non riesco a mangiare,ho crisi di pianto che mi portano dolore al petto e al dito indice della mano sinistra"

Da quanto tempo si trova in queste condizioni?

A mio avviso deve trovare la forza di reagire chiedendo sostegno ad un professionista, psicoterapeuta o psichiatra. Se non ha disponibilità economiche e deve rivolgersi alla ASL, potrebbe recarsi in un ospedale diverso da quello in cui ha lavorato. La privacy è sacrosanta!
Oppure può svolgere una ricerca presso psicoterapeuti privati che, in caso di bisogno, adeguano le tariffe a chi è in difficoltà.

Ma non resti ancora a soffrire da sola nel suo letto!


Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
la situazione che descrive è delicata e non va sottovalutata, se ha deciso di scriverci vuol dire che ha capito di aver bisogno di aiuto da parte di un professionista. Lo psicologo non è un medico quindi non le prescriverà farmaci ma eventualmente, se lo riterrà opportuno le consiglierà una visita dallo psichiatra ma, in ogni caso sarà lei a decidere.
Dato che al momento non ha un lavoro l'unica alternativa resta il COnsultorio familiare della sua ASL qui di seguito troverà i riferimenti, credo che tra le varie sedi possa trovarne una nella quale non rischi di incontrare le sue ex-colleghe
http://www.aslal.it/Sezione.jsp?idSezione=1414

In bocca al lupo

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentilissime dottoresse, innanzitutto vi ringrazio per la celerità e la cordialità con le quali avete affrontato il mio problema.

Rispondo alla Dottoressa Ferretti: sono in queste condizioni da circa tre settimane.Sinceramente non mi sono resa conto di come il tutto sia avvenuto, mi ero preposta di affrontare gli ultimi problemi con maturità e forza, evidentemente non ne sono stata in grado. Oltre a cercare di far fronte alle mie necessità cerco anche di venire in aiuto alla mia famiglia (mio padre ha perso il lavoro e suo padre nel giro di un mese), loro mi sentono solo per telefono ed evito accuratamente di metterli al corrente del mio stato d'animo. Penso che tutta la famiglia dovrebbe andare in analisi, non solo io...

Rispondo alla Dottoressa Campione: ha ragione, gli psicologi non possono prescrivere farmaci...mi sono lasciata influenzare dal fatto che il medico di base ha prescritto a mia madre il sereupin(mi sembra si chiami così) e a mio padre lo zoloft. L'idea di prendere farmaci mi spaventa, forse perché mi da l'idea che in qualche modo potrebbero condizionarmi e rendermi dipendente. In ogni caso, come ha fatto presente lei, sarò io a decidere nel caso in cui si dovesse presentare l'evenienza.

Vi ringrazio ancora.
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile ragazza, è vero, a volte le energie esauriscono!

Tre settimane sono abbastanza per metterla in allarme e, allo stempo, sono poche: se decidesse di intraprendere un percorso ora, avrebbe buone probabilità di risoluzione poichè non si è strutturato il sintomo.

Il malessere, i sintomi, hanno proprio questa funzione: lanciare il messaggio che qualcosa non va. Se ascoltati in tempo, come lei ha fatto, possono essere affrontati e risolti, così come viene superata una situazione difficile.

"Penso che tutta la famiglia dovrebbe andare in analisi, non solo io..."

Intanto lei si prenda cura di se stessa, se lo deve concedere e se lo merita, non crede?


Tanti cari auguri,