"fobia" del fumo

Salve a tutti e grazie anticipatamente per la vostra disponibilità,

vi scrivo con una certa urgenza in quanto il problema del mio fidanzato è diventato per lui invalidante.
Il nostro rapporto è l'unico stabile e sereno (mi permetto di utilizzare il termine "sano", dato che è paritario ed equilibrato) che lui abbia mai avuto. E' un ragazzo buono come il pane, gentile e disponibile con tutti, che tende a porgere sempre l'altra guancia.
Lui è il terzo figlio sia da parte di madre che di padre, nato da una relazione extraconiugale fra i due e, di conseguenza, non cercato dai genitori.
La madre cercò e desiderò i primi due figli, lui è l'ultimo nonché l'unico che non è stato voluto.
Mia suocera è una fumatrice accanita, ma nel corso delle prime due gravidanze ha interrotto il fumo. Quando invece è rimasta incinta del terzo figlio, il mio ragazzo, ha continuato a fumare. Lui nacque settimino e rimase a lungo in un'incubatrice. Nonostante fosse in fin di vita, la madre ha fumato anche quando accanto a lui, quando glielo portarono per mostrarglielo.
La situazione che vi ho appena descritto fu raccontata al mio ragazzo dal nonno paterno, quando lui aveva l'età di cinque anni. Ciò l'ha portato a covare dentro di sé la sensazione di non essere amato e desiderato, unita alla certezza di essere stato messo in secondo piano rispetto alle sigarette.
In età adolescenziale ha avuto anche, per un breve periodo, problemi relativi alla dipendenza da talune sostanze, sebbene non sia mai arrivato a somministrarsi droghe per via endovenosa. Riuscì comunque ad interrompere la cosa con successo, e in tutta risposta ebbe un forte rifiuto verso qualsiasi cosa potesse portare a vizi o dipendenze, difatti non fuma ed è astemio. In ogni caso, ha sempre avuto una fortissima angoscia ogni qualvolta si sia trovato in contatto di fumatori o abbia avuto stecche o pacchetti di sigarette davanti agli occhi.
La madre possiede un bar in cui lavora anche lui, e da due settimane circa gli è stato affidato il compito di lavorare al magazzino delle sigarette per svuotare gli scatoloni e sistemare le stecche negli scaffali. La cosa gli porta enorme sofferenza. Piange, soffre e oggi ha persino perduto i sensi in magazzino.

Questa sua fortissima angoscia legata al fumo si presenta nella sua quotidianità, è per questo che ho usato il termine "invalidante", perché lo blocca e gli impedisce di relazionarsi in maniera sana e serena. Quando è in una comitiva con componenti che fumano tende ad isolarsi ogni tanto. Impallidisce, sta male, i lineamenti del volto sono contratti e le tensioni muscolari sono visibili. Sarà che studio bioenergetica, ma almeno ai miei occhi sono evidenti.

Ritengo che possa essere adatta a lui una psicoterapia cognitivo-comportamentale, ma se avete altri suggerimenti sono ben lieta di ascoltarli. Mi laureo in psicologia ad Ottobre e non posso certo vantare la vostra esperienza, tutt'altro.

Ringrazio anticipatamente per l'aiuto e vi porgo i miei più cordiali saluti
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

narrata così la storia del tuo ragazzo è indubbiamente depressiva: il figlio non voluto e per amore del quale la madre non smette neppure di fumare!
Però è la versione del nonno paterno: che rapporti c'erano tra la mamma del tuo ragazzo e il nonno paterno?
E poi raccontarla ad un bimbo di cinque anni mi pare davvero una cattiveria.Ad ogni modo, prima di tutto sarebbe opportuno sapere perchè dici che la vostra è l'unica relazione sana che ha il tuo ragazzo?
Con gli altri?

In che modo il fumo è invalidante? è un fastidio molto forte, oppure è associato ad altro per il tuo ragazzo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentilissima dott.ssa Pileci,

prima di tutto la ringrazio per la celerità della sua risposta.
Il limite dei caratteri della mia richiesta non mi ha permesso di aggiungere che la versione del nonno paterno è stata confermata dalla madre stessa qualche giorno fa. Io stessa ho invitato il mio ragazzo ad aprirsi con lei e a rivelarle ciò che gli disse il nonno paterno, e lei gli ha risposto "tu non eri in programma, ma adesso sei il bastone della mia vecchiaia". Ovviamente lui è stato malissimo e oggi è svenuto sul posto di lavoro proprio nel magazzino delle sigarette.
Anche a me pare una cattiveria, il nonno glielo disse in un momento di rabbia, in ogni caso è tutto vero.
E' l'unica relazione sana nel senso che lui è reduce da un matrimonio finito male e che è andato male, da una relazione con una ragazza autolesionista e dipendente proprio dal fumo. L'unica persona con cui aveva un rapporto bello e sano, sua nonna, è venuta a mancare. Il padre è testimone di geova e lo ammonisce per sciocchezze relative al modo in cui si presenta, e non ha mai costruito un rapporto con lui dato che se la diede a gambe quando seppe che la madre era incinta.

E' invalidante nel senso che fa parte della sua vita quotidiana dato che tutti intorno a lui fumano e che è addetto al magazzino delle sigarette al bar della madre che non ha nessuna intenzione di dare a qualcun altro quell'incarico. A livello sintomatologico, quando il contatto con le sigarette è troppo forte lui ha capogiri, inizi di crisi di pianto che blocca perché è a lavoro (solo con me si lascia andare e da libero sfogo al pianto) ansia, angoscia, pensieri negativi, incubi.

Non so davvero come fare per aiutarlo fintanto che non inizierà la terapia che gli ho suggerito (cognitivo-comportamentale)

Grazie mille ancora per l'interessamento
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
La terapia cognitivo-comportamentale è adeguata; bisognerebbe capire (ma è possibile farlo solo con una consulenza di persona) se sia il caso di trattare solo l'ansia e se davvero correlata al fumo, senza aprire altre crisi.

Saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio moltissimo per la sua disponibilità.

Posso assicurarle la correlazione col fumo è fortissima e che lui stesso mi sta chiedendo aiuto per poter superare la cosa. Non ce la fa più.

Accetto volentieri consigli in merito a cose da fare per attenuare la sua sofferenza fino all'inizio di Settembre, momento in cui dovrebbe iniziare il lavoro terapeutico.

Cordiali saluti
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