Tanatofobìa: condizione patologica o naturale?!

Per quanto razionalmente occorrerebbe rassegnarsi all'in tal caso ineluttabile, eppure come si può, di fronte alla morte, nell'ipotesi dell'annullamento totale, della non più esistenza dell'io, e ciò per l'eternità, non precipitare nel baratro del terrore e della devastazione psichici?!
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile utente Freud affermava : così come per mantenere la pace bisogna accettare l'idea della guerra, per vivere sereni bisogna accettare l'idea della morte. La non accettazione di questa è già di per sè una rinuncia alla vita dal momento in cui ci si impedisce la serentià.
Quando tale non accettazione rappresenta il centro del proprio pensiero allora ci si trova di fronte ad un malessere patologico degno di cure.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
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dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottore, mi pare che fu proprio con lei che si parlò a suo tempo (citando come ipotesi la teoria di Sheldrake) di quanto lessi ne “Il grande libro dei misteri irrisolti”, di Colin e Damon Wilson, e cioè che, cito: "All’inizio degli anni ottanta, il Professor John Louber dell'Università di Sheffield, scoprì uno studente, che vantava un quoziente di intelligenza pari a 126 , che aveva la scatola cranica “piena d’acqua”. Una scansione radiografica rivelò infatti che il suo cervello si riduceva a nient’altro che una sottile pellicola non più spessa di un millimetro. Come poteva vivere normalmente quel ragazzo, se era praticamente privo del cervello? Lourber, un’autentica autorità nel campo della idrocefalia (acqua nel cervello), sostiene di essersi imbattuto in molti casi di gente perfettamente normale la cui scatola cranica era colma al 95% di acqua, ed afferma che una percentuale variabile dal 70 al 90 rientra in una diffusa normalità. Ne deduciamo: se una persona è in grado di pensare anche senza cervello, ciò significa che la capacità di pensare è una funzione che esiste in modo indipendente dalla massa celebrale."
Mi (e le) chiedevo: "Possibile che questo John Lourber non abbia pubblicato il caso su una qualche rivista scientifica, con tanto di reperti a sostegno?! E possibile che ciò non abbia scatenato un putiferio scientifico di portata globale?! Ed allora, si potrebbe vedere di contattare direttamente questo John Lourber, ammesso che lavori sempre all'Università di Sheffiedl, o almeno ammesso che sia sempre in vita?!".
Lei mi suggerì di sentire il Cicap.
Io sentii tatnto loro, quando la "Fondazione Biblioteca Bozzano-De Boni".
Da questi ultimi ho ricevuta la seguente, soddisfacente risposta: "Da quanto ci è stato comunicato, la notizia era apparsa su una rivista "divulgativa" (tipo New Scientist, o simile) e non su un journal accademico. Quindi con un grado di attendibilità alquanto più basso. In secondo luogo, vi si parlava di uno "spessore" di corteccia cerebrale particolarmente sottile: cioè, non è che mancasse il cervello, ma era solo la corteccia cerebrale (cioè lo strato più esterno del cervello) che risultava piuttosto esile; più o meno un millimetro rispetto ai soliti 4-5. Ora, poiché quella persona (vivissima, al momento del reperto radiografico) era perfettamente dotata delle sue capacità intellettive coscienti, e poiché le capacità intellettive coscienti sono, genericamente, situate nella corteccia, l'enigma consisteva in questo: come faceva, quel piccolo "strato di cervello", a funzionare come uno strato normale? Significava forse che gran parte della corteccia non è necessaria per le funzioni cognitive e raziocinanti ordinarie, come si credeva all'epoca (e si crede tuttora)? La risposta, ovvia, è che quei milioni di cellule bastavano, eccome: perché, come in ogni altro punto dell'organismo, anche nel cervello vale la regola della "ridondanza". Si può fare tutto quel che si deve con "tot" cellule-organi, ma per sicurezza è meglio avere di riserva almeno altre 5-10 volte la quantità di quel "tot" essenziale. La persona a cui abbiamo chiesto chiarimenti ci ha comunicato che dopo questo caso c'è stata qualche segnalazione di cervelli con ventricoli molto ampi. I ventricoli cerebrali sono cavità che si trovano all'interno della massa cerebrale e di solito riempiti di un liquido, una miscela un po' più complessa della semplice "acqua" di cui si legge nel libro da lei menzionato, che circola nelle cavità di tutto l'apparato nervoso, che sono in comunicazione: dentro e attorno il midollo spinale, nel tronco cerebrale, umettano gli spazi tra le meningi, etc. Quando si parla di idrocefalo, invece, ci si riferisce di solito a embrioni che hanno un'abnorme espansione di queste cavità, già nella vita intrauterina: e praticamente, questi individui - se sopravvivono alla nascita - soffrono di drastiche insufficienze psichiche. A noi non risulta di aver mai letto che qualcuno in piena forma intellettiva e fisica sia davvero "senza cervello", con la sua scatola cranica ridotta a una specie di boccione d'acqua (o del liquido di cui ho detto sopra). Una situazione del genere è perfino incompatibile con la vita, perché TUTTE le funzioni vitali automatiche (respirare, muoversi, mantenere una certa temporatura corporea, etc.) dipendono assolutamente da centri nervosi che si trovano all'interno della massa cerebrale. Mancando questa, mancano quelli, e allora addio possibilità di vivere, sia pure come vegetale. Speriamo che questa spiegazione sia esaustiva. Di materiale ufficiale sul tema, a quanto ne sappiamo, non c'è traccia. Come lei stesso afferma, un argomento così non sarebbe passato inosservato. Probabilmente o è un falso, o attraverso il passa parola sono stati mal interpretati i fatti.".
Chiari ed esaurienti.
Dal Cicap, invece, nessuna risposta.
Deludenti, dunque: anche perché, solo per educazione, avrebbero potuto rispondere che non era loro possibile eseguire approfondimenti in merito.
Comunque, la risoluzione "ragionevole" del caso summenzionato non esaurisce certo il tema della possibile indipendenza della mente dal cervello, e dunque di ciò che ne sarà di noi dopo la morte di quest'ultimo: lei difatti conoscerà senz'altro il celebre caso di Pam Reynolds descritto dal Dott. Michael Sabom nel suo "Light & Death" ( https://www.en.wikipedia.org/wiki/Pam_Reynolds_(singer) ), il caso dell'"uomo della dentiera" descritto dal Dott. Pim Van Lommel nella sua celebre pubblicazione su "The Lancet" ( http://www.profezie3m.altervista.org/archivio/TheLancet_NDE.htm ) con relativa risposta alle mistificazioni di Shermer, uno dei capi del Cicap USA ( http://www.nderf.org/Italian/von_lommel_italian.htm ), e infine il caso descritto dal Dott. Allan Hamilton ( http://www.youtube.com/watch?v=XSXYZrCY6IM ). In tutti e tre questi casi (che poi sono quelli che io conosco, il che non vieta che ve ne siano altri), siamo in presenza di un OBE da NDE con riscontri oggettivi (qui, il Dott. Stefano Beverini descrive il fenomeno: http://www.beverini.it/giornalismo/altrohtm/numero001/riscontri%20oggettivi%20nde.htm ) i cui elementi riscontrati risultano però avvenuti, e qui è l'eccezionalità, DURANTE un EEG piatto (ed anche assenza di attività del tronco encefalico: come testimoniato dagli strumenti per Pam Reynold, e come argomentato dal Dott. Van Lommel nella sua "Risposta a Shermer")!
In questo caso, dunque, col cervello indiscutibilmente "fuori gioco", come la mettiamo?!
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
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dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Ho letto tutti gli articoli, pur se non ovviamente la bibliografia (e neppure l'ultimo che è da acquistare): tuttavìa, non potrei dire d'aver trovato risposta su come, solo per rimanere al filmato di YouTube, la Signora abbia potuto udire dell'anello di fidanzamento e della gioielleria in cui era stato comprato, mentre (e mi pare che, su questo "mentre", il Dottor Hamilton, non esprima dubbi: o sbaglio?!) sul suo cervello si registrava un elettroencefalogramma piatto!
Ho dunque qualche deficit cognitivo io, oppure, perdoni l'impudenza, lei, il filmato, non l'ha neanche guardato (eppure, dura solo quattro minuti scarsi!)?
Diversamente (e sarà certo diversamente!), la pregherei di specificarmi dove, in seno ai link che mi ha dato, si dà ragione di questo fenomeno, pregandola di farlo al modo in cui si farebbe la carità ad un povero storpio: perché, a questo punto, si rende evidente, che ho davvero dei limiti, oltre che di cognizione, anche di ricognizione!
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
(..)la Signora abbia potuto udire dell'anello di fidanzamento e della gioielleria in cui era stato comprato, mentre (e mi pare che, su questo "mentre", il Dottor Hamilton, non esprima dubbi: o sbaglio?!) sul suo cervello si registrava un elettroencefalogramma piatto!(..)

gentile utente vorrei farle notare una piccola (grossa contraddizione)

ragioniamo pur per assurdo che l'EEG fosse stato davvero piatto per tutto quel tempo senza lasciare danni. Il soggetto ha dovuto poi ricordare la conversazione, questo implica che è stata registrata e immagazzinata da qualche parte. Perchè il processo di rievocazione dovrebbe seguire le normali leggi della fisiologia e quello di registrazione no? Mettiamo pure che, sempre per assurdo, che ci fosse stata una coscienza fluttuante indipendente dal cervello , le informazioni per essere ricordate devono essere state comunque registrate dal cervello in modo fisiologico e ciò, con un'attività piatta, non sarebbe possibile. però è successo, dal momento in cui il soggetto ricordava. Quindi, qualsiasi cosa possa aver ricordato è stata registrata necessariamente durante un'attività cerebrale. Significato? che qualcuno si sbaglia (le persone che affermano di aver discusso durante l'incoscienza del soggetto o le informazioni riportate dal medico sono alterate).
è più facile credere che esista un pensiero al di là del cervello (il che implicherebbe una serie di assiomi indimostrabili) o che semplicemente qualcuno sbagli a riportare le informazioni? O si riflette o si crede.
saluti
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dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Caro Dottore, le sue considerazioni in inerenza al caso in questione pongono un problema serio agli spiritualisti, poiché evidenziano un problema fenomenologico effettivo innegabile, e cioè: attraverso quale procedimento lo spirito (che poi sarebbe la denominazione ordinaria della "coscienza fluttuante"), una volta reintegrato, trasferisce al cervello rivivificato nozioni non proprie a quest'ultimo?
Vale a dire: come sono reintegrati nel cervello dati che il cervello stesso non poteva possedere?
Si pone insomma il problema della modalità del "passaggio di informazioni" dallo spirito al cervello stesso.
Se riceverò una qualche risposta dagli spiritualisti su questa questione, la farò sapere.
Saluti.
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