Rapporto con psicoterapeuta

Buongiorno,
da 4 mesi, una volta alla settimana circa, vado da uno psicoterapeuta.
L'ultima volta ho scoperto che non si ricorda il mio nome e cognome perchè in un certo frangente non gli veniva nè l'uno nè l'altro e ha continuato la frase.
Io ci sono rimasta male.
E' normale non ricordarsi il nome di un paziente dopo 4 mesi di incontri settimanali?
Mi devo chiedere perchè ci sono rimasta male? Forse sono io che mi aspetto troppo dal medico?
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora, ha parlato di questo con il suo terapeuta?

Indipendentemente dai motivi per cui si può ricordare o non ricordare qualcosa (che sono infiniti, a lei è mai capitato di avere una parola sulla punta della lingua?), potrebbe essere per lei utile discutere con il suo terapeuta i motivi per cui interpreta questo avvenimento in un modo piuttosto che in un altro.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile signora,

penso sia normale rimanere male, almeno sul momento, per un episodio simile.
Ragionandoci in seguito potrebbe però arrivare ad una diversa conclusione.

Si è rivolta ad uno psicologo psicoterapeuta o ad un medico?
Non è chiaro dal suo post da chi è seguita: questo può fare la differenza per il diverso modo di lavorare che alcuni hanno.

Ad ogni modo immagino che si sia trattato di un'amnesia momentanea - a meno che chi la segue non sia talmente oberato di lavoro da confondere i nomi dei pazienti, cosa che spero non corrisponda alla realtà dei fatti.

Finora come si è trovata con questo terapeuta?
Di che tipo di terapia si tratta?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Calì.
Non ne ho parlato perchè è avvenuto a fine seduta al momento di salutarci: stringendomi la mano mi ha detto " Arrivederci Signora....( pausa perchè non gli veniva in mente).... non mi ricordo il nome ( un po' imbrarazzato, ma neanche troppo)".

Quando lei mi consiglia di parlare con lui riguardo all'interpretazione di "questo avvenimento", lei si riferisce al fatto che ci sono rimasta male o al fatto che lui non si ricorda il nome? Nel secondo caso non credo si possa indagare sul perchè lui non si è ricordato poichè implicherebbe indagare sul suo comportamento e non sul mio.
Nel primo caso io potrei anche dirgli che ci sono rimasta male, ma non so a cosa servirebbe, ovvero appurato che si è dimenticato per i motivi suoi... io non potrei che accettare passivamente questa cosa.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottoressa Massaro,
questo terapeuta è un medico, non uno psicologo.
La terapia che facciamo è basata sul colloquio e sullo scambio di "ragionamenti".
Gli ho chiesto all'inizio che tipo di terapia stessimo seguendo, mi ha detto di non basarmi troppo sui nomi, poi mii ha fatto la panoramica delle terapie, le varie influenze, correnti ecc... Probabilmente ha un nome quello che stiamo facendo, ma non lo ricordo. Ad ogni modo è un approccio dialettico, di dialogo...
Con questo medico mi trovo abbastanza bene, si ricorda le cose che gli ho detto nelle sedute precedenti, mi sembra avere una buona memoria sul mio caso.
Poi non so se è addestrato a simulare bene il fatto di non ricordarsi le cose.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Nel primo caso io potrei anche dirgli che ci sono rimasta male, ma non so a cosa servirebbe, ovvero appurato che si è dimenticato per i motivi suoi... io non potrei che accettare passivamente questa cosa

Certo, quello che dice mi sembra ragionevole.

Mi permetta un'ulteriore domanda: potrebbe specificare meglio come possiamo aiutarla?

Avevo compreso che volesse comprendere perchè c'era rimasta male. In quel caso, un confronto con il suo terapeuta avrebbe potuto aiutarla.

Avevo compreso male?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Ho visto da un precedente consulto che si tratta di uno psichiatra e che già 2 mesi fa lei ha sollevato una serie di dubbi sul suo conto.
Nel frattempo è successo dell'altro?
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Calì,

"Mi permetta un'ulteriore domanda: potrebbe specificare meglio come possiamo aiutarla?
Avevo compreso che volesse comprendere perchè c'era rimasta male. In quel caso, un confronto con il suo terapeuta avrebbe potuto aiutarla."

Ha ragione, non mi sono espressa bene.
Ormai metto sotto analisi qualsiasi mio pensiero e questo mi porta a un groviglio di pensieri.
Per esempio se mi capita qualcosa, non solo rifletto sull'episodio elaborando delle interpretazioni, ma rifletto sul perchè ho dato quell'interpretazione anzichè un'altra. E se mi do delle risposte, rifletto sulle risposte che mi sono data. E così via.

Il fatto che il medico non si ricordasse il mio nome, mi ha lasciata un po' perplessa e mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca... . Allo stesso modo ci rimarrei male se, ogni settimana da 4 mesi andassi dall'estetista, e lei non si ricordasse del mio nome, nonostante grandi chiacchierate.
Allora mi chiedo se è insolita la dimenticanza del medico ed è comprensibile che un paziente ci rimanga male.
O se viceversa, sono io esagerata ad aspettarmi di essere "riconosciuta" col mio nome essendo routine per un medico non ricordarsi i nomi.
In quest'ultimo caso sarebbe un effetto dovuto al transfert ( di cui ho poco chiare le idee su cosa sia e come si manifesti) ? Se sì, sarei portata a pensare che anche con l'estetista dell'esempio entrerei in transfert.
Sono un po' confusa...
Cordiali saluti
[#8]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottoressa Massaro,
sì è lo stesso medico.
Riguardo al precedente consulto cui Lei si rfierisce, ho aspettato qualche settimana dopodichè sono tornata da lui facendogli il quadro di come si erano sviluppate le mie paure e di come le avevo interpretate: avevo scoperto che non riuscivo a vedere lui, come anche gli altri a cui mi ero rivolta negli ultimi anni, come dei medici/psicologi/psicoterapeuti, ma come persone con cui mettermi a confronto e di cui temere il giudizio. Ciò, nonostante io fossi conscia di questo meccanismo.
Gli ho anche espresso la mia preoccupazione sul fatto che la costante paura del giudizio mi impedisce di essere aperta e quindi di dargli le giuste informazioni per curarmi.
Lui mi ha spiegato che si tratta di transfert, ossia quel procedimento mentale per cui si interagisce con il terapeuta con le stesse modalità usate per relazionarsi agli altri e che sono fonte ( nel mio caso) di disagio.
Io però non ho capito se il trasnfert è auspicabile, non è auspicabile, quando inizia e quando finisce. Se sono ancora in transfert con lui o no. SE è una cosa positiva o negativa.

Cordiali saluti
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Ormai metto sotto analisi qualsiasi mio pensiero e questo mi porta a un groviglio di pensieri.

Gentile signora, questo potrebbe essere un problema.

Il nostro flusso di pensieri è ininterrotto e ricchissimo; inoltre, lo possiamo controllare davvero poco (secondo la moderna psicologia cognitiva buona parte dei processi di pensiero sono automatici, involontari e spesso inconsapevoli).

Poi, a ben vedere, spesso i pensieri sono come "evocati" in modo abbastanza meccanico. Se vuole provarne gli effetti, provi a leggere la seguente frase senza completarla mentalmente:

ambarabà ciccì ...

Ci riesce?

E allora, cominciare a chiedersi "Ma perchè ho pensato questa cosa" può essere automatico; ma cominciare davvero a cercare la risposta potrebbe incastrarla in una serie potenzialmente di pensieri, di pensieri sui pensieri, di pensieri sui pensieri sui pensieri e così via...

>>Il fatto che il medico non si ricordasse il mio nome, mi ha lasciata un po' perplessa e mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca...

In tutta sincerità, la capisco.

Probabilmente non significa nulla: forse sarà capitato anche a lei di non riuscire a ricordare il nome di un personaggio famoso, magari di un attore o di un cantante, anche se sapeva benissimo in quali film aveva recitato, o quali canzoni aveva cantato, e forse ne visualizzava persino l'aspetto.

Ma se mi metto nei suoi panni, forse sarebbe dispiaciuto anche a me.

Lei riesce a dire ad una persona che le dispiace per un certo avvenimento che vi coinvolge, o le capita di avere difficoltà a farlo?

Infine, una domanda. Sapere se una persona si trova "in transfert" o no, a cosa serve? Intendo, non le sembra un'altra domanda che può implicare altre domande all'infinito?

Quando le vengono le "catene di pensieri", cosa accadrebbe se lei non si impegnasse a rispondervi?