Psicologia dello sport

Gentile Dottore,
mio nipote di 8 anni gioca a tennis ed e' promettente. Gli piace molto il gioco ed ha molta passione. Gioca da meno di un anno. Il circolo in cui va ha preparato per lui, che e' nella squadra agonistica, un calendario di tornei, uno al mese da Marzo sino a Dicembre. Lui ha giocato gia' il primo torneo e ha perso. Questo gli ha creato, subito dopo l' incontro ma anche durante l' incontro stesso, crisi di pianto e ansia. Ora lui dice che non vuole fare tornei e quando ci pensa, gli torna l'ansia. Ma gli piace giocare. Avendo io stesso giocato, so che questo e' abbastanza normale ma a questo punto per lui, ci consiglia di insistere con le gare oppure di prendere un po' di tempo e di farlo solo giocare per divertimento?
Grazie
[#1]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Gentile Massimo,

quali aspettative hanno i genitori/familiari del suo nipotino rispetto alla sua attività agonistica nel tennis?

Può essere che si senta investito di una grande responsabilità e che il fatto di aver perso il primo torneo lo faccia temere di non soddisfare le aspettative dei genitori e quindi, per il timore di un altro fallimento, trovi un mezzo inconsapevole (l'ansia) per non rimettersi in discussione.

Chi ha deciso l'iscrizione ai tornei? Il bimbo o i genitori?

Che rapporto ha il bambino con i suoi, a parte questo aspetto legato all'attività sportiva?
E' figlio unico?

Un caro saluto


Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#2]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Massimo,
leggendo la sua richiesta il mio pensiero è immediatamente andato alle tristi e umanamente penose immagini delle scorse olimpiadi, quando Alex Schwazer ha comunicato al mondo la sua impossibilità a reggere un ruolo per lui non più sostenibile e a soddisfare le aspettative di chi lo voleva campione.
Ovviamente questo è un esempio estremo, ma fornisce inequivocabilmente l'idea di quanto possa essere difficile sopportare lo stress e le pressioni (interne ed esterne) quando non si è emotivamente "attrezzati" a farlo.
Il suo nipotino è ancora piccolo e forse non sa ancora ascoltare adeguatamente le sue inclinazioni, avendo magari in mente l'immagine distorta per cui o sei un campione o non vali nulla.
Non conoscendo direttamente la situazione, non ritengo possibile suggerire senza dubbi la prosecuzione dell'attività agonistica o il suo abbandono. In ogni caso, però, penso sarebbe utile stare a fianco al bambino e aiutarlo ad impare a perdere, a trarre insegnamenti (utili in ogni ambito della sua vita, attuale e futura) anche dalle sconfitte, evitando di alimentare una competizione non sana.
Per aiutarlo a prendere una decisione penso sarebbe importante ribadire la possibilità di interrompere in qualunque momento la sua attività agonistica se per lui diventasse troppo pesante portarla avanti.


Cordiali saluti.


Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Avendo io stesso giocato, so che questo e' abbastanza normale>

Gentile Utente,
un bimbo non ha gli stessi strumenti di un adulto per gestire pressioni, fatiche, frustrazioni e stress di un certo tipo e oltretutto ogni individuo è differente da un altro per temperamento, risorse personali e ambientali.

Probabilmente, come hanno detto i Colleghi, potrebbe sentire il peso delle aspettative altrui e in questo peso occorrerebbe alleggerire il carico.

Inoltre è facile che attribuisca alla sconfitta il significato di fallimento come persona e a questo proposito l'accento è da porre sulla prestazione, non sul valore personale.
Occorrerebbe dare un significato diverso a questo piccolo insuccesso, ridimensionarlo, aiutare il bimbo a capire che si può anche perdere e che quando questo accade non si perde importanza e amore nel cuore di chi gli vuole bene.

Dal mio punto di vista prima di ogni decisione in merito al continuare o meno che dovrebbe in primo luogo tenere conto del sentire del bimbo, sarebbe opportuno sostenerlo e aiutarlo in relazione a quanto esposto sopra dai Colleghi e qui.

Cordialmente






Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it