Bullismo per 6 anni a scuola, ferite che si sentono ancora da adulta

Buongiorno,
quando dalla V elementare sono passata alla I media ero ancora bambina, fisicamente e mentalmente: un anno avanti con la scuola, molto sensibile, studiosa, fisicamente vivace e mentalmente creativa. Soprattutto non ero - né sono- esteticamente rispondente ai canoni. E avevo anche due insegnanti in famiglia.
Questo bastò perché, nel giro di un mese o due dall'inizio della scuola media, iniziassero persecuzioni.
Iniziò mentre andavo in bagno e fui spintonata violentemente, battendo la testa contro la porta e contro il water. Pensavo fosse accaduto per caso ma poi la stessa ragazza che aveva agito - era tre volte me come stazza - iniziò ad aspettarmi sotto casa e a inseguirmi con alcune delle sue amiche, per gettarmi contro le serrande dei negozi chiusi, quando si andava a scuola
Furono segnalate anonimamente e smisero. Allora iniziarono i compagni di classe. Sputi, spintoni,denigrazione di ogni mia azione, derisione "radiografica" del mio aspetto, isolamento da parte delle ragazze e grasse risate quando qualcuno scatarrava nel mio astuccio o mi lanciava pezzi di pizza. In III media finalmente una professoressa prende in mano la situazione e vi pone termine. Divento pendolare negli anni del liceo, riesco a ricostruirmi una vita nella scuola ma nel paese dove vivo è un problema persino uscire di casa.
Penso, a quel punto, che sia colpa mia. Sono le mie arcate dentarie, biprotruse. Quando a 15 anni tolgo l'apparecchio e nulla cambia, crollo. Qualcosa nella mia mente mi fa decidere di diventare invisibile: soffro di anoressia dai 16 ai 19 anni. Aiuto medico limitato a integratori e pesa quotidiana sulla basculante del fruttivendolo. Ne esco perché voglio andarmene dal paese, arrivo in città, mi iscrivo all'università, mi laureo nei tempi e con ottimi voti. Sembrava l'ora del riscatto ma la mia storia si blocca di nuovo. Una persona in famiglia si ammala, devo rinunciare ad andare all'estero e ad un'offerta di lavoro prestigiosa. Passa anche quello. Ma mi ritrovo a 35 anni precaria, arrabbiata con me stessa e con il mondo, insicura, indecisa, autostima zero e senso di vita che scappa via. Scoprire di aver sviluppato osteopenia in adolescenza mi ha svegliato dentro una forte rabbia che mi ha fatto capire quanto le ferite del bullismo siano fresche e vive. Vedere mio fratello vivere la vita come avrei voluto fare io (specializzazioni, lavoro all'estero, divertimenti dell'età) mi fa rendere conto di quanto in me ci sia qualcosa di storto. Pensare che quando potevo ricostruire me stessa sono stata io a dovermi prendere cura degli altri, mi suona come un'ingiustizia.
Vorrei risolvere e affrontare queste cose, fare chiarezza nella mia testa.
Come? Da dove iniziare? Potete darmi un consiglio?
Avevo parlato con una specialista ma voleva inserirmi in un gruppo di persone con disturbi alimentari, cosa che non ho da ben 20 anni, e ricordo pochissimo. Non so, quindi, se sarebbe davvero utile. Che ne pensate?
Grazie per ogni consiglio
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signora,
Io sono molto favorevole alle terapie di gruppo e da quello che riferisce nel suo caso potrebbe essere un ottimo tipo di intervento.
Non solo per l'eventuale disturbo alimentare quanto per "allenarsi" ad un punto di vista gruppale che forrse e' stato poco sviluppato nell'infanzia a causa del bullismo subito.
Ci faccia avere le sue impressioni!
I miglioroi saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentile Signora,
La sua storia e' certamente pesante. In questo tempo, ha mai pensato di ricorrere a un terapeuta individuale per elaborare alcuni nodi importanti o a una terapia di gruppo più centrata sull'aspetto relazionale che mi sembra quello più a rischio? Credo che sia arrivato il momento per lei di riprendersi la vita in mano e indirizzarla verso obiettivi di autostima e di sana assertività , dando a se stessa il tempo e le attenzioni che ha finora scelto di dare agli altri. Ci sono terapie di gruppo più soft e terapie di gruppo più intense, terapie individuali in gruppo, come in Analisi Transazionale, o terapie di gruppo con indirizzi psicodinamico, gestaltico, gruppoanalitico ecc. Prima di entrare in un gruppo, comunque, e' opportuno fare una valutazione psicologica per stabilire meglio quale percorso sia per lei congeniale. Non tutto va bene per tutti e questo e' vero sia per l'individuale che per il gruppo. Se lei ci pensa, verso cosa si sentirebbe maggiormente indirizzata? Quali obiettivi chiederebbe di raggiungere per se'?
Un cordiale saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa clinica

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#3]
dopo
Utente
Utente
Caspita, grazie per le risposte davvero rapidissime! Una coccola benefica che non mi aspettavo.

Il mio obiettivo? Autostima e rispetto di me. Quella di passare sempre dopo tutti è diventata un'abitudine, come fosse un qualcosa che mi merito. Diventare un paperino sconfitto, così, è un attimo. Ma me ne rendo conto, sento con forza le radici di quello che mi fa, dentro di me, arretrare nel momento in cui voglio agire, affermarmi. Che mi fa ritirare, mi fa diventare le gambe di legno e la voce flautata, come per disinnescarmi, mostrarmi inoffensiva, invisbile.
Ho lavorato tantissimo, da sola, sulla mia identità di donna, leggendo, scrivendo, ragionando, e credo di aver raggiunto un certo risultato.
Ma tutto quello che è autostima e gestione della rabbia (tanta, tanta, a volte mi basta pensare a certe cose e mi viene da piangere per la rabbia) è ben lungi dall'essere raggiunto. Sicuramente i casi della vita non mi hanno aiutata, la malattia di mio padre ha tarpato le mie ali nel momento in cui potevo porre le basi di una bella carriera. Sarebbe stato, magari, un contentino, un cerotto su uno squarcio. Ma mi avrebbe fatta sentire capace di qualcosa. Tuttavia non ho alcuna intenzione di fermarmi o di arrendermi per questo motivo. Io voglio molto riprendere in mano la mia vita, emotiva e professionale, anche se questo può avere un costo altissimo (progetto da un po' di andare a specializzarmi all'estero ma il mio compagno, con cui vivo da 10 anni, non verrebbe. Dovrei fare, quindi, la pendolare aerea per non abbandonare lui né i miei. ). Però la vita è davvero una, oggi ci siamo e domani non si sa... lasciarla correre così, lasciarsi correre così è davvero, quello sì, un peccato imperdonabile.

Chiedo inoltre alla dottoressa Esposito: la mia perplessità verso il gruppo cui mi avevano indirizzata è stato che non saprei bene cosa dire. Non ricordo più davvero molto di quegli anni. E non posso dire che mi facciano ancora male. Non gli anni dell'anoressia (mi duole, piuttosto, una sorta di tabù di cui non si parla in famiglia, quasi una macchia che mi è rimasta addosso. E questo punto, sì, invece andrebbe rivisto eccome. Quantomeno in me, i miei adesso sono tutti e due malati e fragili, sono io che devo farli stare sereni non il contrario. Se a volte mi scappa uno "scrollone verbale" verso mia mamma, poi sono più i cocci e le lamentele che devo raccogliere io, che gli esiti costruttivi. Quindi, come dire, mi conviene lasciar correre.) e, attualmente, con il cibo ho un rapporto così sereno da permettermi di pensare di non poter avere mai più alcuna ricaduta. Quindi, quel che mi domando: un gruppo così centrato sul problema alimentare mi sarebbe utile o meno? Mi sarebbe qualcosa di più mirato alle origini prime del problema?

Ho cercato un po', chiesto vari pareri... si parla molto, oggi, di interventi immediati da fare per sostenere vittime e aggressori nei contesti di bullismo. Ma di interventi "a distanza di anni" no. E nei primi anni '90, in una scuola di provincia, era un concetto inesistente. Non so se esiste qualcosa di speciale, di mirato. O se si può aggiustare l'obiettivo.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
I disturbi alimentari possono essere affrontati in vari modi. Essendo un disturbo complesso che interessa delle dimensioni nucleari della personalita', se viene affrontato in un contesto psicodinamico o analitico non e' limitato al rapporto con il cibo ma interessa molte dimensioni psichiche.
Come le suggeriva la Dott.a Scolamacchia penso anche io che le convenga chiedere una valutazione individuale per comprendere quale tipo di gruppo sia piu' utile per lei.
I migliori saluti.
Bullismo

Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).

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