La mia ragazza è molto gelosa e cerca di controllarmi: consiglio su come reagire

Vi scrivo per chiedervi un modesto parere che mi faccia da spunto per riflettere sul mio rapporto con la mia ragazza.
La nostra storia: siamo insieme da 2 anni, lei è stata con un ragazzo per 5; l'ho conosciuta quando erano ancora insieme, lei si sentiva maltrattata (psichicamente parlando) era presa da un'angoscia folle nei suoi confronti: lo chiamava ogni minuto, ogni minuto temeva che lo stesse tradendo, non credeva ad una sola parola di tutto ciò che lui diceva. Loro vivevano insieme, ma si vedevano solo la sera per motivi di loro (di lui), e lei restava ogni giorno in casa, chiusa nella sua paralisi. Provava anche rabbia, frustrazione e sottomissione: sentiva di non far niente per sé, di trascurare la propria famiglia, di non essere amata abbastanza, di essere tradita e di non ricevere abbastanza attenzioni. E qui salto fuori io. Nonostante tutti i nonostante scritti sopra, la trovavo teneramente fragile, molto profonda, abbiamo passato notti a parlare di molte cose, e mi sono perdutamente innamorato. Così l'ho aiutata a venire fuori dalla relazione di dipendenza dolorosa, parlandone tanto, dimostrandole in prima persona che sono una persona affidabile, responsabile, che so farmi carico in modo continuativo di una persona che amo. La mia convinzione era che quei suoi comportamenti ossessivi e angosciosi, nei confronti dell'altro, fossero dovuti al fatto che lui fosse realmente una persona ambigua e poco affidabile, non che in qualche modo lei fosse "soggetta" a questo tipo di rapporto morboso. Ero convinto che con me, con la mia solarità e con la mia profonda e adorante dolcezza per lei, tutto il suo turbarsi sarebbe venuto meno.
Ora: viviamo insieme. Ha una gelosia ed una rabbia indomabili: non riesco ad andare in nessun luogo senza che mi dica: fai il bravo, non guardare altre ragazze, c'è qualche ragazza lì intorno? Mille volte al giorno, al punto da farmi sentire soffocare. Qualunque sms mi arrivi, "Chi è?", idem per mail e telefonate(adesso tengo il telefono in silenzioso per quieto vivere); qualunque cosa sfugga l'abitudine mi fa sottoporre ad un terzo grado. Se oggi mi andasse di fare una passeggiata per lei sarebbe stranissimo e mi bombarderebbe prima di domande, poi cercherebbe di confutare ogni cosa io dica per impedirmi di andarci, per poi infine dirmi di andarci "se ci tengo" con aria molto stizzita. Mi vuole controllare a pieno titolo, e io faccio fatica a sopportarlo.
Io: sono mite, non un esplosivo. Molti suoi atteggiamenti non li ho contestati perché volevo pensarci e perché credo nel fatto che le persone vadano trattate con amore per quanto possibile, non giudicate all'istante solo sulla base dei propri presunti bisogni. Sono tutt'ora molto accudente nei suoi confronti, la rassicuro sempre, con la speranza che la sua insicurezza cessi. Mi dice sempre che lei si fida di me ciecamente, ma ha solo paura. E' il tempo, unito alla mia buona volontà, che rassereneranno il suo animo, o è proprio qui che mi sbaglio?
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Dr.ssa Sara Ronchi Psicologo 559 8 14
Gentilissimo,

Sicuramente la storia che la sua attuale compagna ha avuto in precedenza non l'ha aiutata.
Credo a mio avviso che questa sua insicurezza riporti a tematiche di abbandono molto più a monte.
Dovrebbe parlare con lei apertamente, della sua sua famiglia d'origine, e se ha vissuto qualche trauma infantile riconducibile a questi suoi comportamenti di controllo ossessivo.
lei da quello che descrive, mi sembra una persona molto paziente; cerchi di sondare il terreno parlando come le dicevo del suo passato, forse emergeranno episodi in cui è stata deprivata dall'affetto o dall'amore di qualche persona a lei legata in modo particolare, da qui scaturisce poi la sua insicurezza.

Cordialmente

Dr. Sara  Ronchi
sara71ronchi@gmail.com -3925207768
www.psicologa-mi.it









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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

ha purtroppo scoperto a sue spese che alcune persone instaurano determinati legami (o distorcono la realtà dei legami che vivono) per motivi squisitamente psico(pato)logici, legati alla difficoltà di creare un rapporto con gli altri basato sulla fiducia e di non ritenersi potenziali vittime di inganni e tradimenti.

Questa ragazza che prima le faceva tanta tenerezza si è rivelata una persona patologicamente gelosa e ossessiva nel controllare il partner (che ora è lei) e, se le cose stanno così, ha bisogno di un aiuto esterno che servirebbe prima di tutto a chiarire la natura delle sue difficoltà.
Queste potrebbero infatti anche dipendere da un disturbo mentale e, se così fosse, sarebbe necessario instaurare la corretta terapia per aiutarla a cambiare.

Ha provato a suggerirle di parlare con uno psicologo di quello che sente, magari consultandolo in prima istanza in coppia?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Così l'ho aiutata a venire fuori dalla relazione di dipendenza dolorosa, parlandone tanto, dimostrandole in prima persona che sono una persona affidabile, responsabile, che so farmi carico in modo continuativo di una persona che amo>

Gentile Ragazzo,
forse in questo modo pensava di poterla "guarire", in realtà si è offerto lei stesso, attraverso la sua disponibilità e il suo agire accudente e rassicurante, come "bersaglio" e purtroppo involontario alimento delle problematiche della sua ragazza, sostituendo una dipendenza con un'altra, perdoni la franchezza.

Dunque la sua buona volontà e le sue buone intenzioni seppure encomiabili, non sono la soluzione. E' solo un nostro collega direttamente che può aiutare la sua ragazza ad affrontare in modo costruttivo le sue problematiche.

Cordiali saluti

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Vi ringrazio in anticipo per tutte le risposte date e quelle in fieri,
Rispondo a:

Dr. Sara Ronchi: riguardo la sua vita passata, ne conosco ogni anfratto per via del nostro rapporto molto famigliare (tra me, lei, e la sua famiglia). La mia ragazza attualmente ha un rapporto di attaccamento con sua mamma "feroce", scusi il termine volgarmente franco. Mi spiego, si telefonano una decina di volte al giorno per controllarsi a vicenda; molto più la mia ragazza che la mamma, la quale vuole sapere ogni impegno della giornata, con chi ha parlato oggi, chi la chiama al telefono, cosa preparerà per pranzo e per cena; la mamma d'altro canto riversa su di lei ogni possibile problema: economico, emotivo e la mia ragazza spesso si lamenta con me di questa cosa, che le fa "venire l'angoscia". Inoltre la mia ragazza lamenta spesso di non riuscire ad avere amiche, ogni volta che conosce una ragazza ne elenca tutti i possibili giudizi negativi, e finisce per non sentirla più. Non approfondisce mai l'amicizia in questo senso, la rifiuta in toto sul nascere. Salvo poi rimanere stizzita tutto il giorno quando vado a trovare un amico (in tutta tranquillità, per esempio per andare a fare un giro in bicicletta o scattare qualche foto alle zone selvagge delle mie parti, non certo per andare in discoteca o cose simili); più volte le ho consigliato in modo del tutto affettuoso di uscire con questa o con quella, perché mi sembravano "simpatiche" e lei ha avuto reazioni assolutamente rabbiose e violente (verbalmente parlando) nei miei confronti, un'eruzione, una perdita totale di senno. Lo stesso avviene quando si parla di sua mamma. Quando sua mamma ha un problema, lo riversa sulla mia ragazza, e questa si agita immediatamente: una volta su dieci ammette che questo comportamento della madre le crea angoscia, ma tutte le altre se ne lascia trasportare e qualunque cosa la rende rabbiosa, stizzosa, fastidiosa. Una nota da aggiungere, ho cercato più volte di capire questo suo attaccamento a mio modesto dire del tutto esagerato, e, in una notte di confessioni, mi ha detto che quando aveva 14 anni, ha scoperto leggendo dei diari di sua mamma, che da giovane questa era tossicodipendente, al tempo glielo disse e questa (la mamma) prese a piangere e singhiozzare in modo incontrollato: fatto che le è rimasto molto impresso. Da quel giorno mi ha detto che ci pensa sempre, e (deduzione mia) la vede debole e fragile e pensa di doverle fare da mamma a sua volta. E' chiaro però che questo la priva dei suoi spazi vitali, del suo tempo per il proprio salutare egoismo.
Ultima cosa da aggiungere: ho notato che da quando siamo insieme lei ha "bisogno" di riversare la rabbia su qualcuno: i primi tempi ogni volta che le andava male qualcosa (studi o altre cose) provava rabbia fortissima verso l'ex (sempre tutto a parole), poi verso il nostro coinquilino (perché secondo lei mi aveva guardato storto, quindi era omosessuale, quindi mi voleva, insomma, una catena di logica presunta che le dava un casus belli) poi verso la padrona di casa, poi verso ogni persona che le capitava a tiro. Alla fine di tutto, non riesce a stare più di 2 settimane senza prendersela a morte con qualcuno o qualcosa, senza fare di ogni evento un dramma, un'esagerazione, un problema da combattere.
Il papà è il classico "gigante buono": molto molto molto timido, ma non per questo assente o poco affettuoso.

Dr. Flavia Massaro: Ho provato a suggerirglielo, difatti mi trovo a scrivere qui perché non sono riuscito ad ottenere, insieme a lei, un approccio più diretto. Il fatto è che se dico la parola "psicologo" le prende il matto, perché pensa che le dia della pazza, inoltre ribadisce spesso che lei non parlerà mai, né si aprirà, con nessuno che non conosca.

Io francamente non capisco come mai certi giorni passino in modo così piacevole, così sereno, mentre altri diventino ad ogni costo motivo di rabbuiarsi, di vedere sempre il male nelle cose e nelle persone, non capisco questa "intermittenza" nel carattere.
[#5]
Dr.ssa Sara Ronchi Psicologo 559 8 14
gentilissimo,

da quanto letto il rapporto con la madre è patologico.
mentre questa figura di un padre sullo sfondo è indicativo.
Il modello famigliare di tipo matriarcale dove la madre ha il controllo di tutto e su tutti, non si riesce a spezzare o allentare neanche ora che avete una vita a due.

.................Da quel giorno mi ha detto che ci pensa sempre, e (deduzione mia) la vede debole e fragile e pensa di doverle fare da mamma a sua volta. E' chiaro però che questo la priva dei suoi spazi vitali................
questo non fa che aumentare in lei un senso di frustrazione che immancabilmente sfocia in aggresività magari verso persone del tutto estranee ai fatti

la sua compagna si fa troppo carico di problematiche che a mio avviso si dovevano attenuare nel momento in cui avete deciso di vivere da soli, invece lei si ostina a controllare sua madre.

Vuole avere un controllo su tutto, su lei, su sua madre, mentre con il padre non si è creato un legame forte.
Purtroppo da lontano non si può fare molto, cerchi di far capire alla sua compagna nei momenti sereni che nella vita a volte si deve chiedere aiuto, senza per questo sentirsi più deboli, anzi denoterebbe molta maturità e che pensare ancora oggi nel 2013 che gli psicologi siano i medici dei pazzi non è più di moda, ma solamente una scusa per non mettersi in gioco veramente.

Cordialmente

[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Vi ringrazio per le risposte, e vorrei chiudere l'argomento ponendovi un'ultima domanda che ha accesso le mie riflessioni di queste sere:

quale epilogo è "prassi" aspettarsi da rapporto come quello che ho tentato di racchiudere in quei due post da 3000 caratteri? Quale saranno le mie possibili reazioni al senso di soffocamento?

Ma soprattutto, vi consiglio generico, a cosa dovrei stare attento perché il suo essere così non influenzi me, chi sono, e il mio modo di vivere nel mondo?

Grazie a tutti, e un caro saluto.
[#7]
Dr.ssa Sara Ronchi Psicologo 559 8 14
Gentilissimo,

le reazioni al suo senso di soffocamento non credo possano portare a esiti positivi;
Continui a vivere la sua vita e cerchi di capire col tempo se questa persona le dà del valore aggiunto per poter affrontare una vita insieme, o se le toglie qualcosa tipo la serenità e la tranquillità.

Cordialmente
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' possibile che la mamma ex tossicodipendente si sia disintossicata, ma non abbia lavorato su quegli aspetti che la rendono vulnerabile e bisognosa di generare legami di dipendenza.
Quello che ha con la figlia infatti sembra un legame simbiotico, di co-dipendenza, che non fa bene a nessuna delle due, ma soprattutto alla ragazza.

Forse la rabbia che prova e che le vede riversare sugli altri dipende dal fatto che sente di doversi fare carico di una madre debole invece di poter essere da questa sostenuta, ma - come le dicevo - la questione può essere anche più complessa e presentare aspetti francamente psicopatologici.

Secondo me per quanto riguarda lei stesso dovrebbe cominciare a chiedersi come mai si è sentito attratto e ha instaurato un legame con una ragazza così problematica.
Esattamente come a fianco di ogni alcolista c'è un cosiddetto "alcolista asciutto" (= il partner che non beve. Legga qui: http://www.alcolweb.it/web/guest/RELAZIONE), allo stesso modo a fianco di persone così problematiche e disturbate si situano partner che non hanno scelto per caso questo tipo di relazione, che si connota prima di tutto come relazione d'aiuto (non a caso lei ha parlato di "accudimento") e che risponde quindi a bisogni non del tutto consapevoli di entrambi.
[#9]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile Dr. Flavia Massaro,
per motivi di spazio non ho aggiunto molto di me nel primo post.
Mi chiedo molto spesso quello su cui mi ha consigliato di riflettere, dato che ho notato anche io, in me, una certa ricorrenza nello scegliere persone da "accudire". Lo storico delle mie relazioni parla chiaro: sono sempre stato attratto da persone problematiche, iniziando con un fuoco iniziale di completo "annullamento" verso la persona, convinto com'ero che lei fosse la donna per sempre, facendo di tutto per conquistarla. Poi con il tempo "tornavo in me" e mi rendevo conto di chi fosse e di come non mi piacesse stare insieme a lei.

Il mio entroterra è banale quanto doloroso. I miei genitori si sono separati quando ero piccolo ma hanno litigato da quando ho ricordi; ho vissuto con mia madre, tutto il tempo e sono arrivato ad odiarla. Odiarla perché è una persona del tutto austera e fredda, fin da piccolo so di aver sempre cercato la sua attenzione senza mai averla avuta, e questo ha alimentato molto il dolore nel mio cuore da bambino. Da quando il papà è andato via di casa, lei ha instaurato una relazione completamente di dipendenza nei confronti di un uomo sposato, e anche quando avevo tredici anni, lei veniva a piangere da me chiedendomi aiuto, di andare a vedere se era in casa, mi svegliava di notte per chiedermi di chiamarlo e vedere se rispondeva lui, ed altri tristissimi eccetera. Ho sempre avuto un fortissimo rifiuto per tutto questo. In parallelo, la sua angoscia per lui la portava a non mangiare, a non farmi da mangiare, a non fare mai pulizie in casa ecc, quindi ho imparato a fare tutto io molto molto presto.

Tutto ciò mi ha portato a rendermi conto, nel corso degli anni, della mia profonda insicurezza nel rapporto con le donne (parlando di relazioni amorose). Nel senso che nelle "prime fasi" delle mie relazioni ho sempre cercato in tutto e per tutto di dimostrarmi perfetto, inattaccabile, in modo tale da sentirmi più sicuro immagino. Ma ogni piccolo momento di allontanamento o di piccolo rifiuto (quelli di tutti i giorni) da parte sua, mi ha sempre fatto cadere nel vuoto più totale, come se non avessi la terra sotto i piedi. E ancora oggi, con la mia attuale ragazza, ho fatto moltissima fatica ad acquisire la sicurezza che "penso", presumo", "spero" di avere in qualche forma migliorato.

Purtroppo devo denotare un fatto che non mi fa certo onore, ma ho una terribile paura di litigare con la mia ragazza tutt'ora. Quando c'è qualcosa che mi da fastidio, aspetto moltissimo prima di parlargliene e la maggior parte delle volte aspetto sempre la volta successiva, la volta successiva... Fino a quando non ne sono proprio costretto perché non ce la faccio più. Quando vorrei, sul momento, mostrare un eco di fastidio, o proprio arrabbiarmi, mi sorgono mille motivi per non dirlo, e mi paralizzo (consciamente non penso all'abbandono, ma inconsciamente temo di sì), tanto che spesso mi ritrovo la notte ad avere il batticuore per non averle risposto male quel giorno là o quell'altro ancora, ben sapendo di aver fatto un torto a me stesso.

Ma in questo modo, ahimè, si comunica pochissimo, e lei i miei bisogni li capisce spalmati nel tempo, detti pezzettino per pezzettino in un largo lasso di tempo.

Questo sono io.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Vista la sua storia familiare è comprensibile che lei oscilli fra desiderio di accudimento e terrore di perdere la ragazza con la quale sta: si è probabilmente abituato ad essere apprezzato da sua madre solo per quello che faceva per lei e sta continuando su questa strada, spendendosi completamente ed evitando in tutti i modi i conflitti.

Da quel poco che ci dice immagino che anche sua madre sia una persona piuttosto disturbata, se è arrivata a vivere una relazione ossessiva e totalizzante, carica di angoscia, con un uomo già impegnato, trascurando del tutto il suo unico figlio.
Non ha saputo capire cosa poteva chiederle e cosa poteva aspettarsi da lei, che era poco più che un bambino, e l'ha messo nella posizione di occuparsi del suo benessere come se fosse stato un adulto e lei una donna del tutto incapace di badare a sè stessa.

I risultati sono quelli che ora lei vede e vive ed è importante che riesca ad avere la lucidità necessaria per rendersene conto e per capire che se è attratto da ragazze di un certo tipo è perchè in loro ritrova qualcosa che le ricorda sua madre.

Il solo consiglio che penso di poterle dare è quello di cercare un aiuto psicologico per analizzare ed elaborare i nodi irrisolti del suo passato, che stanno influenzando negativamente la sua possibilità di costruirsi un futuro sereno.
[#11]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
La ringrazio molto per l'attenzione e per le risposte riflessive ed illuminanti.
Ringrazio anche tutti gli altri.

Buona vita!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Grazie a lei per averci consultati.
Se vuole ci aggiorni sulle novità.
Le faccio tanti auguri,