Fidanzato oppressivo ed autolesismo, come uscirne?

Gentili dottori,
Sono una ragazza di 21 anni, da poco (tre mesi) ho avviato una relazione con un ragazzo di 24. Inizialmente, tutto sembrava andar bene tra di noi, lui mi ricopriva di attenzioni, mi scriveva/chiamava continuamente ed io trovavo il tutto molto rassicurante.
Sono sempre stata una ragazza molto attenta sulle mie frequentazioni amorose, quella con il mio attuale fidanzato è la mia prima vera relazione stabile ed ho condiviso con lui tutto l'amore di cui sono capace. Da un mese a questa parte, però, lui ha mutato il suo atteggiamento nei miei confronti: è diventato possessivo, non vuole che esca con le mie amiche, non vuole che vada in vacanza con loro, è ossessionato dal fatto che possa tradirlo/trovare un altro ragazzo. Ho fatto di tutto per rassicurarlo, ma non è servito a niente. Litigando con lui mi sono sentita dare dell'egoista, quando in questi mesi tutti i miei impegni sono sempre "girati intorno" a lui.
Sono molto confusa, perché tutto ciò mi porta ad interrogarmi su quanto questa relazione possa ancora essere benefica per me. Sono sempre più triste, depressa, ansiosa. Sempre più indecisa, combattuta tra l'amore che provo per lui e l'istinto di riappropriarmi della mia vita. Sono sempre stata una ragazza molto corteggiata e desiderata, il che ha sempre rappresentato per me un punto di forte orgoglio ma anche di profonda debolezza. Spesso mi ritrovo a pensare che, se non fosse per il mio aspetto, nessuno al mondo mi amerebbe e ciò mi porta a desiderare d'incarnare un'ideale di perfezione irragiungibile. Dall'età di cinque anni soffro di una forma particolare di autolesionismo che mi porta a grattare/rosicchiare la pelle delle mani in alcuni punti per poi nascondere queste zone in pubblico. Ho paura di rappresentare io stessa il più grande limite alla mia felicità, è come se fossi bloccata dalle mie stesse emozioni. La cosa che più mi preoccupa è che il mio ragazzo non sembra scorgere questa mia grande sofferenza, la mia domanda è: come posso fare chiarezza dentro me stessa ancor prima che con lui? So che lasciandolo lui ne soffrirebbe molto, come trovare la giusta dose di "egoismo" per fare questo passo senza pentirmene?
Mi rendo conto che sono domande piuttosto aleatorie, alle quali è difficile dare una risposta in poche righe e che forse richiederebbero un'analisi più lunga della mia situazione.
Grazie comunque a chi avrà la pazienza di rispondermi.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> tutto ciò mi porta ad interrogarmi su quanto questa relazione possa ancora essere benefica per me
>>>

Ed è una reazione assolutamente sana. Nulla può essere più distruttivo e umiliante di una relazione disfunzionale, dove si viene maltrattati dall'altro.

Per fare chiarezza dentro di sé la via più veloce potrebbe essere parlarne di persona con uno psicologo. Altrimenti può semplicemente lasciare che le cose vadano avanti, fino a che non avrà raggiunto il punto di massima sopportazione e di non ritorno (evidentemente non ancora raggiunto) e a quel punto lasciarlo le diventerà obbligatorio.

La necessità è la madre di ogni cambiamento.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
Le sue domande sono. Importanti e richiedono un'attenta analisi.
Lei e' giovanissima e trarrebbe giovamento dal chiarirsi le idee su certe convinzioni.
Il sentirsi oppressa in un rapporto puo' avere diverse origini che andrebbero comprese.
Inoltre quell'abitudine che riferisce non va sottovalutata.
Comnci a ipotzzare il ricorso ad uno psicologo psicoterapeuta, una persona con cui stabilire un rapporto di fiducia e alLeanza.
I mogliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
Prima di tutto vorrei ringraziarvi per le vostre celeri risposte.
Credo di essere molto vicina al "limite di sopportazione" descritto dal Dott. Santonocito, nonostante l'amore che mi lega ancora al mio fidanzato.
Ho preso più volte in considerazione, nel corso della mia adolescenza, l'idea d'intraprenderw un percorso di psicoterapia. Devo ammettere che questa è la mia prima richiesta di consulenza psicologica, che forse mi è risultato così semplice fare proprio perché manca il contatto diretto con il medico. Ho fiducia nella psicologia come scienza, ma il fatto di essere figlia di una psicologa ingenera in me una sorta di reticenza all'idea di instaurare un rapporto con un suo collega.
Forse è proprio da questo che dovrei partire per lavorare su di me, ed è una cosa che è già da tempo oggetto di riflessione da parte mia.
Grazie ancora del l'ascolto e dell'aiuto,
Buona serata.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
E' comprensibile il suo disagio.
Pero' sarebbe bene che lei partisse proprio dalla coscienza o dal bisogno di avere coscienza della sua individualita' con tutto quello che questo comporta.
Ci pensi su...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> il fatto di essere figlia di una psicologa ingenera in me una sorta di reticenza all'idea di instaurare un rapporto con un suo collega
>>>

Beh, sua madre deve averle proprio dato un'idea rassicurante riguardo alla nostra professione! ;)

Legga questi articoli, vedrà che le chiariranno alcuni punti:

http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=383

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html