Aborto e rottura rapporto

Ho scelto di abortire un figlio voluto, all'ultimo giorno legalmente possibile.. Ero esaurita a causa di un lutto famigliare e delle violenti liti con il mio compagno che non riusciva a capirmi e starmi vicino.. Mi sentivo sola e non vedevo la luce in fondo al tunnel di disperazione che stavo vivendo..Ho fatto quella stupida scelta nella speranza di poter comunque salvare il mio rapporto e renderlo migliore.. Invece il mio compagno non è riuscito a fermarmi dalla mia azione e appena fatta mi ha eliminata interrompendo ogni comunicazione. A distanza di un mese ci siamo rivisti. Pensiamo tutti e due di amarci e di poter ricostruire un rapporto nonostante la tragicità di quello che è successo. So che ho un lungo percorso di crescita da fare per poter ritrovare me stessa. Sono seguita da una psicologa, so di avere molti problemi legati alla mia infanzia da figlia di separati. Lui dice di amarmi e di essere tornato per amore ma è pieno di rabbia e rancore che sta sfogando nei confronti della mia famiglia perché la ritiene responsabile in parte della mia scelta. Io sono molto condizionabile e dice che loro hanno abusato di questa mia fragilità e che per questo non li può perdonare. Io sono debolissima ora, ma ho paura di perderlo e non so come fare per cercare di chiudere con la vecchia relazione e riiniziarne una più matura e con la consapevolezza di quello che è successo. Lui ora c'è, dice di amarmi, io lo amo ma non do da dove ripartire per costruire qualcosa di migliore. So che la mia famiglia ha agito in quei momenti con buona fede e amote per me e anche se non mi hanno spedita da lui non lo hanno fatto per distruggere la nostra vita.Ho un po di timore nel proporgli una terapia di coppia ora perche lui non è molto favorevole all'approccio psicologico o di mediazione famigliare.. Come possiamo non farci del male reciproco? Grazie per la risposta
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

credo che l'elemento fondamentale per ricominciare sia che entrambi dimentichiate il passato, evitando di sfogare i sentimenti negativi sui familiari o su altre persone, e che abbiate entrambi la ferma volontà di ritrovarvi e di continuare insieme.

La terapia di coppia può essere un valido aiuto, ma dovete crederci e partecipare entrambi, altrimenti non darà i risultati attesi.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

anch'io suggerirei un momento di tregua, soprattutto per poter concludere il percorso che adesso ha iniziato con la psicologa e per poter capire come poter comunicare e relazionarsi con il Suo compagno in una maniera più efficace.

Ad e. come mai dice che il Suo compagno non riusciva a capirLa e avevate spesso discussioni? Vuole dirci qualcosa di più?

La consultazione di coppia potrebbe essere utile, ma poichè è necessaria una valutazione di persona, vale la pena chiedere alla psicologa che già La segue.

Come mai dice che il Suo disagio attuale deriva dall'infanzia in quanto figlia di separati?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
Un' IVG, necessita sempre un processo di elaborazione postuma, indispensabile al fine di evitare che l' evento destabilizzante per la psiche della donna e la sua coppia, possa continua a vivere a livello fantasmatico.

L’aborto va considerato sempre, anche se voluto, come un "evento traumatico" in quanto produce un marcato stress ed evoca elementi mortiferi, azzera inoltre gli elementi di identificazione con il bambino, mediante la negazione della gravidanza.

La sua scelta, coraggiosa, è come se avesse messo sul piatto della bilancia della vita, la nascita e la sua coppia, facendo propendere il piatto verso la coppia.....

Ci spiega meglio il perchè?

Consideri che la sintomatologia psicosomatica che solitamente insorge nelle donna che ha abortito, ha caratteristiche simili al “disturbo post traumatico da stress”, i disturbi possono insorgere subito dopo l’intervento o dopo un lungo periodo di incubazione psichica, per questo il supporto psicologoco pre e post IVG deve essere sempre valutato ed offerto alla donna.

I disturbi comprendono disturbi neurovegetativi, disturbi d’ansia, del tono dell’umore, del ritmo sonno veglia, del rapporto con il cibo, dell’affettività, della sessualità,dell’alimentazione, del flusso ideico.

Se è già seguita da una Collega, prosegua con lei, magari nel tempo, anche il suo partner, potrà coinvolgersi, ma se non è motivato, nessuno potrà obbligato.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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dopo
Utente
Utente
La mia esperienza famigliare, molto conflittuale,è caratterizzata da un papà, che mi è venuto a mancare a seguito di una improvvisa e dolorosa malattia, con il quale ho avuto un rapporto molto formale.. Sicuramente ci vogliamo bene ma sono state fatte delle scelte da parte sua e da parte mia che ci hanno portato ad avere un rapporto quasi solo di facciata, mia madre invece è stata la mia reale famiglia, è colei che mi ha cresciuta ma con la quale nel tempo si è creato un rapporto di dipendenza reciproca a volte con una inversione di ruoli.il suo amore non mi è mai mancato ma sono 'cresciuta' sentendomi sempre fin troppo tutelata e protetta.. E questa protezione e tutela è reciproca. Con il mio compagno ho avuto un rapporto a distanza per diversi anni. Tra lui e mia mamma c'è una forte in compatibilità, mia mamma inizialmente lo ha visto come chi mi avrebbe portata via da lei, lui ha visto in lei colei che non mi avrebbe mai lasciata andare via! Io? Non lo so, son molto legata alla casa di mia mamma e l'allontanamento mi fa paura ma so che dovrò affrontare questo distacco in un modo o nell'altro. Ho deciso di avere un bambino durante la malattia di mio papà, è stato un periodo molto duro per tutto, un miscuglio di sentimenti tra la rabbia, il bene, la tristezza, il deperimento, la paura.. Mio padre è mancato e fa li a poco ho saputo della gravidanza. Mi ha fatto un po paura, il cambiamento, la nuova responsabilità la sensazione di inadeguatezza.. Ma ero felice. Ho iniziato a pensare all'aborto in costanza dei litigi con il mio compagno al quale avevo chiesto di vivere accanto alla mia famiglia per il primo anno e il quale mi ha subito opposto un secco rifiuto all'idea di vivere vicino a loro e a mia mamma che secondo lui sarebbe stata troppo invadente e non avrebbe permesso la creazione di un nucleo famigliare sereno. Io mi sono subito inferocita per questa sua ostinata necessita di farmi fare un distacco secco e immediato dalle persone che amo e che avrebbero potuto darmi un maggiore sostegno in un periodo delicato quale la gravidanza e in un momento dove ero esaurita a causa di tutti i mesi precedenti. Abbiamo in quel momento iniziato a parlare in due lingue diverse, lui si è sentito messo da parte, io mi sono sentita abbandonata.in quei momenti di forte depressione mia mamma mi è stata vicina e ha cercato di confortarmi nel modo che ha ritenuto opportuno. Lui ha visto in questo la volontà di mia mamma di farci separare.. Dice che mia madre avrebbe dovuto fare in modo di farci riavvicinare e che invece con il suo modo lo ha messo da parte come se lui non contasse. Io credo che se di colpa si debba parlare ci si dovrebbe fare un esame personale, mio e suo, lasciando da parte tutti. Credo che lo capirà ma non adesso perché ha troppa rabbia. Sa che hi deciso di abortire, non gli hi nascosto niente, non sapeva solo il posto dell'intervento e si è arrabbiato con mia mamma perche quel giorno lei non gli ha detto dovero.. Perche dice che altrimenti mi avrebbe fermata in qualche modo. La delta che hi fatto mi sta dilaniando, ho sbagliato per me stessa, hanno avuto la meglio le paure e sto soffrendo tantissimo per quello che è successo. Soni stata una bambina e ho agito fa bambina, fin da subito.hi generato sofferenza e una situazione di maggior conflitto. Ma non voglio passare la vita a piangere su quello che è stato.. Vogl io solamente crescere per diventare migliore e adulta. Ho 34 anni.. È già tardi ma sono ancora in tempo. Amo comunque il mio compagno, percepisco le sue paure e il perché del suo atteggiamento.. Vorrei aiutarlo. Lui dice di amarmi ancora e di voler ricominciare. Anch'io lo voglio e penso che se facciamo le cose in modo corretto abbiamo la possibilità, dopo quello che è successo, di creare qualcosa di forte. Ma non so fa dove iniziare, adesso ci stiamo risentendo ma percepisco ancora tanta rabbia.. E vorrei aiutarlo
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Che confusione!
E che pasticcio nella comunicazione...

Entrambe le vostre opinioni sono ovviamente rispettabili, ma Lei, nel fare il punto della situazione, dice una cosa molto importante: l'attaccamento che nutre verso la Sua mamma è molto forte ed è "reciproco". Se la mamma sta male, soprattutto dopo un lutto, ci sta. Ma se è invertito, al punto che Lei stessa fa fatica a lasciarla, forse abbiamo un problema.

Il dato di realtà è che il Suo compagno, anche in vista dell'arrivo del bimbo, manifesta la sana intenzione di costruire un nucleo famigliare VOSTRO, sganciato finalmente dalla mamma.

Questa a Lei è sembrata una prevaricazione e una scelta insensata e, d'altra parte le Sue obiezioni, sono sembrate al Suo compagno delle proteste immature e pretestuose...

E tutto ciò ha generato confusione e conflitti.

Però, per quanto sia sensato aspettarsi aiuto durante la gravidanza, Lei non crede sia sensato staccarsi dalla mamma e cominciare a costruire la propria vita col Suo compagno?

Non Le pare un alibi, quella del recente lutto, per non staccarsi dalla mamma?

Allora vorrei chiederLe che cosa Le impedisce di farlo, quali paure ha.
Su questo a mio avviso dovrebbe riflettere.

Un cordiale saluto,