Il mio posto di lavoro è un inferno. come sopravvivere.

Buongiorno,
come suggerisce il titolo, Il mio posto di lavoro è un inferno. E' uno studio di contabilità. Uno dei due capi è iraconda, di fronte a qualcosa che non le va, individua quelli, secondo lei, colpevoli e li aggredisce verbalmente, riversanodo raffiche di domande accusatorie, con fare aggressivo, indispondente ed inibente. La stessa persona si sottrae alle proprie responsabilità, incolpando altri di qualsiasi problema dovesse accadere. Vengono elette delle figure, tra cui ci sarei io, che devono controllare i tempi di esecuzione del lavoro altrui. L'ottica è proprio meccanicistica-fordista, da catena di montaggio. Ma io non condivido questa visione. Penso che ognuno abbia dei tempi personali sui quali non si possa intervenire. Semmai sarà l'abitune a far velocizzare le persone, ma non la pressione di cerbero. Contemporaneamente, io stesso vengo controllato dal management sui tempi. I rapporti con i colleghi sono pessimi. Sono tutte assoggettati al potere. C'è chi ci si conforma e basta, e chi invece vi collabora, sperandono di ricavarne qualcosa. I "collaboratori" controllano le pause degli altri, gli orari di entrata e di uscita. Infine sono vittima dell'odio di una collega che non sopporta che io guadagli quanto lei e, a differenza sua, eserciti il mio diritto di uscire alle 6, senza fare straordinari (non pagati). Questo è il quadro. Io francamente non so quanto io possa resostere ancora, immerso in questa ignoranza, cattiveria, vigliaccheria, sudiciume. Ho paura di esaurirmi. Per fortuna ho due alleate, una della quali però sta entrando in maternità e, quindi, tra poco non ci sarà più. Se continuo a non conformarmi, temo che presto passeranno a farmi mobbing. Io sono una persona che risponde. Monitoro bene i miei modi. Non uso mai un linguaggio inappropriato. Ma le cose le dico tutte. E' più forte di me. Non c'è la faccio ad andare contro i miei pensieri. Però devo trovare il modo di sopravvivere. Questo lavoro mi serve, e avrei anche necessità, di qui a poco, di chiedere un mutuo. Qual è il metodo più conveniente per comportarsi in queste situazioni?
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
da quanto riferisce sembra proprio che l'ambiente di lavoro la metta a dura prova e le provochi una certa rabbia. Davanti a questo sentire parrebbe che non riesca a trattenersi dal dire quello che pensa, ma che questo alla fine le si ritorca contro.

La "cultura aziendale" cambia da contesto a contesto e con essa anche le regole, quasi impossibili da cambiare.

Lei descrive un ambiente poco collaborativo e controllante in cui lo svolgimento delle mansioni è strettamente monitorato a più livelli che non le piace, ma preferibbe per necessità riuscire a gestire la situazione in modo differente per conservarlo, è così?

Come la pensano i suoi colleghi? E in che senso ha pessimi rapporti con loro?
< Infine sono vittima dell'odio di una collega che non sopporta che io guadagli quanto lei > come si comporta la sua collega nei suoi confronti e con gli altri? Le ha detto esplicitamente questo o è una sua deduzione?

<Io sono una persona che risponde.Monitoro bene i miei modi. Non uso mai un linguaggio inappropriato. Ma le cose le dico tutte> Come ha scritto a noi qui o come?

E' la sua prima esperienza di lavoro o ne ha avute di precedenti?
Se si come sono state , cosa ne ha tratto?

Come vanni i suoi rapporti al di fuori del lavoro?

Perdoni le molte domande ma sono utili per poter inquadrare meglio la situazione e darle una risposta più compiuta pur nei limiti di un consulto on line.

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Utente
Utente
Buonasera Dott.ssa,

grazie della risposta.

Sì, questo posto di lavoro non mi piace, ma ho la necessità di riuscire a sopportarlo per questioni economiche (devo fare un mutuo).

Come la pensano i miei colleghi? Una parte dei colleghi si lamenta, e condivide con me i pensieri che le ho esposto sopra. Un'altra, invece, sembrerebbe (dall'esterno) avere un bel fit con la cultura aziendale. Solo con due colleghi ho un bel rapporto di stima a livello personale. Con un altro paio di colleghi il rapporto è sereno, ma superficiale. Altre colleghe proprio mi escludono, perchè sono sottoposte alla collega che mi odia, e fanno il suo gioco per opportunismo. Un altro elemento, ulteriore rispetto alla mia principale detrattrice, è rappresentato da una persona che proprio disprezzo a livello profondo, e con cui il rapporto si limita al saluto.

Torniamo alla mia principale detrattrice. Con me NON si comporta, nel senso che nemmeno mi guarda. Al massimo mi saluta. La stessa persona ha un manipolo di persone fidate, a cui rivolge tutte le considerazioni. Infine ha un paio si "subalterni" ai quali incute timore, e che aggredisce, emulando del tutto la manager di cui raccontavo all'inizio, di cui è oramai la copia carbone (esempio perfetto di corformismo organizzativo?) La maldicenza sul mio conto che questa persona avrebbe detto, mi è stata riferita. Ma in più occasioni ha apertamente fatto allusione alka circostanza che lei sia l'unica a fare tanti straordinari. Quindi penso proprio che quanto mi sia stato riferito sia vero.

Riguardo al mio modo di dire le cose, anche brutte e scomode, ai capi, il mio stile espressivo è lo stesso che ho usato sopra.

Questa è la mia settima esperienza lavorativa. E la peggiore, di gran lunga. Delle mie esperienze pregresse ho un buon ricordo. Sono Sempre riuscito ad essere me stesso con i colleghi, senza mai essere stato mal visto o giudicato per questo. Mi ricordo rapporti distesi, e mi ricordo di essere sempre stato apprezzato come lavoratore. Infine, i miei rapporti al di fuori del lavoro vanno abbastanza bene. Pochi amici, ma buoni. Ho una relazione da 10 mesi, abbastanza complessa per la sopraggiunta distanza, per le condizioni di salute delle persona, e per delle difficoltà relazionali con essa.

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Utente
Utente
Buonasera,

vi sarei molto grato se poteste cortesemente dare seguito alla mia risposta.

Oggi ho avuto conferma di quanto mi disprezzi la mia capa. Per sbaglio mi ha inviato un e-mail in cui, in risposta ad una mia semplice richiesta di ferie, si lamentava del modo in cui, secondo lei, avrei parlato. Non posso riportare le frasi esatte, ma sono stato appellato come "questo qui". Il tono era svilente e offensivo.

Grazie-
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<si lamentava del modo in cui, secondo lei, avrei parlato.>

Buongiorno,
e allora, se davvero vuole conservare il suo posto di lavoro e non aggravare la situazione, dovrebbe riflettere sui suoi contributi personali in merito a quanto accade, smussando un po' gli angoli.

Prescindendo dalla sua "capa" e dalle caratteristiche personali, anche lei è responsabile di quanto accade se il suo modo di comunicare non produce gli effetti desiderati, ma aggrava le difficoltà che lei esperisce, andrebbe modulato diversamente.

Comprendo come quanto accade nella sua azienda poco si confaccia alle sue caratteristiche personali e al suo modo di pensare (e anche qui occorrerebbe riflettere), ma o se ne fa una ragione e cerca modalità più produttive per porsi o continuando così si rende la vita complicata.

Si possono difendere i propri diritti e sostenere le proprie opinioni anche preservando la relazione, usando uno stile comunicativo assertivo.

Legga questo articolo le può offrire utili spunti di riflessione
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1586-gli-stili-comunicativi.html

Cordialità
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Utente
Utente
Buonasera Dott.ssa Rinella,
grazie molte delle sua risposta. Mi trova d'accordo sul mettermi in discussione. Nel mio caso non è la mancanza di assertività il problema. Non la biasimo assolutamente, visto che non mi conosce. L'articolo piuttosto lo farei leggere al mio superiore in questione, in quale non è capace di esprimere nessuna idea contraria senza urlare ed aggredire. Poi in realtà il problema di quella persona a mio avviso va ben oltre la mancanza di assertività, poichè secondo me si tratta di una persona spietata, cattiva, irrispettosa, avida, losca, e potrei andare avanti. Tornando a me, ho appurato che con quel superiore non è solo il mio stile comunicativo a non andare bene, ma proprio il fatto che io apertamente esponga le mie idee, contrarie alle sue, o mi rifiuti di fare (raramente) quello che mi chiede quando sono proprio contrario (perchè, per esempio, capisco che sta scaricando su di me le sue responsabilità). Quella persona, abituata a padroneggiare, la vive come un raffronto personale. Essendo poi, la persona, molto collerica, reagisce come Le ho scritto ieri, e chissà in quanti altri peggiori modi, che non mi è dato sapere.
La strada per guadagnarmi una vita più facile là dentro non è l'assertività, ma il lecchinaggio, la presa per i fondelli, l'ubbidienza. Scusi se sono così duro, ma di fronte a questa piaga di persona, che diavolo altro si può fare?

Infine, mi interesserebbe molto capire meglio cosa Lei intende quando mi suggerisce di riflettere sul fatto che quanto accade nella sua azienda poco si confaccia alle sue caratteristiche personali e al suo modo di pensare.

Spero davvero di ricevere una Sua risposta.

Grazie mille.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<ma proprio il fatto che io apertamente esponga le mie idee, contrarie alle sue, o mi rifiuti di fare (raramente) quello che mi chiede quando sono proprio contrario (perchè, per esempio, capisco che sta scaricando su di me le sue responsabilità). Quella persona, abituata a padroneggiare, la vive come un raffronto personale.>

E al suo ruolo, up rispetto al suo, che lei con i suoi comportamenti squalifica, al di là dei motivi che la portano a farlo.
Assertività è anche fare rispettare i propri diritti senza calpestare quelli altrui, vale per lei come per l'altro.

Vede tanto più se questa persona ha caratteristiche personali e reazioni quali quelle che lei ha descritto, a cosa le servirebbe porsi così? Funziona o peggiora? In questo modo dà alla sua "capa" dei motivi in più.

Purtroppo ce l'ha come superiore, ma nulla le vieta di cercare un altro posto (considerando le difficoltà del momento attuale) se si sente così a disagio oppure,per via delle necessità contingenti espresse, cercare di farsi scivolare un po' di più le cose, ridimensionandole, dato che anche lei vive il comportamento della sua responsabile come un affronto personale, ai suoi principi, alla sua dignità, ai suoi diritti.

Le mansioni che le vengono affidate esulano da quanto prevede il suo contratto di lavoro, il ruolo che le è stato assegnato?
Cosa è stato chiarito all'inizio e cosa no?

Come alternativa ci sarebbe la ricerca di un più quieto vivere, senza stare troppo a farsi il sangue amaro e a osservare questo e quello anche se difficile essendone immerso e dunque coinvolto, un maggiore distacco emotivo, evitando il braccio di ferro e di innescare inutili e improduttive escalation visti gli effetti ( e anche qui siamo sulle modalità di relazione). Non c'è solo il lecchinaggio, bianco o nero nel vedere le cose, ci sono infinite sfumature.

Non ci è dato di cambiare le persone, ma se qualcosa non funziona nel nostro rapporto con gli altri, ci è data l'opportunità di provare a correggere il tiro oppure di fare scelte diverse.

In ogni caso da qui senza ogni elemento utile per valutare correttamente e pienamente la situazione è impossibile coglierne la complessità.

Cordialità

[#7]
dopo
Utente
Utente
Buonasera Dott.ssa Rinella,

grazie per la risposta. Ci sto riflettendo sullo stile relazionale più funzionale da adottare, e sul farmi scivolare addosso le cose. Il fatto è che quella persona manca di rispetto, fiducia e tratta i suoi collaboratori senza dignità. Quindi trovo difficile difendere i miei diritti, senza provocare in quella persona una reazione forte, stante la sua irascibilità.

Davvero, l'unico modo sarebbe fregarmene, perchè anche se manifesto il mio dissenso o le rispondo, ottengo da una parte la soddisfazione personale, ma dall'altra proprio l'effetto escalation che diceva Lei, dottoressa. Effetto che mi si ritorcerà, forse, contro.
Non so. Sono francamente confuso. Tra il dire ed il fare, come si sa, c'è di mezzo il mare.

Intanto la ringrazio del bel confronto, e del tempo speso per rispondermi.





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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Lieta di averla ascoltata.

Si fermi a riflettere con calma per cercare di uscire dalla confusione del momento.

Nel caso ciò le riuscisse difficile sentire il parere diretto di un nostro collega sarebbe utile.

Se crede ci potrà riaggiornare in futuro

Cordiali saluti