Comportamenti ambivalenti in famiglia

Gentili dottori,

mio marito viene da una famiglia con il padre violento. Volevo proteggerlo ma oggi io sono sola, lui non vede chi ha vicino, è concentrato sulla necessità di rilassarsi a qualunque costo, anche come riscatto, e far vedere il suo valore per mostrare al padre che non ha bisogno sua considerazione.
Crede fermamente che le cose da marito siano servilismi: io sono come mia madre, mio padre portava la spesa, succube, e io voglio stessa modalità, guai a ribellarsi (ma questo non si concilia con suo sogno di famiglia che non ha mai avuto, col desiderio di andare mano nella mano). Invece io ascolto, mi piace realizzare quello che desidera e non ho mai chiesto tanto, ma almeno che non decida lui da solo sulle cose perchè siamo due!

Che cosa sente lui?Che io attento alla sua libertà!
Non è capace di vedere mia vicinanza, la dedizione totale. Fai una cosa bella? Sul momento va bene poi rimuove. Parole sue: teme che io ricatti, addestri, gli faccia sputare sangue. E su cosa carina mia lui dice “chissà che mi devo aspettare adesso!” In questa situazione non è normale che poi hai bisogno di essere tranquillizzata?Di sentire che quella lontananza che ha creato sono solo parole? Invece secondo lui io pretendo che lui dica proprio quello che voglio sennò niente premio,“tac“,bacchettata.

Passo seguente: fa capire che non ha bisogno di me come io di lui, mi infligge la certezza che non conto niente, sono una per cui non spende un passo di avvicinamento.
Non ascolta mie rassicurazioni, anzi mi vede contro lui, dice non lo amo e con questa convinzione nel cuore considera lecita qualunque cattiveria verso di me.Così io sono vuota, io faccio la buona ma in realtà…, io credo di valere...E se non mi riprendo subito da queste parole sta male da impazzire perchè ripropongo il silenzio di quando era piccolo. Io lo so bene questo, non farei mai un silenzio così, ma se non riesco a fare l’indifferente dice che mi vendico perchè ha osato opporsi al mio volere. Vede tutto solo rivolto verso sè, crea un circolo vizioso.

Attribuisce a me liti, descrive scena del litigio lievitata: non dura un giorno ma mesi e poi anni, tutto nero.Cancella le cose belle che ci sono, piccole cose ma io mi accontento.
Solo fuori casa non vede minacce e lì lui è diverso.
Così tre anni fa, si iscrive a siti di incontri...e trova.Ora cerco di tenermi tutto dentro, imparo la sua lingua, per parlarci senza parole.

Ma non ho voluto rinunciare a una cena della mia classe. Lui mi ha spiegato che fin da quando mi hanno contattata ha capito, perchè io mi allontano.Gelosia: conseguenza, cercato ancora la donna di tre anni fa.
Lì non sono riuscita a controllarmi.Giorno dopo: anche dopo questo lui non ammette il mio dolore, sono sempre solo anni di sofferenze sue. Va via in un monolocale. E lì io avrei dovuto dire“ti amo, resta !”e non essere pungente, ma non avevo forza.
E io a spiegare, a capire! Nessuna messa in discussione, anche davanti al figlio che sottolinea l’evidenza.

Grazie
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>io sono come mia madre, mio padre portava la spesa, succube, e io voglio stessa modalità, guai a ribellarsi..<<
lei vorrebbe mettere in atto lo stesso schema di coppia con il suo partner?
Quello che lei descrive purtroppo non è funzionale e forse rispecchia un suo bisogno di controllo e sicurezza.

Avere un partner servile e accondiscendente non le può garantire un benessere individuale e di coppia, perché rispecchia un modello rigido dove il suoi personali bisogni vengono anteposti rispetto all'altro, senza condivisione e confronto. Al contrario credo sia importante cercare di mettere in atto comportamenti diversi rispetto alle vostre famiglie di origine, magari facendovi aiutare da un Collega per un percorso di coppia.





Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile signora,

accolgo la riflessione di un aiuto esterno, un consulente di coppia, in primis per comprendere se questa coppia esiste ed ha "diritto" di esserlo... un percorso di coppia e per la coppia!

Comprendere, anche, i bisogni di entrambi e cercare di trovare un punto di incontro...

individuare i comportamenti disfunzionali di entrambi, cercando di ristrutturarli per un quotidiano a due!!

Tutto questo in funzione di una accurata diagnosi a monte...
in quanto in alcuni punti il suo racconto non mi è ben chiaro, per cui ritengo sia, davvero necessario, capire di cosa avete bisogno e, se all'interno di questa coppia, è possibile "nutrirsi" di elementi, che, in qualche modo, "alimentano" questi bisogni!


Siamo in ascolto.

Un caro saluto
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dopo
Utente
Utente
Dottore, la ringrazio per l'attenzione. Ho capito di aver scritto delle cose non chiare, avrei avuto bisogno di molto spazio e, dovendo essere stringata sono stata troppo telegrafica in quel punto da lei citato.

>>io sono come mia madre, mio padre portava la spesa, succube, e io voglio stessa modalità, guai a ribellarsi..<<

Queste parole non sono mie, sono le cose che mio marito pensa che io voglia, credendo che le cose tra i miei funzionassero così. Invece quello era un rapporto tra un uomo e una donna alla pari, si aiutavano e comprendevano a vicenda.Per lui è incomprensibile. Mio padre era tollerante , per certi versi, come d'altra parte io lo sono stata con mio marito, ma per amore, stavo male ma ci credevo. Io volevo proteggerlo. E' lui che si sente servo, per questo non ho mai potuto fare niente con lui, che non passeggiare o viaggiare nei suoi posti del cuore. Se lui dice vediamo i vecchi filmati di famiglia lo facciamo , se io dico rivediamo il diario di nostro figlio dalla nascita, con i progressi, le paroline...quello no, è "comandarlo", ed è solo un esempio che fa capire che per quanto riguarda lui certe cose sono normali ma se , analogamente, propongo una cosa io invece no. Anzi, mi dice che io non propongo, perchè le cose poi le rimuove.

Il problema è proprio questo, che nonostante tutti i miei tentativi di dialogo e le premure di una vita intera, lui ancora non si fida di me. E' come un animale selvatico che tu trovi ferito, lo vuoi aiutare ma lui non si fida. Anche adesso che parliamo di un'altra donna lui si aspetta che sia io a comprendere, dovevo dire"ti amo, resta" e non sentirmi fracassata in tutte le fibre del mio essere e aver almeno diritto ad una reazione.

Dottoressa, la ringrazio, come dicevo al suo collega, mi sono resa conto di non essere stata sufficientemente chiara. Mi chieda pure, se vuole.

Quello che dice, sul comprendere i bisogni di entrambi, è stato sempre il mio punto di riferimento, è normale che ci siano i bisogni di due persone che si incontrano nella coppia, altrimenti non c'è la coppia. Solo che non ho mai avuto questo spazio, non ho potuto far arrivare a mio marito i miei "messaggi" proprio perchè la comunicazione si interrompeva sulle sue diffidenze, la sua visione di una realtà distorta. E lui si è sentito isolato da me, dal figlio, proprio mentre invece era sommerso dal mio desiderio di contatto. E sentendosi isolato ha diritto ad aggredire.
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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile signora,

a che punto siete? State insieme e volete rimanerci?

Bisogna un po' capire cosa desiderate e quali sono i vostri bisogni individuali, per comprendere se insieme potete trovare un equilibrio...


Dal suo racconto sembra il marito "incapace" di condividere...?!

Se non ne diventa consapevole, allora è difficile un cambiamento.


Provi a riflettere...


Un caro saluto
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dopo
Utente
Utente
E' vero, dottoressa, è il caso di porsi questa domanda.
Abbiamo entrambi necessità di una famiglia che sia più rispondente alle nostre necessità.
io e lui vogliamo la stessa cosa, lo stesso tipo di famiglia ma abbiamo un modo diverso di arrivarci. Lui pensa di essersi adoperato tanto ma nella realtà , nella quotidianità , è vero il contrario . ha il lavoro, preoccupazioni organizzative per la casa...è lì che da tutto, che si concentra. Per il resto ha molto tempo libero ma non ha mai coltivato il rapporto con me ma neanche quello con il figlio, non ha pazienza , ha le sue idee e se non sei con lui dei contro di lui. Io , invece, ho concentrato tutti i miei sforzi sulla relazione , con lui e con il figlio. Con nostro figlio va tutto bene, ho un ottimo rapporto , sento che ci capiamo. Conosco i suoi interessi, discutiamo . Con lui capisco che non vado oltre la corteccia, lui non lo permette ( ma vorrebbe tanto complicità...) proprio perchè non si fida e non pensa sia necessario cambiare qualcosa ,anzi pensa che solo la sua visione corrisponde alla realtà e agisce di conseguenza . Inoltre non si è mai posto il problema dell'impatto che questo stato di cose ha su di me.Non mi riconosce uno spazio di reazione. Io vedo un muro che non si sgretola in nessun modo.
Potremmo trovare un equilibrio nostro, io sono paziente e lui riconosce che ha un caratteraccio ma che io lo so prendere. Invece no, lui pensa di essere uno zuccherino e che io sia indifferente ai suoi bisogni.Ed è un capovolgere la realtà, qui la consapevolezza è lontana, fi guriamoci il cambiamento.Lei trova che c'è una incapacità a condividere ? Cosa si può fare per migliorare questa capacità ?
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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissima,

un consulto di coppia potrebbe esservi di aiuto, per capire come venirvi incontro, ma suo marito dovrebbe esserne consapevole e, soprattutto, motivato!

Ci avete mai pensato?


Un caro saluto
[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, quello che lei suggerisce è la stessa cosa che io ho proposto più volte, pensavo a una qualche terapia comportamentale che sappia valutare dove sbagliamo. Gli ho anche detto che non ha niente da temere se è sicuro del fatto suo. Dovrebbe venire anche per dimostrarmi che sono io che sbaglio.
Ma non credo che , a questo punto , voglia farlo. Dovrebbe prima ammettere che c'è qualcosa da recuperare , invece dice sempre che ha solo sofferto per i miei silenzi e i miei ricatti.
L'unica sollecitazione alla quale risponde attualmente è se vede che io esco e non sto più solo a casa. Allora chiede dove sono e manda messaggi dove dice che è il mio comportamento indifferente che lo umilia e non lo fa tornare indietro.
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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissima,

un modo di "incontrarvi" dovete trovarlo!

Solo un professionista... una figura esterna a voi, può aiutarvi a fare chiarezza nel cuore e nella mente!!

Mi auguro che, prima o poi, questa vostra decisione di continuare a "stare insieme" o di "interrompere il legame", venga condivisa appieno!


Un caro saluto.