Amico depresso e senza autostima

Buongiorno,
ad un mio caro amico, di 37 anni, è stata diagnostica un forma depressiva 9 anni fa. Da allora è in terapia presso una terapeuta ad indirizzo psicodinamico.
Dopo tutti questi anni di terapia, non è ancora guarito. Ha frequenti, continui e repentini cambi di umore. Quando usciamo, spesso si ammutolisce e si chiude nella sua tristezza. E' estremamente consapevole del suo problema, ma è sfiduciato sulle sue possibiltà di riuscita. In parte a causa dell'insucesso della sua costosa terapia pluriennale, ed in parte perchè è vittima di una forte indolenza. di fronte alla quale rinuncia ad ogni iniziativa. E' impantanato in questa situazione da tanto tempo. Inoltre, non ha autostima. Fa tutto per gli altri, e poco per sé. Non ha interessi propri. Trascura la sua casa e, secondo me, trascura un po' anche la sua igiene. Il quadro è davvero complesso. E' una persona intelligente e, tra l'altro, è anche socievole, espansivo, umano e detentore di abilità sociali, che lo potrebbero davvero portare alla ribalta (per lo meno, io sono convinto che le abilità sociali sono una ricchezza, che fa la differenza). Solo che è come se ci fosse un tassello che gli impedisce di fiorire. Ha 37 anni e secondo me non ha ancora vissuto. E' solo sopravvissuto, in balia del suo umore. La domanda è come diavolo posso (io ad altri due amici) convinerlo a cambiare terapeuta? Lui si ostina a dire che non ha voglia di raccontare tutta la sua vita un'altra volta ad un'altra persona. Io gli rispondo che ci sono approcci più pragmatici, in cui l'intervista è guidata e c'è interazione e prescrizione di comportamente. Anch'io, forte di questo, mi chiedo: un buon terapeuta ha il potere di smuovere questo macigno elefantiaco, e persuaderlo a passare all'azione? Lo chiedo perchè anche se riuscissi a convincerlo, il prossimo terapetua avrebbe un arduo compito. ed una fortissima responsabilità. In caso di fallimento, il mio amico smetterebbe del tutto di crederci, e dio solo sa che fine farebbe.
Grazie dell'attenzione.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Spesso le forme depressive si giovano della psicoterapia ad indirizzo psicodinamico associata ad un pò di antidepressivo prescritto da uno psichiatra, la collaborazione psicoterapeuta psichiatra è molto valida ed usata , anche negli ospedali , in Psichiatria.
Data la situazione provi a proporre al suo amico di parlarne con il Collega, dato che è vittima di una forte indolenza, come lei ci riferisce..
Però questo amico depresso,è fortunato ad avere un amico come lei che si preoccupa e cerca di aiutarlo, se ne rende conto ?
Restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,

anch'io ammiro la sua iniziativa e il suo interesse per questo amico.


E mi chiedo, altrettanto, come sia possibile non ci sia stato un confronto, anche, farmacologico...

Forse perché alcuni professionisti psicodinamici non lo accettano? In effetti so che per alcuni è così, specie quelli ortodossi...

Ci sono casi, infatti, dove la terapia combinata è fondamentale e vitale, direi!



Provi a confrontarsi da questo punto di vista con il suo amico, almeno la possibilità di una valutazione farmacologica...

... oltretutto può essersi instaurata una sorta di " dipendenza " dal terapeuta!


Altra cosa importante: in alcuni approcci si lavora sul " qui ed ora" e non c'è bisogno di " rincorrere " il passato, in quanto fluire di emozioni, che lo portano a " galla " senza fatica!



La decisione, spetta, sempre al suo amico... con la speranza che il suo terapeuta lo aiuti in questa riflessione, se lui riuscirà in questo confronto.



Un caro saluto
[#3]
dopo
Utente
Utente
grazie per le risposte e le vostre parole di ammorazione.
Allora, l'attuale terapeuta, che io sappia, non ha mai preso in considerazione i farmaci. E lui stesso li esclude a priorio. Io proprio non riesco a convincerlo. Vorrei che cambiasse terapeuta, ma come dicevo: un buon terapeuta ha il potere di smuovere questo macigno elefantiaco, e persuaderlo a passare all'azione (e quindi anche a prendere farmaci)? Lo chiedo perchè anche se riuscissi a convincerlo, il prossimo terapetua avrebbe un arduo compito. ed una fortissima responsabilità. In caso di fallimento, il mio amico smetterebbe del tutto di crederci, e dio solo sa che fine farebbe.

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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,

da ciò che comprendo anche il suo amico è restio ad una eventuale valutazione farmacologica...?


< un buon terapeuta ha il potere di smuovere questo macigno elefantiaco, e persuaderlo a passare all'azione (e quindi anche a prendere farmaci)?

Lo chiedo perchè anche se riuscissi a convincerlo, il prossimo terapetua avrebbe un arduo compito. ed una fortissima responsabilità.

In caso di fallimento, il mio amico smetterebbe del tutto di crederci, e dio solo sa che fine farebbe..>


Ogni approccio terapeutico è diverso dall'altro, anche se l'obiettivo dovrebbe essere unisono: il benessere del pz.

Non posso rispondere alla sua domanda in modo netto, anche perché le dinamiche che sottendono in un rapporto terapeutico sono molteplici e riguardano sia il pz che il terapeuta!



Un caro saluto