Penso di essere depressa

Salve,
inizio dicendo che ho frequentato tre psicologhe, le prime due le ho "lasciate" dopo breve tempo perchè per me erano inutili, anzi una peggiorava il mio stato, la terza è quella con cui sono in cura attualmente ormai da 4 mesi ma sto perdendo le speranze, non ho notato nessun miglioramento. Io non aiuto molto d'altra parte, non riesco a parlare di alcune cose (mai parlato a nessuno della tricotillomania) e non ho una spiccata volontà nel fare le cose in generale, quindi neanche la terapia.
Comunque la prima psicologa aveva detto che forse avevo un inizio di depressione (però due anni fa), la seconda non me l'ha mai detto, credo volesse farlo ammettere a me ma non l'ho fatto, quella attuale mi ha solo detto che "ho una parte bambina in me che non vuole crescere".
Io credo di essere depressa, ma ho dei dubbi perchè in certi momenti mi diverto abbastanza o almeno sono tranquilla, apatica, non capisco se sono solo molto pigra o se è la depressione che me lo fa essere e soprattutto (questo è il centro della domanda) non capisco se mi sto autocommiserando pensando di esserlo e avendo letto molti articoli sull'argomento depressione sono stata suggestionata e mi sono convinta di esserlo, rispecchiandomi in molti aspetti tipici del depresso.
Spero in una risposta il più possibile chiara e precisa, ho già esposto il problema alla psicologa ma ha divagato e la risposta non c'è stata, non cerco una diagnosi ma delle ipotesi.
Se mi sono espressa male o sono necessari chiarimenti per la risposta, mi farà piacere darvi ulteriori informazioni, grazie.
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Dr. Michele Facci Psicologo, Psicoterapeuta 23 1
Non cerca una diagnosi, dice, però una la ha già attribuita: tricotillomania. Non penso si possa in alcun modo fare delle ipotesi più o meno diagnostiche attraverso un consulto online, ma in particolare penso non serva a molto.
A mio avviso dovrebbe riservare le sue energie per vivere serena più che per capire se è o meno depressa o se ha o meno una qualche patologia o disturbo. Se tre colleghi consecutivi non riescono a creare un rapporto terapeutico efficace con lei provo a suggerirle due cose:
1) in primo luogo cerchi di riflettere su stessa: vuole davvero essere aiutata? Miglioramenti rispetto a cosa? Quale situazione la ha portata la prima volta ad andare da un collega?
2) valuti comunque (su questo sito trova numerose informazioni) di approfondire l'approccio scientifico e l'orientamento di psicoterapia che ognuno di noi utilizza e di poter quindi decidere quale le pare più adatto al suo caso.
La invito comunque a riflettere: nel suo post ha prestato più attenzione a valutarsi e valutare i colleghi piuttosto che a descrivere il suo stato. In un qualche senso si sta auto-diagnosticando "rispecchiandomi in molti aspetti tipici del depresso" senza però lasciare agli esperti una valutazione in quanto non descrive molto di se stessa, cosa che invece dovrebbe fare in particolare in studio da un collega se vuole provare a migliorare: abbandoni il giudice e si lasci andare con fiducia, sicuramente potrà migliorare!
Cordialmente,

Dott. Michele Facci - Psicologo e Psicoterapeuta
Studio di Psicologia a Trento, Rovereto, Milano e online
https://www.studiopsicologiafacci.it/

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
L'impressione - potrei sbagliarmi - è che come molti nostri utenti tu sembri riporre più aspettative in una risposta a distanza, per email, che in un reale confronto di persona con un terapeuta. Forse perché ti dà proprio fastidio toccare certi temi e preferiresti farlo solo sotto anonimato.

Tuttavia, va da sé che si tratta di aspettative mal riposte, dato che difficilmente un consulto online può essere risolutivo per problemi di una certa gravità. In passato ci hai riportato altro, il rapporto con il cibo, l'ansia, una certa ossessività. Tutte cose per cui non c'è modo alcuno di aiutarti da lontano.

E non ti serve sforzarti di capire cos'hai e perché. Non ti aiuta a uscirne, né da sola né con l'aiuto esterno. Per cambiare dentro, si procede più spediti cambiando prima fuori.

Le terapie possono fallire se la persona non è motivata a sufficienza a risolvere il problema, perciò dando per scontato che i terapeuti a cui ti sei rivolta sappiano il fatto loro, devi essere tu a fare una scelta di campo e a parlare di ciò che ti causa sofferenza. Il primo passo per risolvere un problema è riconoscerne l'esistenza. E se il terapeuta non sa che c'è, non può fare nulla per aiutarti.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
La tricotillomania non credo sia equivocabile, ma non discuterei su questo.
Non non voglio davvero essere aiutata, in fondo questa situazione persistente di tristezza mi piace, ovvero provo un certo piacere nel crogiolarmi nel pianto per i motivi più vari, per la scuola (non mi impegno mai a studiare, credo non finirò l'anno o verrò bocciata), per uno sgarbo, una situazione spiacevole, un amore non corrisposto (da tutta la vita), per il fatto di non sentirmi accettata dagli altri, pensieri di morte, mia e altrui.
Questo è un punto che non capisco infatti, se non ho forza di volontà e se questa serve per curarsi come si fa?
Però certi aspetti non mi piacciono, cerco miglioramenti rispetto alla mia condizione attuale che mi impedisce di fare molte cose, come studiare, creare amicizie, essere spontanea, mangiare bene, non strapparmi le sopracciglia, avere un po' di stima in me. Mi sono rivolta a una psicologa la prima volta per problemi alimentari che ho attualmente, a periodi mangio smoderatamente e molto male.
Ho scritto le valutazioni degli altri colleghi perchè pensavo servissero a qualcosa per capire, ma evidentemente non è così, e non cerco diagnosi ma un motivo per non interrompere la psicoterapia, sostituendola a una cura di farmaci.
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dopo
Utente
Utente
Certamente sotto anonimato mi è molto più semplice.
E io come ho detto non sono motivata, ma so che devo, per il mio futuro, per i miei genitori, perchè non sono normale.
Comunque i problemi li ho esposti tutti alla mia psicologa (tranne la tricotillomania), ma non mi ha aiutato per niente in nessun modo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Dipende dal tipo di terapia che stai facendo. Qui puoi trovare esposti alcuni dei più utilizzati modelli terapeutici:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

e da lì capire se i percorsi che hai fatto sono di un tipo o di altro.

>>> se non ho forza di volontà e se questa serve per curarsi come si fa?
>>>

Hai ragione, e devi tener presenti due cose.

La prima è che, come puoi leggere nei link sopra, alcuni approcci sono più attivi, cioè orientano maggiormente all'azione la persona. Ciò può rivelarsi essenziale in caso di scarsa motivazione.

La seconda è che se tu fossi depressa oltre un certo limite, potresti aver bisogno di un aiuto farmacologico affinché la psicoterapia possa funzionare. Perciò una visita psichiatrica potrebbe essere indicata.
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Utente
Utente
Non credo di essere in grado di distinguere il tipo di terapia che sto facendo.
Una visita psichiatrica penso e spero sia di aiuto nel mio caso.
Grazie dell'ascolto
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Dr. Michele Facci Psicologo, Psicoterapeuta 23 1
Non sono uno psicoanalista e quindi premetto che non so se quello che sto per dirle abbia molto senso, forse un collega esperto di psicoanalisi può contribuire, ma anche se i miei studi sono tutti appartenenti al mondo cognitivo-comportamentale, non posso non notare una doppia negazione, forse un semplice errore di battitura o forse qualcosa di più "freudiano"? Prenda con un sorriso questa mia considerazione, del tutto personale: "Non non voglio davvero essere aiutata".

Dal post mi sembra di capire che stia prendendo una cura farmacologica che vuole sostituire con una psicoterapia... ho capito bene? "non cerco diagnosi ma un motivo per non interrompere la psicoterapia, sostituendola a una cura di farmaci."

Se è così, gli psicofarmaci le sono stati prescritti da uno specialista psichiatra o dal medico di base?

Solitamente nei casi in cui l'aiuto farmacologico è necessario, lo si affianca sempre a un percorso di psicoterapia: le due cose non si escludono, anzi si sostengono a vicenda progressivamente portando alla riduzione del farmaco in accordo con lo specialista.

Infine: il motivo per non interrompere la psicoterapia è la ricerca del suo benessere, che infondo desidera, altrimenti non scriverebbe nemmeno qui immagino.

Ha provato a parlarne con il suo psicoterapeuta del fatto che non riesce a dirle tutto? Del fatto che sta valutando di non proseguire?

Comunque non devi essere tu a distinguere il tipo di psicoterapia, lo puoi semplicemente chiedere al tuo psicoterapeuta!
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dopo
Utente
Utente
Interessante osservazione. Credo sia un errore di battitura per le conoscenze che ho.
Comunque al contrario, faccio una psicoterapia e vorrei farmi prescrivere dei farmaci.
E' vero anche che cerco il mio benessere, ma se non ho forza di volontà sufficiente e non vedo risultati dopo anni che cerco di uscirne, nonostante delle pause e dei cambi, la cosa mi scoraggia e preferirei una terapia un po' più "aggressiva" in un certo senso. Le motivazioni che mi spingono a cercare questo benessere però sono il fatto che non voglio ripetere un anno di scuola, il benessere della mia famiglia (in particolare mia madre che si preoccupa) e il mio bisogno insoddisfatto di relazioni sociali normali e appaganti, non sono veramente interessata al mio benessere.
Non ne ho parlato con la psicoterapeuta, ma di sicuro la prossima volta le dirò che preferirei non proseguire.
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Dr. Michele Facci Psicologo, Psicoterapeuta 23 1
Bene! è importante che ne parli con la sua psicoterapeuta: sia della sua intenzione e delle sue impressioni, sia dell'opportunità di assumere un farmaco o meno (in questo caso però si rende necessaria una visita da uno specialista psichiatra), non sempre il farmaco è una strada che può aiutare, a volte basta cambiare tipo di psicoterapia come le abbiamo già suggerito: le diverse terapie funzionano in modo diverso in funzione dei casi e possono essere più o meno indicate. Sicuramente parlarne aiuterà lei e la sua psicoterapeuta a individuare possibili strade insieme o meno, ma non abbandoni senza prima parlarne, vedrà che sarà utile!
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dopo
Utente
Utente
Posso parlarle della mia intenzione di non andare più, ma non me la sento a parlarle dell'assunzione di un farmaco, in quanto occupandosi di bioenergetica posso intuire già la risposta. Ne parlerò con uno psichiatra.
Un'informazione: ci sono psicofarmaci che danneggiano in modo permanente il corpo?
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Dr. Michele Facci Psicologo, Psicoterapeuta 23 1
L'informazione che chiede è di tipo medico, per quanto riguarda pareri farmacologi è bene che faccia una visita specialistica. Anche in quanto la valutazione sul prendere o meno psicofarmaci non può prescindere da una visita medica e da una valutazione clinico-psicologica. Difficilmente comunque le verrà consigliato di prendere un farmaco senza affiancare un percorso di psicoterapia.

prima ci ha scritto che non sa che orientamento segua la sua psicologa invece ora ci scrive che ha un approccio bioenergetico. Le suggerisco di leggere il link che il mio collega le ha fornito e individuare un professionista con un orientamento che le pare più vicino ai suoi disagi, alcuni funzionano bene in alcuni casi e altri in altri, nel link è spiegato molto bene e quindi avrà modo di valutare il tipo di professionista che potrebbe fare il caso suo.
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dopo
Utente
Utente
"Difficilmente", o è impossibile?
Comunque mi scuso non sapevo fosse un orientamento, leggerò l'articolo, grazie.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utenet ,
Lei scrive:

<<Spero in una risposta il più possibile chiara e precisa,<<,

ma la domanda non l'ho trovata. Qual è?

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
se sono solo molto pigra o se è la depressione che me lo fa essere

se mi sto autocommiserando pensando di esserlo e avendo letto molti articoli sull'argomento depressione sono stata suggestionata e mi sono convinta di esserlo, rispecchiandomi in molti aspetti tipici del depresso.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Grazie.

Solo di persona è possibile una diagnosi differenziale. Per cui caldeggio un consulto de visu sia con Psicologa che con Psichiatra.

Lei dirà: ne ho passate tre, di Psy.
Ebbene, dopo aver ricevuto una diagnosi, forse impegnandosi con una e parlandole apertamente potrà avere migliori esiti.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
da quanto leggo lei necessità davvero di essere ascoltata, quante volte a settimana va dalla psicologa?

Perché si vergogna di parlare della tricotillomania?

La tricotillomania è un disturbo come tanti,perché le genera pudore o timore?

È un disturbo del comportamento di tipo ossessivo-compulsivo, caratterizzato da un impulso -solitamente mal gestito- di tirare e strappare i capelli, i peli, le ciglia o le sopracciglia.


Solitamente va trattato come un doc, unitamente all'attenzione massima alla sua personalità e dinamiche che muovono le fila delle sue scelte.
I comportamenti compulsivi hanno un'origine multifattoriale, l'etiologia è complessa e necessita una diagnosi psicologica ben fatta, la cura e spesso combinata:
Farmacoterapia più psicoterapia.

Lei li mangia anche?
Alla tricotillomania è associata la tricofagia?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#17]
dopo
Utente
Utente
Una volta alla settimana.
Non so perchè mi crei così tanta vergogna questo mio disturbo, comunque faccio molta fatica a parlare in generale dei miei problemi. Forse faccio più fatica perchè dicendolo avrei l'impressione che poi tutti starebbero a fissare le mie sopracciglia rovinate (che giornalmente "aggiusto" con una matita). Questa è una mia ipotesi, secondo lei può essere valida? Quale altro motivo ci potrebbe essere?
Sì, la mia tricotillomania è associata a tricofagia, però mi strappo le sopracciglia (molto meno i capelli), invece mangio i capelli (non le sopracciglia) più spesso senza staccarli dalla radice. Ho un altro "tic" che mi occupa molte ore in certe giornate, senza staccarli osservo le punte dei capelli alla luce di una lampada tagliando con la forbice tutte le punte rovinate: è catalogato come un "sottodisturbo", una parte della tricotillomania?
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Dr. Michele Facci Psicologo, Psicoterapeuta 23 1
A mio avviso il suo continuo tentativo di auto-diagnosticarsi o giudicarsi non la aiuterà a stare più serena. Non cerchi di catalogarsi in uno o l'altro disturbo, si lasci andare nel parlare di quello che sente senza cercare di inquadrarsi in qualche quadro clinico e vedrà così facendo cadranno anche le paure e i dubbi.. io ho l'impressione che si continui a porre domande in modo ansioso, fa ipotesi, cerca risposte, ma la soluzione non passa da qui... l'unica soluzione che davvero potrà aiutarla sarà come le abbiamo già detto provare ad aprirsi con la sua psicoterapeuta parlandole delle sue intenzioni, valutare una visita psichiatrica e valutare poi secondo le informazioni che le abbiamo fornito e che trova sul sito un approccio di psicoterapia adatto a lei (magari anche con parlandone proprio con la psicoterapeuta e/o psichiatra). Altrimenti continua di fatto a evitare di prendere in mano realmente la situazione continuando a farsi domande e cercare risposte, a giudicarsi o temere il giudizio, fare inquadramenti, diagnosi, disturbi e sottodisturbi..!
[#19]
dopo
Utente
Utente
Mi rende più serena essere inquadrata in un caso clinico perchè in parte mi allevia i sensi di colpa per come mi comporto (come conoscere la tricotillomania mi ha fatto sentire meno in colpa per non essere capace di smettere di strapparmi le sopracciglia).
So che la soluzione non passa da qui, ma neanche dalla psicologa dal momento che non riesco a parlarle apertamente con davvero nessuno, perchè nonostante la mia volontà di almeno parlare e nonostante comunque mi fidi del segreto professionale della psicologa, non riesco a parlarne faccia a faccia.

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Bene, ma sarebbe una profonda illusione credere di poter risolvere il tuo problema online:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3551-psicologo-devo-proprio-andarci-di-persona-perche-non-potete-aiutarmi-online.html

Hai solo due possibilità, in concreto: o decidi di mantenere lo status quo, e non saresti certo l'unica a fare questa scelta, oppure decidi di farti aiutare di persona.
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