Crisi esistenziale

Gentili dottori,




vi scrivo per chiedervi gentilmente un consiglio, chiedendovi anticipatamente perdono per il dilungarmi.

Sono un uomo che sta per compiere 30 anni.

Da circa una settimana soffro un profondo sentimento di cupezza generale, unito a brevi attacchi di ansia e pianto, in quanto penso costantemente a come passa veloce il tempo, alla brevità della vita e all'incombere della morte, che sento come impellente (anche dovesse sopraggiungere, come in media, tra 50 o 60 anni).

Non è tanto l'idea della morte ad atterrirmi, quanto quella della brevità della vita umana.

Mi rendo conto del carattere adolescenziale di questa "crisi", che però è arrivata d'improvviso e mi ha paralizzato per tutta la settimana, creandomi grosse difficoltà: sul lavoro infatti opero in modalità "pilota automatico" con la testa rivolta a tutt'altro.

In passato sono stato colpito da crisi simili: a 18 anni (più legata alla paura della morte in sé) e a 25 (molto più simile a questa), entrambe protrattesi per circa tre mesi.

Per meglio inquadrare la situazione generale, devo aggiungere che negli ultimi anni ho lavorato davvero molto, privandomi quasi interamente di giornate di riposo. Al momento lavoro in uno studio legale e sono impegnato nella preparazione di un grosso concorso, la cui preparazione richiede svariati anni.

Inoltre, per quanto generalmente ritenuto simpatico e probabilmente anche appetibile, stando a quanto mi viene detto, sono perennemente single (è due anni anni che vivo trovandomi spesso da solo a casa la sera).

Infatti, probabilmente per paura, sono sempre andato alla ricerca di una ragazza che corrispondesse a un mio ideale canone e con la quale condividere la mia intimità, sciupando numerose occasioni, e rimanendo infine vergine (ho sempre desiderato per motivi etici e forse caratteriali di attendere la persona con la quale avrei trascorso la mia vita, che finora non è però arrivata).

Per assurdo mi ritrovo così a trent'anni senza aver avuto, ad eccezione di una storia tardo adolescenziale, alcuna relazione sentimentale.

Vorrei gentilmente chiedervi come agire e se la percezione di impellenza che mi atterrisce sia giustificata.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, trovo che Lei sembra un uomo di molte qualità, capace di essere tenace e determinato,ma anche molto rigido con sè stesso.. non è indispensabile, secondo me, essere talmente intransigenti , ogni tanto è sano staccare, vedere qualche amico, concedersi una serata ecc. Allo stesso modo è meglio frequentare amici e amiche , per vedere l'aria che tira, diventare più socializzato , avere rapporti simpatici anche con ragazze, che le interessano, per conoscerle, avvicinarsi alle donne che altrimenti resta un mondo misterioso e lontano.. E non va bene.. Arriverà quella del destino, ma .. cerchi di incoraggiare la sorte..
Mi domando che educazione ha avuto, rigida temo, il che ti fa ritrovare con un efficiente Superio , ma ti rende la vita difficile e scomoda..e non ti regala mai momenti regressivi e felici.
Si voglia bene, studi, lavori , ma si faccia delle concessioni.. è tutta salute ed equilibrio..
Le auguro un futuro di successo e allegria..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#2]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
I 30 anni sono un'eta' in cui si fanno i primi bilanci della propria vita.
Ma per Lei ci sono stati dei momenti critici precedenti. E di molto.
Mi chiedo cosa li provochi.
Forse una situazione familiare che la deprime?
Cosa fa si che Lei sia cosi' distante dalle possibilita' di avere una ragazza?
Le considerazioni relative alla morte si fanno molto di rado nella vita e ancor meno nella giovinezza in cui Lei si trova.
Puo' identificare cosa produca tanta tristezza in Lei? Un fatto situato nell'infanzia? Nell'adolescenza?
Cerchiamo di individuarlo e lavorarci su!
A domani!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2017
Ex utente
Gent. Dott.ssa Muscarà Fregonese,

la ringrazio molto.

Ho avuto un'educazione abbastanza rigida in effetti, anche se al contempo molto affettuosa ed il rapporto con la famiglia è davvero ottimo.

La ringrazio molto per l'augurio,

buona giornata
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Dr.ssa Mirella Caruso Psicologo, Psicoterapeuta 52 1
Gentile signore, le rispondo, sì, la sua percezione d’impellenza è giustificata, così come la sensazione angosciante che la vita scorre velocemente e tutto cambia, tutto si trasforma, come diceva quell'antico filosofo. Tutto scorre e lei si ritrova, per ciò che racconta, nella medesima situazione, da sempre. Vive con il pilota automatico innescato, mi pare non solo sul lavoro. In attesa di cosa? Perseguire un ideale nel lavoro e nella propria vita sentimentale è una scelta comprensibile che la può portare a pretendere il meglio, ma l'ideale se non si cala nella realtà rimane un obiettivo che rischia di farla sentire, come le sta succedendo, troppo distaccato dal mondo e chiuso in se stesso. L’ideale, per sua natura, è sempre oltre. Credo che possa iniziare a ripensare la sua vita proprio da questa sensazione d’impellenza che la opprime: il mondo è là che scorre veloce, anche nelle sue imperfezioni.

Dr.ssa Mirella Caruso www.mirellacaruso.it
Milano: via A. Stradivari, 6.
Bologna: via Malvolta, 3.

[#5]
dopo
Attivo dal 2010 al 2017
Ex utente
Gentile Dott.ssa Esposito,

la ringrazio molto.

Ho provato a pensare a cosa possa provocare queste sensazioni, ma le uniche cose che mi vengono in mente sono l'eccessivo lavoro e la situazione sentimentale vuota.

I rapporti in famiglia sono ottimi, vado molto d'accordo con genitore e fratelli e trascorriamo anche parecchio tempo insieme.

La tristezza mi pare sia data dalla sensazione del tempo che corre veloce e non si riesce a rallentare. I miei trent'anni mi sembrano trascorsi in un baleno.
E' come, appunto, se vedessi la fine molto vicina, anche presupponendo di morire in tarda età.

La ringrazio davvero
[#6]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, ho trovato stimolante il suo racconto e provo a lasciarle una suggestione in aggiunta alle riflessioni delle colleghe.

Le sue parole mi hanno portato a riflettere sul fatto che il senso di morte potrebbe essere legato al desiderio di voler cambiare la sua vita di "privazioni", di lavorare meno e non essere più solo ad esempio. Di rompere certi equilibri e trovarne di nuovi, per godersi la sua vita. È un passaggio impegnativo che implica la perdita del vecchio se stesso, che in senso simbolico muore.

Non so se posso dire che quella sensazione di brevità della vita, di cui parla, è coerente con il fatto che sente che è arrivato il momento di non essere più sottomesso alla paura, come sembra suggerire, e di esprimere se stesso in modo differente.
Forse è questo a essere impellente? Come dire: simbolicamente morire per rinascere, senza aspettare ancora.

Questo momento è critico, come lei dice. Se attualmente si sente insoddisfatto, questo potrebbe generare il "profondo sentimento" che lei descrive in modo vivido come "cupezza". Se fosse così, questo sentimento sarebbe un segnale, e anche se è difficile, le potrebbe indicare che lei desidera cambiare se stesso. E può farlo.

Prima di salutarla, ci tenevo a dirle che personalmente non chiamerei "adolescenziale" la sua crisi, forse è un termine che sento svalutativo. Penso che in ogni età possiamo metterci in discussione per esistere. Ecco è una "crisi esistenziale" sì, come il titolo emblematico del suo racconto ci ricorda.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#7]
dopo
Attivo dal 2010 al 2017
Ex utente
Egr. Dott. De Sanctis,

La ringrazio molto.

Effettivamente ho sentito molto spesso il bisogno di cambiare in questo ultimo periodo, provando anche a farlo, ma inesorabilmente non ci sono riuscito, bloccato anche da uno strano sentimento di responsabilità e senso del dovere, pur non dovendo in realtà render conto a nessuno, essendo pienamente autosufficiente e non avendo figli o famiglia da mantenere.
In generale sono una persona che scherza molto e mantengo sempre un comportamento aperto e di aiuto verso gli altri, però forse non vivo mai a pieno emozioni personali.

Effettivamente lei ha pienamente ragione dottore, forse il termine adolescenziale è sorto da una certa "vergogna" ad esprimere la mia sensazione, presupponendo, magari erroneamente, che alla mia età questi problemi dovrebbero essere già risolti (considerate le precedenti crisi).

La ringrazio molto
buon lavoro e buona giornata




[#8]
Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8 9
Gentile Utente,

il tempo che scorre è inevitabile e inafferabile, per tutti.
Quando si è adolescenti non si vede l'ora di essere maggiorenni e poi ... ci si guarda indietro e ci si accorge di avere "già" trent'anni, tempo di bilanci, di cose fatte o non fatte, di occasioni perse, di obiettivi raggiunti o di sogni realizzati o meno.
Tutto questo può generare sia soddisfazione di sè, ma anche forse un pò di delusione per quello non ancora raggiunto.

Però per lei questo è motivo di sofferenza, malessere e cupezza forse perchè mette l'accento su quello che ancora non ha e, l'età che "avanza", le "ricorda" questo "qualcosa" che ancora manca.

Potrebbe tornarle utile cambiare prospettiva e "trasformare" il bilancio della strada fin qui fatta focalizzandosi su quello che di positivo, importante e utile ha raggiunto fino ad ora, ad es. a livello professionale.

Lamenta la mancanza di una relazione con una donna che corrisponda a un suo ideale, ma questo non dovrebbe allontanarla dal vivere forse in modo più spontaneo e "leggero" ossia senza l'idea di dover trovare "quella" ragazza, escludendosi la possibilità di fare conoscenze altrettanto interessanti.
Forse è troppo concentrato su se stesso e su quello che desidera trovare, invece ogni tanto si lasci "sorprendere" dalla vita.

Cordialmente

Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova

[#9]
dopo
Attivo dal 2010 al 2017
Ex utente
Gent. Dott.ssa Caruso,

la ringrazio molto.

Esattamente la sensazione che provo è quella: l'angoscia del divenire che non lascia traccia di quello che siamo stati, di quello che siamo stati noi, nella nostra sfera di io individuale, di quello che sono stati i nostri cari, ed anche di quello che è stato il mondo, che sembra destinato a perire.

Il "pilota automatico" è riferito a questa fase di crisi, in cui sto lavorando e vivendo quasi in standby, portando avanti le funzioni vitali senza stare molto attento a quello che faccio (che riesco a portare a termine solo per abitudine).

Per quanto concerne il rapporto con la realtà, anche per via del lavoro che faccio, ne sono completamente immerso (essendo tra l'altro spesso a contatto con la bassezza dell'animo umano) , ma anelo sempre a cercare un mondo almeno lievemente migliore, per quanto mi è possibile.

Grazie davvero,

buona giornata
[#10]
dopo
Attivo dal 2010 al 2017
Ex utente
Gent. Dott.ssa La Manna,

la ringrazio molto.

Provo una grossa difficoltà, e la ho probabilmente sempre provata, ad accettare il trascorrere del tempo, soprattutto in considerazione dell'"esito finale".
In questo momento percepisco il tempo come accelerato e ho la sensazione che, anche dovessero trascorrere 50 anni, sarà comunque vicino.
Non riesco a capire se questa è una sensazione esagerata dal momento o comune a tutti.

Per quanto riguarda "l'altra metà del cielo" ha perfettamente ragione, ho escluso svariate possibilità alla ricerca di quell'ideale di ragazza-donna, che probabilmente nemmeno esiste.

Grazie davvero,

buona giornata