Un dilemma

Salve Dottori.
Torno questa volta per una questione che non ho mai avuto l'opportunità di approfondire qui con voi gentili dottori.
Non trovo parole semplici per descrivere questo peso che forse riconosco essere il più grande che porto con me da sempre. In genere, parlando di questa cosa (un discorso che viene fuori molto raramente) è sempre mia intenzione di investigare sulle origini e sulle cause. Non è così oggi dove invece mi propongo di risolvere un dilemma.

La metto per la prima volta in questi termini: credo di essere bisessuale!
Non ho mai avuto esperienze di alcun tipo con le ragazze (specialmente a causa della mia ansia sociale e di un carattere che mi rende poco simpatico agli occhi degli altri) quando, al contrario, ho purtroppo avuto esperienze con persone di sesso maschile.
Fin qui, al di là del disagio che potrebbe provocare il "sentirsi diverso" o il vivere in una "certa società" (le solite cose insomma), non ci sarebbe nulla di particolare.
Il vero problema, ciò che più mi fa arrabbiare e soffrire, consiste nel fatto che ho avuto tali esperienze sin da quando ricordo di esistere (non con un adulto, sia chiaro, o almeno non ho tale memoria). Tutto iniziò, probabilmente, come un gioco. Un gioco che continuando nel tempo vedevo forse come piacevole. Man mano che crescevo era sempre più tardi e più difficile rimediare a quell'auto-educazione sessuale sbagliata, nonostante i dubbi che iniziavano a comparire.
Queste esperienze sono avvenute sempre con le stesse persone, a parte qualche caso isolato e qualcuno in particolare di cui non vado fiero...

Non ho mai avuto una spiegazione su tali eventi.


Il mio dilemma è il seguente: supponendo che io me ne sia fatta una ragione e che non dovesse capitare più una cosa del genere (che in effetti è già da qualche anno che non succede); essendo esperienze appartenenti al passato, quanto di questo condividere e con chi?
Cioè, tra sconosciuti, famiglia, amici, amiche, eventuale ragazza ecc... "mi conviene", "dovrei", "potrei" condividere un'informazione del genere e quanto vago o dettagliato?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile utente sembra un dilemma privo di ogni funzionalità pratica..
perchè dovrebbe condividere le sue esperienze? per sfogo? per dovere? non ce ne sarebbe alcun motivo.Ognuno ha e può avere avere qualcosa da nascondere .
fossi in lei penserei a vivere il presente lasciando il passato nel passato.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Quando Lei chiede "con chi condividere" immagino che intenda ad un livello profondo.
Qualcuno in grado di accettare la Sua eventuale bisessualita' senza giudicarla. Ma con amore.
E' difficile rispondere a tale domanda.
Lei vive in una regione ove la cultura "maschilista" e' preponderante e cio' potrebbe non consentire la comprensione empatica che Lei desidera.
Il consiglio e' di affidarsi al Suo intuito per "individuare" la persona adatta. Quella con cui pensa di potersi sintonizzare.
Poi certamente potrebbe parlarne con uno psicoterapeuta. Un professionista che l'aiuti a comprendersi, accettarsi e amarsi.
E che con questa "mediazione" possa consentirLe di considerarsi amabile.
Che ne dice?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, sono d'accordo con il Collega De Vincentiis, questo aspetto del suo passato, delle sue esperienze riguardano Lei, e il suo percorso esistenziale dovuto a tanti fattori come abbiamo sentito, non vedo il motivo , nè il beneficio di condividere tutto ciò con nessuno, caso mai con un Collega de visu , se mai pensasse di farsi aiutare..
Calma perciò, non drammatizzi passaggi che sono spesso presenti nella vita dei ragazzi e guardi avanti con fiducia e speranza .. cari auguri..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Dottori, vi ringrazio molto per le risposte.

Il dottor De Vincentiis ha probabilmente ragione. Infatti, sì, in generale non c'è molta funzionalità se non quella magari di torturarsi ancora di più e tra l'altro una confessione del genere suppongo sia molto difficile da concepire.
Lo è stato per il mio primo psicologo quando, la seduta successiva, mi chiese poiché incredulo se qualche dettaglio fosse frutto della mia fantasia.

Il secondo terapeuta ignorò completamente la questione, che non aveva appunto, credo, un utilizzo pratico per la terapia.


Vorrei spostare la questione dalla bisessualità (un concetto generale) dalle esperienze che ho avuto in particolare: se vero è che di rado (molto raramente) possa provare attrazione per qualcuno e avere al limite fantasie, non è ciò che mi causa la maggiore sofferenza, quanto piuttosto l'esperienza particolare che ho subito.

Mi causa molta sofferenza anche la difficoltà in ambito sociale e di conseguenza il bisogno che non sono in grado di soddisfare che consiste nel provare una relazione sana, ma questa è un'altra questione.



Oggi parlando con mia madre al telefono è venuto fuori in tono scherzoso il discorso riguardante eventuali futuri nipotini. Non sono riuscito a stare zitto ed ho tirato in ballo "la mia sventura" riferendomi alla mia ansia sociale.
La discussione divenne seria e mia madre cercava di capire a cosa mi riferissi; ma lei è furba, la mia condizione generale l'ho sempre chiamata "sventura" quindi sapeva cosa intendessi, ma lei ha comunque sospetti (fondati) che vi siano problemi riguardo la mia sessualità.
Per questo motivo alcune volte mi sbatte direttamente in faccia domande come: "sei gay?", "hai problemi sessuali?".

Inutile dire quando mi irritino tali domande e quanto mi abbia irritato oggi.


Ho detto che i suoi sospetti sono fondati perché lei è stata occasionalmente l'unica testimone del gioco che ho condotto quando ero piccolo. Mi dispiace che non sia stata in grado di insegnarmi nel modo giusto quanto fosse sbagliata una cosa del genere.
Se non ricordo male l'unica cosa che faceva era mortificarmi e darmi botte. Poverina, non gliene faccio una colpa: quale genitore saprebbe esattamente come comportarsi di fronte a eventi così poco comuni?

Non abbiamo mai affrontato la questione.


Forse il vero dilemma è se sia il caso di affrontarla con lei una volta per tutte.