Mal di vivere

Salve,
sono una ragazza di diciotto anni ed é la prima volta che scrivo qui.
É da tempo che convivo con un malessere interiore profondo, che non accenna a scomparire, nonostante i miei continui e ripetuti sforzi per porre rimedio alla situazione.
Le mie giornate trascorrono tutte uguali: vuote, grigie, inutili, prive di qualsiasi emozione o sentimento.
Non ho voglia di fare nulla e perfino ciò che un tempo suscitava in me interesse e curiosità, non sortisce piú alcun piacere.
Esco poco di casa, la maggior parte del tempo la trascorro studiando, una delle poche attività che riesce ancora ad appagarmi, permettendomi temporaneamente di pensare ad altro.
Non ho amicizie vere, solo rapporti amicali superficiali, basati meramente sull'interesse personale.
Ho sempre frequentato persone molto diverse da me, sia caratterialmente, sia per quanto riguarda interessi e modi di vedere le cose; ecco perché, non sono mai riuscita pienamente ad amalgamarmi a queste ultime, né a farmi accettare all'interno del loro gruppo.
Ciò ha determinato il mio isolamento dagli altri.
Oltre a questo, soffro moltissimo a causa della mia timidezza che rende difficile anche la piú semplice e comune delle azioni, impedendomi di condurre una vita "normale" e tranquilla.
Piú volte, quando mi trovo ad interagire con persone che non conosco, specie se dell'altro sesso, sono colta da un'ansia paralizzante e irrazionale che, talvolta, si manifesta con tremori agli arti e battiti del cuore accelerati.
Non so come risolvere il problema e, ormai, sono sul punto di arrendermi completamente.
Non c'é nessuno in grado di cogliere il mio disagio, nessuno che mi voglia realmente bene, tutt'intorno a me vedo solo un deserto.
Spesso penso che l'unica alternativa ad un'esistenza tanto inutile, priva di scopo e valore, sia il suicidio.
Ma ahimè, si tratta di un pensiero che lascia il tempo che trova, un pensiero che non avrò mai il coraggio di concretizzare. Troppo codarda per vivere, quanto per morire.

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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8 9
Gentile Ragazza,

quali sono gli sforzi che ha fatto per far fronte a questo malessere?

Più sta chiusa in casa e meno avrà occasione di, se non conoscere subito qualcuno, almeno aprire lo sguardo al mondo esterno, anche se con una certa fatica ... forse perché è passato un po' di tempo e magari si è convinta di non farcela, per usare le sue parole, si è "arresa" alla sua timidezza.

Mi colpisce la frase "nessuno è in grado di cogliere il mio disagio", vorrebbe che qualcuno lo facesse, che la capisse, che allunghi la mano per primo/a?
In questo c'è tanta voglia di aiuto, ma più che aspettare perché non provare a chiederlo?

Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Cara ragazza, così triste e così sola, .. concordo con la Collega, cerchi contatto con qualche altra ragazza che le sembra più disponibile, magari con la scusa e il piacere di studiare insieme qualcosa che può essere utile ad entrambe.. sapesse quanti ragazzi e ragazze hanno il suo stesso problema , fidarsi degli altri non è facile per tutti , ma si può provare e sarà sorprendente.. Anche fare qualche attività insieme , palestra o altro può essere un motivo per conoscersi e solidarizzare..
Provi e ci riscriva , che l'aspettiamo con simpatia..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le tempestive risposte.
Dott.ssa Ilaria la Manna, ho cercato di far fronte al mio malessere concentrandomi principalmente sulla gestione dell'ansia, che, come accennato sopra, si manifesta in quasi tutte le situazioni sociali in cui sono direttamente coinvolta.
Purtroppo, nel fare ciò, non mi sono mai affidata ad uno specialista, ho cercato di risolvere autonomamente le mie problematiche, mediante suggerimenti ed esercizi appresi qua e là, evidentemente poco efficaci.
Secondo la sua opinione sarebbe opportuno che io mi rivolgessi ad uno psicologo/psicoterapeuta?
Riguardo alla sua esortazione relativa al non restare chiusa in casa, non posso che darle ragione, soltanto che non avverto nessuno stimolo che mi spinga ad uscire di casa e ciò che per altri costituisce occasione di divertimento e svago, per me é fonte di noia e/o disagio.
Non sono in grado di relazionarmi con le mie coetanee e, persino con persone che conosco da anni, faccio fatica ad essere veramente me stessa.
Ormai cerco di evitare tutte le circostanze che mi portino a stare con gli altri, queste richiedono abilità sociali di cui credo di essere totalmente sprovvista.
Mi chiede poi se vorrei che qualcuno facesse il primo passo nei miei confronti tendendomi una mano..Sinceramente sì. Soprattutto vorrei che il mio disagio fosse maggiormente capito da parte della mia famiglia, che sminuisce il problema ritenendolo facilmente risolvibile con uno sforzo di "volontà" da parte mia.
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dopo
Utente
Utente
Dr.Magda Muscarà Fregonese, ringrazio anche lei per la sua gentile risposta.
Il suo suggerimento, per quanto validissimo, é di difficile applicazione.
Mi piacerebbe molto trovare qualcuno con cui socializzare ed approfondire una conoscenza, ma il mio atteggiamento di chiusura verso gli altri, determina automaticamente in loro la stessa reazione.
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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8 9
E' importante che lei riconosca che il malessere che prova deriva da situazioni sociali, ma spesso sapere o comunque cercare di fare da sè non basta, quindi si credo che le sarebbe molto utile un percorso con uno psicoterapeuta.

Per il fatto forse di non sentirsi all'altezza degli altri, di agitarsi in presenza di persone dell'altro sesso o di (credere) di non sapersi relazionare, tutto questo le crea sofferenza che, come è normale che sia, cerca di evitare stando chiusa in casa e quindi isolandosi e questo, a sua volta, aumenta il proprio malessere, quello forse di sentirsi una persona "sbagliata", "diversa" dagli altri, ma è solo paura, come dice lei stessa, paura di essere se stessa e di non poter essere accettata e voluta bene per quello che è.

Detto questo, la inviterei a riflettere se quindi effettivamente il fatto di uscire derivi più da noia o da disagio?
Se fosse noia è perché probabilmente la cosa non mi interessa, se è da disagio è perché vorrei ma ho paura, ma è solo uno spunto di riflessione, ci pensi.

Un percorso con uno psicoterapeuta potrà aiutarla a ritrovare la voglia e lo slancio della sua giovane età, di essere capita e accolta senza giudizio e, non ultimo, apprendere e sperimentare quelle abilità sociali che forse non ha avuto ancora modo di "allenare".

Un caro saluto