Dubbio sulla mia omosessualità 1

Buongiorno, ho 38 anni e non sono ancora riuscito ad avere un rapporto sessuale completo e soddisfacente, mi spiego meglio. Da bambino ero alquanto effemminato, non amavo le cose che piacevano agli altri bambini (calcio, soldatini ecc) ed ero attratto dalle cose che invece piacevano alle bambine (bambole, cartoni animati da femmine ecc). Ho cominciato a sentire i primi stimoli sessuali nei confronti delle donne, ricordo i calendari delle donne nude nelle officine dove passavo accompagnando mio padre, i seni grandi dei programmi televisivi anni '80 ecc. Ma contemporaneamente sviluppavo anche una certa attrazione per gli uomini (ricordo che in prima media già guardavo i maschietti di terza con il primo filo di barba o la prima peluria sulle gambe).
In quegli anni, nella mia vita, accadevano cose che secondo me, ma non ne sono sicuro, potrebbero aver avuto un peso determinante nello sviluppo della mia personalità.
Innanzitutto la scuola per me era un motivo di sofferenza, tutti mi prendevano in giro dicendo che ero una femmina e mi emarginavano (questa cosa è andata avanti fino al primo anno del liceo), non avevo amici e non mi confrontavo con nessuno non conoscendo altri bambini con i miei stessi interessi. Non mi sono mai difeso e non ho mai reagito, subìvo passivamente. Era una fatica sia stare con gli altri bambini (anche se riuscivo comunque a portare a casa qualche profitto, non sono mai stato bocciato), sia stare a casa dove volevo a tutti i costi nascondere il fatto di essere un emarginato per non sentirmi umiliato agli occhi dei miei genitori.
Ho una sorella più piccola di tre anni, e con lei in quegli anni, oltre che giocare normalmente, facevamo anche dei giochi erotici. Ci inventavamo delle scenette (a volte copiate dai film degli anni '80) erotiche, che finivano sempre nello stesso modo, ci toccavano (non i genitali) e ci accitavamo. Spesso ero io a toccare lei, le accarezzavo i fianchi e il sedere, avevo i primi orgasmi ma non volevo che lei se ne accorgesse, perciò all'improvviso smettevo e dicevo che avevo bisogno di andare al bagno. Una volta finito il gioco ci dicevamo che non lo avremo fatto più. Questa cosa credo sia accaduta tra i 5 e i 10 anni.
Ricordo che mi sentivo molto eccitato, e mi piaceva tanto il suo corpo e la sua pelle, ma non condividevo questo eccitamento con lei, ero "solo" in quei momenti.
Crescendo non ho più provato attrazione verso le donne, tra i 15 e i 20 ho provato ad avere una ragazza ma non eccitavo nemmeno a baciarne una. L'attrazione per i maschi invece cresceva sempre di più.
Fino a quando non ho trovato il coraggio di baciare un uomo, li ho avuto subito un erezione e ho sentito subito il desiderio di possedere quel corpo. Ma il successo non c'è mai stato, dopo una fase di petting (dove va benissimo e dove pare riesco anche molto bene) mi blocco, mi freddo. Davanti agli oggetti sessuali come il sedere e il pene mi freddo...
(continuo su Dubbio sulla mia omosessualita 2.......)
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

immagino che gli anni della scuola di cui ci parla siano stati faticosi.
La derisione, l'emarginazione e il senso di solitudine che ci comunica sono esperienze molto brutte e difficili da gestire.

Lei afferma che non ha "mai reagito" e subiva passivamente, questo è significativo. In qualche modo forse viveva un senso di paura e non riusciva a esprimere un valore di sé.

Lei riflette sul fatto che le difficoltà a scuola abbiano avuto un "peso determinante nello sviluppo della mia personalità".
Senz'altro sono esperienze che possono essere terribili e angosciose, tuttavia vorrei dirle un mio pensiero in questa sede. Credo che un fattore determinante nel suo sviluppo possa essere precedente agli anni della scuola, affondando in un passato più antico le sue radici.

Ad esempio sono colpito quando afferma di non avere voluto aprirsi con i suoi genitori, per non sentirsi "umiliato". Lo dice in modo inequivocabile e assoluto: non avrebbe voluto in alcun modo, voleva nascondere il fatto di essere emarginato "a tutti i costi".
Questo apre il discorso che le sto proponendo. Questo senso di umiliazione e la mancanza di poter condividere una difficoltà tanto grande, mi permetto di dire tanto dolorosa, a me sembra emblematico.

Personalmente ritengo meriti la massima attenzione e sarebbe importante darsi la possibilità di approfondirlo dal vivo. Come mai non era possibile lasciare che i suoi genitori la sostenessero, dovendo invece nascondere quello che le accadeva e il suo stato d'animo? La parola "nascondere" mi è parsa particolarmente significativa rispetto a se stesso. E ho sentito il peso di un dolore che doveva caricarsi tutto da solo, quasi dovesse vergognarsi di se stesso?

Per quanto riguarda il suo orientamento sessuale, ci fornisce alcuni dettagli circa un'attrazione omosessuale che sembra caratterizzata da un conflitto: c'è desiderio, ma nell'avvicinamento c'è freddezza. Parla di un "blocco".
Leggendo le sue parole mi sono chiesto come mai parla di dubbio sulla sua omosessualità. Intende dire che è incerto di esserlo, ha avuto esperienze eterossessuali dopo i 20 anni? Oppure non è per lei in dubbio l'omosessualità e intendeva dire che vorrebbe capire come mai vive un blocco?
Non ho capito precisamente, ma probabilmente si chiarirà nella seconda parte del suo racconto?

A proposito della divisione in due parti, questo ha catturato la mia attenzione, lo ha fatto per motivi di spazio oppure come mai questa scelta?

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Gentile dott. De Sanctis,
in effetti questa è solo la prima parte della mia richiesta, divisa in 2 parti solo per problemi di spazio (non capisco come mai la seconda non sia ancora visibile). Ho letto attentamente la sua risposta e le chiarisco i punti. Il problema con i miei genitori è forse dovuto alla realtà familiare che vivevo. In una casa molto grande e molto comoda vivevamo io, mamma, papà, mia sorella, i nonni materni ed una zia (sorella della nonna) che non si era mai sposata. I miei genitori scelsero di vivere con i nonni perché non avevano i soldi per una casa tutta loro, ed avendo la nonna una casa abbastanza grande per poter dare ad ognuno il suo spazio sono nato in questa famiglia numerosa (fino all'età di 5 anni c'era anche lo zio, il fratello di mamma che si sposó pochi anni dopo). La nonna era una donna forte, era dolce con i nipoti, ma voleva a tutti i costi comandare sulla figlia, voleva che stesse sempre attaccata a lei, le sue condizioni economiche benestanti erano una sorta di arma di ricatto morale rispetto allo stipendio di vigile urbano del mio papà. Questo era motivo principale di tensione tra mamma e papà, che nella vita di mamma ha avuto un peso importante tale da portarla, anni dopo, ad un forte esaurimento.
Non ricordo momenti di vita affettuosi con i miei genitori, non che non lo siano, oggi sono splendidi e non potrei pensare di averne di migliori, ma all'epoca dei fatti sentivo solo questa tensione in casa 24h su 24h, e soprattutto il peso di un papà che mi voleva giocatore di calcio, leader di comitive, mentre io ero completamente diverso, e questo mi portava a voler rimanere nascosto da lui. Non volevo essere ulteriore motivo problema nella famiglia, erano già sempre tesi per le cose su accennate.
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(Continuo...)
Il nonno aveva un ruolo marginale, era un uomo mite e tranquillo (anche lui un po' succube della moglie) e la zia di cui parlavo anche (essendo molto più giovane della nonna era gestita dalla nonna stessa come se fosse "una figlia"). Lo psicologo dal quale sono stato anni fa mi accennó a modelli educativi troppo confusi.
I nonni (e la zia) andavano sempre in vacanza per l'intero mese di Luglio e Agosto e quei mesi sembravano, almeno per noi bambini, un po come quando si è adolescenti e i genitori vanno via di casa. Eravamo felici, la casa sembrava tutta nostra, ma sopratutto stavano tutti e quattro insieme, e questo era come un motivo festa. La stessa sensazione attraversava anche i miei genitori, non che lo dicessero chiaramente, ma non so spiegare perché io lo sentivo, soprattutto su mamma. I nonni sono poi venuti a mancare tra i 13 e i 18 anni (la zia è venuta a mancare tre anni fa, ma era dolce e assolutamente ininfluente, amica di giochi da bambini, ci è dispiaciuto molto). Ecco, questa è stata la mia famiglia. Oggi io lavoro come consulente finanziario in un istituto solido e vivo da solo, mia sorella di è sposata e vive Milano, i miei genitori fanno i nonni di una splendida bambina, mia mamma sa che sono omosessuale (dice di viverlo molto serenamente avendo avuto da sempre questo sentore, e avuto tempo di capire e conoscermi piano piano, avendo avuto anche la confidenza solo un anno fa, quindi in età adulta).
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Per quanto riguarda il sesso, dunque: non ho mai avuto innamoramenti ne approcci sessuali con donne nella mia vita (sia prima che dopo i 20 anni).
Da adolescente ne ho baciate diverse ma non provavo assolutamente nulla (l'ultima si chiamava Giada, avevo 22 anni, le assicuro un figone che faceva girare tutti per strada). Quando poi ho cominciato a baciare gli uomini sentivo tutto, erezione compresa, mi sono anche innamorato di diversi ragazzi. I problemi sono sempre stati dopo la fase di petting, mi gelo del tutto, guarda quel corpo e sembrano non comunicarmi nulla, non sono eccitato come lo ero da bambino durante quei giochi erotici, e soprattutto non riesco ad avere orgasmi (gli unici che ho sono quando mi masturbo). Non so se sono un omosessuale che non riesce ad avere rapporti per chissà quale motivo, se sono un eterno bloccato per cola di quegli aneddoti di infanzia, o sono solo un caso perso.
Vi prego datemi un consiglio, aiutatemi.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Il racconto della sua famiglia ha evocato in me alcune sensazioni e riflessioni.

Provo a proporle due pensieri in particolare.
Uno riguarda le vessazioni della nonna materna che, da quanto dice, sembrano avere influito sullo stato d'animo dei suoi genitori.
Forse per questo, quando i nonni partivano per le vacanze estive, il clima in famiglia si alleggeriva e lei, di conseguenza, sentiva un significativo beneficio.

Il secondo pensiero che voglio comunicarle riguarda questa affermazione che ci scrive: "Sentivo solo questa tensione in casa 24h su 24h, e soprattutto il peso di un papà che mi voleva giocatore di calcio, leader di comitive, mentre io ero completamente diverso, e questo mi portava a voler rimanere nascosto da lui".

Le emozioni di cui parla sono significative: la tensione e la necessità di nascondersi ad esempio. Forse viveva la paura di non corrispondere alle aspettative di suo padre, che non riusciva a riconoscere lei per quello che era.
Questo può generare un senso interiore di fragilità e insicurezza di sé.

Quando poi si ritrova in un mondo che presenta difficoltà e offese, lei dice di subirle. Sembra esserci una coerenza, poiché per affrontare il mondo è necessario un senso di fiducia e di sicurezza in sé. Questo consente di esprimersi, che è l'opposto di nascondersi o, potremmo dire, di rimanere "bloccati".

Non sembra strano, quindi, che lei non reagisse a scuola. Né poteva avere un po' di conforto a casa.

Non è un "caso perso", non dica questo di sé.
È possibile che alcune insicurezze, di cui stiamo parlando, si costituiscano come blocco anche nel contatto sessuale.

I motivi potrebbero essere molteplici, legati all'accettazione dell'omosessualità ad esempio, oppure a una possibile difficoltà ad abbandonarsi all'unione corporea con l'altro, oppure ancora a una paura a entrare in un'intimità relazionale più in generale con un corollario di fattori imprenscindibili, di cui sarebbe indispensabile parlare dal vivo.

Bisogna infatti approfondire il suo stato d'animo quando dice che "si fredda", se e quali timori ha, se sessualmente sente una preferenza di ruolo. Accanto all'aspetto sessuale, sarebbe importante anche conoscere se ha desiderio di una relazione, se ne ha già avute alcune ad esempio.

Ha una capacità narrativa spiccata e generosa, costella il suo racconto da uno spettro emotivo rilevante.
Questi aspetti sono importanti e mi fanno pensare che sarebbe utile darsi l'occasione di valutare una psicoterapia. Ha accennato di avere parlato con uno psicologo, ha già fatto un lavoro psicoterapeutico? Cosa pensa in proposito?

Un saluto,
Enrico de Sanctis
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Buongiorno Dottore, mi scusi se rispondo in ritardo ma in questi giorni gli impegni di lavoro mi hanno portato via molte ore.
Dunque, ho riletto le mie ultime risposte ho devo dire che sono riuscito a descrivere in maniera efficace e sintetica la mia situazione familiare da bambino fino all'età adulta, compreso il lato emotivo.
Ho riletto attentamente anche la sua ultima risposta ed ho riflettuto su diversi punti. Innanzitutto mi piacerebbe capire se i giochi sessuali che facevamo io e mia sorella da bambini abbiano potuto influire in qualche modo sulla mia vita sessuale da adulto (le ricordo che consistevano in scenette erotiche che ci inventavamo, a volte già viste in TV, durante le quali ci limitavamo a toccarci, mai le parti intime, e ad eccitarci. Io avevo i primi orgasmi e subito dopo interrompevo il "gioco" dicendo di dover correre al bagno. Appena finito ci ripromettevamo di non farlo più). Ho chiesto consiglio ad uno psicologo su questo punto, lui ha interpretato questo come un vissuto abbastanza comune tra i bambini (tra fratellini, tra cuginetti), la scoperta del proprio corpo e della propria sessualità è una cosa abbastanza comune tra le mura domestiche. Da non considerare come fattore di colpa su difficoltà o nodi nella sfera sessuale futura (fatta eccezione su violenze o cose simili ma non è questo il caso). Io sentivo che facevo qualcosa che non si fa, che era "peccato" fare quei giochi, e che fossimo stati scoperti dai nostri genitori ci avrebbero ammazzato di botte.
Lei cosa ne pensa? Potrebbero essere questi fattori che abbiano inibito un mio interesse per il corpo femminile? Oppure è una mia interpretazione errata?
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Ricordo da bambino di aver avuto interesse per il corpo femminile, ero eccitato dai seni dei film anni 80 o da qualche donna nuda fotografata che mi passava davanti per caso, ma ricordo anche quando ho cominciato a sentire attrazione verso il corpo maschile. Intorno all'età di 8/9 anni sentivo già un'attrazione se mi capitava di guardare un uomo in costume in televisione. La nonna guardava le telenovelas (un po' come tutte le nonne in quegli anni) e spesso durante le scene d'amore capitava di vedere uomini nudi a letto coperti da un lenzuolo che mi eccitavano molto.
Come ho già scritto, nella fase dell'adolescenza fino ai 23 anni circa mi è capitato di baciare qualche ragazza (a volte anche di proposito) ma non mi sono mai eccitato e la cosa mi provocava non poca angoscia. All'età di 24 anni ho baciato il primo uomo, eravamo in una macchina a Roma di sera, e quando mi ha mostrato il pene ricordo che non mi piaceva. Da allora ho cominciato a sentire questo conflitto enorme dentro di me, di non sapere davvero a cosa mi piace. Successivamente ho avuto storie sentimentali, sempre con ragazzi (non ho mai provato interesse o innamoramenti per donne), la parte sentimentale mi è sempre parsa molto chiara (nessun ombra di senso di colpa nell'amare un uomo), dalla fase di baci fino a quella di petting è sempre andato tutto benissimo, il mio blocco (che definirei anche macigno) comincio subito dopo. Mi sento spaesato, freddo, perdo l'elezione, fuori luogo, non sono nemmeno sicuro di quale dei due ruoli assumere.
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Nessun problema invece nella masturbazione, anzi potrei dire che la mia vita sessuale è basata solo su quella. Mi masturbo solo pensando ai maschi, se guardo un film oppure una immagine pornografica, mi fa effetto soltanto se ci sono uomini (che mi piacciano naturalmente), e durante la masturbazione sogno e desidero sia in alcuni casi di essere passivo sia in altri attivo. Quando l'ero mi trovo fisicamente ad avere possibilità di fare quello che desidero e penso durante la masturbazione non ci riesco sentendomi del tutto inadeguato (capirà che questo è sempre stato un problema nelle mi relazioni sentimentali).
Vorrei chiarire anche un altro punto, questa volta strettamente fisico. Per quanto riguarda il pene mi sono accorto diversi anni fa di avere una fimosi, mi sono sottoposto ad un intervento ed ho risolto riuscendo a scoprire il pene del tutto quando non sono in erezione. In "quei momenti" invece no, non riesco, ed ho paura di limitare un piacere che invece dovrei provare da attivo (e che mi porterebbe anche ad avere un orgasmo). Da passivo invece è davvero un dramma, mentre desidero farlo quando mi masturbo non ci riesco quando sono con qualcuno. Appena mi giro, oltre a freddarmi, considero ciò che sta accadendo come il preludio di qualcosa che non riuscirò a portare a termine, per via del dolore fisico che la causa.
Insomma dottore, credo proprio di essermi definito bene con il termine "caso perso".
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Non ho mai tirato fuori queste cose tutte insieme, e soprattutto così velocemente. Scusi se ho approfittato della sua attenzione, ma desidero davvero risolvere questo problema. Sono giovane e soprattutto gli altri mi dicono che sono pure bello (uomini e donne mi vengono dietro senza pudore, non capisco cosa ci trovino in me...), e penso che il sesso sia una cosa bella, vorrei avere una vita sessuale soddisfacente anche io come tutti. La prego può darmi un buon consiglio?
Grazie mille per la sua attenzione.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno a lei,

rispetto agli interrogativi che le ponevo, sembra dire che non c'è in lei una difficoltà a entrare in una intimità relazionale.
Bisogna tuttavia approfondire, come le dicevo, la sua esperienza. Gli aspetti di cui ci parla sono delicati e aprono molteplici domande e capitoli della sua storia.

Un punto importante sembra essere una ipotetica difficoltà a esprimere se stesso, come se potesse esserci una paura in tal senso dentro di lei.

Potrebbero esserci aspetti legati all'accettazione della sua omosessualità, ma anche all'accettazione di se stesso in generale, relativamente alla sua persona. Questo deve essere indagato dal vivo.

Il senso di colpa potrebbe essere in linea con il discorso che stiamo facendo, poiché potrebbe essere stato presente nel contatto con sua sorella così come nel contatto con gli uomini.

Le sue parole sono emblematiche in proposito, quando dice che se fosse stato scoperto sarebbe stato "ammazzato di botte" dai suoi genitori. Dobbiamo chiederci se è un vissuto interiore che si porta dentro da sempre, anche oggi.

A volte capita di mortificare, annullare se stessi, e questo significa indebolire la propria persona e costituire, purtroppo, un senso di insicurezza profonda in sé.
Questo può generare incertezza, condizionare le sue scelte, e obbligarla a utilizzare dei modelli, sostituendoli alla sua creatività e al suo soggettivo modo di vivere.
Un esempio è quello della pornografia. Il mio punto di vista è che non è una sessualità reale, anzi. Se la usiamo come punto di riferimento può essere pericoloso, e possiamo chiederci come mai lo diventa.

Suggestivo anche il discorso della fimosi, che potrebbe essere coerente con le nostre riflessioni. Pur operato, in alcuni momenti, se non ho capito male, lei non riesce a scoprirsi. Potremmo leggere questo simbolicamente, e in proposito il tema di rimanere nascosto, sembra caratterizzare se stesso, come le dicevo, forse anche al di là della sessualità.

Affinché possa fare chiarezza sui complessi e delicati aspetti che sono emersi nel nostro scambio soltanto in modo accennato, affinché possa collocare le sue incertezze e superarle, è necessario che lei dedichi il tempo necessario a se stesso, in uno spazio dal vivo.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis