Differimento nel tempo del piacere

Leggendo il consulto di un altro utente sul piacere ho capito un lato del mio carattere che non sospettavo di avere. Spesso, inconsapevolmente, cerco la gratificazzione immediata nelle cose che faccio, non riuscendo invece ad "investire" su cose di lungo periodo che porteranno solo in un secondo momento soddisfazione. Questo aspetto mi ha reso impulsivo e perennemente insoddisfatto. Anche nel lavoro cerco il risultato rapido e possibilmente anche brillante. Così mi diventa difficle applicarmi oppure ad avere dei progetti nella vita. La domanda è: si può rafforzare la capacità di differire nel tempo la soddisfazione?
Grazie
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
gentile utente,
penso proprio di sì. Un buon lavoro psicoterapeutico insegna alla persona il giusto modo di guardarsi dentro, requisito essenziale per decidere quali comportamenti adottare nell'immediato e quali posticipare, sia in un'ottica a breve termine sia in prospettiva progettuale

Detto questo, lei mi sembra abbastanza "incuriosito" da ciò che sente "dentro",per cui se fossi in lei valuterei l'ipotesi di un lavoro di tipo psicoterapeutico

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Bulla,
per la verità sono in terapia psichiatrica da diversi anni, soffrendo del disturbo bipolare. Sono molto soddisfatto della mia dottoressa della ASL, anche perché abbiamo un ottimo dialogo. Ma è chiaro che non c'è il tempo per trattare tanti argomenti. Il quesito che le ho esposto riguarda un aspetto in apparenza secondario, ma collegato alla depressione che spesso provo per lunhgi periodi. Ho notato che, se tendo a investire un po' nell'attività futura, che solo dopo mi potrà soddisfare, non sono angosciato dal senso di vuoto che spesso mi dà il tempo, soprattutto se è libero. Sovente infatti mi tormento con la domanda: "e mo' che faccio?".
Il fatto di decidere di impiegare del lavoro in qualcosa che verrà, fa sì che quella cosa faccia un po' da volano, e mi faccia sentire concentrato e utile a me stesso. La mattina (il momento più triste della giornata) mi viene ora da pensare che ho un appuntamento con le mie cose e così affronto meglio la giornata.
Cos'altro potrei pensare per incrementare questa vena che mi sembra così promettente?
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Benissimo,
penso allora che dovrebbe "girare" la sua domanda alla dottoressa di cui si fida, e che sicuramente la conosce meglio di me (che da qui rischio di scriverle cose scontate e magari inutili)
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Utente
Utente
Gentile dottor Bulla,

non ha detto nulla di scontato e inutile e io la ringrazio ancora già solo per il fatto di avermi risposto. Ma in fondo un po' tutti gli utenti in questo forum sono già in terapia con altri medici e tuttavia si sentono di porre altri quesiti qui.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
No, non credo che un po'tutti gli utenti siano già in terapia, anzi. Questo sito, soprattutto la sezione psicologia, rappresenta spesso un punto di riferimento in chi sospetta di aver bisogno di una consulenza ma non ha il coraggio di fare il primo passo

Molte persone inoltre, non del tutto convinte del lavoro psicoterapeutico che magari stanno affrontando, scrivono qui per avere quelle rassicurazioni che non riescono, sempre per timore, a chiedere al proprio terapeuta

E il problema è proprio questo: come mai se sono già in terapia mi sento di chiedere un parere su internet? Sarà che, in fondo, non mi fido ciecamente del terapeuta?

Non so ovviamente se sia il suo caso, ma provi come le ho detto a porre il quesito direttamente alla terapeuta, potrebbe scoprire cose molto interessanti
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dopo
Utente
Utente
Salve dottore,

capisco, anche se io non ho posto il quesito in rete perché sono poco convinto della terapia che sto già seguendo. L'ho posto per il carattere di urgenza che ha per me l'argomento. La rapidità di internet non è paragonabile ai tempi di attesa delle strutture pubbliche.

Ad ogni modo, seguirò il suo consiglio e ne parlerò col mio medico, anche perché in questi giorni sono attento al fatto che un mio investimento di risorse sia o meno per il lungo periodo e vedo che la mia efficienza e il piacere di lavorare stanno aumentando. Mi sento anche più carico d'energia e , perché no?, più felice.

La ringrazio e la saluto cordialmente
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51
Gentile utente,

Con quale frequenza va dalla sua psicoterapeuta?
Del disturbo bipolare che cosa può dire di più? quando l'ha scoperto? come ? come si manifesta? che disturbi le dà?
Come si svolge una sua seduta e quanto tempo dura?
Che cosa racconta nella seduta? cosa risponde la sua psicoterapeuta?
Capisco che invece di darle spiegazioni ho posto un sacco di domande. Ma bisogna conoscere molte cose, avere diverse informazioni prima di poter rispondere. Se vuole può dirlo. Servirà per approfondire la risposta.

Comunque:
Il riuscire a protrarre o differire la soddisfazione di un bisogno nasce da piccolo, quando forse avrà dovuto APPRENDERE a sopportare pazientemente la poppata che non arrivava, o l’accorrere della madre perché portasse a termine un qualcosa che lei aspettava con tanto ardore, necessità e desiderio.

Quindi un comportamentista direbbe che è un problema di apprendimento.

Un analista direbbe che vale la pena affidarsi anche alle teorie dell'apprendimento per poi passare oltre e sapere che cosa si aspetta con tale velocità dalla vita.
E perché.

Cordialità e buona sera.
[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottor Vita,

la frequenza delle mie visite è bimestrale, nei periodi buoni, mensile in quelli peggiori.
Con il primo episodio maniacale, nel 1987, sono stato malissimo, ma non ho capito nulla della mia malattia, come del resto è avvenuto nel primo episodio depressivo, nel '91. La diagnosi estatta ha tardato , è del 2000 e solo nel 2002 ho iniziato la terapia d'elezione: il litio.

Da allora, non assumendo più antidepressivi, registro lunghe fasi di umore un po' basso, ma raramente euforico, alto e ancor più raramente irritabile e infine agitato e collerico. Il rapporto con la terapeuta (peraltro veramente una bella donna) è più o meno in questi termini: io tendo a riportare delle mie esperienze già una certa elaborazione, essendo abituato a condurre un certo lavoro analitico e introspettivo, e lei a sua volta ci costruisce sopra e conduce l'analisi più lontano, dove non sarei assolutamente capace di arrivare. La cosa particolare è che qualche volta il flusso va in senso inverso, come sull'esperienza religiosa: lei è prudente,poco ferrata ma incuriosita, mentre io ho una lunga esperienza. Allora è lei che si confida.

Per il resto, capisco i termini dell'apprendimento. In fondo i genitori spiegano ai bambini che a volte bisogna aspettare per soddisfare un desiderio. Comincio a pensare che l'adulto possa smarrire a volte la capacità di attendere. Viviamo in un'epoca in cui sono molti gli stimoli che permettono una soddisfazione immediata. Ci sono papà che stanno alla playstation più dei figli.
Ma io credo che il criterio che si può tenere è la comprensione del vantaggio che comporta l'attesa e il differimento nel tempo della soddisfazione. Penso che la cosa risieda nel valore di ciò che si vuole raggiungere. Una canzonetta si scrive in mezza giornata, una sinfonia può richiedere mesi. Sono comunque due risultati, ma sono due valori diversi. E, a parte i soldi, due soddisfazioni diverse.

La saluto cordialmente.
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51
Caro Utente,

Ottimo il suo intervento.
Manca un'informazione: che medicina prendeva prima come antidepressivo; anche se di medicine me ne intendo poco mi piacerebbe saperlo.
Ha compreso benissimo il tema del differimento, ma nella terapia, quest'esigenza, oltre a capirla, sparisce come idea ossessiva o ricorrente e come pratica di vita.

Veniamo alla sua terapia.
Secondo me è una consulenza. Penso che lei debba tenere sotto controllo il suo umore e quindi farsi vedere da qualcuno ogni due mesi.
La terapia è diversa, ha una scansione a dir poco settimanale , a volte anche bisettimanale.
La sua terapeuta non può riceverla con tale scansione.
Data la sua preparazione e la sua intelligenza nel capire i problemi, a me sembra che lei faccia da terapeuta alla sua psicoterapeuta.

La psicoterapia vera e propria è una serie di incontri stabiliti e ravvicinati nel tempo, e dura mediamente un paio d'anni, forse anche meno, e nella psicoterapia lei potrà affrontare l'esame profondo della sua personalità ricchissima, mi pare. Potrà esaminare la sua filosofia della vita, del mondo, la sua weltashaung. I suoi complessi, le sue doti nascoste, la sua emozionalità, tanti altri suoi problemi interni, propri della sua anima (nel senso psicologico del termine), delle sue aspettative, delle sue idee più recondite.

Soltanto che una psicoterapia non è mutuabile, ha bisogno di un intervento privato e quindi se la deve pagare. A volte è cara. Ma anche qui occorre prima di tutto scegliere quale psicoterapia ci vuole (secondo me una psicoterapia ad indirizzo analitico, junghiano, lei stesso riferisce di essere portato ad analizzare i suoi stati d'animo) e lo psicoterapeuta adatto. Non è tutto facile.
Penso che la sua terapeuta di adesso, con la quale ha stabilito un buon rapporto, se glielo chiede potrà riceverla privatamente e potrà farle una parcella non esosa.

Cordialmente
[#10]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottor Vita,

la ringrazio per il suo intervento e le parole che ha trovato. Devo fare una premessa: dal 1991 al 2002 sono stato curato alternativamente con antidepressivi (il mitico prozac) quando ero giù e neurolettici quando ero troppo su, prima di passare al litio, terapia d'elezione del disturbo bipolare. Io non ho capito perché si rincorressero i miei umori con farmaci di effetto opposto, cosa che mi dava notevole instabilità. Però devo considerare che un neurolettico come zyprexa costa € 141 la scatola, mentre il litio costa € 2,60. Non è improbabile che le case farmaceutiche diano delle "spintine". Anche se io penso che i medici fossero bravi lo stesso, sia pur con gli strumenti non ideali.

La prego di spiegarmi meglio questa frase "Ha compreso benissimo il tema del differimento, ma nella terapia, quest'esigenza, oltre a capirla, sparisce come idea ossessiva o ricorrente e come pratica di vita."

Psicoterapia.
Credo che potrei giovarmene. Più volte sento di gente che, pur assumendo farmaci, sta male lo stesso. Secondo me è perché le strutture mentali che portano al malessere restano intatte. Il farmaco da solo non le risolve. Bisogna invece rimettersi in gioco, rimettere mano alle abitudini mentali, cercare di aumentare la consapevolezza di sè, per non subire senza sapere le ragioni.

So che i costi per una terapia sono elevati e non me lo posso permettere. Un giorno però potrei pensare che una terapia mi può rendere più efficiente e quindi in grado di guadagnare di più. E' un bilancio preventivo che per ora non faccio, ma non posso nemmeno escludere.

La saluto cordialmente
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51
Caro utente,

"""La prego di spiegarmi meglio questa frase "Ha compreso benissimo il tema del differimento, ma nella terapia, quest'esigenza, oltre a capirla, sparisce come idea ossessiva o ricorrente e come pratica di vita." """

Esatto. Lei ha capito che occorre differire, rimandare il soddisfacimento di certi bisogni e necessità e che vi sono alcuni bisogni che impongono una priorità, altri sono di minore importanza. Ma chi è preso da questa specie di ossessione per ottenere presto che l'evento sia preso in considerazione subito, capisce che è un problema di poco conto, da differire, ma non ce la fa a differirlo. Ebbene, la psicoterapia serve ad eliminare anche queste abitudini scorrette, questi sintomi se si possono chiamare così, queste idee, forse anche ossessive, perchè tornano spesso e non riuscianmo a controllarle.
Cioè, non è che una volta che il paziente abbia capito che sono idee ricorrenti e ossessivamente perniciose queste se ne vadano. Occorre che la psicoterapia ci lavori sopra per farle scomparire. Una volta scomparse si vive meglio. Qualsiasi psicoterapia va bene.
La psicoterapia cura anche piccoli malanni come questo.

Quella invece a cui mi riferisco nella mia nota è una psicoterapia che investe ed analizza tutta la persona, fino a produrre una trasformazione della persona stessa dovuta ad un anmpliarsi della sfera di conoscenza del proprio Sé, Sé inteso come insieme delle parti consce ed inconsce del proprio animo.
Lei è persona adatta per fare un percorso del genere.

Cordialità.
[#12]
dopo
Utente
Utente
Eh, dottor Villa, credo proprio che lei abbia ragione. Mi viene in mente il fumo, essendo io fortemente dipendente. Gli argomenti della salute, del risparmio, cedono davanti al piacere immediato della sigaretta. Non dico che sia facile smettere, ma credo che se uno si abitua a cogliere i vantaggi che ci sono in prospettiva nelle cose, può affrontare meglio la rinucia a dipendenze come il fumo.

Per quanto riguarda la terapia, credo che mi divertirei una cifra,anzitutto. Per me sarebbe come un viaggio alla riscoperta di me stesso. Avrei qualche dubbio sull'analisi freudiana, perché ho fatto un anno di terapia nel '91, ma la ricerca nel profondo non mi rendeva cosciente dei fenomeni, senza contare che ha contribuito ad amplificare i miei tratti psicotici. Poi non vorrei intraprendere più una terapia di lunghissima durata.

Cordiali saluti
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51


A Milano troverà di tutto.
Ma se non le piace il primo psico che trova, cambi pure. senza complimenti. Avevo suggerito una junghiana, perché a Milano ce ne sono. La terapia junghiana è più dolce e più umana. Io ci ho trattato uno psicotico che era molto grave e farmacologicamente coperto. E mi è andata bene. La freudiana può essere molto dura per tutti ed anche pesante. non me ne vogliano i colleghi freudiani. Ho detto "può" e non "è". Giusto?
Per precisare...

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dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Villa

Chissà. Forse un giorno ne avrò l'opportunità. Per ora faccio altre cose, come la pratica religiosa, oppure appena posso vado in un posto che chiamo Isola. Si tratta di una zona di parco delle Groane, non lontano da Milano, che ha la caratteristica di essere brada e assolutamente solitaria. Io non credo che la solitudine sia un fatto negativo, ma è una dimensione esistenziale necessaria. Alcuni pensano che essa sia star soli in città, fra sconosciuti, io credo che la solitudine da gustare sia quella che ci può essere nei luoghi deserti, come il mare d'inverno.

D'altra parte il Colle dell'Infinito di Leopardi è solitario, se no sarebbe il colle delle passeggiatrici.

La saluto cordialmente
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51
Per tutti c'è un capitolo che invierò a medicitalia su "La sana solitudine".

E' vero, è solitario il Colle dell'Infinito. Senza passeggiatrici. Ed è ancora pieno di incanto e di suggestioni.

Salve
A. Vita
[#16]
dopo
Utente
Utente
Bene, sono ansioso di leggerlo.

Saluto cordialmente
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