Timore, ansia

Salve,
scriver qui mi sembrava una giusta alternativa per ricevere un consiglio. Ho diciannove anni e da che ricordo ho sempre associato alla mia personalità una caratteristica timidezza e timore, così come i miei genitori, mia madre in particolare. Questa timidezza ha fatto sì che m'appoggiassi a lei nelle più disparate situazioni, ed ancora oggi quelle che richiedono la mia presenza in pubblico e/o con estranei non riesco ad affrontarle senza il suo ausilio.
Provo disagio nel telefonare qualcuno o rispondere alle telefonare altrui, che sia anche un parente; a camminare in pubblico, mangiare in pubblico, parlare in una folla, o essere in una folla stessa (anche in compagnia di "amici"). Non partecipo ad eventi, evito. E se prendessi parte a qualche festa, durante le ore precedenti alla stessa mi pervade un'ansia che mi porta spesso ad un'eccessiva sudorazione, prurito, tachicardia e difficoltà respiratorie.
Ho sempre tenuto per me questi problemi e solo ultimamente è stata presa in considerazione tale peculiarità per puro caso (bruciori di stomaco associati a cardiopalmo notturno e mia eccessiva apprensione verso i sintomi). La mia famiglia cerca di spronarmi "gettandomi tra la gente" nelle più disparate occasioni: mi hanno, ad esempio, iscritto ad un gruppo culturale composto da tanti miei coetanei in cui è presente anche mio fratello. Apprezzo il loro interesse, ma non nascondo il disagio che ne scaturisce e sopratutto la pressione.
Sono cosciente dell'irrazionalità del contesto, dei miei pensieri e/o azioni, solo non riesco a farne a meno o a liberarmene. Soprattutto delle balbuzie che ne conseguono, o della mancanza improvvisa di voce quando parlo con estranei o parenti lontani.
Associata v'è una paura che s'insinua, che mi porta a temere di dormire, di perdere il contatto con la realtà vigile e che mi porta a notti insonni come questa.
Solo, ecco, non so. Quale sarebbe un consiglio? Quale una via che potrei intraprendere?

Ringrazio per l'attenzione e la cortesia.
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

prima di procedere nel consulto, vorrei chiederti:
Senti e/o avverti di temere, costantemente, un possibile giudizio negativo o critica nei tuoi confronti (su di te) da parte degli altri?

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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Salve dottore,
onestamente il disagio nasce proprio da un sentore di giudizio e di osservazione ossessiva da parte degli altri nei miei confronti, il che mi porta ad evitare strade sovraffollate e ad abbigliarmi con vestiti che non espongano la mia persona allo sguardo altrui.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Guarda,

Siamo online, e quindi cerca di prendere con le pinze il tutto. Dato che non possiamo avere certezze o meno a livello diagnostico.

Verosimilmente quello di cui scrivi potrebbe essere inquadrato come una particolare forma di ANSIA, chiamata ansia/fobia sociale. Ovvero: il timore e la fobia di esporsi in situazioni che tu pensi (e temi conseguentemente) possano essere oggetto di giudizi o pareri negativi da parte di altri su di te. E spesso le strategie (non funzionali al benessere) che si utilizzano per far fronte a questo timore, sono proprio quelle che tu descrivi:
Evitare luoghi pubblici
Evitare o avere difficoltà di parlare in luoghi pubblici
Indossare vestiti che fanno passare inosservati
Etc etc

Ad esempio uno dei pensieri di chi soffre di questo disagio è: "è se dico o faccio una cavolata/ errore? sicuramente verrò giudicata come uno stupido/a"

Ti torna qualcosa o ti ci rivedi in qualcosa?
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Sono ben cosciente che online non è possibile dare una certezza e ringrazio innanzitutto per l'interesse: tali pensieri mi colpiscono sovente e mi accompagnano ogni qualvolta mi trovo a contatto con ciò che è esterno a me.
Posso presentare una situazione: ho partecipato ad una cena e durante le due ore in cui vi sono stata impegnata ho provato forte disagio e a più riprese difficoltà respiratorie non conoscendo nessuno se non mio fratello. Ho iniziato, appunto, ad allarmarmi da quel particolare evento che risale a poco più d'un mese fa.
Provo una forte inadeguatezza e paura di essere al centro dell'attenzione anche quando ovviamento non lo sono, dando molta più importanza al pensiero altrui di quanto razionalmente vorrei.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Certo,
siamo online e fondamentalmente ci stiamo scambiando pareri per cercare di comprendere. Fatto sta che, a prescindere da un'eventuale diagnosi, questi timori (ANSIA) si stanno "facendo sentire" attraverso il corpo con le somatizzazioni che descrivi:
eccessiva sudorazione,
prurito,
tachicardia
difficoltà respiratorie.

Il tuo corpo ti sta mandando dei segnali;
Somatizzazioni che emergono quando il corpo decide di "parlare" al posto della bocca.
Ed ancora:
-Il dare molta più importanza al pensiero altrui di quanto razionalmente vorresti;
- il timore di dormire e di "perdere il contatto con la realtà vigile"
- l'insonnia

Tutto questo sarebbe utile che venga posto all'attenzione di un/a collega psicologo psicoterapeuta che, in modo assolutamente non giudicante, possa avere l'opportunità di prendersi cura dei tuoi malesseri:
- Valutando inizialmente il tuo funzionamento cognitivo (pensieri ed emozioni)
- Stabilire successivamente, in accordo con te, tecniche e strategie da utilizzare e mettere in atto, per gestire la tua ansia e i tuoi disagi, con lo scopo di poterti avvalere della serenità che meriti.
Questa sarebbe, senza dubbio, la strada migliore da percorrere in questo momento.

Ti allego una mani-guida sugli orientamenti psicoterapici scientificamente più indicati per te. Potresti optare per uno di questi https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

un caro saluto
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Ansia

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