Problemi di comunicazione, scarsa socialità

buongiorno a tutti,

ho 35 anni e da sempre sono un tipo solitario, taciturno, introverso.
Le persone non mi piacciono particolarmente, ne le cerco, ma questo comporta tantissimi limiti, sofferenza e delusione.
Ho già provato due volte a iniziare terapie per circa 6 mesi, una volta seguendo il metodo Cognitivo Comportamentale che però risultava molto Azione-Reazione, molto incentrato su singoli eventi che alla base.
La seconda volta con un psicoanalista, dove però ricevo pochi feedback e più che "svuotarmi" dei miei pensieri non ottenevo molto.
IN generale o ricevevo istruzioni estremamente dettagliate oppure quasi nessuna.

Credevo invece ci fosse un percorso per farmi capire dove sbaglio, cosa potrei fare, quali sono comunque i limiti del mio carattere (inutile voler raggiungere traguardi ambiti ma improbabili) ed avere un supporto per cercare di vedere questo "problema" (che di fatto è per me) in un altra ottica.

a chi mi devo rivolgere visto che anche i terapeuti seguono strade diverse?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

è possibile che in base alla gravità e cronicità del problema, lei debba seguire un percorso non proprio breve e che abbia abbandonato precocemente entrambe terapie che ha intrapreso.
Legga questo articolo sull'argomento:
http://www.serviziodipsicologia.it/quanto-dura-una-psicoterapia-la-sua-durata-e-prevedibile/

Lei ci dice:

"Credevo ci fosse un percorso per farmi capire dove sbaglio, cosa potrei fare, quali sono comunque i limiti del mio carattere (inutile voler raggiungere traguardi ambiti ma improbabili) ed avere un supporto per cercare di vedere questo "problema" (che di fatto è per me) in un altra ottica",

ma ha già effettuato un percorso estremamente pratico, quello della TCC, che dovrebbe avere questo scopo, concentrandosi sul sintomo e sul "qui ed ora".

Se ricevere indicazioni non le è servito è perchè probabilmente deve approfondire adeguatamente le cause della sua difficoltà di relazione: è opportuno che rivaluti la possibilità di effettuare una terapia di stampo psicodinamico, magari cambiando professionista se in precedenza non si è trovato bene.

Che diagnosi ha ricevuto dai nostri due colleghi?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
salve,

nel percorso TCC la cosa era troppo pratica: si analizzava come mi comporto (as es coi colleghi) e come potrei fare per essere più "socievole", senza però entrare nel merito del perché il mio carattere mi porti ad essere chiuso, ne quali siano le mie intenzioni.

qualcuno che mi dica di "parlare di più", non mi aiuta molto...a meno che non si svisceri il motivo del perché "parlo poco".

è passato un po' di tempo e non ricordo bene le diagnosi, ma niente che non sapessi velatamente già...molto intelligente, perfezionista, esigente, ecc...sono rimasto deluso infatti dallo scarso riscontro che ho ricevuto (per me sarebbe normale ricevere diagnosi "scomode" o "non piacevoli", vado li apposta per farmi dire come stanno le cose...).

dovrei continuare con la TCC?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Direi che potrebbe esserle più utile un percorso che la aiuti appunto a capire come mai è così, se eseguire gli esercizi della TCC non le è servito.
Modificando gli aspetti di fondo coinvolti nel suo problema si modificherà anche il suo comportamento.

Potrebbe rivolgersi ad uno psicologo di orientamento psicodinamico e cioè ad un professionista che si occupi dell'origine più profonda dei sintomi, comunque non per forza ad uno psicoanalista.
Lei ha infatti detto di aver intrapreso anche un percorso di psicoanalisi, ma di sentire la mancanza di risposte concrete sul da farsi (che però aveva avuto con la TCC): quante sedute ha effettuato? Con che cadenza? Si accomodava sulla poltrona e aveva l'analista alle sue spalle?
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dopo
Utente
Utente
salve,

sono andato dallo psicanalista circa 6 mesi o più.
andavo una volta alla settimana, con il terapeuta davanti, seduti alla scrivania.
Ho beneficiato nel poter parlare a ruota libera ma non mi sembra abbiamo scavato molto a fondo, ne verificato misure correttive.
Possibile non esista un mix tra analisi e Tcc?
Ho visto che nella mia città c'è una terapeuta che segue il Costruttivismo...potrebbe essere una strada?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Esistono tanti modelli diversi, ma in genere quello che conta più di tutto è il rapporto con il terapeuta.
Se non si crea l'"alleanza terapeutica" necessaria per lavorare efficacemente al cambiamento qualsiasi approccio fallisce.

Può provare sicuramente a rivolgersi alla nostra collega e vedere come si trova, esponendo subito i suoi dubbi.
[#6]
dopo
Utente
Utente
ho contattato una terapista...il primo contatto è stato un po' freddino e insicuro (da parte sua)...però vediamo...

mi chiedevo se per voi terapisti esistano o meno problemi banali come possano essere i miei, tali per cui una terapia effettivamente non serva. Io non ho infatti problemi gravi o pesanti limitazioni nella mia vita, vivo male e basta.
Non è come un paziente che va ripetutamente dal dottore per un banale raffreddore?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

a me pare che le ragioni del Suo modo di essere siano in parte chiare, così come è chiara la dinamica relazionale tra sè e gli altri. Lei stesso la descrive:

"ho 35 anni e da sempre sono un tipo solitario, taciturno, introverso.
Le persone non mi piacciono particolarmente, ne le cerco, ma questo comporta tantissimi limiti, sofferenza e delusione."


Probabilmente non ha mai imparato a rapportarsi ad altre persone, dal momento che le capacità relazionali sono APPRESE, per cui un tipo di psicoterapia quale la TCC, la costruttivista, insomma le terapie focalizzate sul problema sono d'elezione per un problema del genere.

Se avvicinarsi ad altri fa paura, mette a disagio, fa correre dei rischi (es. del giudizio, di esporsi, di sbagliare, di deludere o essere delusi, ecc...), ciò non toglie che Lei ora, a 35 anni, debba imparare a relazionarsi agli altri.

Tenga presente che parlare a ruota libera e svuotarsi non Le permetterà di CAMBIARE nè di APPRENDERE nulla di nuovo e diverso, anche perchè Lei già dichiara di sapere: "niente che non sapessi velatamente già...molto intelligente, perfezionista, esigente, ecc..." .

Iniziare a FARE ciò che oggi Lei NON sa fare è la chiave per il cambiamento e credo che il percorso che ha provato a fare in passato non abbia avuto successo perchè Lei lo ha mollato proprio davanti alla fatica che incontrava. In fondo, Lei ha scelto una TCC proprio per imparare a fare ciò che non sa fare. Ma se molla, probabilmente perchè difficile per Lei, che si descrive come solitario, taciturno ed introverso, come può cambiare?

Inoltre, ci tengo a sottolineare un aspetto fondamentale della teoria dell'apprendimento, ovvero che mentre noi iniziamo a FARE qualcosa, automaticamente cambiamo e MODIFICHIAMO non solo i nostri comportamenti, ma anche le nostre convinzioni (su noi stessi, sugli altri, sul mondo, ecc...) e le nostre emozioni. In altre parole, possiamo acquisire una certa mastery sul problema e padroneggiarlo, anzichè esserne dipendenti...

Se dunque mentre faccio qualcosa, apprendo, è chiaro che divento anche consapevole di me.
Ma l'aspetto centrale è il FARE per modificare, anche perchè Lei potrebbe essere la persona più consapevole sul problema, ma non cambiare il Suo comportamento.
A questo punto, ne vale la pena?

Quali difficoltà ha incontrato davanti alle prescrizioni del terapeuta? Ne ha riparlato con il terapeuta?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

i suoi problemi non mi sembrano poi così banali e lei stesso lo ha riconosciuto, chiedendo aiuto.

Il suo paragone con il raffreddore non è fuori luogo perché, infatti, dal medico ci si reca anche per questioni non gravi, ma ci si va comunque: lo stesso accade con lo psicologo, che molte volte si occupa di casi in cui è necessario lavorare sulla crescita personale, fornire un sostegno, riabilitare da un problema.

Non tutti gli psicologi sono infatti psicoterapeuti e si occupano quindi di psicopatologia, così come non tutti i medici sono specializzati in branche specifiche e non conducono quindi interventi iper-specializzati, che a volte servono e a volte no, ma questo non significa che la Medicina non sia utile quando compaiono sintomi lievi o anche quando non parliamo di sintomi, ma di perseguire un miglioramento sul piano estetico e nello stile di vita.
Lo stesso, con le dovute differenze, vale anche per la Psicologia.

In questo senso anche se lei non soffrisse di una psicopatologia (cosa che da qui non ci è dato sapere) un lavoro psicologico non potrebbe che essere utile per cambiare se stesso e lasciarsi alle spalle il disagio che riferisce.
[#9]
dopo
Utente
Utente
Per rispondere alla Dott.ssa Pileci,
lei ha ragione, fare e iniziare a fare sono importanti e lo avevo fatto (con la TCC), ma le "istruzioni" che mi venivano date erano troppo "meccaniche", senza la mia interiorizzazione, senza che io ne abbia compreso il senso.
(oltretutto senza contare che sono una testa dura).
per questo non ha funzionato molto.


Dott.ssa Massaro, grazie della risposta.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
L'importante è che abbia ricominciato un percorso, ma è necessario che si trovi bene con chi la segue.
Si dia il tempo di qualche seduta per stabilirlo e ne parli eventualmente già da subito con la nostra collega, se prova delle difficoltà ad aprirsi con lei.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Che cosa vuole dire "troppo meccaniche"?

Se non capisce qualcosa, perchè non lo chiede al curante?
[#12]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa,

quella terapia si è conclusa orami 6 anni fa.
Troppo meccaniche nel senso che si analizzava un mio comportamento e un mio approccio con altre persone, in casi specifici, si analizzava la cosa e si proponeva un diverso modo di agire.
E' come dare istruzioni su come montare un mobile in maniera diversa.
Se invece io capissi la dinamica strutturale del mobile, capirei da solo e troverei da solo il modo di montarlo.
Almeno per me non è importante il COME ma il PERCHE', è solo quello che mi da la spinta e la motivazione a cambiare il come: non dico che valga per tutti ovviamente.

Non ricordo se l'ho fatto notare all'epoca, ma posso dirle che è una considerazione che ho maturato di recente e che qualche anno fa non ero così proattivo come ora.

saluti
[#13]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Il suo discorso è chiaro, come anche il suo vissuto, ma sostanzialmente esistono terapie focalizzate sul sintomo e sul "qui e ora" e terapie focalizzate sulle cause prima del disagio, spesso inconsce.
Non esistono tante vie di mezzo, come lei vorrebbe, perchè si tratta di approcci che, se seguiti correttamente, si escludono a vicenda.

Se desidera effettuare un percorso maggiormente orientato sull'analisi delle cause dei suoi problemi deve quindi rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta psicodinamico/psicoanalitico, come le dicevo.
Se non si è trovato bene con l'ultimo psicologo che l'ha seguita ne contatti un altro, ma sempre di quell'orientamento.