Sessualità strana, doc e sensi di colpa

Gentili Dottori,

Vi scrivo in un momento molto particolare della mia vita.

Ho 25 anni, sono affetto da disturbi di ansia e depressione, con pensieri ossessivi e malessere più o meno dall'età di 14 anni.
Sono in cura con una psicoterapeuta.

Credo di essere totalmente disilluso dalla vita, non ho mai potuto ne saputo trovare una stabilità e ho sviluppato un carattere catastrofista, disfattista e lascivo. Non di meno mi sono sempre portato dietro un bagaglio di ansia, terrore e paura del giudizio, fin dalla tenera età (dovuto probabilmente a dinamiche interne alla famiglia, alla mia terrorizzata e ipercritica dedizione alla morale cattolica nel corso dell'infanzia, al mio corredo genetico od a un mix di questi fattori). Fin dalla tarda infanzia sono inoltre stato attratto dai temi macabri.

Purtroppo, essendo un ragazzo estremamente riflessivo e introverso, mi ritrovo a convivere con numerose ossessioni, paranoie.

Proprio in questi giorni mi sta venendo la fissa di essere nientemeno che un mostro con deviazioni sessuali. Mi spiego meglio.
Nella preadolescenza e nella adolescenza ho praticato spesso autoerotismo in maniera quasi compulsiva e talvolta mi sono ritrovato a fare fantasie su mie zie o cugine, utilizzare indumenti e oggetti (scarpe, fototessere, intimo o abbigliamento, spazzolini forse, addirittura carte di assorbenti usati) altrui a scopo autoerotico e per raggiungere l'orgasmo. Ho fatto persino pensieri riguardanti lo stupro ma ovviamente non li ho mai messi in atto.

Naturalmente, crescendo ho smesso di fare queste cose, sono molto maturato sotto questo aspetto e ovviamente MAI mi sognerei di aggredire una persona, negli ultimi anni sono cresciuto e ho avuto inoltre una vita sessuale normale e soddisfacente, anche se le ossessioni (mi sentivo in colpa per questi miei comportamenti passati) mi hanno spesso bloccato.

Allo stato attuale sono inoltre molto chiuso, nel senso mi piacciono ancora le ragazze e pratico l'autoerotismo normale, ma da qualche mese ho mille pensieri per la testa, sul futuro, sulla mia autostima e su altri temi, e non riesco o non voglio avere una relazione.

Troppo spesso però mi sono sentito e mi sento un mostro, un abominio che non merita di vivere, che non merita nulla se non la solitudine, dopo aver fatto queste oscenità.
Mi sento insomma un maniaco sessuale, dedito alle parafilie e alle perversioni, di quelle cose me ne vergogno tantissimo, mi sento in colpa nei confronti dei miei genitori, delle persone a me care che mi considerano una brava persona e mi dico che se sapessero magari mi odierebbero, quindi li sto prendendo in giro.

Sono effettivamente, quelle cose, sintomi di deviazioni o parafilie?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
"Sono effettivamente, quelle cose, sintomi di deviazioni o parafilie?"

Gentile Utente,

intanto Lei è già in terapia e quindi dovrebbe essere in grado almeno di rispondere a questa domanda, considerata la diagnosi che asserisce di aver ricevuto.

Se è in terapia, come mai chiede qui un secondo parere o meglio delle rassicurazioni?

Posso chiedere quale tipo di psicoterapia sta seguendo? Da quanto tempo? E' seguito anche da uno psichiatra per una terapia farmacologica?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Beh io di queste cose con la dottoressa non ne ho ancora parlato, la terapia è cognitiva comportamentale ma non vado a scavare molto negli episodi singoli passati. Alla prossima seduta proverò a parlargliene ma me ne vergogno molto...mi sento davvero anormale e questa preoccupazione intensa è venuta fuori solo in questi giorni, quando ripensando a quegli episodi schifosi mi sono sentito deviato e in colpa nuovamente.
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Intanto ritengo ne debba parlare con la terapeuta, anche perchè deve permettere alla Collega di aiutarLa.

Va benissimo non scavare, in quanto -come vede se rilegge le Sue stesse parole- attribuire significati a questi pensieri alimenta il problema.

Lei prova vergogna perchè carica di significati personali il fatto che alcuni pensieri Le siano passati per la testa, ma un conto è pensare qualcosa, ben altra cosa è passare all'atto, cosa che NON la riguarda.

Molto spesso i pz. temono di poter passare all'atto, ma in terapia bisogna lavorare proprio su questi timori, sul senso di colpa e vergogna e sull'ansia che fa scaturire tale controllo.

Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

Concordo su quello che ha detto, solo che il problema per quanto mi riguarda non è il fatto di poter commettere violenze, o essere un pedofilo o uno stupratore, io so dal mio percorso e dalle mie esperienze col DOC che l'avere certi pensieri non implica il metterli in pratica, in tal senso inoltre io sono sereno sul fatto che mai potrei ne vorrei commettere violenze.
Quello che mi preoccupa sono invece le modalità di autoerotismo che ho effetivamente praticato e che ritengo oggi essere non normali e un tantino schifose, e delle quali mi vergogno, quelle mi fanno sentire un po deviato e "sbagliato".
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile Utente,

era chiaro tutto questo, ma ripeto che Lei sta cercando delle RASSICURAZIONI, che non fanno bene alla terapia.

Lei è semplicemente preoccupato perchè da ragazzino prediligeva determinati temi e si è stimolato con alcuni oggetti e da qui l'ansia.

Ovviamente la persona ansiosa/ossessiva attribuisce un significato a tutto ciò e quindi inizia a ripetersi "Se ho pensato/fatto questa cosa, allora sono un essere ignobile e deprecabile..."

In ogni caso, ne parli in terapia perchè quelli del dubbio e della colpa per il DOC sono temi fondamentali.

Cordialmente,
[#6]
dopo
Utente
Utente
Capisco Dottoressa,
ma anche tolto il fattore della colpa e della paura del giudizio, mi continuo a domandare, in che ottica posso inquadrare questi avvenimenti dunque, per meglio comprenderli?
Per farle un esempio le racconto un aneddoto: a me è capitato qualche volta di avere pensieri omosessuali e di avere esperienze tra persone del mio stesso sesso, (questo da bambino); il pensare a questi avvenimenti mi ha portato in seguito ad avere ossessioni sul mio orientamento sessuale, poi nel corso della terapia ho capito che sono state esperienze esplorative dello sviluppo, arrivando infine a dire beh, se anche fossi gay non me ne farei un problema.
Da quel momento l'ossessione è sparita e ho vissuto serenamente la mia sessualità, almeno sotto quel punto di vista.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Come vede la psicoterapia La sta aiutando moltissimo; per questa ragione Le suggerisco di non spostare qui la cura, ma di avere come luogo di cura la seduta.

Certamente la terapia deve avere anche la finalità di mettere il pz. nella condizione di sapere gestire autonomamente tali dubbi.

Cordialmente,
[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
Che dire, concordo col fatto che dovrei lavorare e migliorarmi sul risolvere i problemi individualmente! Io negli anni purtroppo o per fortuna ho sviluppato una fortissima attitudine alla introspezione, mi aiuta spesso ma mi incasina l'esistenza altrettante volte.
Ed è vero, concetto alla base della cura dei DOC, che non dovrei cercare rassicurazioni, ma il punto è proprio questo: sto trovando problemi nel riconoscere quando ho una ossessione o quando sono di fronte ad argomenti che richiedono maggiore comprensione, indagine e attenzione; per farle un esempio ora non capisco se sono io che voglio a tutti i costi inquadrare degli avvenimenti che non hanno significato patologico, ed allora saremo ancora nell'ambito del DOC, oppure se effettivamente ci sono stati dei disagi, meccanismi, dietro, meritevoli di indagine.
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dopo
Utente
Utente
Dottoressa mi scusi ma mi vergogno tantissimo a parlarne faccia a faccia con la dottoressa, ho paura di aver commesso atti gravi o penalmente perseguibili e inoltre mi chiedo se dovessi dirlo ai miei.
Inoltre le uniche esperienze simili trovate sul web sono state etichettate come malate e/o spiegate da persone provenienti da contesti disagiati detto francamente.
Ignorare questi fatti è come se una persona che uccide o malmena un altra, si dicesse "vabeh è un errore che appartiene al passato, non pensiamoci più"
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dopo
Utente
Utente
Mi scusi la precedente insistenza Dottoressa, come saprà è tipico di noi ossessivi compulsivi cercare rassicurazioni ed è una situazione che spesso ci crea imbarazzo. Volevo tuttavia provare a porle una domanda più costruttiva in merito.
La visita è prevista tra una settimana, nel frattempo, riflettendo e cercando di applicare una visione distaccata dall'ansia sono giunto alla conclusione che io NON sono la stessa persona che ha fatto quelle esperienze, sono cresciuto e ho deciso di considerarle senza preoccupazioni come parte del normale processo di crescita ed esplorazione del ragazzino e dell'adolescente,e che in fondo tutti noi grazie anche alle esperienze passate possiamo arrivare a migliorarci nel presente.
Lei dice che è un valido punto di vista? Comunque ne parlerò di sicuro con la dottoressa se riuscirò a superare l'imbarazzo de visu. :)

In ogni caso grazie del prezioso servizio!
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