Dignità

Ciao, sono un ragazzo di 20 anni e sto riscontrando problemi nel superare una delusione amorosa temo per dei problemi legati alla mia autostima. Si era instaurata una relazione sentimentale puramente a livello emotivo. Con lei sono stato veramente bene, forse per la prima volta e il fatto che sia finita in maniera così dolorosa mi fa soffrire con pianti quotidiani. Ho deciso di intraprendere un percorso psicoterapeutico per risolvere le insicurezze alla radice della mia sofferenza, che vanno oltre la fine di questo rapporto. Il vostro collega ha più volte fatto riferimento all’importanza del concetto di “dignità” pur ribadendo di come fosse normale e da accettare la sofferenza stessa. Purtroppo non ho ben capito cosa intendesse con dignità in questi casi e,preso dal momento , mi sono dimenticato di chiedere approfondimenti. Cosa vuol dire? Non starci male? Non piangerci? Non capisco..
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

leggendo il suo consulto e anche i consulti precedenti, sento quanto dolore ci sia nelle sue parole. Sta cercando una soluzione e immagino che ci scriva perché non riesce a trovarla, non riesce a stare un po' meglio. E forse si sente solo.

Dai suoi consulti emerge la sua emotività e i suoi racconti mostrano una coloritura affettiva di cui è importante che possiamo prenderci cura.
Racconta della sua sofferenza per un rapporto con una ragazza. Riesce a trasmettere quanto intenso sia stato il suo vissuto, comunicando che questa ragazza ha interrotto i contatti con lei, se ho capito bene senza neanche un chiarimento, e attualmente purtroppo si è già fidanzata con un altro.

Accanto a questo, racconta allo stesso tempo di essersi sentito solo nel suo passato, sente di essere stato ferito dai suoi genitori e ci dice che il suo ambiente familiare non è stato stabile né rassicurante.

Mi sono chiesto se il buio che ha vissuto, il senso di solitudine e forse di sfiducia nelle relazioni familiari non abbia provocato in lei ferite molto profonde, che la fanno stare male. E non so se l'incontro con questa ragazza le ha fatto vivere il sogno di poterle finalmente guarire.

Alla fine, però, la perdita di questa ragazza ha potuto rigettarla nuovamente in quel dolore a lei noto, facendole temere che non finirà mai. Ma non è così.
E magari la fine di questa storia recente può avere addirittura amplificato i suoi vissuti passati, come se avesse reso ancora più profonde le sue ferite.

Leggendo i consulti precedenti mi sembra che lei si sia sentito responsabile della fine della storia, e questo è un elemento cruciale, di cui dovrà occuparsi nel lavoro terapeutico, sentirsi cioè responsabile di essere rifiutato. Come se lei fosse colui che sbaglia e che, a causa di questo, perde l'amore della sua ragazza, così come forse quello dei suoi genitori.
Non so se in questo senso il suo terapeuta abbia parlato di dignità, forse volendo mettere l'accento sul suo amor proprio, sul rispetto di se stesso e sul fatto che merita anche lei di essere amato.
Provi a rivolgersi a lui senza timori, magari se sente la necessità, lo chiami telefonicamente. O eventualmente potreste vedervi anche più volte in settimana, perlomeno il mio approccio lo prevede, anzi lo suggerisce. E, dal mio punto di vista, una frequenza delle sedute ravvicinate è vantaggioso.

Non so che terapia stia svolgendo, ma è necessario un po' di tempo per affrontare quello che sta vivendo. Anche perché sembra un dolore legato alla storia attuale ma, come ho cercato di dirle, anche al suo passato. Cambiare è un processo lento, è un po' come imparare una lingua nuova, sono necessari costanza e impegno, e non bisogna scoraggiarsi.

Mi sento quindi di dirle di avere tanta pazienza, nonostante il dolore le sembri ormai intollerabile. Però sta cercando un modo per risolverlo, lo sta affrontando con coraggio. E un giorno potrà trovare affetti con cui condividere i suoi vissuti e prendersi cura delle sue ferite, anche grazie all'aiuto dell'amore.

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, ogni sua parola,purtroppo, è giusta. Mi ero illuso ne bastasse prendere consapevolezza di queste carenze per risolverle e così ho iniziato questo percorso. Il collega ha stimato circa 8 mesi con incontro settimanale. Secondo lei è una stima corretta? Gli chiederò di poterlo vedere più frequentemente sia per non “perdere” i frutti della terapia durante la settimana sia per, non so, sperare di poter accorciare i tempi, anche se non sono sicuro funzioni così
Che dice?
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
La consapevolezza è importante ma, come lei giustamente dice, non basta. Dev'essere avviato un processo trasformativo complesso, per poter riorganizzare se stesso e la sua vita.

Non riesco a darle un'opinione circa gli 8 mesi di terapia. Ho un altro metodo e non fisso un tempo definito. Possono bastare poche settimane perché si sblocchi una situazione e la persona prova a proseguire da sola. Oppure magari se si sente il desiderio di approfondire ulteriormente i propri vissuti, i tempi possono diventare più lunghi. Inoltre, dal mio punto di vista, ci sono molte variabili individuali che nel mio metodo non consentono una stima precisa dei tempi.

Sulla frequenza delle sedute si confronti con lui e allo stesso tempo cerchi anche di capire se sente l'esigenza di aumentarle, se ad esempio sente il bisogno di condividere i suoi stati d'animo e il suo dolore in questo momento così intenso. Dal mio punto di vista è importante che lei abbia una spalla su cui fare affidamento, merita uno spazio di ascolto per poter raccontare i suoi sentimenti e i suoi pensieri, senza più sentirsi solo come oggi.

Posso chiederle se si sente di potersi confidare con il terapeuta, se sente di potersi aprire con lui?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
dopo
Utente
Utente
Si, nonostante il mio carattere diffidente e il numero basso di sedute frequentare, sto provando a fidarmi del collega e anzi se ne avessi la possiblità, anche economica, ci parlerei tutti i giorni via telefono o whatsapp. Non sono sicuro di come funzioni, mi sembrerebbe di disturbarlo. Il fatto è che vivo da 4 mesi ormai tra la sofferenza del pensiero, divenuto ormai ossessivo, di questa ragazza, di ciò che ha significato per me e di come è andata a finire e i sensi di colpa di pensare ancora a una ragazza che mi ha eliminato da un giorno all’altro e mi ha dimenticato. E in tutto ciò il dolore e il senso di umiliazione continua a persistere...
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Non è strano quello che sta vivendo né il suo bisogno di parlarne. Quattro mesi non sono tanti. Oltretutto, come dicevamo, sembra che il dolore che sta vivendo sia legato alla separazione con questa ragazza, ma non solo. Sembra ci siano ferite legate al suo passato. Quindi in un certo senso stiamo parlando di un periodo molto più lungo di quattro mesi.
In questo momento forse la sofferenza si è fatta più intensa, questo d'accordo.

Provi anche a pensare di avere oggi un'occasione di prendersi cura delle sue ferite e dei suoi vissuti più dolorosi e bui. Sembra essere arrivato il momento di farlo e lei mostra forza e impegno nel procedere in tal senso.

Il fatto che stia cercando uno spazio d'ascolto per se stesso e il desiderio di una condivisione è positivo. E il fatto che continui a parlare della storia con questa ragazza non deve stupire. Da qui non posso dirle se questo è legato a un suo atteggiamento ossessivo. Lo sarebbe, secondo il mio punto di vista, se fosse volto ad evitare il dolore della perdita.
Come dire, ci pensa continuamente perché così si pacifica e non soffre, magari tenendo viva l'immagine di lei e illudendosi che tornerà.

Non so dirle se sia così, ma a dirle il vero non ho questa impressione da qui. Forse potremmo dire che questo sia vero soltanto per una parte.
Mi sembra piuttosto che lei torni e torni sulle vicende legate all'incontro con questa ragazza perché sta male e vorrebbe riuscire a superare il dolore.

Se da una parte mi dispiace non riuscire a darle da qui l'aiuto che sento giusto lei abbia e l'interesse che merita, mi sembra comunque di riscontrare un buona sensazione in lei relativamente al collega. E questo mi fa piacere per lei.
Personalmente penso importante che lei possa rivolgersi a lui, anche parlandogli del suo timore di disturbarlo. Secondo il mio pensiero, perlomeno, questo sarebbe prezioso.

Proviamo a fare insieme una riflessione in merito. Lei dice che lo cercherebbe o scriverebbe a lui tutti i giorni. Ma poiché pensa di disturbarlo, cerca altri modi per parlare, magari scrivendo anche qui. Mettiamo per un momento tra parentesi il fatto che purtroppo non riusciamo ad aiutarla adeguatamente qui, e soffermiamoci invece su questo punto: se non parla con il collega, pur desiderandolo, potrebbe correre il rischio di continuare a credere che la sua presenza sia un disturbo.
Penso invece che possa essere utile per lei affrontare questo aspetto di sé, che forse oltretutto sembra essere proprio un aspetto cruciale della sua storia: sentirsi un disturbo, sentirsi sbagliato per le persone a lei care, sentirsi solo.

È necessario quindi che stringa un maggiore contatto con il terapeuta, che parli con lui, soprattutto se questo significa temere di disturbarlo. Non entrare nel merito di questo, potrebbe significare continuare a pensare di esserlo.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#6]
dopo
Utente
Utente
Penso abbia ragione sul fatto che tema di essere un disturbo, detto ciò mi sembra anche inverosimile pretendere che un collega passi il tempo a messaggiare con me per tranquillizzarmi in qualsiasi momento. Ne parlerò anche se mi sembra improbabile come opzione.

Quella ragazza è molto simile a me, abbiamo avuto un rapporto raro e speciale dove penso entrambi ci siamo esposti emotivamente, fidati. Era una rapporto spontaneamente morboso, con videochiamate fino all’alba e favole al telefono fino a farla addormentare. Un rapporto di tenerezza che ho sempre ricercato ma che non potevo potesse esistere veramente. Lei mi ha rifiutato perché presa dalle stesse mie paure e diffidenze in un momento della sua vita dove era convinta di non potersi fidare di nessuno e a un certo punto ha provato a sabotare il nostro rapporto, cercando interpretazioni nei miei atteggiamenti per dire “avevo ragione” , “vedi lo sapevo che facevo male a fidarmi”. Ero convinto si rendesse conto che queste cose non c’entrassero con la purezza del nostro rapporto ma non è stato così e ha alla fine declinato me e i miei sentimenti con scuse varie. Successivamente ho commesso l’ingenuità di provarci con lei, nonostante si era detto di essere amici, eravamo accoccolati e ho frainteso pensando che si fosse resa conto che di me si poteva fidare. Ho ottenuto il risultato opposto, mi ha eliminato dalla sua vita da un giorno all’altro e ho visto il mio sogno, la mia fiducia e i miei sentimenti calpestati e buttati via. Spariti da un giorno all’altro, come se non fossero mai stati importanti per lei, confermando l’impressione che non aspettasse che un pretesto per convincersi che facesse male a fidarsi. Ho provato a chiarirmi ma prima di è rifiutata, poi mi ha concesso un incontro dove, in un misto tra rabbia e pianto, mi mandato a cagare intimandomi di lasciarla stare perché non voleva più nulla da me. Nei mesi successivi ha detto che la mia sofferenza e i miei turbamenti per lei la infastidivano. È sensibile e spaventata da tante cose, la comprendo anche se verte cose fanno male ed è diffiicle comprendere chi non ha avuto comprensione con te. L’essersi fidanzata con un altro l’ho percepito come la vita che mi deride facendomi credere nella felicità per poi farmi finire in un incubo dove invece di stare con lei, sto da uno psicoterapeuta. Il problema è che sono rimasto fermo, vorrei chiarire e parlarle, aiutarla anche a capire cosa realmente non è andato, per migliorarsi,anche perché è mia compagna all’unviersita e non sopporto l’idea di non riuscirci più a guardare negli occhi.
Come le ho detto vivo nella voglia che torni, che mi dimostri che certe cose abbiano avuto un significato anche per lei, che tenga a me quanto io ho tenuto a lei anche se con il suo carattere è difficile farlo senza più fiducia è complicato riconquistarla. Sono passati mesi e sta con un altro, non vedo motivo per il quale dovrebbe dedicarmi attenzione anche perché la mia sofferenza non sembra interessarle. Dall’altra parte vivo il dolore della perdita e di stare male per una persona che di me si è dimenticata in un giorno, di piangere per lei da un mese ormai e di soffrire così tanto da così tanto tempo. Non so se 4 mesi sono tanti ma passare 120 giorni sperando di vivere anche un solo giorno di spensieratezza e senza lacrime, è duro e mi sembra un incubo dal quale potrò forse uscire tra 8 mesi. Semplicemente non ce la faccio più...
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Il suo racconto si arricchisce di ulteriori elementi e apre numerose domande. Mi sembra di avere capito che inizialmente siete stati amici, in un modo particolarmente stretto. Se poi a un certo punto lei ha riconosciuto sentimenti oltre l'amicizia, io credo che non abbia sbagliato a esprimerli. È stato sincero e si è aperto. Purtroppo non è stato corrisposto e la reazione di lei è stata di chiusura, da come dice.

Potremmo dire che oltre il rifiuto, quindi, c'è stato da parte di lei un taglio netto, che ha comportato la completa perdita del vostro legame e di quei sentimenti che sente calpestati. Ecco perché forse parla di "incubo", come se non potesse credere che sia davvero potuto accadere, come se avesse sentito profondamente tradita la sua fiducia. E non riesce a capacitarsene. Non può non stare male.
Non dimentichi comunque che, senza un chiarimento, non è possibile sapere con precisione cosa abbia vissuto e stia vivendo questa ragazza. Con la sua sensibilità, lei ha colto alcuni elementi significativi, eppure un confronto sereno non c’è stato.

Mi spiace non avere l'occasione di proseguire, essendo online, di poterla aiutare come vorrei. Penso tuttavia che sia importante, come già le dicevo, che lei possa contattare il collega e dialogare così con lui. Senz'altro non intendevo suggerirle che il collega sarà disponibile in qualsiasi momento. Ma, come abbiamo detto, ci tenevo a suggerirle di entrare nel merito dei suoi vissuti, anche dei suoi timori verso di lui.

In questo momento, cerchi di resistere e avere pazienza. Il dolore c'è, ci vuole tempo. Forse per la prima volta, nel suo ultimo racconto, mi ha comunicato un senso di rabbia verso questa ragazza. Se così fosse, questa sarebbe un’emozione inedita, forse riguarderebbe la sua dignità, quella con cui ha dato titolo al consulto.

Se questa ragazza ora è inaccessibile, è possibile che lei non possa fare altro, anzi a volte è controproducente insistere. Io le auguro che un giorno possiate ritrovarvi in una forma voluta da entrambi. Intanto, se potessi, vorrei dirle di non sentirsi sbagliato, di non sentirsi colui che non merita l'interesse degli altri. E vorrei dirle che i suoi sentimenti sono preziosi.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#8]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio davvero, le suerisposte mi hanno fatto sentire meglio e fatto sentire compreso più delle venti precedenti.
Spero di riuscire a stare meglio nel breve periodo e di risolvere le ferite dovute ai miei vissuti nel lungo periodo.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Le faccio un augurio sentito e la ringrazio anche io per il nostro scambio. Spero sinceramente che stia meglio al più presto, comunque quel giorno arriverà prima o poi.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis