Basta sesso

Buongiorno!! Ho fatto un esperimento su di me perché ne sentivo il bisogno e lo vedevo come una sfida. Niente sesso e masturbazione per un tempo indeterminato (magari poco o magari tanto) perché ero davvero dipendente. I risultati sono che ho tanta voglia di farlo però mi sento un leone. Sono più sciolto in quello che faccio e mi sto sentendo meglio. Dunque è certo che l’attività sessuale dia più benefici reali che assuefazione? Che più che migliorare la vita ce la faccia vedere come se fossimo “un po’ fatti”?
Non è la prima volta che faccio questo esperimento e ho sempre avuto delle ricadute; fra l’altro credo che fra poco cederò.. ma quando sono appunto “ricaduto” le altre volte e mi sono masturbato subito dopo mi sono sentito vuoto e depresso come se avessi perso gran parte della mia vitalità. Sono arrivato alla conclusione che la religione (da cui mi discosto per antonomasia) abbia qualche ragione: masturbarsi è un peccato (almeno per me) nel senso che è un peccato perdere la vitalità che avevo prima. Ora vi chiedo sono normale o sono solo un povero malato che dopo l’attività sessuale si sente infelice è peggio di prima?
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Gentile Utente,
sembra che la sua energia, la sua voglia di vivere e la sua intraprendenza siano strettamente connesse all'energia sessuale.

Tant'è che dopo un orgasmo lei avverte la sensazione di perdita delle sua energia vitale.

Questo l'ha portata ad una resistenza (ossia astinenza) dalla vita sessuale perchè dentro di lei sembra che vi sia questa associazione: sesso = perdita.

Sembra quindi che la sessualità sia per lei il catalizzatore di tutta la sua energia.
Sarebbe utile approfondire il significato di questa dinamica con uno psicoterapeuta, meglio ancora se specializzato in sessuologia.

Non perchè lei sia malato (da queste poche informazioni non vedo alcun funzionamento strettamente psicopatologico nel suo disagio), ma perchè potrebbe essere utile al suo modo di funzionare comprendere in maniera più completa perchè vi è un rapporto cosi dicotomico in relazione al sesso (astinenza = forza oppure piacere = debolezza).
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dopo
Utente
Utente
Sono meravigliato dalla perfezione con cui ha centrato la questione. Lei è davvero quello giusto. Se mi viene in mente qualcosa le scrivo ancora se non le spiace. Per adesso mi viene in mente che se facessi sesso con una persona che non mi ama al 100% mi sembra effettivamente di perdere qualcosa. Ma più che una sensazione psicologia lo sento davvero. Non so se con leiaculazione succede qualcosa di importante a livello ormonale o di neurotrasmettitori ma io mi sento davvero morto dopo. Non tanto dalla stanchezza ma morto dentro. E quando ero più giovane 12 anni in su (scusi la franchezza mi vergogno anch’io) mi masturbavo su ragazze che non amavo e non mi amavano e mi sembrava che effettivamente con leiacuolazione mi venisse portato via qualcosa senza nulla in cambio. È come se in me per un motivo del tutto naturale (nel senso che non l’ho appreso da letture o filmati) è presente il fatto che il MASCHIO con l’eiaculazione dà qualcosa alla FEMMINA che poi lo rende stanco fisicamente e (nel mio caso) molto mentalmente ma senza l’amore della femmina verso il maschio questa cessione di questo “quid” non viene recuperata. Effettivamente dobbiamo entrambi ammettere che dopo un rapporto sessuale la donna è come rinvigorita e l’uomo tutt’altro. Credo che mi capira
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Sono lieto di aver centrato il punto ed averla agevolata nell'esposizione del suo disagio.

"Per adesso mi viene in mente che se facessi sesso con una persona che non mi ama al 100% mi sembra effettivamente di perdere qualcosa"

Da questo virgolettato mi sta dicendo che se non vi è un legame affettivo sottostante il rapporto sessuale, lei avverte quasi la sensazione di sterilità dell'atto stesso?
Un pò come dire, se non amo la persona con cui sto facendo sesso, finirò per sentirmi "morto" una volta raggiunto l'orgasmo.

Provando a immaginare, cosa cambierebbe invece se facesse sesso con una persona con cui è emotivamente legato? le è mai capitata questa esperienza?

"Non so se con leiaculazione succede qualcosa di importante a livello ormonale o di neurotrasmettitori ma io mi sento davvero morto dopo."

Ad un livello fisiologico, il raggiungimento dell'orgasmo comporta dei cambiamenti a breve termine. Si abbassa temporaneamente il livello di testosterone, vengono rilasciate le endorfine, vi è una variazione dei livelli di serotonina e dopamina ecc..

Tuttavia, quello che mi sembra importante sottolineare è il suo modo di sentire se stesso dopo aver fatto sesso più che i camiamenti fisiologici.

Mi sembra infatti che lei associ all'atto sessuale, e nello specifico all'orgasmo, una valenza anche emotiva.
Purtroppo online non possiamo più di tanto approfondire questo aspetto che mi sembra il fulcro del disagio.

Non abbiamo infatti possibilità di comprendere il significato stesso di questa eventuale valenza emotiva associata all'orgasmo.

Quello che però mi sembra utile dirle è che sembrerebbe come se lei si donasse completamente all'altra persona e questo non venisse in qualche modo adeguatamente "ricompensato", ma è solo una mia ipotesi per cui mi corregga se sbaglio.

Una degna ricompensa potrebbe aver a che fare con il sentirsi amato dalla partner sessuale?
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dopo
Utente
Utente
Mio egregio e caro dottore cerco di rispondere per punti. Grazie innanzitutto delle sue parole. Spero però che non la turbi parlare di questo argomento perché mi sembra un po’ particolare in effetti. Me lo dica nel caso perché se c’è una cosa che non mi piace è forzare persone e cose (mi dà l’idea di vivere nella falsità).

Ancora una volta ha centrato i concetti che intendo.
Dunque parto dal suo termine “sterile”. Le rispondo di sì ma forse addirittura peggio.
Nel senso che durante un rapporto (a mio modo di vedere) noi maschi diamo una parte di noi “viva” alla femmina. Ora, se questa non mi ama e io nemmeno l’atto mi sembra in se sterile. Se non mi ama ma io sì (magari scoprendolo dopo tempo con annessa delusione) mi sembra peggio che sterile perché ho buttato quella parte di me che è come se fosse finita in un tritatutto (ragazza che non corrisponde l’amore). Se entrambi ci amiamo sento una sensazione di equilibrio. Se solo lei ama me durante l’atto e alla fine (meno) avverto un senso di “assorbimento di potere” (devo essere fuori di testa ma non sono cattivo mi creda sulla parola) soprattutto se la ragazza in questione prova i sentimenti negativi che provo io nella situazione in cui sono io a non essere amato. Purtroppo non ho finito qui;). Perché quando ho detto che se entrambi ci amiamo siamo alla fine in equilibrio..ho più o meno inconsapevolmente mentito. Perché alla fine di qualsiasi rapporto tutto sommato non ci resta in mano niente di concreto se non una perdita di energia. Ad esempio se io uso energia per andare in palestra di concreto mi resta il miglioramento del fisico (x dire). Ma qui non resta nulla ed è quasi come se la natura ci dicesse: attenzione che l’atto sessuale non ci darà mai un’unione appagante e definitiva. Basti pensare che fin da piccolo dicevo se un uomo ama molto una donna è viceversa e i due vogliono essere uniti perché durante l’atto sessuale non rimangono attaccati?? Si fa ridere. Ma è un segno molto chiaro per farci capire che dopo il sesso che noi consideriamo la massima unione con l’amore tutto si distacca e torna disunito. E il sesso che dopo tutta l’eccitazione...crescente....e la fatica termina in un nulla, l’orgasmo, (ossia la piccola morte) e come la nostra vita termina in un nulla (la morte).
Grazie dell’attenzione sua e di chi ci legge
Cordiali saluti
[#5]
dopo
Utente
Utente
Ho risolto tutti i problemi
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Mi colpisce molto quello che ha scritto nell'intervento #4.

E' come se lei fosse alla ricerca di una sorta di "unione perenne" con una persona che ama, se questo non avviene sembra perdere di senso anche un atto di "temporanea unione" fisica come avviene nell'atto sessuale.

Stando cosi le cose, sembra come se dicesse ." nonostante tutti gli sforzi che io faccia per trovare una persona da amare e dalla quale essere amato, mi rendo conto che tutto termina nel nulla, un pò come avviene con le fasi dell'atto sessuale: desiderio, eccitazione, plateau, orgasmo".

Questa sua visione del suo modo di stare con gli altri mi sembra nascondere un velo di delusione rispetto a quello che lei si aspetterebbe da se stesso e dagli altri.

Mi verrebbe da dirle che la "perenne fusione" nello stare con un'altra persona, sarebbe una prigione nella quale lei avrebbe difficoltà a individuare se stesso ed i confini rispetto all'altro. Vorrebbe davvero questo?

Tuttavia questi argomenti, come già detto, andrebbero approfonditi in separata sede.

In merito all'intervento #5, mi piacerebbe sapere cosa è cambiato in lei in questi giorni, sempre che lei lo voglia condividere.
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dopo
Utente
Utente
Non è facile spiegarle e capisco che mi dica parlarne con qualcuno di persona. Ma io vorrei parlare ancora con lei.

Lei dice: "Mi verrebbe da dirle che la "perenne fusione" nello stare con un'altra persona, sarebbe una prigione nella quale lei avrebbe difficoltà a individuare se stesso ed i confini rispetto all'altro. Vorrebbe davvero questo?"

Ho bisogno che lei mi approfondisca al suo meglio questa sua affermazione. Penso che possa venire fuori davvero qualcosa di "grosso".

Una volta da piccolo ero in chiesa e il prete disse: dopo la morte faremo tutti parte di un'unica energia, andremo ad arricchire un'unica energia e saremo tutti la stessa cosa. Non mi ricordo perchè ero troppo piccolo se avesse detto una cosa del tipo (chiamiamo dio questa energia per comodità) che non avremmo avuto più nostri pensieri ma solo quelli di dio. Oppure ci saremmo convinti che i nostri pensieri dovevano diventare come quelli di dio ma che lo avremmo accettato volontariamente e felicemente. E mi ricordo che io pensavo "no, mai". Perchè se ci pensa, immagini una sua cellula. È come se lei con i suoi pensieri è dio e le celluline non hanno più pensieri ma hanno i suoi e fanno parte del "corpo di dio". Ora, cosa succederebbe se le cellule dicessero: no anche io voglio essere come lui e "staccarmi" da questa unione dove io non sono autonoma? Potremmo dire il cancro per lei. Oppure anche una sorta di big bang (teoria non dimostrata al 100% dalla scienza ma diamola x buona) dove tutte le celluline da una unica parte (il suo corpo) scoppiano verso l'esterno. A questo punto tutte le cellule sono autonome come noi umani. (e premetto che non credo nel libero arbitrio ma anche qui.......lasciamo perdere!!) Ma il fatto è che non sono felici nemmeno ora tant'è che noi umani cerchiamo queste unioni che se permanenti sono quelle che lei chiama prigioni. Però indipendentemente dalla nostra volontà ho paura che prima o poi di vada (torni??) a finire lì. È così importante sapere dove finiscono i nostri confini? Forse non ne abbiamo. Noi siamo abituati ad avere due braccia (salvo le sfortunate eccezioni e ognuno ha le sue comunque) Ma se tutt'un tratto volessimo unirci a un terzo braccio (con tanto di mano:)) non mi sembrerebbe un problema capire dove finisco io e dove comincia lui. E l'unione perenne non mi sembrerebbe una prigione. Avrei un braccio in più che mi farebbe comodo e sarei felice! Tutto lì. Io ho una gran paura (insieme senso buono) che dopo tutti questi casini nella vita finiremo per essere UNO e che se uno non vuole prima o poi cederà a questa unione "perenne". E ora vengo finalmente al punto; la mia richiesta è: facendo finta che io non le abbia detto niente di tutto questo mi approfondisce questo concetto? (quello di sopra e glielo riporto) <<Mi verrebbe da dirle che la "perenne fusione" nello stare con un'altra persona, sarebbe una prigione nella quale lei avrebbe difficoltà a individuare se stesso ed i confini rispetto all'altro. Vorrebbe davvero questo?>>
Poi le spiego come potrei avere risolto tutto. Perlomeno per questa vita
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dopo
Utente
Utente
Mi ha tagliato una parte del testo ma va bene anche così scusi gli errori
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
"Ma il fatto è che non sono felici nemmeno ora tant'è che noi umani cerchiamo queste unioni che se permanenti sono quelle che lei chiama prigioni."

Io non mi riferivo alle "unioni permanenti" come prigioni, ma bensì al volersi fondere con un'altra persona, situazione da cui scaturisce spesso la dipendenza.

"facendo finta che io non le abbia detto niente di tutto questo mi approfondisce questo concetto?"

Non le posso approfondire il concetto in quanto ciò su cui mi concentro, da psicologo, non sono discorsi per certi versi filosofici, ma piuttosto i vissuti delle persone.
Le rispondo chiedendole, dietro il pensiero che mi ha espresso, cosa le causa disagio?
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dopo
Utente
Utente
Credo di avere risolto il problema come le ho detto. E per essere pratici e non filosofici gli unici due vissuti importanti che mi vengono in mente è che i miei genitori sono separati da quando avevo 2 anni e mezzo. Mio papà lo detesto volontariamente o involontariamente fa solo cose che mi danneggiano in tutti i modi anche la salute. Mia madre invece a cui ho sempre voluto bene sembra in qualche modo criticare le ragazze che a me piacevano anche da più giovane. Diceva che alla loro età lei era meglio e mi diceva che piuttosto che quella è più bella wuellaltra ecc. ma ad ogni modo fai come vuoi l’importante è che piaccia a te. Ma intanto mi facevo influenzare e adesso sono diventate delle fighe assurde quelle che dicevo io :(. Ma ribadisco.....e da qualche gg che so cosa fare.......
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Le rispondo chiedendole: in che modo la relazione che lei ha con i suoi genitori può aver influenza il suo vissuto rispetto ai rapporti sessuali e sentimentali?

"Ma ribadisco.....e da qualche gg che so cosa fare......."

Se le va di dirlo, di cosa si tratta?
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dopo
Utente
Utente
Per la Sua domanda 1) non ho una risposta completa al momento ma mia mamma è una donna molto bella (mio papà brutto io sono la via di mezzo) e fino a quando avevo 11 circa aveva una relazione superinstabile con un uomo che non le aveva detto essere ancora sposato. Però si è sempre presa cura di me non ho nulla da dire solo che vedere fin da piccolo mia mamma senza un compagno in casa fisso mi fa sentire come bloccato. Cioè per intenderci io non sono una persona di grandi iniziative per cui se vivessi in una casa dove c'è una mamma che sta col papà (sessualmente scusi se lo dico) ma anche un uomo qualsiasi però fisso diciamo e addirittura fratelli o sorelle che escono con fidanzati/e io sarei spronato e felice a fare lo stesso. Mi manca sicuramente la figura paterna ma visto il mio è meglio e più sicuro averlo lontano su questo nessun dubbio. E non è che vedendo mia mamma senza un uomo mi farebbe sentire in colpa ad avere una fidanzata. I sensi di colpa non li avrei proprio e mia mamma non me ne farebbe venire ma è proprio una cosa mia che mi sento bloccato perchè percepisco una situazione anormale per mia mamma. Poi è una cosa che avranno in tanti ma la differenza è che a me pesa. Come mi pesava in 4/5 elementare quando le maestre chiedevano dove e QUANTO siamo stati in vacanza e io dovevo inventare perchè mi vergognavo da morire. Oppure quando avevo anche 14 anni per esempio, mia mamma mi diceva qualche volta se volevamo uscire insieme da qualche parte e io dicevo sempre no perchè è veramente vergognoso non per cattiveria ma credo che lei da uomo mi capisca. Una cosa è uscire per andare ad un ristorante (ad esempio) con la famiglia e con fratelli/sorelle. Un'altra è sedersi su un tavolo a 2 uno di fronte l'altra con la propria mamma. Se fossi stata una ragazza credo che mi sarebbe stata più indifferente la cosa ma da maschio proprio no!!

Per la domanda 2) il mio intento non è tanto quello di modellare, affinare la mia personalità ma gradualmente di ucciderla completamente e cominciare a vivere e prendere la vita esattamente al contrario. Senza fare follie voglio dire. Non è che se non ho mai fumato mi metto a farlo. Non intendo una banale ribellione ma intendo una distruzione totale di me per una ricostruzione più adeguata partendo dalle più piccole cose. Non saprei come spiegarglielo meglio al momento. Ma voglio cogliere la vita nei più piccoli aspetti in modo perfettamente contrario. Se immagina un fumetto in cui c'è un ragazzo di nome Marco, dentro a Marco ci sono due Marco. Quello che si è sempre visto e quello nascosto (oscuro diciamo ma non vuol dire cattivo). Ecco io ora voglio fare in modo che il marco oscuro uccida quello esterno per ottenere come risultato che nel giro di una decina d'anni resti lo stesso corpo ma con una persona che non ha nulla a che vedere con quella precedente. Fdavveo poco o nulla. Non voglio fare il filosofico (non mi piace neanche filosofia) Ma potremmo dire che da un corpo togliamo un'anima e ne mettiamo una nuova. O dal lettore dvd togliamo il dvd e ne mettiamo uno nuovo.
Ho finito di seccarla. Grazie di cuore per avermi ascoltato fin qui
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
In riferimento al punto 1:

mi sembra che la situazione di sua madre la condizioni anche per via del fatto che sente di non avere la capacità di prendere abbastanza iniziative.
Ma reputo che ci siano altre dinamiche, legate al rapporto con sua madre, che potrebbero essere scoperte con l'aiuto di uno psicologo di persona.

In riferimento al punto 2:

mi sembra come se le non accettasse certe parti di sè a tal punto da volerle eliminare.
Quello che invece potrebbe essere più utile fare è scoprire il significato di certe parti di sè e scoprirne di nuove, anche questo grazie ad uno specialista.
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dopo
Utente
Utente
Grazie di tutto
PS NEL 99,99% dei casi sarei d’accordo con lei nel non eliminare del tutto quelle parti di cui mi parla. Ma io le posso giurare che in 22 anni di vita non mi hanno mai giovato quelle parti. Mi riservo se mai di metterle nel cestino senza “svuotarlo”. Ma nel cestino ci devono finire.
Sono contento per tutti noi che possiamo vantare la presenza di uno specialista come lei su questo sito italiano. Sono sempre stato un po’ titubante sugli psicologi ma con lei la mia titubanza e diminuita tanto. Grazie ancora e complimenti è bravo